All'ombra del padre
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About this ebook
In occasione della dolorosa scomparsa del padre, un figlio riflette sulla complessità del loro rapporto ripercorrendo alcuni episodi chiave della vita famigliare.
Un confronto aperto e aspro, con una figura carismatica e a volte ingombrante, nel quale è possibile rinvenire una continua tensione a cavallo tra il desiderio di protezione e riconoscimento e quello di indipendenza.
Un libro composto da frammenti della memoria che vanno a ricomporre lo sfaccettato mosaico dei rapporti fra genitore e figlio.
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Book preview
All'ombra del padre - Leonardo Bellini
LEONARDO BELLINI
ALL’OMBRA DEL PADRE
All’ombra del padre
Copyright © 2013 Leonardo Bellini
ISBN 978-88-907446-1-7
Copertina: Daria Minuzzo
info@allombradelpadre.it
INDICE
Prefazione
Gli ultimi due anni
La malattia dei vetrinisti
La cognizione del dolore
Gli occhi di Anna
Il cocktail
Milano - Firenze e ritorno
La chemio
Il mal di testa scompare
Arriva Natale
Ciao Maria
Gli ultimi mesi
Il male di vivere
L’ultimo ruggito
Ultimi giorni
Le sigarette
L’ultima sigaretta
Mio padre
L’inizio della storia
La Romola
Bovi bianchi e Bovi neri
Alla Querce
Lezioni di piano
Musica musica
La caccia
La lettura
Le lingue
Il carattere
Fatti e opinioni
A mia insaputa
Al militare
Tra studio e lavoro
Città di Castello
Breve ma intensa
Il lavoro e la famiglia
La religione del lavoro
Anni di piombo
I nonni
Cesare e Rina
L’alluvione
A casa dei nonni
Al ristorante
Arrivano i vu cumprà
Have a look
Quella piantina sull’Arno
Tito e Tita
Il nonno Tito
GAAE
I Bellinis
La Pinolata
La storia continua
La mamma
L’incontro con mio padre
Il viaggio di nozze
Novelli sposi
Mia sorella
I miei primi anni
Il ritorno del Drago rosso
Giochi d’infanzia
XX Settembre
Mi casa
La Torretta
Il Mugnone
Essere benestante
In Versilia
Una sera d’estate
Koala Sereno
Il lavoro
L’uomo che guardava le donne
Il lavoro del babbo
Innovare o morire
Ho perso il lavoro
Pane e cioccolata
La Beneco
Due per uno
Arriva il mostro
Ralph Lauren
La crisi del tessile
Il filo spezzato
In famiglia
Il terzo figlio
Il porro
Il mio liceo
Il Savannah
Caprera
La presa del gavitello
Il Certamen
Notte prima degli esami
Esakonta
Mio padre in cucina
L’omelette
La mia università
Leonardo
2 marzo 1991
Serena
Ti presento Ingrid
Il giorno della mia laurea
Ottanta giorni
La mia prima Borsa
Non buttate le cicche per terra
20 milligrammi
La diagnosi
Santa Maria Nova
A Sasso Marconi
Le passioni del babbo
Casa dolce casa
L’arredatore
Lavoretti domestici
Babbo inventore
In vacanza
Al cinema
A Milano
Milano mia
Don Gnocchi
La lettura dei Codici
Un alloggio signorile
Altroconsumo
In Via Rubens
Omnitel, Vodafone, Matrix
Il bivio
Mother Duck
On my own
Solo una parola
In partenza
Arrivano i bimbi
Donne e motori
Letimar
Post mortem
Al funerale
All’ombra del padre
People who need people
I miei ultimi mesi
Adesso
Le frasi del babbo
Nota dell’autore
Chi sono
Ringraziamenti
Riferimenti online
Prefazione
Ho scritto questo libro nell’agosto del 2013, per fissare su carta alcuni pensieri e ricordi, ancora freschi, della vita di mio padre, per metabolizzare il mio dolore, per esorcizzare il lutto, ma soprattutto per lasciare ai miei figli, che l’hanno conosciuto solo per tre anni, un ritratto del loro nonno Gianfranco.
Qui ho provato a descrivere chi è stato mio padre, quali insegnamenti e ricordi mi ha lasciato, cosa avrei voluto dirgli quand’era in vita.
Quanto scritto e riportato in queste note è solo frutto dei miei ricordi, e, in quanto tali, suscettibili di errori e omissioni, come succede quando la mente seleziona, filtra e fissa nella memoria solo alcuni particolari, senza una ragione precisa.
Durante l’ultimo anno della mia vita, da quando si è scoperto il male del babbo, ho parlato di lui e della sua malattia con molte persone che hanno avuto come me un proprio familiare malato di cancro.
Ho così scoperto come intorno a me ci fossero moltissime persone a me care la cui vita o quella dei loro familiari fosse stata straziata da questo terribile male.
A tutti loro, oltre che a mio padre, dedico questo libro, con la speranza che la scienza e la ricerca sappiano trovare risposte e soluzioni adeguate a questa terribile malattia.
I proventi di questo libro saranno devoluti alla Fondazione Veronesi per finanziare la ricerca contro il cancro. Se desiderate anche voi fare una donazione, visitate il sito www.fondazioneveronesi.it dove troverete le istruzioni per fare una donazione.
Gli ultimi due anni
La malattia dei vetrinisti
Gli ultimi due anni vissuti da mio padre sono stati molto tribolati; Leonardo, non cammino quasi più, è come se una muta di cani feroci mi azzannasse il polpaccio…
.
A causa dell’occlusione di una vena dietro il ginocchio destro, il babbo comincia a camminare con fatica e con grande dolore. È la malattia dei vetrinisti, così la chiama il dottore, di chi cioè non riesce a camminare per più di venti passi e si ferma così a guardare le vetrine
soleva dire.
Per mio padre, abituato a correre più che a camminare, ciò rappresenta una grave menomazione fisica e un brutto colpo per il suo morale.
Dopo molte visite e consulti, il babbo prova a farsi operare, ma senza esito. L’operazione non porta i risultati sperati e il dolore persiste.
Nel maggio 2012, durante una visita specialistica per trovare il rimedio per la gamba, il babbo scopre di avere un tumore alla vescica. Leonardo, sono stato fortunato, forse siamo ancora in tempo…
mi dice al telefono a giugno.
Dopo una prima fase di grande angoscia da parte di tutti, il babbo viene ricoverato a Villa Tessa, un ospedale sopra a Careggi, dove viene operato due volte, a distanza di un mese, e gli viene asportato il papilloma maligno.
Babbo, come mai ti hanno operato due volte, non bastava la prima?
, gli chiedo. Sembra che durante la prima operazione mancasse l’apparecchiatura laser necessaria per asportare il corpo maligno, ecco il perché mi hanno operato una seconda volta.
Tra le due operazioni, mio padre si fa curare con diligenza, tutto sommato non perde il suo buon umore e crede di essere stato in fondo fortunato. Mi hanno trovato questo tumore ancora in fase embrionale, forse riesco a cavarmela, devo farmi una serie di instillazioni, sono abbastanza dolorose, speriamo che passi. Il dottorino che mi cura è giovane ma mi sembra in gamba.
Trascorriamo le vacanze del 2012 vicino al babbo e alla mamma, al mare. Mio padre sembra stare meglio, conduce la sua classica vita vacanziera, viene con noi una volta in gita all’isola del Giglio. Il problema alla gamba però non è risolto, e ciò gli procura grandi sofferenze.
La cognizione del dolore
Dopo l’estate mio padre non demorde e si sottopone ad altre visite con la speranza di farsi operare alla gamba e di ricominciare così a camminare.
In questo periodo si manifesta un nuovo fenomeno, apparentemente distinto e non spiegabile dai medici: circa venti minuti dopo ogni pranzo il babbo viene preso da un fortissimo mal di testa.
È come se la testa mi si fosse spaccata in due, vedi, il dolore mi prende qui e poi mi si diffonde su tutta questa parete occipitale, fino qui.
Mio padre sapeva descrivere esattamente i propri sintomi, indicarne l’ampiezza, la portata e la durata. Ma queste indicazioni non bastavano ai medici per poter emettere una diagnosi e prescrivere una cura.
Nonostante fosse un pessimista cosmico, soprattutto quando parlava di se stesso, mio padre era anche un umorista, e appena vedeva anche una fioca luce in fondo al tunnel, riacquistava il suo modo di vedere la realtà sotto la lente del buon umore.
Sai che ci hanno dato all’ospedale della frutta in un sacchetto di carta?
. Embè?
dico io. Sopra il sacchetto c’era scritto: ‘Grazie e arrivederci’, ma io spero di uscire presto da qui e di non tornare mai più. Altro che arrivederci!
Durante un prelievo del sangue, mio padre sviene, a causa del fortissimo dolore alla testa. Viene ricoverato a Torregalli, un ospedale vicino a Scandicci, Firenze.
Nel frattempo il dolore lancinante alla testa, che puntualmente si presenta dopo ogni pasto, diviene sistematico e non più sopportabile. Le ipotesi, le medicine e i tentativi di trovare una terapia giusta si succedono, ma non portano a niente. Mio padre dimagrisce vistosamente.
Ho perso già quattro o cinque chili, dai che sto meglio, una dieta non prevista ma certamente benefica. Dopo tutto mi avevano detto di dimagrire per non affaticare il ginocchio sotto il peso del corpo.
Lui pensava ancora alla gamba e a quando avrebbe potuto camminare e muoversi come un tempo.
Durante le analisi, si scopre la verità. Mio padre ha un tumore al polmone, ancora non in uno stadio avanzato, bisogna intervenire con urgenza. Forse questo è la causa dei mal di testa lancinanti.
Siamo nel novembre 2012, il 3 novembre andiamo con mio padre a mangiare fuori al ristorante, è il giorno del suo compleanno. Insieme alla mamma e alla mia famiglia ci sono anche mia sorella, mio cognato e i loro figli.
Mio padre non sta bene, lo si vede, lui lo sente e lo dice. A conclusione del pranzo fa una sorta di monologo, quasi un commiato a noi e a questa vita. Si capisce che avverte qualcosa che noi ancora non sappiamo né vogliamo accettare.
Gli occhi di Anna
Le 11.00. Permesso, possiamo entrare?
Venite pure.
Ci sediamo, io, mia madre e mia sorella. Capelli castani e grandi occhi tristi color di foglia. E il cognome di una famosa attrice italiana.
Siamo seduti e pendiamo dalle labbra dell’oncologa che ci ha convocati.
È una specie di tumore, detto delle piccole cellule, ossia la patologia è diffusa, non localizzata in un’area ben definita del polmone. Per questo motivo è una forma non operabile, a meno di non riuscire a confinarlo in una zona ben precisa, grazie alla chemio e soprattutto alla radioterapia. Si deve cominciare subito la chemio, proveremo poi ad abbinare anche la radio. Ora Gianfranco rimane qui, e tra tre giorni fa la prima sessione di chemioterapia. Ogni sessione consiste di tre sedute, il lunedì, martedì e giovedì, di circa un’ora e mezza ciascuna. Prevediamo sei sessioni, da dicembre di quest’anno fino a maggio 2013.
Così l’oncologa ci spiegò il quadro clinico.
Dottoressa, mio padre guarirà?
Non sappiamo dirlo, ancora non ci sono metastasi, il tumore non si è diffuso, possiamo provare.
Come vuole la prassi, a mio padre viene data la notizia. Noi non sappiamo come comportarci, cosa dire. È un’altra tegola dopo quella della gamba, del tumore alla vescica, dei mal di testa insopportabili. Anna, che in realtà non si chiamava Anna.
Il cocktail
All’ospedale esiste anche un reparto che si occupa di terapia del dolore. L’obiettivo è