Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Il manicomio di provincia
Il manicomio di provincia
Il manicomio di provincia
Ebook137 pages1 hour

Il manicomio di provincia

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Correva l'anno 1978, in cui venne introdotta la legge Basaglia che prevedeva la chiusura dei manicomi in Italia.Chiara, una giovane ed avvincente manager, prima del matrimonio con Ettore, acquista un immobile nel quartiere famoso per ospitare uno dei più grandi manicomi del paese e scopre una realtà inaspettata. La nascita della figlia non è servita a placare i problemi della coppia. Sua vita scorre parallelamente a quella del manicomio
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJul 27, 2013
ISBN9788891117243
Il manicomio di provincia

Related to Il manicomio di provincia

Related ebooks

Family Life For You

View More

Related articles

Reviews for Il manicomio di provincia

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Il manicomio di provincia - Maria Nice Macedo

    633/1941.

    Santa Maria della Pietà, Monte Mario hanno rappresentato fino agli anni ’80 per i Romani, una paura, la paura della follia. Per offendere una persona le si diceva devi andare a Monte Mario, sei da Monte Mario.

    Tutta la zona circostante Santa Maria della Pietà era un territorio che suscitava tristezza e gli abitanti non avevano un sorriso, non avevano allegria. Forse questa era la mia impressione, quando io medico, negli anni ’70 frequentavo il Manicomio Provinciale, per fare esperienza, come medico volontario.

    Parlo di 40 anni orsono, quando per entrare nell’Ospedale bisognava farsi riconoscere e spesso si chiudeva il cancello dietro di te che entravi..

    Ricordo l’eleganza della Direzione Sanitaria e i lugubri reparti, dalle pareti bianche, Lunghi corridoi ed in fondo alle camerate si trovano delle celle dove si relegavano i malati furiosi.

    Frequentai per alcuni mesi un reparto maschile, andavo alcuni giorni alla settimana, di mattino, e seguivo il primario del reparto che faceva un giro nelle corsie, parlava con i malati e stabiliva la terapia dopo aver avuto notizie di come avevano passato la notte.

    Non riesco a ricordare un volto. Ero attanagliato da un’angoscia, dalla sensazione di mancanza di libertà di tutti: malati, infermieri e medici.

    I viali, lussureggianti, quando uscivo dal padiglione, mi sembravano immensi, senza fine, gli alberi altissimi e quasi non respiravo finché la mia automobile non superava il cancello e mi trovavo subito nel quartiere di Monte Mario. Guardavo le persone che camminavano e mi chiedevo sanno che cosa c’è dietro i cancelli in quei padiglioni?

    Un’immagine ho del Santa Maria della Pietà, una sera sul tardi, forse con il medico di guardai entrai in un Padiglione, ricordo uno stanzone con tanti letti, gli uni vicino agli altri, ammucchiati, e poi degli anziani legati ai letti ed anche dei ragazzi. Un locale semi buio, ricordo dei corpi, sotto delle lenzuola bianche, che si muovevano a scatti, tentando di liberarsi dalle fasce che li legavano.

    Dopo pochi giorni smisi di frequentare quei gironi infernali.

    Ritornai dopo 5 anni con un gruppo di studenti di psicologia per far vedere un reparto che faceva una esperienza di umanizzazione, socializzazione e recupero di un gruppo di pazienti. Le idee di Basaglia arrivavano a Roma, si discuteva nella Clinica Psichiatrica della Facoltà di Medicina della Sapienza della esperienza di Gorizia..

    Poi iniziò la chiusura del manicomio ed io come psichiatra dei servizi periferici lavorai alla preparazione delle strutture alternative negli ospedali di Tivoli e di Subiaco. Cercammo insieme alle assistenti sociali e ai collaboratori di Basaglia spazi inutilizzati per la creazione di case famiglia e comunità terapeutica.

    Sono rientrato in questi giorni negli spazi di Santa Maria della Pietà, una giornata piovosa e ho ricordato con dolore nuovamente quello che ho visto e a come la legge Basaglia ancora non abbia dato i suoi frutti in molte regione del Sud dell’Italia. Non ho più alcuna intenzione di rientrare. Ricordo, solamente il volto di una persona, che conobbi fuori dal manicomio. Un uomo che uscito dall’Ospedale venne inserito in una residenza esterna, in una cittadina montagnosa del Lazio, dove ero io lo psichiatra responsabile del luogo..

    Mario Giampà

    Nel buio della stanza, Chiara sentì suonare insistentemente il telefono, ebbe la sensazione che squillasse a vuoto chissà da quanto tempo. Allungò pigramente il braccio afferrando la cornetta del telefono che era appoggiato sul comodino. Non aveva idea di che ora fossero in quel momento, dormiva comodamente rannicchiata intorno al corpo caldo di Ettore. Accese la luce dell’abat-jour: erano le otto del mattino di sabato. Chi può essere a quest’ora, si chiese, per un attimo pensò a Nonna Matilde. Ripensò ancora. Non avrebbe mai chiamato a quell’ora, conosceva bene le sue abitudini.

    Pensava di non trovare più nessuno dall’altra parte. Rispose con voce assonnata.

    Pronto, chi sei? sentì dall’altra parte la voce squillante di Ernesto, l’agente immobiliare incaricato di trovarle casa.

    Buongiorno. Sono certo di averti svegliata, disse Ernesto che a quell’ora del mattino sembrava un fiume in piena.

    Ho trovato la casa fatta per te disse in modo frettoloso.

    Ti richiamo più tardi, se vuoi.

    In quel momento Chiara chiese un minuto di tempo, chiuse la luce dell’abat-jour e si spostò nella stanza accanto, lasciando Ettore dormire indisturbato. Riprese il telefono assumendo un normale tono di voce. Buongiorno Ernesto, dimmi tutto.

    Buongiorno rispose Ernesto aggiungendo con enfasi: Sono certo di aver trovato la casa giusta per te. La devi assolutamente vedere: ampia, luminosa, l’ultimo piano di una palazzina signorile, ingresso in marmo, ascensore, ampio salone, camere da letto con balcone e vista, ben localizzata in quartiere residenziale. C U C I N A e T I N E L L O sottolineava lentamente facendo lo spelling.

    Non angolo cottura, come tante case che abbiamo visto insieme.

    Pronto? Ti sei addormentata? Non sento più la tua voce disse Ernesto in modo scherzoso.

    Come faccio a rispondere se parli in continuazione? rispose Chiara. Non mi sono addormentata. Ti sto ascoltando

    Non ti arrabbiare, ribatté Ernesto.

    So che l’orario è improponibile, ma dovresti venire a vedere l’appartamento

    Disse ancora: Non ti pentirai.

    Dopo di che, concluse: Se sei interessata, sbrigati molte sono le persone tentate da quest’immobile.

    Chiara lo interrompe, come se volesse frenare il flusso continuo di parole.

    Chiese un momento per prendere carta e penna, scrisse l’indirizzo e gli diede l’appuntamento alle undici sul posto, tre ore più tardi. Riagganciò la cornetta del telefono, fece un sospiro di sollievo ed andò in cucina a bere un bicchiere d’acqua.

    Aprì la porta e rientrò in camera da letto poco illuminata. Conosceva a memoria la disposizione della stanza, si sedette sulla sua parte del letto e si sdraiò vicino ad Ettore baciandolo sul petto. Sapeva di avere ancora un può di tempo a disposizione. Ettore domandò chi potesse essere a quell’ora del mattino.

    Continuarono a sussurrare parole incomprensibili nella penombra della stanza, rimanendo a lungo sul letto.

    Chiara pensava ad Ernesto, mentre si spostavano in macchina per l’appuntamento. Era un suo ex compagno di scuola, soprannominato canestro per la sua altezza. Sembrava che da grande dovesse diventare un giocatore di Basket, ma lo sport era l’ultima cosa che gli potesse interessare. Era il più alto della scuola. Quando appariva sul cancello d’ingresso, si vedeva da lontano il corpo alto e asimmetrico, le gambe lunghe e i piedi sproporzionati. Si vantava di crescere ancora.

    Raccontava ad Ettore i particolari dell’amico.

    Lo rivide tempo prima, in occasione di un evento. Lui mi diede il suo biglietto da visita e disse di cercarlo si avesse bisogno di un’immobile.

    Sorridendo disse ancora : Pensavo che potesse fare qualsiasi mestiere, tranne l’agente immobiliare. Vedrai quanto è particolare. Mi sembra una persona molto preparata nel suo lavoro.

    Quando arrivarono nel luogo dell’appuntamento, Ernesto era fuori dal palazzo ad aspettarli.

    Era alto e goffo, indossava un soprabito grigio di perlomeno una taglia più grande, come indossano di solito gli investigatori nelle serie televisive. Sembrava dondolasse da fermo, come quei immensi grattacieli di New York visti dall’alto in basso.

    Si toccava i capelli castani scuri con la mano sinistra e si doveva chinare leggermente per presentarsi e stringere la mano alle persone.

    Chiara presentò Ettore come suo fidanzato, dicendo che si sposavano nei prossimi mesi.

    Ernesto non esitò e rispose scherzosamente, rivolgendosi ad Ettore: Beato te. Era la ragazza più bella della scuola, disse enfatizzando.

    La più intelligente e desiderata. Era il mio esatto opposto. Io ero il meno desiderato come si può vedere.

    Lo scherno servì per rompere il ghiaccio. In quel momento Ernesto assunse un tono più serio.

    Si scusò per la telefonata a quell’ora del mattino, parlando in modo cordiale. Elencò brevemente le caratteristiche dell’immobile che stavano per visionare.

    Si avviarono verso l’ascensore, aprì la porta dell’appartamento con il mazzo di chiavi che aveva in mano: nonostante fosse inabitato da parecchio tempo il primo impatto fu positivo.

    Dopo aver tirato su le tapparelle scricchiolanti, alzarono le persiane facendo entrare la luce nel salone: l’aria che si respirava era il classico odore del legno bagnato, Ernesto spiegò a Chiara che ciò era dovuto ad una finestra lasciata aperta che bagnò il parquet.

    Chiara si accorse in effetti che Ernesto non aveva esagerato. L’appartamento era ben tagliato e corrispondeva esattamente alla descrizione fatta tre ore prima. Erano necessari lavori di ristrutturazione e tinteggiatura.

    La palazzina aveva una ventina d’anni, ma di solida costruzione e molto ben conservata.

    Il salone era ampio e luminoso. Predisposto a forma di elle, era dotato di due ambienti distinti.

    Rimase colpita dalla dimensione del terrazzo esterno, di fronte al salone.

    Le piacevano le camere da letto, ampie con balcone. Davano sulla parte più ventilata della casa, cucina e tinello ugualmente spaziose, due bagni di medie dimensioni ed un angusto ripostiglio localizzato nel mezzo del corridoio.

    Ernesto interrompeva il silenzio ogni tanto, facendo notare i lavori necessari più ingenti per ogni ambiente. Si vantava di avere una certa esperienza nel ramo immobiliare, e riteneva che fosse una occasione da non perdere.

    Eliminando il ripostiglio del corridoio ed aprendo le pareti sottostanti, potete creare due bagni più ampi. Uno addirittura può essere inserito nella camera matrimoniale.

    Cominciò ad elencare i lavori necessari: "Naturalmente qui bisogna sostituire pavimenti, maioliche, vasi sanitari, i vecchi infissi e finestre di legno. La cucina va cambiata completamente. E finalmente, togliendo la vecchia carta da parati

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1