L'Enigma delle Origini: Il misterioso passato della razza umana
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E ve le racconta con un linguaggio forbito ma non saccente.
La sua operazione, se la dovessimo visualizzare per immagini (e qui torniamo al concetto della docufiction ben riuscita), è quella di accostarsi a miti e divinità , confabulare con loro e poi prenderle per mano.
Così questi miti e queste divinità vi si avvicinano, si fanno conoscere e, per tramite dall'autore, rievocano per voi la loro storia.
Una storia che, troppo spesso, rischia di andare perduta tra specialità dell'argomento e il suo confinamento all'interno di volumi di settore.
E invece qui rimangono con voi, questi esseri soprannaturali, e con voi si faranno portare quando sarete arrivati all'ultima pagina.
Quel che pensa Simone Barcelli, seguendo il procedere della sua narrazione in giro per il mondo, non ci è dato sapere.
E' un cronista che incontra una realtà , la raccoglie, si documenta per verificare l'autenticità della storia e la trasmette a sua volta.
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Book preview
L'Enigma delle Origini - Simone Barcelli
Ringraziamenti
Prefazione
Le mitologie di popoli lontanissimi fra loro hanno spesso elementi comuni, talvolta identici, e debbono affondare le radici in avvenimenti reali deformati dal tempo, dalle circostanze e dalla fantasia
.Peter Kolosimo, da Odissea Stellare
, 1974.
Simone Barcelli ha 47 anni ed è un ricercatore indipendente di Storia Antica, Archeologia e Mitologia.
Web master del portale Tracce d’eternità
(simonebarcelli.org), è curatore dell’omonima rivista elettronica, in download gratuito per gli utenti del sito.
Ha collaborato con i mensili Hera, SpHera e Area di Confine (Acacia Edizioni) e con il bimestrale L’Iniziazione.
Per Cerchio della Luna ha pubblicato Tracce d’eternità
(2009).
Lo ammetto. Quando Simone Barcelli mi ha chiesto di scrivere la prefazione al suo libro, il primo istinto è stato quello di rifiutare: le tematiche di cui Simone si occupa ormai da tempo e con grande competenza esulano dalle mie conoscenze e dunque il rischio era duplice. Da un lato, quello di far esordire queste pagine con qualche sciocchezza che penalizzasse l'autore e il suo lavoro. Dall'altro, quello di non conferire la giusta rilevanza (sempre che Simone ne abbia bisogno) all'opera che leggerete.
Ne ho parlato con lui e di comune accordo abbiamo deciso di provare lo stesso. E alla fine ho accettato perché risulto il cosiddetto lettore zero
perfetto. Le conoscenze in materia di cui dispongo derivano da percorsi scolastici ormai lontani e, non essendo stati una specializzazione, sono anche parziali nel trasfondere dettagli e interpretazioni.
Dunque, forse, un lettore zero
può avere qualcosa da dire su un libro come questo. E la prima considerazione è che, per quanto Simone Barcelli sia persona preparata quando scrive, non è eccessivo e nemmeno tedioso. Non vi ammorberà con minuzie, citazioni o riferimenti criptici, trappola in cui cadono tanti autori, forse più presi dalla volontà di esibire la propria preparazione che dal trasfondere al loro lettore informazioni che poi possa conservare e trasmettere a propria volta. No, Simone è chiaro quando si parla di culture lontanissime nel tempo e nello spazio. Ve le fa visualizzare, come in una docufiction ben riuscita, quasi le possiate seguire fotogramma dopo fotogramma. E ve le racconta con un linguaggio forbito ma non saccente.
La sua operazione, se la dovessimo visualizzare per immagini (e qui torniamo al concetto della docufiction ben riuscita), è quella di accostarsi a miti e divinità, confabulare con loro e poi prenderle per mano. Così questi miti e queste divinità vi si avvicinano, si fanno conoscere e, per tramite dall'autore, rievocano per voi la loro storia. Una storia che, troppo spesso, rischia di andare perduta tra specialità dell'argomento e il suo confinamento all'interno di volumi di settore. E invece qui rimangono con voi, questi esseri soprannaturali, e con voi si faranno portare quando sarete arrivati all'ultima pagina.
C'è poi un ulteriore merito che va tributato a questo libro. Non si cerca di vendervi
niente: credenze, convinzioni, scetticismo o affabulazione rimangono una questione personale. Ciò che pensa Simone Barcelli, seguendo il procedere della sua narrazione in giro per il mondo, non ci è dato sapere. È un cronista che incontra una realtà, la raccoglie, si documenta per verificare l'autenticità della storia e la trasmette a sua volta. È una specie di Omero, Simone, che vi narra un pezzo di cultura che di certo lo appassiona, ma che non giudica e che non vi porta a giudicare. Sarete voi, una volta chiuso questo volume, a procedere con un'idea o un'opinione. Positive o negative che siano, sta alla vostra libertà – di assimilazione del contenuto e di sua interpretazione – trarne qualcosa perché nessuno vi spingerà a credere, ad approfondire o a cambiare strada e genere.
Se posso invece esprime io un'opinione, secondo me la strada non la cambierete perché la storia delle culture antiche, delle loro convinzioni, l'antropologia e il pensiero umano sono tematiche che vanno ben oltre le specificità della conoscenza. Sono un patrimonio collettivo a cui sarebbe quanto meno inopportuno rinunciare. È un pezzo di voi e di me del quale ci stiamo deplorevolmente dimenticando, sepolto nel passato e affogato dalla frenesia per conoscenze più nuove, ma non così radicate. Potrete pensare che siano favole per bambini, quelle che racconta Simone – e le si può anche interpretare così, proprio come si interpretano in questo senso Esopo e Fedro: per questo, esattamente come Esopo e Fedro, a un bambino andrebbero raccontate, almeno per la maggior parte –, ma non si dimentichi che guardare nel proprio passato, per quanto recondito possa essere, è sempre tempo ben speso.
Infine, se qualche passaggio vi dovesse infastidire, laddove Simone affronta tematiche più vicine, come quelle legate al Vecchio e al Nuovo testamento, non incappate nell'errore di liquidare il concetto che vi verrà proposto come eretico. Non lo è. È eretico invece censurare conoscenze, voler indirizzare culti e popoli verso un'interpretazione dogmatica di un sentimento religioso. Fatto, quest'ultimo, accaduto fin troppo spesso nella successione dei secoli. Conoscere, per quanto ne potessero dire i pii giudici dell'Inquisizione, è solo rivoluzionario.
Antonella Beccaria
(giornalista e scrittrice)
Introduzione
Le mitologie di popoli lontanissimi fra loro hanno spesso elementi comuni, talvolta identici, e debbono affondare le radici in avvenimenti reali deformati dal tempo, dalle circostanze e dalla fantasia
. Peter Kolosimo, da Odissea Stellare
, 1974
Queste pagine trovano spunto da una delle mie più grandi passioni, quella che coltivo a tempo perso oramai da una ventina d’anni: l’archeologia di confine. Non sono un professionista in materia, ma mi piace scrivere. Certo, prima di farlo cerco di documentarmi il più possibile per non incorrere in sviste imperdonabili o madornali errori. Non voglio con questo ‘rubare’ il mestiere a gente di professione ma continuo a pensare che si può e si deve scrivere (e quindi leggere spero), a proposito di storia e archeologia, anche se riconosco i limiti di una preparazione che nasce fuori da ambienti accademici. Secondo il mio parere è importante, al di sopra di tutto, proporre o perlomeno cercare di farlo (perché i propositi sono questi), un prodotto corretto nei contenuti e documentato nelle fonti, accompagnato da un linguaggio semplice, giornalistico, accattivante se possibile, che possa raggiungere una buona fetta di quel pubblico appassionato di certe tematiche. ‘L’enigma delle origini della razza umana’ vuole essere nelle intenzioni un percorso a ritroso, alla ricerca delle parole importanti che i nostri antenati hanno scolpito, a chiare lettere, nel solco della preistoria. Quelle parole che dovrebbero essere la didascalia di alcuni di quei siti archeologici che, sparsi un po’ in tutto il mondo, sembrano sfuggire a ogni plausibile ed esaustiva interpretazione. I capitoli che incontrerete ora nella lettura, pur nella loro intrinseca compiutezza, seguono un sottile (a volte invisibile) filo conduttore che vi porterà direttamente alla parte finale, in cui si cercherà di tirare, per quanto possibile, le somme. I racconti mitologici che, chi ha vissuto prima di noi in tempi immemorabili ha inteso tramandarci, contengono (forse sarebbe meglio dire ‘nascondono’) senza dubbio barlumi di realtà che sono appannaggio comune alla gente di tutto il mondo. Non si spiegherebbero altrimenti le impressionanti similitudini, a volte anche qualcosa in più, che caratterizzano queste leggende. La sensazione, per chi studia la materia, è che alla base di tutto ci sia un retaggio comune che ha interessato una moltitudine di popoli. In sostanza una primordiale civiltà che nonostante tutto è riuscita a lasciare qualche flebile traccia alla sue spalle. Oggi malgrado si continui a insistere che la società in cui viviamo, grazie alla scienza e alla tecnologia, è l’espressione migliore della nostra millenaria esistenza su questa terra, non possiamo (o forse non vogliamo) comprendere quegli indizi, seppur labili, disseminati un po’ ovunque. Non è forse che pecchiamo di presunzione? Chissà, con la giusta umiltà, potremmo capirci qualcosa in più. Al di là del contenuto e della forma i miti andrebbero analizzati per quel che sono: ricordi distorti, sfumati, qualcosa che ha a che fare col nostro passato veramente remoto, avvenimenti importanti che grazie alla trasmissione orale hanno attraversato, in lungo e in largo decine e decine di secoli quando la scrittura non faceva ancora parte del bagaglio culturale della civiltà. Se questo è successo ci deve essere una ragione plausibile; in caso contrario, i nostri avi non avrebbero avuto nessun valido motivo per fare tutto ciò. La loro intenzione doveva essere quella di farci conoscere gli accadimenti che vissero in prima persona e il motivo, logicamente, è intrinseco nella loro importanza. Dovevamo sapere. Forse per comprendere la nostra origine, il mistero della vita. O per evitare di commettere gli stessi errori che spesso hanno condotto l’umanità allo sbando più completo se non a un passo dal baratro. D’altronde la parola ‘mito’ trae origine dal greco: ‘mithos’ in origine stava a significare narrazione di fatti, prima raccontati e poi, con la nascita della scrittura, anche trascritti. Oggi risulta veramente necessario utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, compreso lo studio della mitologia, anche perché i progressi delle discipline scientifiche di cui possiamo avvalerci non hanno ancora raggiunto un livello sufficiente da permetterci una piena comprensione del nostro intricato passato. Lo ammetto: è un percorso a ostacoli e imboccando questa strada c’è il rischio, sempre costante, di perdere credibilità, se non di mancare completamente l’obiettivo prefissato inizialmente. Ma non ci sono alternative. Vista la stagnazione delle nostre attuali conoscenze, è davvero indispensabile avere il coraggio di intraprendere queste vie e soffocare le nostre iniziali titubanze; confrontarci senza preconcetti con nuove tematiche, non facendo mai venir meno l’attenzione che può permetterci di cogliere in ogni istante quei segnali, a volte dei veri e propri input, provenienti da ogni direzione. Occorre essere curiosi. Io che scrivo lo sono. E voi che leggete?
Prima di cominciare…
Il volume, parlando necessariamente di religione, riporta affermazioni che sorgono spontanee dall’analisi di realtà storiche o comunque, risultano ben supportate da inconfutabili dati di fatto. Al riguardo, per quanto possibile, si fa puntualmente menzione della fonte. Queste constatazioni