Il Premio Fersen alla Regia e alla Drammaturgia
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Il Premio Fersen alla Regia e alla Drammaturgia - Ombretta De Biase
Ceravolo
Premessa
di Ombretta De Biase
Cari amici: Lettori, Registi e Autori,
la X edizione del Premio Fersen si conclude con grande soddisfazione sia per il successo nazionale riscosso da diverse fra le opere premiate nel corso degli anni sia per il sempre crescente livello qualitativo e numerico degli spettacoli e dei testi giunti in concorso, il che, per inciso, rende sempre più arduo il compito della giuria.
Fondato nel 2003 per rendere omaggio alla memoria di Alessandro Fersen, regista, attore e pedagogo, il Premio nasce con l’intento di sfatare la diffusa dicerìa secondo cui la moderna drammaturgia italiana non è in grado di rappresentare compiutamente i tanti e diversi conflitti che agitano la società di oggi. E dunque il nostro Premio testimonia invece come le opere premiate, solo scritte o anche rappresentate, siano in grado di competere con la tanto celebrata e rappresentata drammaturgia straniera. Basterebbe quindi che gli addetti ai lavori, istituzioni, registi e Compagnie, dedicassero alla nostra drammaturgia vivente maggiore attenzione, ad esempio inserendola organicamente nei cartelloni dei teatri, nella convinzione che:
La destinazione naturale di un copione, scritto e stampato, resta quella della scena, dove nell’incontro dal vivo con il pubblico possono essere verificati l’impatto emotivo della parola teatrale, la sua capacità di rapportarsi a un sentire comune e di rinnovare l’antica alchimia della catarsi
(Ugo Ronfani, Presidente della giuria dal 2003 al 2010).
D’altronde, come ho diffusamente chiarito in passato e in più pubblicazioni, chi intende scrivere per il teatro, ovviamente conoscendone a fondo la specificità, non intende fare letteratura, altrimenti scriverebbe un romanzo, ma intende dar vita a un’opera magica in tre dimensioni in cui utilizza la parola scritta solo come mezzo per superarla, per andare oltre perché vuole comunicare un altrove tematico abitato da quella verità interiore che tutti noi, spettatori o semplici lettori, portiamo dentro, aldilà di ideologie e convenzioni sociali. Per converso, la stessa cosa vale per il lettore comune di testi teatrali che deve essere consapevole che non leggerà un racconto breve fatto di dialoghi più o meno accattivanti, più o meno approssimativi ma un’opera da leggere fra le righe e da gustare appieno sulla scena grazie al Regista e all’Attore. Ed è appunto questo il nòcciolo della questione. Tutti noi autori sappiamo bene che la vera difficoltà con cui dobbiamo costantemente misurarci sta nel far sì che il nostro testo, pur avendo ottenuto prestigiosi riconoscimenti, sia poi allestito e rappresentato. E dunque il perché di questo handicap tutto italiano non concerne la validità o meno dei copioni ma è da riferire a un disinteresse delle istituzioni ma anche di registi o produttori verso l’odierna nostra drammaturgia, preferendole di norma quella straniera. Ma a prescindere dall’ormai stucchevole e vano lamento, noi autori cosa possiamo fare per richiamare l’attenzione degli addetti ai lavori? Intanto con il Premio Fersen ci stiamo provando da dieci anni e pare che, man mano, stia anche un po’ funzionando.
La giuria del Premio Fersen
decima edizione
In questa edizione la giuria composta da:Enrico Benard, Andrea Bisicchia, Fabrizio Caleffi, Anna Ceravolo, Ombretta De Biase e Corrado D’Elia, in considerazione della qualità e della diversità di tematiche e linguaggi drammaturgici delle opere premiate, ha stabilito di non formulare graduatorie ma di assegnare dei ‘pari merito’. Si ribadisce inoltre che il presente volume costituisce il Premio vinto dai partecipanti. Pertanto i testi e gli spettacoli selezionati dalla Giuria sono e restano di esclusiva proprietà dell’Autore e/o della Compagnia che li ha allestiti, unici detentori di ogni diritto e onere relativo alla proprietà dei diritti. Per tale motivo l’utilizzo delle predette opere dovrà essere concordato e trattato unicamente con l’autore o con il regista e la Compagnia.
La Cerimonia di premiazione della decima edizione, unitamente alla presentazione in anteprima del volume, si è svolta lunedì 13 ottobre 2014 presso il Chiostro del Piccolo Teatro di Milano. Ha condotto la serata la regista e attrice Claudia Negrin.
Premio Fersen alla
Drammaturgia
Il cambiamento terapeutico della famiglia
di Andrea Paolo Massara
L’onda di Maometto
di Alberto La Volpe, Stefania Porrino, Livio Zanotti
La macchia
di Paolo Bensi
Premio Fersen alla Regia
Villan people, la solita malastoria testo di Andrea
Pennacchi
regia di Michele Modesto Casarin
Religions testo di Gianmarco Busetto
regia di Gianmarco Busetto e Carola Minincleri
L’ambigua storia di un bicchiere di Merlot testo
di Fernando Coratelli
regia di Luca Busnengo
Testi segnalati (non pubblicati)
La giuria ha ritenuto di segnalare alcuni fra i testi giunti in concorso per le loro qualità relative alla validità della metafora e all’originalità del tema ma che, tuttavia, necessitano di qualche modifica testuale per essere già pronti per la scena.
Carnot
di Kristian Fabbri
L’autore costruisce un testo che intende illuminare il mondo della scienza e ciò che, in ogni epoca, gli ruota intorno. La domanda fondamentale è: possono i progressi della ricerca scientifica determinare la supremazia di una nazione più delle guerre? Nella pièce interagiscono alcune fra le menti più brillanti della Francia del XIII e del XIX secolo. Fra loro si aggira il timido Sadi Carnot che intende presentare agli illustri accademici i suoi rivoluzionari studi sulla macchina a rendimento massimo, la macchina ideale. Sadi deve però vincere e convincere oltre all’ incombente padre Lazare, lo sprezzante Laplace e ancora Clapeyron, Kelvin e Clausius, in pratica tutto quell’ambiente accademico in cui supponenze, invidie e incomprensioni sembrano ostacoli invincibili e in effetti solo vent’anni dopo la sua morte, la sue ‘Riflessioni" saranno prese in considerazione. Il testo offre più livelli di lettura e andrebbe rappresentato con alcune modifiche testuali.
Kristian Fabbri – via Ugo Foscolo 18 47826 Verucchio (RN) kristian.fabbri@tiscali.it
Sotto il segno del muflone
di Lucia Berardinelli
Castigat ridendo mores è il sottotesto di questa godibile pièce scritta da Lucia Berardinelli. In un negozietto di belle arti deserto di clienti e ormai demodè, una curiosa proprietaria cinquantenne dedica il suo tempo a registrare se stessa mentre analizza freudianamente i comportamenti dei suoi rari clienti. Sopraggiunge la terribile signora Jole, ottantenne incarnazione della ruthefordiana miss Marple, e le due donne cominciano a discutere del mondo moderno asservito ad un misterioso Disegno Globale che usa carlini nani, badanti perfide, telefilm americani, cocainomani, cinici giovani sfruttatori di nonni usati come polli da spennare... Per fortuna c’è il Muflone, ossia un Circolo clandestino, presieduto dalla terribile vecchietta e costituito di audaci vecchietti vendicatori dell’ ‘umanità brasata’ che si prefiggono di sconfiggere il male e riportare la giustizia in terra. Un testo accattivante che induce lo spettatore ad interrogarsi, sorridendo appunto, sulle trappole della modernità. Il divertente testo andrebbe rappresentato con alcune modifiche testuali.
Lucia Berardinelli – via catalani 5 20900 Monza – l.berardinelli@tiscali.it
Premio Fersen alla Drammaturgia
decima edizione
I testi
Il cambiamento terapeutico
della famiglia
di
Andrea Paolo Massara
MOTIVAZIONE
L’autore descrive, con perfetto ritmo teatrale, la storia di due coppie borghesi, una etero l’altra omo, che entrano in conflitto a causa dell’affidamento di un figlio generato dal partner dell’attuale coppia omo con la partner dell’attuale coppia etero. Il tema spinoso ma molto attuale e dibattuto su vari fronti ideologici, travalica la storia e affronta lucidamente e impietosamente la mancanza di spessore etico che spesso si cela sotto l’apparente liberalità di una società contemporanea che di fatto sembra privilegiare il soddisfacimento di pulsioni epidermiche sulla effettiva consistenza dei sentimenti. Un testo drammaturgicamente impeccabile che, prevediamo, susciterà molte polemiche, già idoneo alla rappresentazione.
Personaggi
Veronica, quarant’anni, psicoterapeuta. Ex compagna di Massimiliano e madre di Gianluca.
Massimiliano, quarantatré anni, oncologo. Ex compagno di Veronica e padre di Gianluca.
Manu, ventiquattro anni, hairstylist. Attuale compagno di Massimiliano.
Carlo, trentasette anni, impiegato in una concessionaria di auto. Attuale compagno di Veronica.
Una villa con piscina in campagna.
Uno spazio unico con un’enorme scatola di cartone che progressivamente rivelerà il proprio contenuto.
Sono suggeriti con pochi elementi il soggiorno, il giardino e le camere da letto.
Veronica, quarant’anni, psicoterapeuta. Ex compagna di Massimiliano e madre di Gianluca.
Massimiliano, quarantatré anni, oncologo. Ex compagno di Veronica e padre di Gianluca.
Manu, ventiquattro anni, hairstylist. Attuale compagno di Massimiliano.
Carlo, trentasette anni, impiegato in una concessionaria di auto. Attuale compagno di Veronica.
Una villa con piscina in campagna.
Uno spazio unico con un’enorme scatola di cartone che progressivamente rivelerà il proprio contenuto.
Sono suggeriti con pochi elementi il soggiorno, il giardino e le camere da letto.
Scena I
Un salotto lussuoso, con mobili e oggetti di design.
Veronica (al telefono) No, forse non mi sono spiegata… Ecco, infatti… Ma se io ora non avessi un appoggio, come… come dovevo fare? …e dove si trovano?... Neanche questo?!... Tutte queste tasse, supplementi… come fate a sbagliare? …Vabbè, basta. No, almeno… almeno venite voi qui! ...Quando?
Carlo ha ancora il borsone sulla spalla, osserva Manu, stravaccato con i piedi sul divano. I lunghi capelli biondi, una canotta larga e scollata, dei minishorts. Veronica ascolta ancora la voce.
Veronica (al telefono) Non siete in grado di dirmi...Cosa?... (innervosita) Ho capito, ho capito! Grazie.
Veronica chiude il telefono.
Massimiliano Ora posso salutarti?
Veronica (abbracciandolo con trasporto) Ciao, scusa. (A Carlo). Secondo me le hanno perse.
Massimiliano (a Carlo) Lui è Manu.
I due si danno la mano.
Veronica (a Carlo) Ti rendi conto? Ma come si fa a sbagliare? Io sono qui e le valigie sono sperdute chissà dove nel mondo.
Massimiliano Si vede che provieni da una famiglia di contadini.
Veronica Per favore.
Manu C’è il bag code.
Veronica (bacia Manu distrattamente) Cosa, scusa?
Manu Bag code.
Veronica E cioè?
Massimiliano (a Carlo) Non fate molte vacanze, eh?
Carlo No, non...
Veronica (interrompendolo) In aereo no. Si tratta di… abbiamo un approccio diverso, di preferenza vacanze sempre in Italia, o al massimo… al confine. (Carlo osserva Veronica con perplessità). Carlo, puoi appoggiare da qualche parte la borsa.
Massimiliano osserva con preoccupazione Carlo, che proprio non sa dove lasciare la borsa. Goffamente tenta di poggiarla su un tavolino, finendo quasi per compromettere una lampada di design.
Veronica Magistretti.
Massimiliano blocca Carlo con gentilezza prendendogli la borsa dalle mani.
Massimiliano (a Carlo) Dai a me. (a Veronica) Vedo che qualcosa te l’ho insegnata in tanti anni insieme.
Veronica Massimiliano…
Carlo (a Veronica) Di chi state parlando?
Veronica Ognuno aveva le proprie passioni.
Massimiliano (a Carlo, risistemando la lampada) L’Atollo.
Carlo si siede accanto a Manu e tira fuori una sigaretta.
Carlo (a Veronica) Vuoi?
Veronica (imbarazzata) No.
Massimiliano la osserva.
Carlo (a Manu) Tu fumi?
Manu No Smoking.
Carlo sta per accendere la sigaretta.
Manu No smoking!
Carlo si blocca.
Manu Non guardare me, è Max.
Veronica (stranita) Max?
Massimiliano (a Veronica) Lo sai come la penso. Di me non m’importa, ma per Gianluca sì.
Veronica Lo so, non dicevo per quello. Max
?
Carlo Ma Gianluca non c’è.
Manu alza le mani.
Veronica È contentissimo. L’ho sentito prima e mi diceva di questa sua nuova amichetta…
Manu Federica. È un amore.
Veronica Sì… tu la conosci?
Manu L’ho portato io all’incontro. Giallu stava appiccicato a me, in fase me, myself and I
e se la cacava di tutti…
Massimiliano È normale, gli altri si conoscono, passano tutto l’inverno a fare gli scout insieme, ma lui qui è come un turista.
Manu E questa bimba un po’ black, con questi capelli tipo Diana Ross, che lo flashava da lontano, con degli occhi verdi enormi. E poi è venuta lì e si è presentata.
Veronica Lui come si è comportato?
Manu L’ha guardata, le ha stretto la mano e le ha detto (suadente) sei carina
…
Veronica (un po’ sognante) Che maniere…
Manu ride.
Manu Non è vero. Si è girato e le ha dato le spalle. Si nascondeva...però ti ha fatto passare un po’ la paura che tuo figlio diventi frocio!
Veronica (serissima) Perché dovrei essere spaventata?
Carlo sorride divertito.
Massimiliano (visibilmente alterato) Manu, ti avevo anche detto di smetterla, soprattutto in questa occasione.
Veronica L’omosessualità è una cosa normalissima. E se mio figlio dovesse diventare…
Manu (parlandole sopra) Diventare!
Veronica …Omosessuale, non avrei nessun problema. In fondo siamo qui tutti insieme, col mio ex compagno, con il quale ho avuto addirittura un figlio, che anche lui…cioè anche Massimiliano ormai… lo è. Non è così?
Manu spalanca gli occhi mimando ironicamente un sentimento di sorpresa. Poi sembra