Il mondo visto con gli occhi di un terrone: Racconti di viaggio di una ragazza di padre calabrese e madre campana
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L’Autrice, al ritorno da ogni vacanza in giro per il mondo, risponde alle curiosità del nipotino Gegè e gli racconta le avventure che ha vissuto, i posti che ha visto, le meraviglie che ha incontrato, da un punto di vista sia culturale che umano. Ne esce una sorta di diario di viaggio un po’ spiritoso, un po’ arguto e un po’ esplorativo. Il tutto visto con gli occhi di un terrone… come si autodefinisce ironicamente l’Autrice: occhi che servono anche a noi per vincere ipocrisie, intolleranze, discriminazioni e per capire che viaggiare, in sostanza, è anche indagare se stessi.
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Book preview
Il mondo visto con gli occhi di un terrone - Caterina de Falco
scrittura.
PREFAZIONE
Caro Gegè, ho deciso di scriverti per raccontarti com’è il mondo visto con gli occhi di un terrone.
Il terrone, o meglio, la terrona, sono io: nata a Napoli da padre calabrese e madre campana, residente… al Sud.
Come tu ben sai sul mio luogo di residenza, infatti, vi sono certezze solo da un punto di vista formale (Nola), poiché spesso, come nel momento in cui ti sto scrivendo, mi trovo a Messina o a bordo di un Eurostar sulla tratta Salerno-Villa San Giovanni. Ebbene sì, sono una pendolare, una pendolare del cuore, ossia uno di quegli individui che in realtà risiedono in più luoghi e che ogni settimana, per tutto l’anno, attraversano buona parte dell’Italia per ragioni sentimentali e professionali. Ho due case, due guardaroba, due mondi e il loro collegamento è dato da tanta forza di volontà, una buona dose di pazienza e il corretto funzionamento delle Ferrovie dello Stato, Gruppo Trenitalia. Col tempo avrai modo di renderti conto di come sia precario questo meccanismo solo apparentemente rodato, poiché precarissimi ne sono gli elementi…
I miei interminabili spostamenti mi hanno tuttavia consentito di conoscere un po’ il nostro mondo, quello dei terroni che viaggiano, pagando peraltro mensilmente un prezzo corrispondente allo stipendio di un lavoratore part-time, a bordo di quegli stessi Eurostar su cui i cittadini dell’Italia, continente Europa (quella da Roma Termini in su), hanno viaggiato per anni fino a un decennio fa. Treni veramente meravigliosi con enormi toilette perfettamente funzionanti, vere e proprie beauty-farm mobili, gioiellini d’ultimissima generazione di… quindici anni fa. Perdonami la divagazione, e perdonami anche quelle future, visto che sicuramente ce ne saranno, ma ogni tanto devo liberarmi del veleno che ingoio tutti i venerdì pomeriggio!
Dicevamo che nel corso dei miei ‘viaggi forzati’ ho avuto modo di conoscere gli usi e costumi di noi italiani, tuttavia, per fortuna, come tu ricorderai, ho deciso di non fermarmi a questo e ho intrapreso anche viaggi di piacere per scoprire cosa ci fosse oltre i nostri confini.
Molti di questi li ho vissuti con Antonio, mio marito, e, seppure alcuni di essi ti saranno sembrati straordinari, in realtà si sono svolti in mete turistiche estremamente inflazionate, anche se…
Ecco, è proprio da questo anche se che parte il mio vero racconto poiché un viaggio, qualunque viaggio, può diventare un’avventura straordinaria, ma non, come potresti pensare, per merito dell’incoscienza di chi lo effettua, bensì proprio grazie alla sua coscienza. Se viaggiando spalancherai veramente gli occhi sul mondo, allora il viaggio non ti renderà più povero (visto che un bel po’ di euro sarà transitato dal tuo conto corrente a quello di un tour operator), bensì più ricco. Sarai ricco di esperienze, di conoscenze, di pazienza, di rispetto e di tolleranza, insomma, sarai un po’ più colto. Certo, non a tutti accade, ma, conoscendoti, sono sicura che ti succederà poiché in te, sin dalla nascita, ho potuto scorgere una naturale affabilità e un’infinita curiosità. Adori i colori, sin da bambino il tuo colore preferito è stato il blu, il blu del mare.
Forse, però, non dovrei parlarti più di quei ricordi di un bimbo di quattordici mesi perché adesso sei un piccolo uomo di undici anni, cresciuto in fretta, come gran parte dei bimbi di quest’epoca, nonostante tutte le attenzioni di chi ti ama. Spesso, giocando la sera con te e le bambine, la mia mente divaga e, circondata, dai vostri mille giocattoli, dagli abitini firmati e dagli animaletti domestici, penso ai bambini africani, scalzi, con le magliette bucate, della taglia sbagliata e ai loro animali domestici, le caprette. A volte torno con la mente sulle spiagge di Watamu, Kenia, Est-Africa e, osservando voi, ricordo loro. Poi, mentre guido verso casa, rifletto sulla vostra vita e sulla loro, ma le mie conclusioni non sono quelle a cui si potrebbe pensare. Soprattutto io non sono d’accordo con chi sin da bambini vi obbliga a sentirvi in colpa per loro. Voi bambini non avete nessuna colpa, le uniche colpe le avrete semmai il giorno in cui, dopo essere stati in Africa e aver guardato dentro quegli occhioni scuri, tornerete nel vostro paese e, sedendo accanto a un africano, non vi soffermerete a guardare dentro i suoi occhi per scorgere un po’ di quella terra straordinaria. Ma questo a te non accadrà, perché tu sai guardare negli occhi delle persone.
Sarai un perfetto viaggiatore, già ti immagino stupito mentre in silenzio assoluto osservi a pochi passi di distanza una leonessa nella Savana, o inebriato e intontito dai colori e dagli odori mentre passeggi nel suk di Marrakech, o infine ammirato mentre osservi da una piccola barca un maestoso e innocuo squalo-balena nelle acque dell’Oceano Indiano. Così ti immagino in viaggio, chissà quali saranno i tuoi viaggi…
CAPITOLO 1
Ti scrivo anche oggi dalla mia casa sullo Stretto, più precisamente dalla terrazza. Davanti a me ci sono il mare e la Calabria, il cielo è coperto dalle nuvole e la temperatura è piacevole, ma non ha ancora raggiunto quel tepore primaverile tipico della Trinacria, a ‘Sicilia bedda’. I miei viaggi solitamente terminano qui, quando, dopo aver attraversato questo assurdo e unico tratto di mare, faccio ritorno a casa e mio marito, scorgendo la sua costa e il ‘Pilone’¹ si commuove e mi propina una stonatissima versione di Ciuri, ciuri.
Qui c’è la casa di cui hai tanto sentito parlare, c’è una stanza a te riservata che hai scelto osservando la piantina mentre nello studio con tua madre e zia Dada parlavamo del progetto. Non vi hai ancora messo piede, eppure questo luogo un po’ già ti appartiene. Lo Stretto, dai miei racconti, ti sarà sembrato un posto incredibile, con giganteschi mostri marini, balene, squali e delfini e in realtà, mostri marini a parte, è veramente un posto incredibile. Dal mio salotto un mese fa, mentre c’era mia madre, abbiamo visto passare i delfini e nel corso degli anni più volte questo mare mi ha emozionata. A qualcuno, non ho ancora ben capito perché, tempo fa è balzata in mente una bizzarra idea: costruirci sopra un ponte, il ‘Ponte sullo Stretto’. Non so proprio come, ma, guardando quella meraviglia di Scilla, quel qualcuno l’ha immaginata sovrastata da una bella striscia di cemento che la coprisse durante le terribili tempeste invernali!
Anche in questo caso, perdonami la divagazione (questa volta preannunciata), non posso non dirti che, dopo aver percorso il circuito gratuito del grand prix della Salerno-Reggio Calabria o la meravigliosa tratta ferroviaria a binario ‘pezzotto’ Roma-Reggio Calabria, qualche disguido e una bella traversata di soli venti minuti sono veramente rigeneranti, e non sto scherzando. Tante volte, d’estate, al tramonto, sono salita sulla nave e ho visto gli ultimi raggi rossi del sole sparire dietro la Sicilia, mentre lo scirocco mi aiutava a respirare di nuovo (sugli Eurostar, d’estate, è consigliabile l’apnea).
Spero che presto anche tu possa vedere i delfini da qui e so già che trascorreremo ore sulla spiaggia: tu pescherai e io mi girerò di spalle per rimuovere che stai uccidendo un essere vivente perché, ad essere proprio sincera, a causa del mio spirito animalista, preferivo quando ributtavi i pesci