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L’anello di corallo
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L’anello di corallo
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L’anello di corallo

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About this ebook

Una bambina di sette anni conosce un barbone che vive, da un po’ di tempo, vicino al negozio dei suoi genitori.

Durante le numerose conversazioni nasce una bella amicizia e lui le racconta di quando aveva la sua età... di quando andò al mare per la prima volta e fece amicizia con altri bambini...

Sotto gli occhi sognanti della bambina il barbone le svela un grande segreto: durante la prova di coraggio organizzata dai suoi amici... un giorno, accade qualcosa di straordinario.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateOct 16, 2012
ISBN9788867516919
L’anello di corallo

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    L’anello di corallo - Adriano Perrone

    XXV

    Cap. I

    Era il 1979 e io avevo solo sette anni cominciò quel signore tutto sporco e con quel barbone lungo più o meno la tua età".

    Sì! Ho sette anni! disse la bambina sorridente e orgogliosa di aver raggiunto quel traguardo.

    Aveva sette anni! Si sentiva grande.

    Quell’omone barbuto la affascinava.

    Chissà quante cose sapeva!

    Da qualche giorno aveva preso residenza all’uscita del negozio di antiquariato; il negozio dei suoi genitori.

    Il negozio era pieno di cose strane e vecchie; piccoli ciondoli di pietra, vecchi quadri, vecchi orologi a pendolo, vecchi libri…

    Appena entravi sentivi subito quell’odore di legno e muffa mischiato a qualche vernice.

    Un odore piacevole e antico.

    Respirando profondamente sembrava quasi di viaggiare nel tempo; sembrava che quell’odore volesse insegnarti qualcosa, sussurrarti qualcosa…

    Anche il pavimento era in legno.

    Chiunque entrasse faceva scricchiolare tutte quelle assi.

    Un negozietto tranquillo, silenzioso.

    A suo parere, bellissimo.

    Peccato però che, per ordine dei suoi genitori ma soprattutto di suo padre, di tutte quelle cose meravigliose non poteva toccare niente.

    L’ordine era stato tassativo.

    Nessun bambino, nessuno, poteva toccare un accidenti di niente!

    E allora che ci stavano a fare tutte quelle cose belle?

    Tutte in vista?

    Una volta aveva visto addirittura un gioco, di quelli vecchi, fatto tutto di legno, con una pista e dei cavalli…

    Wow!

    Martina immaginò quei cavalli muoversi da soli.

    Forse di notte prendevano vita, si animavano; forse facevano a gara, nitrivano!

    I piccoli fantini li rincorrevano, scivolavano!

    Chissà cosa succedeva di notte, in mezzo a tutte quelle cose vecchie!

    Ah… se lo voleva prendere!

    Se non fosse stata assolutamente sicura che suo padre se ne sarebbe accorto, avrebbe preso quel gioco e lo avrebbe nascosto per se.

    Che brutta sensazione avere tutte quelle cose e non avere niente!

    Il negozio era bello ma per una bambina di sette anni rappresentava troppe tentazioni…

    Molto meglio uscire fuori e non subire pressioni.

    Così Martina, tutte le volte che non c’era scuola, accompagnava i suoi genitori al negozio e poi usciva fuori, sotto il portico in cui era ubicato il negozio, a giocare con la sua bambola, Pezzy.

    Una bambola di pezza coi capelli rossi.

    I genitori le avevano regalato delle bambole meccaniche… quella che piange, quella che ride, quella che si fa la pupù addosso…

    No.

    Non le piacevano poi tanto.

    Quindi ci riprovarono con la casa di Barbie, quella di campagna, quella di montagna, quella di città… la chevrolet di Barbie, il cavallo di Barbie, il cane e il gatto di Barbie, il pappagallo di Barbie, la cucina di Barbie e così via…

    La bimba si limitava a sorridere, a ringraziare ma…

    No.

    Alla fine rimanevano appese in cameretta come tanti soprammobili.

    Cosa c’era che non andava in loro figlia?

    I genitori cominciarono a chiederselo già da quando aveva sei anni.

    Preoccupati.

    Era il caso di interpellare uno psicologo dell’infanzia?

    E stavano quasi per farlo se non fosse stato per…

    La nonna.

    Sì, un giorno arrivò la nonna e le fece una sorpresa.

    Sorridendole le disse… Amore, ho un regalo per te!

    Aveva un sacchetto rosso e lucido.

    Lei cominciò a scartarlo curiosissima… ed ecco spuntare…

    Pezzy!

    Una bambola di pezza e stoffa coi capelli di lanetta rossa!

    Lentigginosa e bellissima!

    Il regalo più bello della sua vita!

    La bimba rimase senza fiato… spalancò la bocca…

    Ci fu un attimo di silenzio.

    Tutti in famiglia si guardarono perplessi.

    Come avrebbe reagito?

    Probabilmente avrebbe sorriso, ringraziato, e sarebbe andata a posare la bambola da qualche parte…

    Ormai i genitori erano abituati a questo.

    Invece la bimba riprese fiato, si prese ancora un secondo per riprendersi e poi si buttò in braccio alla nonna…

    La strinse forte forte.

    Tutti rimasero stupefatti da quella reazione.

    Grazie nonna! Grazie! E’ bellissima! disse con gli occhi lucidi.

    Era rimasta puntualmente indifferente a tutti i giocattoli che aveva ricevuto prima di allora, mostrando di non capirne molto il valore (solo la bambola che si faceva la pupù addosso costava almeno 70 euro)… e adesso a momenti piangeva per una bambola di pezza?

    Pezzy??

    I genitori rimasero stupiti… ma almeno non era più il caso di chiamare lo psicologo.

    E così Martina e Pezzy diventarono amiche inseparabili.

    Fu dura persino convincerla di lasciarla andare quando bisognava andare a scuola.

    Quando non aveva voglia di andare a scuola diceva… Pezzy ha la febbre, non posso lasciarla sola!

    Quando non voleva vedere qualcuno diceva: A Pezzy non piace quello…

    Quando non diceva proprio tutta la verità diceva… Non sono stata mica io! E’ stata Pezzy

    E così via.

    Sì… erano davvero amiche inseparabili.

    Se non fosse stato per Pezzy… boh.

    Con chi avrebbe giocato, adesso?

    Non poteva neanche allontanarsi tanto dal negozio; solo pochi metri.

    E così vide quell’omone pieno di barba e cominciò a parlargli. Si chiamava Mattia ma lui preferiva essere chiamato Matto. Era un omone strano ma sembrava sapere tante di quelle cose… Non aveva una casa né una famiglia.

    Poverino!

    Anche lui, in qualche modo, era un pezzo di antiquariato.

    Forse era uscito dal negozio dei suoi genitori.

    Forse si era animato nella notte e trasformato in un uomo!

    Comunque era piacevole ascoltarlo; era gentile e aveva un vocione rauco e rassicurante.

    Anche Pezzy pensava che fosse un brav’uomo.

    Era il 1979, dicevo… continuò l’omone e i miei genitori mi portarono al mare

    Martina si ricordò di quando era stata al mare anche lei.

    Le fece un po’ paura vedere tutta quell’acqua… comunque era bello.

    Ero il bambino più felice del mondo perché quella fu la mia prima volta. Non avevo mai visto il mare, prima.

    Martina lo fissò negli occhi affascinata, rapita dal racconto.

    Lui aveva qualche ruga ma non di vecchiaia; in fondo aveva solo qualche anno in più di suo padre.

    Ma Matto ne dimostrava molti di più.

    Forse la vita in mezzo alla strada l’aveva ferito e invecchiato.

    Forse dormire tutte le notti su un pavimento duro e non in un morbido letto lo aveva abbruttito.

    Forse lo aveva reso più triste ma non per questo incapace di dare.

    La sabbia non c’era, era tutta ghiaia, il sole picchiava forte. Il paesino, su cui sorgeva questa spiaggia si chiamava, se non ricordo male, Sguardalmare…

    Un filo di vento fece sollevare i capelli di Pezzy.

    Anche lei ascoltava, rapita dal racconto di quel signore.

    A pensarci bene… non era una spiaggia particolarmente bella e il mare non era particolarmente pulito. Inoltre era affollato di gente. Non potevi fare un passo senza rischiare di pestare qualcuno. Comunque era il mio primo mare e, nella mia piccola esperienza, era la cosa più bella che avessi mai visto.

    Il barbone si fermò un attimo come per accertarsi che il suo piccolo uditorio lo stesse ascoltando.

    Martina e Pezzy lo fissavano in silenzio.

    Sì… lo stavano ascoltando e dagli occhioni della bimba si capiva chiaramente che non vedeva l’ora di ascoltare il resto.

    Bene. Lì feci amicizia con dei bambini della mia età. Luca, Filippo, Gianpaolo e Michele…

    Mattia non stava nella pelle.

    Vacanza!

    Il viaggio era scomodo con tutti quei bagagli.

    La mamma esagerava sempre con tutte quelle cose da mangiare!

    Aveva riempito il baule di pasta, pelati, bottiglie varie, teglie di pasta al forno, dolci, frutta e verdura…

    Come se non bastasse anche il sedile posteriore era pieno zeppo di roba.

    Meno male che era figlio unico altrimenti dove avrebbe stipato un eventuale fratellino o sorellina?

    Tra le melanzane e i pelati?

    Tanto avrebbero avanzato o buttato la maggiorparte della roba perché sarebbe andata a male con quel sole.

    Quella povera 128 non ce la faceva più!

    Ma adesso la tortura era finita!

    Erano giunti a Sguardalmare e gli sembrava un posto bellissimo, pieno di verde.

    Lontano dalla puzza e dal rumore delle strade.

    Il papà parcheggiò la macchina nei pressi dell’albergo… non si poteva andare subito al mare!

    C’era tutto quel trasloco da fare!

    Ma il grande papà disse… Andate pure tu e Matt. Penso io a tutto

    Sei sicuro caro? Non vuoi che ti diamo una mano?

    Mmmmh…. che nervoso!

    La mamma doveva sempre dire la sua!

    E se avesse detto… Beh se proprio insisti…?

    Se avessero dovuto lavorare un’ora prima di riuscire a farsi un bel tuffo?

    Ma per fortuna il papone disse… No, vai tranquilla. Porta il rompi alla spiaggia prima che scoppi

    Gli fece un occhiolino.

    Grande papone!

    Wooow! disse il rompi. Andiamo, andiamo, andiamo!!

    Ehi dammi la mano!

    Ma mamma!

    Ho detto dammi la mano o non si va da nessuna parte! Ci sono le macchine!

    Ma uff… sbuffò lui sapendo che se qualcuno della sua età

    l’avesse visto avrebbe fatto la figura del bambino.

    La mamma aveva la fobia delle macchine.

    E per forza.

    Se tutti avessero caricato le macchine con tutto quel cibo avrebbero potuto facilmente tirare giù un palazzo.

    Se tutte le mamme fossero state come lei, sì che c’era da aver paura!

    Comunque, visto che la condizione per andare al mare era tenere la mamma per mano… si fece coraggio.

    Nella speranza di non incontrare nessuno fino alla spiaggia.

    Il tragitto fu percorso in breve tempo e tutto andò bene.

    Il profumo del mare aveva invaso tutto il paese!

    Il mare era bellissimo, possente!

    La spiaggia era piccola e un po’ inclinata.

    La madre mise piede in spiaggia con un cappello gigantesco e i tacchi…

    Ancora teneva Mattia per mano.

    Il bambino si divincolò e cominciò a spogliarsi.

    Ehi… è meglio aspettare tuo padre con l’ombrellone e il telo, non credi?

    Ma non finì la frase che Mattia era sparito…

    Mattia? Mattia??? urlò la madre guardandosi a destra, poi a sinistra…

    La spiaggia era piena di gente e in meno di un secondo il bambino era sparito tra la folla.

    Yuhuuuuu… urlò mentre si tuffava in acqua.

    La sensazione era bellissima.

    L’acqua era un po’ sporca ma vabbé… bisognava divertirsi!

    Il mare era una cosa meravigliosa.

    Mise la testa sott’acqua per vedere i pesci.

    Nulla.

    Forse era troppo vicino alla spiaggia e c’era troppo pasticcio.

    Nessun pesce sarebbe andato a nuotare in mezzo a tutto quel frastuono.

    Sarebbe dovuto andare un po’ più in là… ma sarebbe stato prudente?

    La mamma lo avrebbe lasciato fare?

    Sicuramente no.

    Forse il suo papone sì, ma la mamma… oh mamma.

    Lei aveva cominciato addirittura una settimana prima a ungerlo con tutte quelle cremine puzzolenti.

    Gli aveva fatto un testone enorme con tutte quelle regole e regolette… cosa fare, cosa non fare, come comportarsi…

    Un giorno, se lo immaginava, sarebbe arrivata con un librone di quelli grossi e noiosi, senza figure, intitolato Il manuale del perfetto figlio.

    Se si graffiava era la fine; se si rompeva un unghia era la fine.

    Se gli sanguinava il naso… oh mio Dio! Era davvero la fine.

    Quindi, da un po’ di tempo, si stava specializzando a nascondere lividi e sbucciature.

    Ma ora, solo con il costume, sarebbe stato più difficile… e quindi doveva fare massima attenzione.

    La mamma sarebbe stata capace di fargli passare tutta la vacanza chiuso in una stanza d’albergo.

    A mangiare melanzane che fanno tanto bene ai bimbi bravi.

    Il papone era molto più ragionevole… ma tanto alla fine la vinceva la mamma, per cui…

    Aveva provato, e più di una volta, a metterli uno contro l’altra ma senza successo.

    Alla fine il papà papone, tanto deciso e convinto, si piegava alla volontà della mamma.

    Se la mamma diceva una cosa… così era.

    Quindi doveva farsi furbo.

    Si voltò un attimo per vedere se la mamma l’avesse pedinato o se lo stesse osservando poi, quando si accertò di non essere guardato, cominciò ad andare al largo.

    Certo la profondità gli faceva un po’ paura e doveva essere cauto.

    Aveva nuotato, qualche volta, in piscina, ma era diverso.

    In piscina non c’erano correnti strane e la profondità era stabile.

    In mare era tutto più oscuro.

    Ehi… si sentì chiamare.

    Si voltò.

    Sopra uno scoglio c’era un bambino pressappoco della sua età che gli disse… Tu lo sai fare questo?

    Il bambino si alzò in piedi sullo scoglio e poi si tuffò…

    Wow!

    Il tuffo fu spettacolare anche se i grandi non ebbero alcuna reazione.

    Mattia rimase a guardare mentre il provetto tuffatore nuotava verso di lui.

    Allora? gli disse una volta in prossimità Tu lo sai fare?

    Certo che lo so fare!

    Questo tipo lo aveva sfidato!

    Forse pensava che lui fosse un cagone!

    No!

    Doveva dimostrargli di avere coraggio!

    Stai a guardare… disse mentre si dirigeva verso lo scoglio.

    Arrivò ai piedi dello scoglio in pochi secondi.

    Ora doveva salire!

    Era scivoloso… non era facile salire!

    Ehi gli urlò il solito bambino guarda che devi salire dalla spiaggia. Da lì è impossibile

    Mmmmh… il tipo cominciava proprio ad innervosirlo!

    Io riesco a salire anche da qua!

    Non era vero, non era mai salito… ma non poteva darla vinta a lui!

    Ce la doveva fare!

    Afferrò con forza lo scoglio dove c’erano alcune crepe… c’era muffa ed era scivoloso.

    Da una crepa uscì un granchio e per un attimo stette quasi per togliere la mano…

    Doveva resistere.

    Con un grosso sforzo riuscì a tirarsi su.

    Ehi grande! disse il bambino che lo guardava dall’acqua.

    Mattia fece un sorriso… ora quel tipo era decisamente più simpatico.

    Quindi salì sulla cima dello scoglio.

    Guardò tutti dall’alto… accidenti!

    Non sembrava così alto da sotto…

    L’altezza faceva decisamente paura!

    Le gambe gli tremavano… ma sperava che il tipo, da sotto, non se ne accorgesse.

    Per un attimo fu tentato di scendere… ma che figura avrebbe fatto?

    Probabilmente quel bambino avrebbe riso, lo avrebbe preso in giro.

    Magari avrebbe chiamato i suoi amici e tutti avrebbero cantato… Cagone, cagone, cagone!!!

    E cosa avrebbe fatto durante il resto della vacanza?

    Si sarebbe nascosto da qualche parte?

    Sarebbe rimasto sotto l’ombrellone con mamma che lo avrebbe impastato di creme puzzolenti?

    No… doveva farsi forza!

    Sarebbe bastata una volta soltanto… dalla volta successiva avrebbe potuto sempre dire… L’ho già fatto. E’ noioso

    Ma ora doveva farlo.

    Fece un respiro per farsi forza, riempì i polmoni d’aria e senza pensarci troppo si buttò…

    In meno di un secondo si trovò sott’acqua e per pochi centimetri non andò a sbattere la testa contro uno scoglio…

    Cominciò quindi a risalire.

    Appena uscì fuori si trovò vicino al tipo che disse… Sei forte!

    Mattia sorrise e gonfiò il petto.

    Io mi chiamo Luca! disse sorridendo.

    Io mi chiamo Mattia! poi si misero a ridere senza ragione.

    Era appena nata un’amicizia.

    Tu vivi qui, Luca?

    No, sono in vacanza con i miei genitori

    Ah, anch’io! E quanto starai?

    Solo altri sette giorni. Vieni che ti presento i miei amici

    Uscirono dall’acqua e dopo un intricato viaggio tra corpi stesi e ombrelloni, gli andarono incontro altri tre bambini all’incirca della loro età.

    Filippo, Gianpaolo e Michele.

    Luca era il più abbronzato di tutti; evidentemente era arrivato prima.

    Filippo era cicciottello e lentigginoso; aveva un panino in mano e stava masticando.

    Gianpaolo era magro e bianchiccio; anche lui pieno di cremine e aveva gli occhiali e un cerotto sul naso.

    Michele aveva lo sguardo tra le nuvole.

    Ehi disse Luca sapete che Mattia è salito sullo scoglio dall’acqua? Io non c’ero mai riuscito!

    Davvero? disse Gianpaolo pauuuraaaa…

    Ooooh… disse Filippo.

    Che ne dite di promuoverlo vice capo del gruppo? propose.

    Il sorriso di Mattia parve arrivargli alle orecchie.

    Era appena arrivato e già volevano farlo vice-capo!

    Sì, perché no! disse Filippo.

    Anch’io sono d’accordo! disse Gianpaolo.

    Michele non rispose.

    E tu? chiese Luca che evidentemente era il capo capo

    Sei d’accordo sì o no?

    Michele smise di guardare altrove e poi disse… D’accordo su cosa?

    Ecco… non farci caso disse Luca questo è Michele

    Quindi fu promosso a vice capo con una maggioranza schiacciante!

    Io e il vice dobbiamo consultarci per una prova di coraggio!

    Uffa… un’altra? disse Gianpaolo.

    Sì, il nostro gruppo deve essere composto da uomini veri!

    Quindi Luca e Mattia si allontanarono per consultarsi.

    Intanto una donna completamente vestita e con abiti lunghi chiamava…. Gianpy… Gianpy… vieni. E’ l’ora dell’antistaminico! Forza!

    Filippo e Gianpaolo si guardarono.

    Tua mamma ti chiama…

    Lo so…

    E l’ora di cosa? Anti… sta… che?

    E’ per l’allergia

    A cosa sei allergico?

    Boh… a tante cose

    Ma non prendi anche quelle cose per la pressione?

    Ed è vero che sei intollerante al latte?

    Ed è vero che hai avuto i pidocchi l’anno scorso?

    Ed è vero che non puoi mangiare tante cose dolci?

    Vero

    Ed è vero che… scusa. Esiste qualcosa che puoi fare o di cui puoi anche non preoccuparti?

    Boh… non lo so. Appena lo scopro te lo dico

    Vai a prendere i tuoi anticosi che io prendo i miei

    Davvero? Anche tu prendi degli antistaminici?

    Certo come no! disse facendogli vedere il panino e cominciando a mangiarlo.

    Vedi? disse a bocca piena… Questa è la mia medicina delle 10… poi stai a guardare come mi riempo di medicine a mezzogiorno!

    Ah… ah… ah… disse facendogli un sorriso sprezzante mentre si dirigeva da sua madre.

    Intanto Luca e Mattia si erano allontanati.

    Vedi… noi che siamo i responsabili dobbiamo dargli delle prove di coraggio disse Luca nella massima convinzione Ma prima di tutto dobbiamo essere noi a farle!

    Cosa significa?

    Ogni generale si fa rispettare per la sua autorevolezza e non per la sua autorità!

    Wow… che paroloni difficili usava il suo amico Luca! Si meritava davvero di essere il capo!

    Se vogliamo essere dei grandi generali non possiamo chiedere nulla a loro che non saremmo disposti a fare anche noi. Quindi prima di chiedere ogni prova di coraggio, dobbiamo averla già fatta noi

    Giusto disse Mattia per non sentirsi da meno… anche se quel discorso gli faceva un po’ paura.

    Chissà cosa si sarebbe inventato, Luca, come prova di coraggio.

    Il ragazzino si guardò un po’ intorno… poi vide la boa di confine.

    Che ne dici di nuotare fino alla boa?

    Mmmh… è pericoloso

    Certo che è pericoloso, altrimenti che prova di coraggio sarebbe?

    Se lo sapessero i nostri genitori… ecco…

    Se lo sapessero i nostri genitori ce lo impedirebbero, è ovvio! Ma tu lo vuoi fare o no? Hai paura?

    Certo che lo voglio fare! Io non ho paura di niente! disse Mattia che, pur essendo terrorizzato all’idea di arrivare fino alla boa era ancor più terrorizzato all’idea di passare per cagone.

    Ad un certo punto si sentì la voce di un adulto urlare… Luca vieni a mangiare!

    Era il padre di Luca che lo chiamava…

    Ok, adesso andiamo a mangiare e oggi pomeriggio facciamo la prova, ok? disse lui.

    Mattia ci pensò su un attimo e stette quasi per dirgli… Non so se mia mamma mi farà restare anche oggi in spiaggia essendo il primo giorno… invece disse… Ok… ci vediamo più tardi!

    Quindi si separarono.

    Ormai l’aveva detto.

    Doveva riuscire a mantenere la parola data… ma come?

    Andò a cercare sua madre che sicuramente era preoccupata.

    Non sarebbe stato facile trovarla in mezzo a tutta quella gente… ma la mamma aveva un cappello a forma di disco volante, gigantesco e giallo limone…

    Ehi Mattia… si sentì chiamare.

    Era il suo papone che era riuscito a trovare un angolino libero e ci aveva piazzato ombrellone e stuoie siamo qui. Vieni a mangiare

    La mamma lo guardava con sguardo severo.

    Era sparito e per quasi due ore.

    Quante volte devo dirti di non sparire! cominciò lei… Non mi ascolti mai!

    Era il momento dello stressamento…

    Quando la madre cominciava… non sapevi mai quando finiva.

    Mattia rimaneva a testa bassa per non peggiorare le cose… ma non stava ascoltando minimamente quello che stava dicendo la mamma.

    La sua mente era impegnata a trovare un angolino per infilarsi nel discorso e trovare le parole giuste per chiederle se poteva andare al mare anche nel pomeriggio…

    Ehm… mà… posso andare oggi pomeriggio? Ho fatto amicizia e…

    Hai già fatto amicizia? disse il padre orgoglioso e sorridente.

    Al mare oggi? disse la madre No, no. Non se ne parla nemmeno. Sei troppo bianco

    Ma mamma…

    Ho detto no

    Mamma solo un’ora… solo un’ora perché devo fare una cosa importante

    Il padre guardò Matt dispiaciuto… ma non si sarebbe messo contro la mamma.

    La mamma stava per dire l’ennesimo e definitivo no quando Matt scoppiò a piangere.

    Entrambi si ammutolirono.

    Ma amore, non c’è bisogno di piangere! Abbiamo tutta la settimana per andare al mare

    Lo so… ma ho fatto amicizia e ho promesso di fare una cosa

    E poi ti ustionerai… e questa notte non dormi!

    Ma solo un’ora. Un’ora e poi torno

    Il papà e la mamma si guardarono.

    Il papone disse… Amore… forse…

    Ok, ok! disse lei mezz’ora! Uscirai alle tre e tornerai alle tre e mezza precise, ok?

    Il bambino si asciugò le lacrime…

    Mezz’ora doveva bastare!

    Ok! disse.

    La tristezza che l’aveva invaso improvvisamente passò.

    Avrebbe visto i suoi amici; giusto il tempo di nuotare fino alla boa e poi… via!

    Almeno avrebbe fatto il suo dovere.

    Certo che se i suoi amici lo avessero visto piangere… altro che vice-capo!

    Gli avrebbero dato della femminuccia!

    Comunque era sicuro che anche Luca, che sembrava tanto forte, ogni tanto piangeva.

    Forse non si faceva mai vedere da nessuno… ma sì, sicuramente piangeva anche lui.

    La madre gli tolse subito la pasta al forno che inizialmente gli aveva messo davanti.

    Se ti bagni anche oggi… disse devi rimanere leggero.

    Il piatto fu sostituito da una insalatina con pezzi di cetrioli… Bleah!

    Quel profumino gli aveva fatto venire una fame!

    Come se non bastasse i suoi genitori si stavano strafogando di pasta al forno piena piena di mozzarella…

    Mattia si chiese se, scoppiando a piangere una seconda volta, sarebbe riuscito ad andare al mare e anche a mangiare un po’ di pasta…

    Ma no.

    Non era il caso di tirare troppo la corda.

    Aveva incredibilmente ottenuto quello che voleva… e non era il caso di rischiare di rovinare tutto.

    Pur con una faccia disgustata, si forzò a mangiare quei cetrioli. Tornarono in albergo per farsi una bella doccia e togliersi di dosso tutto quel sale.

    Si riposarono un po’.

    E arrivarono anche le tre…

    Mattia si diresse verso il luogo X sperando di trovare qualcuno.

    D’altronde avevano detto che si sarebbero ritrovati lì dopo mangiato ma non avevano stabilito l’orario.

    Luca era lì ad aspettarlo.

    Finalmente! disse Pensavo non venissi più!

    No no… eccomi. Ho fatto prima che ho potuto ma ho dovuto aiutare i miei genitori a traslocare!

    Allora, sei pronto per la prova di coraggio?

    Sì, ma tra mezz’ora devo andare via. Oggi andiamo in paese

    Ok, allora non perdiamo tempo

    Si tuffarono e si diressero in direzione boa…

    Mattia sperò che non si trattasse anche di una gara tra loro perché non era molto veloce a nuotare.

    Infatti Luca lo distaccò subito…

    La distanza era notevole… non sembrava così lontana guardando dalla spiaggia.

    L’acqua diventò improvvisamente più fredda.

    Cominciò ad avere paura… ma Luca era molto più avanti e non poteva mollare.

    Continuò a nuotare finché si sentì come afferrare dai piedi…

    Qualcosa… una corrente lo tirò giù e per un attimo fu preso da panico!

    Vide molta schiuma.

    La corrente lo trascinò per almeno venti secondi sotto l’acqua e lo spinse lontano…

    Non poteva resistere a quella corrente.

    Per un attimo si chiese se sarebbe morto.

    Poi vide, per pochi secondi, una specie di grosso cerchio sotto l’acqua; un cerchio fatto di pietre e corallo.

    La corrente lo riportò su…

    Spuntò con la testa fuori dall’acqua e riprese fiato.

    Quei momenti drammatici erano terminati.

    Lui stava bene e aveva addirittura superato la boa ma era uscito dalla pista.

    Infatti la boa era lontana, alla sua destra.

    La corrente gli aveva fatto fare un viaggio strano.

    Comunque l’acqua dove si trovava adesso era profonda ma tranquilla.

    Infilò nuovamente la testa sotto per guardare quella strana conformazione di corallo.

    L’acqua era abbastanza limpida, molto più pulita che vicino alla spiaggia, e l’anello o cerchio, si vedeva chiaramente.

    Sembrava emanare una debole luce come se tutto quel corallo fosse un po’ fluorescente.

    Se fosse stato grigio o opaco, forse, sarebbe rimasto inosservato.

    Mattia si immerse e si avvicinò per guardarlo meglio…

    Era una cosa strana e bella.

    Ci girò attorno…

    Lo toccò.

    Era duro e a tratti spugnoso, pieno di piccoli corallini e animaletti.

    Chissà cosa avrebbero detto Luca e gli altri!

    Comunque tornò su, fuori dell’acqua.

    In lontananza vide Luca che stava tornando sulla spiaggia.

    Forse non si era accorto di lui; forse l’aveva visto solo sparire.

    Comunque non era il caso di attardarsi tanto… ormai la mezz’ora era quasi finita.

    Bisognava tornare a casa.

    Cap. II

    Mattia si svegliò presto.

    Era il secondo giorno di vacanza e purtroppo ne aveva solo sette per divertirsi.

    La notte era stata agitata e calda; aveva dormito poco.

    Ehi Matt disse il papone anche lui appena sveglio che ne dici di venire con me, oggi, a fare un giro in paese?

    No no, preferisco andare al mare

    Ma poi ci andiamo al mare e magari troviamo una spiaggia più bella

    No no, ho già i miei amici in questa!

    Ok come vuoi…

    Fecero colazione e dopo il solito trattamento cremine puzzolenti e unte andarono in spiaggia senza il papone.

    Forse aveva qualcosa da fare e per questo voleva incastrarlo. Ma Mattia, ormai, aveva i suoi amici; sarebbe stato molto difficile convincerlo a cambiare spiaggia o anche solo a perdere tempo da qualche altra parte.

    Giunse dunque sul

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