Segreti
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Segreti - Erika Baima Griga
www.lettereanimate.com
Avevo un sogno e ci ho creduto
avevo solo bisogno del giusto incoraggiamento.
Ho aperto il cassetto dove lo custodivo
e gli ho dato vita.
A Elisa tieni stretti i tuoi sogni e inseguili sino all’ultimo
Ti voglio bene…
1
Le onde sbattevano dolcemente lungo la scogliera, che pareva essere accarezzata da quell'acqua limpida. Lei seduta sulla spiaggia ammirava quell’intreccio di emozioni di acqua e roccia pensando a lui. Ripensava ai momenti trascorsi assieme, si chiedeva ora dove fosse, cosa stesse facendo, ma soprattutto perché l'aveva abbandonata così, senza neppure una spiegazione.
Guardando i gabbiani volteggiare nel cielo pensò che anche lei avrebbe voluto essere così: libera. Libera dal nodo alla che gola la attanagliava; libera dal freddo che la scuoteva a dispetto del caldo dell’estate. Libera di farsi stringere dalle sue braccia. Una fitta di tristezza la trapassò e una lacrima percorse le guance. Poi più d’una.
Una sagoma le si fermò davanti. Lei alzò a malapena la testa scorgendo poco più che un’ombra. Notò che apparteneva a un uomo abbronzato. Rimase colpita dal suo sguardo, dai suoi occhi neri e penetranti.
«Io… ciao, scusami se ti guardo ma… hai dei bellissimi capelli.»
Lei sentì le guance prendere fuoco a quel complimento. Si passò una mano sugli occhi e asciugò le lacrime.
«Ma… piangi?» chiese lui avvicinandosi un po’.
«No, no… solo un po' di malinconia, tutto qui» rispose lei con un filo di voce arretrando istintivamente.
L'uomo si passò una mano fra i capelli e l’aiutò ad alzarsi.
«Piacere sono Luca.»
«A… Alessia, ma per tutti sono Ally.»
«Ally? Che strano soprannome. Come mai?»
«Non lo so… è dai tempi della scuola che mi chiamano così.»
Lei sentì scivolare via l’imbarazzo, sostituito da un’emozione che non riusciva a definire.
«Capisco…» disse lui in un sussurro che lei trovò seducente senza un’apparente spiegazione. «Io invece mi sono trasferito da poco qua e non conosco quasi nessuno. Però questo mare è irresistibile e vengo spesso a passeggiare per vederlo.»
«Già, bellissimo» rispose Ally guardando le onde.
Da lì in poi tutto venne naturale. Parlarono e risero per ore del più e del meno, senza neppure rendersene conto. Poi un suono acuto s’intromise tra loro: la suoneria di un cellulare. Luca tirò fuori il telefono dalla tasca e si allontanò per rispondere.
«Ora la devi smettere!»
Ally riuscì ad afferrare solo quella parola, poi la voce di lui si fece troppo lontana. Restò in attesa, guardandosi intorno per non fissarlo apparendo indiscreta. Dopo pochi minuti lui tornò.
«Il lavoro… che stress» si giustificò lui con un sorriso forzato. «Dove eravamo rimasti? Ah sì… Stasera ti andrebbe di venire a cena con me?»
Ally non sapeva cosa rispondere, le guance di nuovo rosse; sentì caldo e pensò che dopotutto non lo conosceva nemmeno. «Beh, un invito a cena è molto carino da parte tua… E non voglio essere maleducata ma… ma ti conosco appena. Meglio di no per ora.»
Luca reagì come lei non si sarebbe mai aspettata: scoppiò a ridere. Rise così a lungo che alla fine la contagiò. E quando entrambi terminarono lui tornò all’attacco: «Se avessi voluto farti del male te l’avrei fatto, no? Dai, vieni a cena con me?»
La sua voce assunse un tono determinato, da uomo che non era abituato a sentirsi dire no. Il sorriso tradiva il suo fascino così evidente.
«E se accettassi dove mi porteresti?» chiese lei giocherellando con la collana.
«Prima rispondi: vieni sì o no?»
Ally alzò un sopracciglio, ora in imbarazzo. Alla fine si sentì rispondere: «Ok va bene. Ma adesso dimmi dove mi porti.»
Lui scoppiò di nuovo in una risata.
«Ti faccio tanto ridere?», disse lei un po’ contrariata.
Lui si fece serio e si aggiustò il colletto della camicia. Poi la fissò negli occhi.
«Scusa, hai ragione. Vediamoci alle otto sul ponticello vicino via XX Settembre. Si va in pizzeria.»
«Ok sarò lì».
Luca le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia. Lei rimase ferma concedendosi appena un piccolo sorriso. Stava ancora sorridendo mentre lui si allontanava.
Entrando in casa Ally si sentì felice in un modo che quasi non riusciva a comprendere. Pensava a Luca e si domandava se avesse fatto bene ad accettare l'invito. Quando però i pensieri virarono su di lui la tristezza tornò a contagiarla. Decise che non doveva dargli la possibilità di rovinarle quel momento e quell’incontro e decise di farsi un bagno rilassante.
Raggiunse la vasca e aprì i rubinetti facendo scorrere l'acqua, mentre il sapone alla vaniglia e gli oli essenziali che vi aveva versato si trasformavano in una montagna di schiuma profumata. Chiuse i rubinetti ed entrò nell’acqua bollente. Si massaggiò il corpo sentendo la tensione scivolare via.
Il bagno era la sua stanza preferita, la sua piccola zona relax, come amava definirla. Una finestra si affacciava sul mare e a lei piaceva tenerla socchiusa per sentire il rumore delle onde mentre si immergeva nell’acqua.
Più tardi, passandosi la spazzola fra i capelli, guardò la sua immagine riflessa. Si sorprese nel notare come il suo sguardo fosse divenuto vivo. Non sembrava la stessa persona che poche ore prima aveva pianto in riva al mare.
Andò in camera da letto e aprì l'armadio. Era indecisa su come vestirsi, voleva apparire acqua e sapone, in fondo lei era così: semplice. Si mise un vestito bianco con dei fiorellini blu e rosa appena al di sopra del ginocchio; l'abito aveva una piccola scollatura e lasciava vagare l’immaginazione. Abbinò dei sandali bianchi con tacco, mise un velo di crema al profumo di pesca e un ombretto azzurro che risaltava lo sguardo. Aprì un cofanetto che si trovava sul grande comò che faceva da padrone nella stanza come re del mobilio
e tirò fuori degli orecchini. Guardò solo un istante la pietra azzurra e poi li indossò.
Scese le scale e si diresse verso la porta, passando davanti allo specchio si diede un'occhiata.
Sì, così mi sento a mio agio.
Prese la borsetta e uscì.
Il sole stava calando. Luca se ne stava poggiato al ponte perso nel panorama ma con la mente fissa ad Ally. Non poteva nasconderlo: provava qualcosa di molto simile a un desiderio primordiale nel pensare a lei. Ogni suo pensiero fu troncato quando percepì una ventata di profumo alle sue spalle. Si voltò e rimase a bocca aperta, sentendo un’eccitazione mai provata prima.
«Sei bellissima», le disse baciandole il dorso della mano.
Un brivido la percorse facendo riaffiorare sensi che pensava di aver perduto.
«Ti porto in un posto tranquillo lontano da rumori, rimarrai senza parole», disse lui prendendole la mano.
La guidò quindi verso una stradina che costeggiava il centro del paese. Camminarono per una decina di minuti finché imboccarono un vialetto alberato e illuminato da lampioni. In fondo alla via c’era una casa circondata da un porticato in legno verde.
Alzando lo sguardo Ally scorse un terrazzo illuminato da candele.
«Allora? Non parli?» chiese Luca con un sorriso malizioso, puntandole gli occhi addosso.
«Stupendo» riuscì appena a dire, sentendo il cuore battere forte e uno strano brivido ai sensi più proibiti.
«Bene. Allora chiudi gli occhi.»
Ally ubbidì mentre lui la guidava. Una porta si aprì.
«Fai attenzione ci sono alcuni gradini» le disse. «Ecco siamo arrivati, ora puoi aprirli.»
Ciò che vide la lasciò senza parole: un incantevole e immenso terrazzo circondato da luci e candele, un tavolo con una tovaglia rossa e petali di rosa, due bicchieri con del vino. Ally non riusciva a credere che un perfetto sconosciuto fosse riuscito a stupirla. Lui non era mai riuscito in un’impresa del genere.
«Stupendo, davvero bellissimo» disse. «Ma non si era parlato di una pizzeria?»
Lui le sorrise. «Ho mentito. Ma volevo che fosse una sorpresa.»
Lei trovò che era riuscito nel suo intento. E si rese conto che Luca era dannatamente bello, resistergli era una tentazione così forte che Ally si domandò quanto ancora avrebbe resistito.
Lei notò solo dopo qualche istante la presenza di un cameriere dall'aria impacciata. Luca fece cenno al ragazzo che si avvicinò.
«Buonasera», disse facendo un mezzo inchino.
«Buonasera», rispose Ally gentilmente.
Luca le spostò la sedia per farla accomodare, fece il giro del tavolo e prese posto davanti a lei. Alzò il calice: «Un brindisi a noi».
Brindarono guardandosi dritto negli occhi.
«Cris inizia a servire la cena», ordinò lui con tono fermo.
«Ai suoi ordini capo.»
Ally notò che nel dire quelle ultime parole il giovane aveva trattenuto a stento un sorriso. L'uomo lo fulminò con lo sguardo. Ally voleva ridere poiché il cameriere gli stava simpatico.
Luca la guardò e seguì con lo sguardo il profilo delle sue spalle nude. Il pensiero di sfiorarla con le labbra e baciarle il collo lo faceva impazzire.
«A cosa stai pensando?» chiese incuriosita.
«Non te lo posso dire ti imbarazzeresti», rispose sentendo l’interno dei pantaloni stringersi,
«Io non mi imbarazzo non sono una ragazzina» rispose a tono avvicinandosi con i seni al tavolo. Luca notò quel gesto provocatorio e i suoi occhi si scurirono ancora di più.
«Sicura? Perché se ti vedo arrossire sarò costretto a fare quello a cui stavo pensando.»
«Dai!» lo sfidò lei con determinazione.
Luca si alzò dalla sedia. Ally arretrò appena, in maniera istintiva, e nel fare ciò non riuscì a non notare l’erezione nel jeans di Luca. Lui le andò vicino e le sfiorò il collo. «Vediamo un po'… stavo pensando…» e iniziò a baciarle lentamente le spalle per poi risalire sino all'orecchio.
Lei lo lasciò fare, sentendo i capezzoli indurirsi; il rossore in volto tradì la sua necessità di averlo. Si scostò bruscamente quasi senz’aria.
Il cameriere arrivò con la cena: «Ecco qui signori».
Luca tornò a sedersi. Ally si passò una mano sul volto e lo sentì bollente. Rimasero in silenzio ad assaporare la cena a base di pesce, concentrati entrambi a mantenere il livello di eccitazione sotto soglie controllabili.
Luca sapeva di non esserle indifferente e decise di provocarla con le parole.
«Vedi, ti sei imbarazzata senza che nemmeno parlassi.»
Lei sentì di andare a fuoco. Cercò quindi una via d'uscita, ma non riusciva a pensare a nulla se non al profumo di lui. Si alzò di colpo e si diresse verso il balcone. Si sentiva scossa ed eccitata e i capezzoli risultavano così sensibili da farle male; inoltre quella strana vibrazione che sentiva nel corpo la stava mettendo a dura prova. Se l’era detto nella vasca da bagno che non le sarebbe stato facile resistere a quell’uomo.
Lui la raggiunse un istante dopo.
«Cos’hai?»
Le sue braccia le cinsero i fianchi. Lui le si appoggiò e lei sentì l’eccitazione di lui sul suo fondoschiena.
«Nulla, volevo solo ammirare un po’ il mare da qui.»
«Non mi hai risposto, però.»
Lei si voltò a guardarlo. Il suo sorriso era magnetico e i suoi denti bianchissimi risaltavano sull'abbronzatura.
«A cosa?»
«Credevo di averti fatto un certo effetto. Sbaglio o eri su di giri?»
«Stai scherzando? Non mi hai fatto nessun effetto mio caro. Volevo solo illuderti.»
Era una bugia. Poteva chiaramente sentire le mutandine umide e i seni formicolare dal desiderio.
Luca si accarezzò il viso. «Bene, altrimenti avrei dovuto assaggiare quelle labbra…», poi prese la bottiglia di vino e ne aggiunse ai bicchieri. «È Alessia il tuo nome, giusto? Mi piacerebbe chiamarti così invece di Ally…»
«Ah sì? Beh, ne sono lusingata è da anni che nessuno mi chiama più così».
Alzandosi con il bicchiere in mano Luca le si avvicinò la prese per mano e la portò verso il balcone. In lontananza si sentiva il mare.
«Non è stupendo? Che musica, ogni sera prima di andare a dormire vengo qui e ascolto questa melodia.»
Ally annuì, ma era persa nei suoi occhi e a malapena lo ascoltava. Quell'uomo la intrigava non le era mai successo di provare sensazioni simili.
Lui la abbracciò e avvicinò la sua bocca all’orecchio di lei. Ally si sentì fremere quando l’alito caldo e sensuale di lui le sussurrò all’orecchio: «Vieni c'è una cosa che ti voglio mostrare.»
Lei lo seguì.