Dall'alba al crepuscolo
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Dall'alba al crepuscolo - Umberto Manini
primavere.
1. Premessa
Una voce insistente, in un meriggio di tarda primavera, sembrava chiedermi:
Che cosa stai pensando, disteso sul tuo talamo nuziale, solo, guardando con gli occhi spalancati il bianco soffitto della camera?
Ero totalmente assorto, quasi assente dal mondo, perché stavo pensando ad una cosa impossibile ma che, forse, poteva essere possibile. Risposi: Ho un pensiero che mi tormenta; sto pensando di trasferire il mio passato nel futuro; in un avvenire senza fine, dove tutti possono ritrovarmi in ogni momento della loro vita
. Mi rispose la voce:
Forse sei un illuso: come può rendersi vivibile e percepibile nel futuro ciò che è passato? Gli studiosi, gli scienziati, i cultori della vita, i filosofi e teologi, gli astrologi e qualsiasi altra persona, degna di un nome eccellente, non sono mai riusciti in un’impresa del genere. Perché il passato è passato e materialmente non si può far tornare indietro; e il futuro deve ancora venire e non sappiamo come sarà. E tu, povero meccanico, pensi di poter far rivivere nel futuro il tuo passato? Ciò che è passato non può tornare indietro! E’ contro le leggi della natura! Non ti pare che l’orgoglio ti esca fin sopra i capelli? Dove hai accantonato l’umiltà e la capacità di interpretare le cose?
E’ vero, rispondo, che certe cose sembrano impossibili, ma io vedo e sento che quanto sto sognando può essere realizzato. E ti spiego come. Se io prendo un episodio vero, reale della vita del mondo, convalidato da testimonianze vere e lo trascrivo a chiare lettere così com’è avvenuto, non ti pare che ho trasferito il vissuto di quel tempo storico che è passato, che ha lasciato un segno indelebile, in un futuro che tutti possono guardare, leggere, immedesimarsi, criticare, ridere o piangere? Perché, devi sapere, che questa è l’unica forza che resta all’uomo per fare conoscere al mondo, nei secoli avvenire, le proprie e le altrui imprese. Non ti pare?
Posta in questi termini la tua tesi può essere accettata e messa nelle mani del presente di tutti
.
"Non del presente, replico, perché il presente non esiste. Infatti, la parola che ho pensato prima è già nel passato.
Il presente è quell’attimo impercettibile, immisurabile, che non riesce a misurare il respiro, la parola, ogni azione, ogni sguardo, ogni cosa udita, perché lo getta immantinente nel passato. Il presente è solo nella grammatica e negli scritti. Perché se dico io sono
, sono già passato nell’ io ero
o nell’ io fui
. Si parla, è vero, di un presente, ma di un presente di comodo, di detti, scritti o parole, che normalmente si usa per stabilire un periodo vago del nostro tempo, ma che non è il presente reale; è quello effimero! La nostra vita, infatti, è come divisa da un sottilissimo filo di rasoio, dove, da un lato vi è il futuro e dall’altro il passato. Se il rasoio taglia un pelo della mia barba, nell’attimo in cui è uscito dal pelo, questo momento è già nel passato. Il presente è come l’acqua del fiume che rosicchia e accarezza le rocce ma non ha tempo di fermarsi, perché scorre da esse senza posa e se ne va. Non sei del mio parere?"
Già…si...ma...però...forse…
In quell’attimo, un ronzio fastidioso di una mosca che cercava di posarsi sopra il mio viso, mi fece sobbalzare e mi diedi un forte schiaffo sulla faccia.
Mi ripresi dal profondo pensamento
e mi ritrovai seduto sul letto, solo con me stesso, ma con questi pensieri ancora fissi nella mente e che sembravano darmi ragione. E continuo per conto mio: se, dunque, posso trasferire il passato già realmente vissuto, in un futuro da vivere o da far vivere, perché non posso dare al futuro universale
, le mie esperienze di vita, il mio esistere, le mie gioie e sofferenze, il mio modo di pensare e di vedere, il mio modo di percepire anche quelle cose che sono alte sopra di me, e quanto mi urge in petto, perché altri possano godere di questa mia testimonianza vissuta, e magari ridere, gioire, riflettere, annoiarsi o piangere?
Sì, anche meditare; perché ogni esperienza vissuta porta frutti interessanti che possono essere utili al nostro esistere. Se qualcuno desidera conoscere i tratti del mio passato, la mia storia di uomo, perché non posso darglieli? Forse non sarà come tu pensi, ma nel mondo vi sono molti margini di tolleranza e grande capacità di essere indulgenti anche con i pedanti, quale potrei essere io. Il mare è fatto di tante piccole gocce di varia provenienza e ogni goccia è diversa dall’altra! Ciascuno è una goccia nel mare della vita!
Se ho ben capito
, riprende la voce, vorresti esporre al mondo i momenti vissuti della tua esistenza, così come si sono succeduti. Non ti pare che una simile confessione, metta a nudo la tua intimità personale e familiare dandola in pasto a tutte quelle persone che si accosteranno alla tua parola, col rischio di perdere la tua dignità, e di essere sbranato come una preda, e di essere mal interpretato o acerbamente criticato?
Qui hai perfettamente ragione, rispondo: il rischio è grande! Ma perché non dare al mondo in travaglio, degli esempi di percorsi di vita, anche non eclatanti, che possono essere utili per fare meditare qualcuno, ed aiutarlo qualora dovesse trovarsi in situazioni consimili o, comunque, fargli sapere che le sue tribolazioni, gioie e sofferenze sono già state passate al vaglio e compartecipate da altri, e far presente che le povertà di un tempo potrebbero frenare la corsa alle ricchezze odierne, poiché tutto è vanità?
Come dicevo in origine, una cosa è certa: a chi può interessare una biografia come la mia, tenendo presente che è meglio navigare nell’etere e non far soffrire gli occhi su uno scritto che magari non può essere interessante, inutile e forsanche barboso?
Nonostante questo, cercherò di dare, a chi gentilmente avrà la bontà di ascoltarmi, il vino della mia botte che, pur non ritenendolo eccellente, è stato filtrato, fermentato, affinato, invecchiato alla giusta umidità e temperatura, sigillato attraverso il sacrificio quotidiano, e protetto nel profondo silenzio, in un ambiente semioscuro dove pochi hanno avuto le chiavi della mia segreta cantina".
2. Il mio mondo dall’Alba al Crepuscolo come i colori dell’ARCOBALENO
A voi, cari lettori, che avete la bontà di soffermarvi su questo scritto, ho l’obbligo morale di presentarmi. Non sono un grafomane, come qualcuno potrebbe pensare, né prendo vanto da ciò che faccio o scrivo poiché sono un vecchio; ma novello nello scrivere. Mi sento di essere una persona inserita nella realtà viva, nella storia di ogni giorno, nella verità; che cerca di interpretare i segni dei tempi col lume del mio povero intelletto.
Sono un ottantaquattrenne nato in un paesino di media montagna che si trova sull’Appennino parmense e si chiama Carobbio. Fa parte del comune di Tizzano Val Parma e della Provincia di Parma.
Carobbio, visto da lontano, sembra un piccolo presepe abbarbicato ai piedi del Monte Caio¹, ad un’altitudine di 710 m. e rivolto a nord verso il fiume Parma. Visto da vicino, questo paese, ha le sue storie e le sue caratteristiche peculiari, che sono fissate nel cuore delle persone che qui vivono o hanno vissuto.
Quante storie di fatiche, di sofferenze, di momenti disperati o felici, potrebbero raccontare le persone che sono qui sepolte, nel vicino cimitero! Quali meraviglie, esperienze e insegnamenti potremmo scoprire attraverso le vicissitudini di questa gente che in parte è ora ricordata con una sola lapide; mentre altra invece è completamente dimenticata!
Ma il tempo passa ed ogni primavera sembra dimenticare il passato ed aprire alla speranza gioiosa quel futuro che si affaccia immantinente! Perché il Sole della meridiana non si ferma mai tra bello e brutto tempo, e il ciclo della vita scorre veloce attraverso le stagioni. Stagioni, nelle quali si consuma il bene o il male; si distrugge o si costruisce un mondo nuovo. E’ in questo tempo che dobbiamo collocare le nostre personali responsabilità!
Quando era al massimo della sua evoluzione anagrafica, questo paese, contava circa trecento anime dedite, soprattutto, all’agricoltura.
Carobbio: il mio paese natale
Ai tempi della mia infanzia era circondato e variegato da molti campi coltivati con culture diverse, dai colori molteplici, mentre le parti alte dei monti erano ricoperte da boschi verdissimi. Oggi, che l’agricoltura è quasi completamente scomparsa, la vegetazione e divenuta ovunque rigogliosa creando un bellissimo habitat per cinghiali, caprioli, lepri, volpi, volatili e tantissimi altri animali, che un tempo erano sconosciuti. A ferragosto gli abitanti sono soliti fare una grande festa attorno ad una grande polenta e alle carni arrostite di un cinghiale.
E’ in quest’ambiente di mezza montagna che ho aperto gli occhi alla vita il 20 marzo 1930; nella così detta Era Fascista! Epoca, all’inizio della quale, mio padre fu costretto a bere l’olio di ricino perché appartenente all’Azione Cattolica! Era l’inizio della dittatura Fascista!
Non ricordo quando sono nato, perché ero troppo piccolo, ma mi fu detto, in seguito, che i miei genitori erano molto felici perché era nato il secondo genito che era maschio. E, in una realtà rurale, un maschio era quanto mai desiderato.
Ci fu qualcuno che dopo pochi giorni mi fece una fotografia che rimase perfetta fino ad oggi, dopo ottantaquattro anni. L’ho trovata nel solaio della casa nuova tra carte vecchie, e ritengo sia stata scattata da mio zio Sperindio² perché era il solo appassionato di fotografia nel paese e il solo a possedere, a quei tempi, una macchina fotografica a lastre sensibili in vetro, poi venduta a me. Scattava foto per i documenti delle persone del paese che dovevano emigrare all’estero per lavoro.