Il Sultano di Pantelleria
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Book preview
Il Sultano di Pantelleria - Sultano di Pantelleria
633/1941.
Pantelleria … Isola molto suggestiva, uno scorcio di terra che esce dal blu intenso del mare … pare quasi voglia farsi cullare dalle onde che si infrangono contro l’angusta scogliera che delimita il verde della vegetazione.
Non sono legato da nascita o da qualche episodio particolare, ma la sua posizione geografica mi affascina. Vicina e lontana dai continenti, in equilibrio tra la dignità del suo passato e la silenziosa esistenza odierna.
Ovunque il mio sguardo si orienti oltre il mare, ci sono territori abitati da popolazioni diverse tra loro per etnia, cultura, vita sociale e religione. Faccio parte di tutte e di nessuna, faccio parte del genere umano, ma per collocare la mia entità nella dimensione terrena, devo sapere chi sono, da dove arrivo e dove vorrei andare.
Mi trovo in una dimensione materiale, dove valuto e razionalizzo attraverso l’uso dei cinque sensi, necessari per poterci vivere, ma forvianti per identificare ciò che non appare. Difficile individuare ciò che non si vede, ma non per questo non è reale. Le emozioni, i sentimenti esistono anche se non li vedo, eppure li vivo intensamente, al punto che mi fanno gioire, soffrire, prendere decisioni giuste o sbagliate.
Sin da bambino la mia esistenza è stata accompagnata da diversi quesiti. Non sempre son riuscito a trovare il giusto interlocutore a cui porli, ma non per questo li ho dimenticati o trascurati.
Perché la natura ci ha dotati dell’intelligenza?
Quali sono i suoi limiti?
Se è un elemento astratto che risiede dentro la materia, dove nasce?
Come si sviluppa?
Quanto accresce?
Quale è il suo compito oltre quello becero di vivere istintivamente?
Dove può arrivare spingendola verso limiti ignoti?
Quale può essere il comune denominatore tra intelligenza e cuore
?
Quanta dimestichezza ho nel farne uso?
Forse adesso è il momento di affrontarli, cercare di capire perché me li sono posti, soprattutto cercare di dare una risposta sufficientemente appagante.
Trovo di fondamentale importanza che la propria mente, la propria anima siano liberi di razionalizzare i fatti in assoluta autonomia, liberi da condizionamenti esterni, ovvero quel riporre fiducia in altri, i quali potrebbero canalizzare il proprio sentire.
Ricordo di aver letto da qualche parte che Dio, quando creò l’uomo, non gli negò la possibilità di conoscere la verità
durante la vita terrena, ma non volle nemmeno riporla in un luogo di facile accessibilità e preferì nascondergliela nel posto più difficile da trovare: dentro se stesso. Questo è un’ ottimo stimolo per un’approfondita ricerca interiore, la curiosità e il desiderio di conoscere le risposte dentro me … ma da dove cominciare?
Sono fermamente convinto che il dono più prezioso a noi tutti dato è il libero arbitrio. Unico perno che leva le nostre decisioni esistenziali, senza il quale si sarebbe dediti a una vita monotona e scontata. Non riesco ad immaginare un’esistenza monotematica e risolutrice senza una o più alternative possibili. Grazie al libero arbitrio, posso decidere se approfondire una ricerca interiore, dare un senso profondo all’esistenza, dare un valore all’ intelligenza e perseguire un’ evoluzione o continuare a scivolare sulla vita, in maniera istintiva, primitiva, rimanendo in stallo embrionale.
Sicuramente le alternative, per essere capite e comprese, bisogna viverle, solo così si saprà a priori dove porteranno, quali sono le conseguenze che ne convengono. A volte si possono ipotizzare per testimonianza di vita altrui, ma non saranno individualmente comprese nel profondo senza viverle, non rientreranno nel termine esperienze
.
Perché non portar fuori tutto alla luce del sole, vederlo con gli occhi, ascoltarlo con le orecchie, toccarlo con le mani, saper riconoscere quello che sono come riconosco un’ amico, fuori per il suo aspetto, dentro per la sua persona. Un’ essere umano lo vedo e lo chiamo per il nome che ha, ma oltre questo distinguo i suoi aspetti caratteriali, pregi e difetti. Vorrei poter uscire dal mio corpo e osservarmi dall’ esterno, seguire i miei comportamenti, valutare le scelte fatte e da fare, con lo stesso spirito osservativo che serbo agli altri.
Per adesso non è semplice, ma spero in un futuro mi sia possibile.
Penso a questo mentre sono qui, sul punto più alto dell’ isola.
Ruoto su me stesso, osservo questo meraviglioso paesaggio.
Chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare dal vento, respiro il vuoto dell’ aria, cercando di catturare il profumo che trasporta che sa di emozione e il suono che sussurra che sa di parole.
E se l’isola fosse il mio corpo, la mia persona?
Potrei cominciare ad identificare ciò che per adesso conosco di me qui, in questo paesaggio, fissare la mia personalità su queste rocce.
Il mare potrebbe essere la vita, che con