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All'ombra del padre
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All'ombra del padre

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About this ebook

“Da mio padre, in tutta la vita, non ho mai ricevuto una parola di encomio, un elogio, un incoraggiamento, in poche parole un “Bravo!”. Avrei barattato tutti gli elogi e i riconoscimenti ricevuti da maestre, docenti, professori, capi aziendali, amici e conoscenti per sentire quella sola parola detta dal babbo. Almeno una volta.”
In occasione della dolorosa scomparsa del padre, un figlio riflette sulla complessità del loro rapporto ripercorrendo alcuni episodi chiave della vita famigliare.
Un confronto aperto e aspro, con una figura carismatica e a volte ingombrante, nel quale è possibile rinvenire una continua tensione a cavallo tra il desiderio di protezione e riconoscimento e quello di indipendenza.
Un libro composto da frammenti della memoria che vanno a ricomporre lo sfaccettato mosaico dei rapporti fra genitore e figlio.
LanguageItaliano
Release dateOct 16, 2013
ISBN9788890744617
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    All'ombra del padre - Leonardo Bellini

    LEONARDO BELLINI

    ALL’OMBRA DEL PADRE

    All’ombra del padre

    Copyright © 2013 Leonardo Bellini

    ISBN 978-88-907446-1-7

    Copertina: Daria Minuzzo

    info@allombradelpadre.it

    INDICE

    Prefazione

    Gli ultimi due anni

    La malattia dei vetrinisti

    La cognizione del dolore

    Gli occhi di Anna

    Il cocktail

    Milano - Firenze e ritorno

    La chemio

    Il mal di testa scompare

    Arriva Natale

    Ciao Maria

    Gli ultimi mesi

    Il male di vivere

    L’ultimo ruggito

    Ultimi giorni

    Le sigarette

    L’ultima sigaretta

    Mio padre

    L’inizio della storia

    La Romola

    Bovi bianchi e Bovi neri

    Alla Querce

    Lezioni di piano

    Musica musica

    La caccia

    La lettura

    Le lingue

    Il carattere

    Fatti e opinioni

    A mia insaputa

    Al militare

    Tra studio e lavoro

    Città di Castello

    Breve ma intensa

    Il lavoro e la famiglia

    La religione del lavoro

    Anni di piombo

    I nonni

    Cesare e Rina

    L’alluvione

    A casa dei nonni

    Al ristorante

    Arrivano i vu cumprà

    Have a look

    Quella piantina sull’Arno

    Tito e Tita

    Il nonno Tito

    GAAE

    I Bellinis

    La Pinolata

    La storia continua

    La mamma

    L’incontro con mio padre

    Il viaggio di nozze

    Novelli sposi

    Mia sorella

    I miei primi anni

    Il ritorno del Drago rosso

    Giochi d’infanzia

    XX Settembre

    Mi casa

    La Torretta

    Il Mugnone

    Essere benestante

    In Versilia

    Una sera d’estate

    Koala Sereno

    Il lavoro

    L’uomo che guardava le donne

    Il lavoro del babbo

    Innovare o morire

    Ho perso il lavoro

    Pane e cioccolata

    La Beneco

    Due per uno

    Arriva il mostro

    Ralph Lauren

    La crisi del tessile

    Il filo spezzato

    In famiglia

    Il terzo figlio

    Il porro

    Il mio liceo

    Il Savannah

    Caprera

    La presa del gavitello

    Il Certamen

    Notte prima degli esami

    Esakonta

    Mio padre in cucina

    L’omelette

    La mia università

    Leonardo

    2 marzo 1991

    Serena

    Ti presento Ingrid

    Il giorno della mia laurea

    Ottanta giorni

    La mia prima Borsa

    Non buttate le cicche per terra

    20 milligrammi

    La diagnosi

    Santa Maria Nova

    A Sasso Marconi

    Le passioni del babbo

    Casa dolce casa

    L’arredatore

    Lavoretti domestici

    Babbo inventore

    In vacanza

    Al cinema

    A Milano

    Milano mia

    Don Gnocchi

    La lettura dei Codici

    Un alloggio signorile

    Altroconsumo

    In Via Rubens

    Omnitel, Vodafone, Matrix

    Il bivio

    Mother Duck

    On my own

    Solo una parola

    In partenza

    Arrivano i bimbi

    Donne e motori

    Letimar

    Post mortem

    Al funerale

    All’ombra del padre

    People who need people

    I miei ultimi mesi

    Adesso

    Le frasi del babbo

    Nota dell’autore

    Chi sono

    Ringraziamenti

    Riferimenti online

    Prefazione

    Ho scritto questo libro nell’agosto del 2013, per fissare su carta alcuni pensieri e ricordi, ancora freschi, della vita di mio padre, per metabolizzare il mio dolore, per esorcizzare il lutto, ma soprattutto per lasciare ai miei figli, che l’hanno conosciuto solo per tre anni, un ritratto del loro nonno Gianfranco.

    Qui ho provato a descrivere chi è stato mio padre, quali insegnamenti e ricordi mi ha lasciato, cosa avrei voluto dirgli quand’era in vita.

    Quanto scritto e riportato in queste note è solo frutto dei miei ricordi, e, in quanto tali, suscettibili di errori e omissioni, come succede quando la mente seleziona, filtra e fissa nella memoria solo alcuni particolari, senza una ragione precisa.

    Durante l’ultimo anno della mia vita, da quando si è scoperto il male del babbo, ho parlato di lui e della sua malattia con molte persone che hanno avuto come me un proprio familiare malato di cancro.

    Ho così scoperto come intorno a me ci fossero moltissime persone a me care la cui vita o quella dei loro familiari fosse stata straziata da questo terribile male.

    A tutti loro, oltre che a mio padre, dedico questo libro, con la speranza che la scienza e la ricerca sappiano trovare risposte e soluzioni adeguate a questa terribile malattia.

    I proventi di questo libro saranno devoluti alla Fondazione Veronesi per finanziare la ricerca contro il cancro. Se desiderate anche voi fare una donazione, visitate il sito www.fondazioneveronesi.it dove troverete le istruzioni per fare una donazione.

    Gli ultimi due anni

    La malattia dei vetrinisti

    Gli ultimi due anni vissuti da mio padre sono stati molto tribolati; Leonardo, non cammino quasi più, è come se una muta di cani feroci mi azzannasse il polpaccio….

    A causa dell’occlusione di una vena dietro il ginocchio destro, il babbo comincia a camminare con fatica e con grande dolore. È la malattia dei vetrinisti, così la chiama il dottore, di chi cioè non riesce a camminare per più di venti passi e si ferma così a guardare le vetrine soleva dire.

    Per mio padre, abituato a correre più che a camminare, ciò rappresenta una grave menomazione fisica e un brutto colpo per il suo morale.

    Dopo molte visite e consulti, il babbo prova a farsi operare, ma senza esito. L’operazione non porta i risultati sperati e il dolore persiste.

    Nel maggio 2012, durante una visita specialistica per trovare il rimedio per la gamba, il babbo scopre di avere un tumore alla vescica. Leonardo, sono stato fortunato, forse siamo ancora in tempo… mi dice al telefono a giugno.

    Dopo una prima fase di grande angoscia da parte di tutti, il babbo viene ricoverato a Villa Tessa, un ospedale sopra a Careggi, dove viene operato due volte, a distanza di un mese, e gli viene asportato il papilloma maligno.

    Babbo, come mai ti hanno operato due volte, non bastava la prima?, gli chiedo. Sembra che durante la prima operazione mancasse l’apparecchiatura laser necessaria per asportare il corpo maligno, ecco il perché mi hanno operato una seconda volta.

    Tra le due operazioni, mio padre si fa curare con diligenza, tutto sommato non perde il suo buon umore e crede di essere stato in fondo fortunato. Mi hanno trovato questo tumore ancora in fase embrionale, forse riesco a cavarmela, devo farmi una serie di instillazioni, sono abbastanza dolorose, speriamo che passi. Il dottorino che mi cura è giovane ma mi sembra in gamba.

    Trascorriamo le vacanze del 2012 vicino al babbo e alla mamma, al mare. Mio padre sembra stare meglio, conduce la sua classica vita vacanziera, viene con noi una volta in gita all’isola del Giglio. Il problema alla gamba però non è risolto, e ciò gli procura grandi sofferenze.

    La cognizione del dolore

    Dopo l’estate mio padre non demorde e si sottopone ad altre visite con la speranza di farsi operare alla gamba e di ricominciare così a camminare.

    In questo periodo si manifesta un nuovo fenomeno, apparentemente distinto e non spiegabile dai medici: circa venti minuti dopo ogni pranzo il babbo viene preso da un fortissimo mal di testa.

    È come se la testa mi si fosse spaccata in due, vedi, il dolore mi prende qui e poi mi si diffonde su tutta questa parete occipitale, fino qui. Mio padre sapeva descrivere esattamente i propri sintomi, indicarne l’ampiezza, la portata e la durata. Ma queste indicazioni non bastavano ai medici per poter emettere una diagnosi e prescrivere una cura.

    Nonostante fosse un pessimista cosmico, soprattutto quando parlava di se stesso, mio padre era anche un umorista, e appena vedeva anche una fioca luce in fondo al tunnel, riacquistava il suo modo di vedere la realtà sotto la lente del buon umore.

    Sai che ci hanno dato all’ospedale della frutta in un sacchetto di carta?. Embè? dico io. Sopra il sacchetto c’era scritto: ‘Grazie e arrivederci’, ma io spero di uscire presto da qui e di non tornare mai più. Altro che arrivederci!

    Durante un prelievo del sangue, mio padre sviene, a causa del fortissimo dolore alla testa. Viene ricoverato a Torregalli, un ospedale vicino a Scandicci, Firenze.

    Nel frattempo il dolore lancinante alla testa, che puntualmente si presenta dopo ogni pasto, diviene sistematico e non più sopportabile. Le ipotesi, le medicine e i tentativi di trovare una terapia giusta si succedono, ma non portano a niente. Mio padre dimagrisce vistosamente.

    Ho perso già quattro o cinque chili, dai che sto meglio, una dieta non prevista ma certamente benefica. Dopo tutto mi avevano detto di dimagrire per non affaticare il ginocchio sotto il peso del corpo. Lui pensava ancora alla gamba e a quando avrebbe potuto camminare e muoversi come un tempo.

    Durante le analisi, si scopre la verità. Mio padre ha un tumore al polmone, ancora non in uno stadio avanzato, bisogna intervenire con urgenza. Forse questo è la causa dei mal di testa lancinanti.

    Siamo nel novembre 2012, il 3 novembre andiamo con mio padre a mangiare fuori al ristorante, è il giorno del suo compleanno. Insieme alla mamma e alla mia famiglia ci sono anche mia sorella, mio cognato e i loro figli.

    Mio padre non sta bene, lo si vede, lui lo sente e lo dice. A conclusione del pranzo fa una sorta di monologo, quasi un commiato a noi e a questa vita. Si capisce che avverte qualcosa che noi ancora non sappiamo né vogliamo accettare.

    Gli occhi di Anna

    Le 11.00. Permesso, possiamo entrare? Venite pure.

    Ci sediamo, io, mia madre e mia sorella. Capelli castani e grandi occhi tristi color di foglia. E il cognome di una famosa attrice italiana.

    Siamo seduti e pendiamo dalle labbra dell’oncologa che ci ha convocati.

    È una specie di tumore, detto delle piccole cellule, ossia la patologia è diffusa, non localizzata in un’area ben definita del polmone. Per questo motivo è una forma non operabile, a meno di non riuscire a confinarlo in una zona ben precisa, grazie alla chemio e soprattutto alla radioterapia. Si deve cominciare subito la chemio, proveremo poi ad abbinare anche la radio. Ora Gianfranco rimane qui, e tra tre giorni fa la prima sessione di chemioterapia. Ogni sessione consiste di tre sedute, il lunedì, martedì e giovedì, di circa un’ora e mezza ciascuna. Prevediamo sei sessioni, da dicembre di quest’anno fino a maggio 2013. Così l’oncologa ci spiegò il quadro clinico.

    Dottoressa, mio padre guarirà? Non sappiamo dirlo, ancora non ci sono metastasi, il tumore non si è diffuso, possiamo provare. Come vuole la prassi, a mio padre viene data la notizia. Noi non sappiamo come comportarci, cosa dire. È un’altra tegola dopo quella della gamba, del tumore alla vescica, dei mal di testa insopportabili. Anna, che in realtà non si chiamava Anna.

    Il cocktail

    All’ospedale esiste anche un reparto che si occupa di terapia del dolore. L’obiettivo è

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