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Come affrontare il Drago e vivere felici
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Ebook118 pages1 hour

Come affrontare il Drago e vivere felici

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La paura del fallimento è il drago della nostra epoca, una condizione che ci portiamo addosso da generazioni, che ci assilla e che blocca ogni nostra decisione, a volte per anni. Come si supera la paura di fallire? E che cos’è davvero il fallimento?

Dal mostro a tre teste al drago sputa fuoco questo libro esamina il fallimento e la paura ad esso collegata da un diverso punto di vista, fornendo con un tocco di umorismo riflessioni e strumenti che possono essere utilizzati per fare di ogni crisi un’opportunità, smascherare il vero volto del fallimento e aprire prospettive luminose.
Spaziando dal “complesso utopico” alla “teoria del gelato alla fragola”, lo scopo di questo libro è di rivelare i risultati vincenti dietro ogni fallimento, incrementando così la propria autostima e la fiducia nel futuro. Per raggiungere questo obiettivo, l’autrice si avvale di esempi tratti dalla vita di personaggi famosi e imprenditori di successo, fornendo con semplicità delle vere e proprie armi per schermarsi dalle incognite del destino e aiutarci a vedere la faccia nascosta della medaglia che troppo spesso ci dimentichiamo.
Aprendo le porte di una nuova filosofia, il fallimento diventa tra le sue mani l’equivalente di un drago domestico, tutt'altro che mostruoso, riuscendo nell’intento di placare le paure e insegnarci a non perdere la bussola durante il viaggio in direzione dei nostri obiettivi.
LanguageItaliano
PublisherL. J. Fox
Release dateOct 16, 2013
ISBN9788868559656
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    Come affrontare il Drago e vivere felici - L. J. Fox

    vita.

    L. J. Fox

    COME AFFRONTARE IL DRAGO E VIVERE FELICI

    Istruzioni per superare la paura del fallimento, far rotta verso l'obiettivo e non perdere la bussola in acque tempestose.

    © 2013 L. J. Fox

    ESSERE O NON ESSERE

    Siamo tutti sulla stessa barca, nessuno escluso. Tutti noi, nati in un’epoca di grandi progetti, di grandi opportunità e scoperte sensazionali, ci portiamo sulle spalle la consapevolezza di poter mettere in atto la scalata e con essa la paura di cosa succederebbe se non riuscissimo a compierla. Scivolare non è contemplato, non è così che dovrebbero andare le cose. Dall’epoca della culla ti hanno nutrito di sogni che meriti di realizzare. Le strade dovrebbero essere tutte aperte, i gradini ben delineati, la felicità a portata di mano. E il mondo alle volte è così, per certe persone: a sorpresa sembra aprire porte dove prima c’erano solo muri. Ma come fanno?

    Qual è il loro segreto? Come intuiscono che stanno varcando la porta giusta, come fanno a scegliere sempre la via della realizzazione personale? Come sanno dove stanno andando? La risposta a tutte queste domande è molto semplice, ed al tempo stesso molto difficile da accettare.

    Non lo sanno. Neanche la persona più saggia del mondo sa quale sarà il proprio destino, tantomeno il risultato finale delle azioni che compie, ha un’idea – proprio come te. La differenza è che, per quanto spaventoso, non lascia che ciò che non conosce la immobilizzi. Non si lascia atterrire. Limitare tutto questo ad una mera questione di fede sarebbe sbagliato, la pura e fredda logica è capace di giungere alla stessa conclusione. Senza dubbio la fede può aiutare, ma non è necessario credere in un qualche Dio per compiere un passo tremolante in direzione dell’ignoto. Perché è di questo che si tratta. Il fallimento è qualcosa che essenzialmente ignoriamo, e proprio per questo l’idea ci terrorizza. Lo zero assoluto, il non riuscire in niente, il dover ricominciare da capo. Quello che fa più paura è il fatto di non riuscire neanche ad immaginare quanto le cose potrebbero andare male.

    Essere o non essere, scriveva Shakespeare. Tentare o non tentare, ci domandiamo noi. Eppure il concetto è lo stesso, dai monologhi antichi di Shakespeare al dubbio che ci assilla – moderni Amleto - proprio oggi, il concetto è che si ha sempre paura di ciò che non si conosce. Che ci piaccia oppure no, la paura nasce dal semplice inequivocabile fatto che il fallimento - questo sconosciuto - sembra qualcosa di molto cattivo, una sciagura da evitare, un mostro a tre teste, un'innominabile orrore lovecraftiano, onnipresente, onnipotente, peggiore di Jack lo squartatore nei giorni in cui si è svegliato male, una creatura agghiacciante che il più pericoloso obbrobrio squartabudella di Alien gli fa un baffo. Insomma, il peggio del peggio.

    Tu vuoi sapere come superare la paura di fallire, vuoi sapere se c’è un modo. Certo che c’è. Ma prima di tutto è necessario porsi una domanda. Che cosa vuol dire davvero fallire? E soprattutto, riesci a ricordare un vero fallimento – uno che si rispetti - nella tua vita?

    La nostra capacità di immaginare è uno dei doni più straordinari dell’essere umano, ma per tutti quanti è arrivato il momento in cui da bambini abbiamo dovuto riconoscere che non c’era nessun mostro affamato del nostro sangue accovacciato sotto il letto.

    La paura del fallimento è reale, certo che sì, ma a me piace pensare che la nostra epoca stia pian piano imparando a comprendere che anche il più cattivo di tutti i cattivi ha un cuore che pulsa, e che ogni storia è diversa quando si cambia il punto di vista. Così un orco diventa il principe della sua palude, la regina cattiva una donna con il cuore spezzato e tanta voglia di un lieto fine, un drago un animale da compagnia un po’ troppo cresciuto e, beh, chissà che magari anche il fallimento non sia semplicemente una creatura incompresa.

    Un modo per scoprirlo c’è, prendiamo la sua storia e cambiamone la prospettiva.

    1. IL FALLIMENTO PASSATO AL MICROSCOPIO

    1.1 UN CAMBIAMENTO DI PROSPETTIVA

    Adesso comincerò un discorso che ti sembrerà un tantino pazzesco, ma ti prego di seguirmi, secondo me ne vale la pena. Per cambiare prospettiva infatti bisogna essere un po’ estremisti, esagerati – serve quello che potremmo definire un effetto shock. Al massimo perdi un po’ di tempo, tutto sommato mi sembra uno scambio a tuo favore no?

    E quindi eccoci qui, abbiamo tra le mani il fallimento. Passiamolo al microscopio. Scopriamo le sue debolezze. Se impariamo a conoscerlo meglio come minimo diminuirà la paura. Io me lo immagino come una piccola creaturina nera con il corpo a scaglie, un piccolo drago in miniatura, ma appallottolato come un riccio. Un punto un po’ spinoso, per farla breve. E questo esserino qui ha rovinato più vite del famigerato paguro australiano. Un po’ di curiosità nei suoi confronti se l’è guadagnata.

    Cosa intendo per cambiare prospettiva? Diamo una possibilità al riccio sputafuoco, a lui e al suo eterno compagno, l’errore, attaccato alle scaglie come un pesce spazzino sul carapace di una tartaruga. Prima di crocifiggerlo diamogli il beneficio del dubbio: che cos’è davvero un fallimento? E che cos’è un errore?

    Partiamo da qui. Definiscimi errore, e non barare. Non passare avanti!

    L’errore è un’azione inutile dannosa e imperdonabile. Na, scherzavo. Ma ora che hai pensato alla tua definizione, voglio darti il mio cambiamento di prospettiva. Un mio caro amico mi ha sempre detto che l'esperienza è la somma dei nostri errori. Io ad oggi non ho mai trovato una definizione più corretta, e non solo, ho cominciato a vedere un interessante parallelo tra ciò che è esperienza e ciò che è vita. In fin dei conti sono fatte entrambe per essere vissute. Comunque, tornando all’errore, prendendo per vera la precedente definizione, l’essenza dell’errore diventa forse molto più semplice da comprendere:

    L'errore è un'opportunità - per fare esperienza o, se preferisci, un addendo nella tua addizione.

    Possiamo definirlo una virgola, l’errore è quella pausa alla fine di una frase che può cambiarne la direzione. E per quanto riguarda il fallimento – hai già intuito? – il fallimento è il punto. La frase è conclusa, ed adesso si va a capo, ma ciò non significa certo ripartire dall’inizio del discorso. Ti immagini un testo senza punto e a capo? Non so a te ma a me sembra un incubo. Senza

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