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La Scuola a Caporetto
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La Scuola a Caporetto

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L’autore, docente di Lettere nelle Superiori, racconta la Scuola come realmente è: senza scendere ad alcun compromesso. Lo strumento utilizzato sono “le note di diario” corredate dalla relativa data. Ogni singolo evento diviene così un emblema della condizioni in cui versa l’Istituzione.Il libro si articola in cinque capitoli: dirigenti scolastici, professori, alunni, esami di stato, proposte di riforma.

Accanto agli attori vengono presi in esame i meccanismi di governo della Scuola: Consigli di Classe, Dipartimenti, Collegi dei Docenti, Scrutini, Orientamento, Esami, Autonomia, che nelle parole del professore diventano vuote ritualità: incapaci di garantire la qualità del prodotto finale e l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.La Scuola narrata da un’angolazione politicamente “scorretta”.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateOct 9, 2014
ISBN9788891159618
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    La Scuola a Caporetto - Nicola D'Adamo

    D’Adamo

    IL TITOLO

    Nei primi giorni di Settembre, in occasione degli esami di idoneità, consolido la mia opinione circa sciatteria, che regna nella Scuola.

    I candidati, pur presentando lacune tali che non sarebbero mai stati ammessi a nessuna delle classi richieste, vengono quasi tutti accontentati con il meccanismo del colloquio.

    A domanda l’alunno inizia a balbettare qualche frase sconnessa. A soccorrerlo interviene l’esaminatore, che fornisce la risposta. Il candidato annuisce affermando di aver capito. A questo punto il professore, scuotendo la testa e dichiarando di aver terminato l’interrogazione, inforca gli occhiali e scrive il voto sul registrino, dandolo, come apprenderò in sede di scrutinio, non all’alunno, ma a se stesso. Come dire: si è autovalutato per ciò che egli effettivamente è: una nullità messa ad insegnare il nulla. L’alunno passa ad un’altra disciplina. Si replica il ritornello. Così fin quando termina di vagire su tutte le materie. Al termine, tra un colloquio ed un altro, ci si scambiano dei pareri. C’è unanimità nell’esprimere giudizi negativi. D’altra parte non si può sfigurare davanti ai colleghi, che tutto hanno sentito e che hanno espresso una loro personale valutazione.

    Tuttavia ciò che avviene in sede di scrutinio è più che un ribaltone.

    Ingenuamente porto i miei voti quasi tutti fortemente negativi, e trovo schierati in bell’ordine di combattimento tanti sei da far impallidire lo stesso Napoleone. Perciò, nonostante che la norma prescriva che i candidati, per essere ammessi alla classe richiesta, debbano ottenere sei in tutte le discipline, il Consiglio assegna sei anche in quelle discipline, le mie, nelle quali la valutazione in alcuni casi non è stata superiore al due. Chiarisco: 2.

    Ecco il tassello che mancava a queste note di diario: in molte istituzioni scolastiche, le peggiori, i Consigli di Classe di fatto sono tanti piccoli Soviet che, operando a maggioranza, attribuiscono appunto il sei. Assicuro: non sono sei politici. Appartengono semmai alla categoria mentale dell’ignavia: la peggiore. I primi trovavano la loro giustificazione in un’ideologia, i secondi nell’assenza di ogni valore. Ed è la più palese manifestazione di una classe docente che ha rinunciato completamente al proprio ruolo.

    Nonostante il mutare della società e dei suoi bisogni, alcuni modi di pensare sono così radicati da essere quasi immodificabili. Come le monarchie di origine divina. Così restano i Consigli di classe con il loro voto collegiale, ovvero i Soviet della Scuola: nonostante che l’era che li aveva generati sia finita nella spazzatura della Storia.

    Un’ulteriore prova del Consiglio di Classe come Soviet mi viene fornita dal regolamento, che in una circolare ci viene ricordato dal Dirigente:

    a) la valutazione e l’assegnazione dei voti è un atto prettamente collegiale;

    b) tutti hanno il dovere di rispettare il segreto d’ufficio.

    Dalla prima prescrizione scaturiscono due conseguenze gravissime:

    1) i professori vengono espropriati della loro professionalità. Quelli bravi navigano in acque torbide dove, avendo la meglio i fannulloni, spesso sono costretti a rinunciare al loro ruolo.

    2) allievi con insufficienze gravissime, attraverso semplici maggioranze di inetti o di politici o un mix degli uni e degli altri, in luogo degli uno, due, tre o quattro, trovano sei nella loro pagella. Con un’ulteriore annotazione: anche molti sei sono ignavi o politici. Nel senso che alcuni docenti non attribuiscono mai un voto inferiore al sei.

    Per un’ulteriore chiarezza ritorno alle polemiche che hanno tenuto titolo sulle pagine dei giornali, nelle quali inopportunamente la Gelmini sollecitava i Consigli di Classe ad ammettere agli Esami di Stato gli alunni con un cinque. La Signora non è una cruscante. Perciò è lontana anni luce dal conoscere i docenti, la scuola ed i suoi meccanismi. I quali hanno il potere di ribaltare ogni sua più buona intenzione. Ed i sovvertitori tendono agguati con ogni mezzo. Basta sfogliare le pagine di Internet per rendersene conto:

    FLC CGIL Lavoratori della conoscenza:

    "Fra le tante distorsioni, ingiustizie e confusioni che si vanno realizzando nella scuola secondaria superiore, per effetto delle scelte scellerate di politica scolastica di questo Governo, ci è pervenuta la segnalazione, che di seguito pubblichiamo, delle conseguenze che sta producendo l’attuazione di quanto stabilito dal_Regolamento sulla valutazione sull’ammissione agli esami di Stato

    Noi confidiamo nel fatto che la maggioranza degli insegnanti sia in grado di evitare il moltiplicarsi di casi come quello descritto ed a tal proposito ricordiamo che la collegialità della valutazione non è stata abolita.

    Nonostante i numerosi ed a volte pressanti suggerimenti ministeriali in tal senso, infatti, la valutazione non e' un atto aritmetico ma un’azione pedagogica e responsabile.

    Ma va da sé che il Ministro Gelmini porta la responsabilità di casi come questi, con gli atti formali che ha prodotto e le sue continue affermazioni punitive per studenti e insegnanti rese note nel corso degli ultimi anni, che non possono essere smentite con una sorta di buonismo dell'ultima ora, fatto solo di parole".

    Poi di seguito:

    "Tre le principali novità della Ordinanza ministeriale n. 44 del 5 maggio 2010 su Istruzioni e modalità organizzative e operative per lo svolgimento degli esami di stato nella secondaria superiore:

    Ora, se a questi epigoni di un passato remoto, che cianciano di scelleratezze e si ostinano a denominare maestri e professori con il sintagma lavoratori della conoscenza, si sommano gli ignavi + le professoresse che insegnano per la pelliccia, + i prof. che lavorano nella scuola per la pensione (avvocati, economisti, ingegneri, architetti), le professoresse mamme, i professori papà, ecc. ecc. allora il gioco è fatto: tutte le circolari ministeriali avranno lo stesso sapore delle grida manzoniane.

    Ma vengo alle vicende, che verranno raccontate, sempre tenendo presente il secondo punto della circolare del Dirigente: tutti hanno il dovere di rispettare il segreto d'ufficio.

    Atto primo per l’ammissione all’Esame di Stato con tre insufficienze gravissime.

    Come mi renderò conto solo a fatti avvenuti, la manovra di accerchiamento ha inizio già a partire dagli scrutini del primo quadrimestre, quando sui tabelloni, ad eccezione dei miei pessimi voti, vedo schierati tanti sei, accanto a qualche cinque. Tutti offerti in dono ad alunni dei quali, a causa delle prolungate assenze, conosco il nome soltanto per via dell’appello. Quando ne chiedo la spiegazione, per rendermi conto dove si fosse inceppata la mia didattica, mi viene risposto che gli alunni, tutti lavoratori, prendendo appunti dai compagni di scuola, avevano, è vero solo qualche interrogazione, ma altamente positiva e decisamente encomiabile, viste le condizioni in cui erano costretti a frequentare. Qualche giorno dopo la mia indiscreta domanda in seno al Consiglio di Classe (Soviet), dall’alfiere dell’otto dell’ignavia, che evidentemente desiderava ammaestrarmi, mi viene elargita un’elevata lezione di didattica imperniata sul concetto di cittadinanza attiva:

    Nicola mi ammaestra il prof. Corifeo ma sai che cos’è la cittadinanza attiva e per quale ragione esiste la scuola serale?

    Sono Socrate e, affermando di non sapere, lascio all’interlocutore il compito di spiegarmelo.

    Vedi continua, la Scuola serale vuole offrire ai suoi alunni l’opportunità, attraverso il diploma, di inserirsi fattivamente nella società. Poi i soliti bla, bla, bla costruiti con l’abituale retorica ed i consueti luoghi comuni, che si ripetono a memoria come le litanie. Il cui unico scopo è quello di indottrinare gli interlocutori al di là di ogni razionalità.

    Ma il prof. più si rende conto del mio dissentire, più continua: Se i ragazzi non sanno, non è colpa loro. E’ di chi ci ha preceduto. Non devono pagare ecc. ecc. ecc..

    Sono stanco di simili idiozie. Perciò oso interrompere il catechizzatore che, sentendosi inascoltato e per giunta contraddetto, sbarra sorpreso i suoi occhi. No rispondo non sono d’accordo. Prima del Diploma vengono le competenze. Se non le acquisiranno, questi ragazzi saranno degli sconfitti. Mai potranno inserirsi in quei ruoli ai quali aspirano. Il cittadino attivo non è quello che ottiene un diploma, ma quello le cui conoscenze gli consentono di dialogare con la società nell’ambito dei suoi saperi. E proprio perché molti dei nostri allievi hanno superato la soglia dell’età dell’adolescenza, dobbiamo di più. Il Diploma è solo la fine di un percorso e l’inizio di un altro.

    Il prof. Corifeo mi lascia scuotendo la testa. D’altra parte quasi tutti i nostri allievi non studiano: smaniano unicamente per il Diploma. E come può il prof. Corifeo non soddisfare questa loro picca?

    Molti studenti provengono da scuole private. Alcuni sono passati direttamente dalla 3° Media al 5° Superiore e, miracolo dello Spirito Santo, con una media superiore all’8,1, che consente loro di ottenere il massimo del credito scolastico il quale, sommandosi alle insufficienze, che otterranno nelle prove d’esame, garantirà l’oggetto del desiderio: il diploma.

    Il meccanismo mi viene spiegato da due alunni della classe parallela, la 5F, i cui professori, ad eccezione del sottoscritto sono diversi da quelli della 5D.

    Professore mi dicono durante una cena che la 5F ha organizzato per festeggiare le ammissioni, "non è giusto che nella nostra classe vi siano stati molti non ammessi o non scrutinati, mentre nell’altra quinta sono stati ammessi tutti, perfino i nostri ex compagni delle private ai quali materialmente furono compilate le prove nella sede, dove sostenemmo gli esami di idoneità. Nel senso che non erano in grado neanche di copiarle. Nella privata, che abbiamo frequentato, funziona così. All’atto dell’iscrizione si viene accolti dal Direttore, che illustra agli allievi programmi e metodi, dando una veste di grande serietà. Si ha l’impressione di essere in una scuola vera. Quando poi si inizia a stare nelle aule, i professori ci dicono che è inutile studiare. A poco serve, tanto si viene comunque promossi: basta pagare!

    Al momento degli esami di idoneità tutti nei banchi con i fogli in bianco. Non siamo al corrente neanche delle materie su cui verteranno le prove. Professore, non ha capito? Materialmente neanche ne conosciamo l’esistenza. Ci dicono: adesso c’è la prova di Economia Politica. Ci guardiamo in faccia smarriti: cosa sarà mai questa Economia Politica? Provi ad immaginare come ci troviamo. Tutti con il naso in su. Nessuno è in grado di svolgere il compito, finché non arriva un prof. che, in presenza degli assistenti, scrive la risoluzione alla lavagna pregandoci di commettere qualche errore… Ci dicevano che se non ci fossimo iscritti al quinto con loro, non avremmo superato gli esami. Ed era vero. Ecco il motivo per cui ci tenevano tanto bassi. Ci invitavano a non studiare perché anche negli Esami di Stato agisce il medesimo meccanismo. Attraverso i membri interni vengono passati i compiti. Noi, con la frequenza nella Statale abbiamo voluto rimediare perché ci siamo resi conto che avremmo preso un Diploma inutile. Adesso abbiamo appreso tanto. Se avessimo saputo, avremmo iniziato a frequentare dal primo!".

    Il secondo atto si compie con la presentazione del documento del 15 Maggio, la cui stesura il prof. Corifeo, nella sua qualità di coordinatore, avoca a sé con il parere favorevole del Consiglio di Classe della 5D, i cui componenti al 70% non insegnano: lavorano per la pensione.

    Gli equilibrismi retorici attraverso cui sapientemente il prof. Corifeo riesce a spacciare l’ignoranza per conoscenza, le prolungate ed immotivate assenze per sforzi a frequentare, sono tali da far impallidire i più sapienti estensori dei famigerati giudizi, che avevano ridotto la Scuola Media a strumento finalizzato alla socializzazione e non all’acquisizione di saperi e competenze. Insisto: il miglior documento è la pagella con i suoi voti. Il resto è solo demagogia.

    Atto terzo: scrutinio per l’ammissione agli Esami di Stato.

    Facendomi ingenuamente forza con la circolare Gelmini, la quale prescrive che nessun allievo possa essere ammesso in presenza di gravi insufficienze, mi presento fiducioso allo scrutinio finale di ammissione agli esami.

    Nella 5F lo scrutinio è lineare. I voti sono paralleli: al tre in Italiano o al quattro in Storia corrispondono analoghe valutazioni in Economia e Diritto. Un buon 30% degli allievi risulta non scrutinato per le numerosissime assenze o non ammesso per lo scarso profitto.

    Tutto l’opposto dello scrutinio della 5D, nella quale la brigata del Consiglio di Classe è composta dal buon papà, prof. Corifeo, dal prof. Agenna secondolavorista e dall’assistente ai somari e secondolavorista prof. Argoso, e compagnia cantando.

    Do un’occhiata al tabellone. Sei alunni presentano gravissime insufficienze: ben tre materie a testa su sette discipline. E tutti con un numero incalcolabile di assenze.

    Alcuni, accanto ai 4 (è il famoso quattro dell’ignavia giacché il docente in questione non dà mai meno di quattro né più di sei) hanno perfino degli uno, dico 1 e dei tre, dico 3. Nelle altre discipline invece trovo schierati tutti bei voti.

    Non sono così sprovveduto da non conoscere i miei allievi e le loro storie una per una. Righetti Antonio, con lo stratagemma di una fantomatica assunzione come barista, è passato da una classe di mattina al serale. Di mattina aveva 3 in economia. Nel corso serale 8.

    In soccorso mi viene il test di Storia, nel quale il medesimo alunno nulla aveva saputo circa la crisi del ’29. Sebbene abbia sette in diritto, aveva consegnato in bianco il test sulle leggi di Norimberga…….

    La discussione per l’ammissione si fa accesa.

    Il Dirigente, anziché fermare il Consiglio provvedendo per un’ispezione, si sente male. Quando si passa ai voti, la maggioranza decide per l’ammissione, portando gli uno, i due i tre ed i quattro a sei. Nonostante la Gelmini. Altro che ammissione con un cinque!

    Atto quarto.

    Siamo in fase di recupero dei giudizi sospesi. Nel corridoio dell’Istituto incontro la prof.ssa Maria Melegari, con cui ho condiviso la 5F serale:

    Nicola, se vuoi piangere o farti delle risate, vieni a trovarmi!.

    Così, terminata la correzione dei test, mi reco da lei.

    E mi racconta: "Nicola, mai esami più scassati di quest’anno. Spero di passare ad insegnare la mattina. Anche l’indecenza ha un limite. Pensa, durante la seduta plenaria, il Presidente di Commissione ha dichiarato che dal momento che gli alunni erano stati ammessi, dovevano essere tutti promossi. Quando mi sono permessa di replicare che essendoci state molte ammissioni a maggioranza, vi erano tutti i presupposti per eventuali bocciature, molto piccato, mi ha risposto che non stava alla Commissione bocciarli. E a questo fine ha messo in atto tutto il suo potere con una serie di piccole ritorsioni: durata dei giorni riservati alla correzione, ed altre piccinerie, che non sto qui a riferirti.

    Nel secondo giorno degli scritti, per la mia materia ha disposto che ad assistere fossimo in tre, lui, io ed il prof. Corifeo: due interni e lui come esterno. Dopo qualche ora si è allontanato, lasciando soli noi interni. E qui siamo alle belle!

    Il prof. Corifeo si è messo accanto ad una delle sue allieve ed ha dettato lo svolgimento del compito. Esattamente come avviene nelle private. Ma pensaci, si può mai dettare lo svolgimento di una prova agli alunni? Ho sudato durante tutto l’anno. Te la ricordi Irene Masetta? Vedendo Corifeo dettare, mi ha chiesto candidamente di fare altrettanto. Le ho risposto che questo lavoro lo lasciavo fare a chi non aveva insegnato nulla. Bene?

    Per la correzione, non ti dico. Posso solo riferirti che alcuni compiti d’italiano anziché avere il voto, presentavano l’asterisco. Erano stati lasciati così senza valutazione per aggiustare il voto. Infatti, 12 punti di credito+ 25 negli scritti fanno 37. Se fosse stato assegnato il voto reale, non sarebbe bastato il massimo agli orali. Le terze prove, un disastro. Solo il compito di economia era svolto bene. Ci credo: era stato passato a tutti i ragazzi della 5D.

    Ma dimmi: come può un candidato negli orali prendere 23, che è quasi un 8, quando negli scritti la media, grazie ai sufficienti ed agli ottimo in economia, arriva a malapena a 4 e mezzo?

    Nicola tu insegni Storia. Come possiamo definirla? La scuola a Caporetto? Bene sia pure la Scuola a Caporetto, ma io non voglio più stare nel serale. Né avere più a che fare con questa Scuola, se anche di mattina, non solo da noi, ma anche in tante Scuole, accadono le medesime cose!".

    PRESIDI: ovvero ope legis Dirigenti Scolastici.

    22/settembre/2010/ domenica.

    Prima c’erano i Presidi. Su domanda venivano scelti dai Provveditori agli Studi sulla base della loro professionalità. Un laureato in agraria poteva al massimo aspirare a presiedere un Istituto Agrario, un ingegnere un Tecnico e compagnia cantando.

    Ora ci sono i Dirigenti scolastici: creati secondo l’assioma sessantottina la politica al primo posto, che nella Scuola trova la sua traduzione pratica con l’incompetenza al primo posto. Ed i suoi ispiratori provengono tutti da quell’area culturale e politica. Basta volgere uno sguardo al passato prossimo.

    Così troviamo direttori didattici che guidano Licei scientifici o classici, laureati in Lettere, Lingue ecc. ecc. che occupano il posto degli ingegneri nei Tecnici Industriali o nei Professionali.

    Con un’aggiunta peggiorativa: molti dei nuovi Dirigenti provengono dai 427.140 abilitati alle superiori dalle leggi 124/99 (Ministero Berlinguer) e 36/2000 (Ministero De Mauro), che dalle Materne, dalle Elementari e dalle Medie traghettando alle Superiori, vi hanno introdotto mentalità – vi dice qualcosa la socializzazione?- didattica e abbassamento delle competenze a livello appunto elementare.

    Inizio di ogni anno scolastico.

    Un capo, che si rispetti, non inizia forse l’anno scolastico con una serie di appuntamenti? E, se nelle Superiori si è qualche volta più elastici, man mano che si scende giù le cose divengono tremendamente serie. Il fine? Rendere la scuola noiosa. All’infinito.

    Circolare d’inizio d’anno: "Il primo settembre alle ore 9,00 è convocato il Collegio dei Docenti con il seguente O.d.G.: pippe e panzanate varie e chi più ne vuole più ne metta nelle varie ed eventuali, tanto in un modo o nell’altro bisogna assolvere all’obbligo scolastico.

    Dal 2 settembre fino all’inizio delle lezioni sono convocati Consigli di classe ( per discutere su alunni che non si conoscono, quindi sul nulla n.d.r.) e Dipartimenti (per abbassare ulteriormente i livelli cognitivi e le competenze n.d.r.), con l’obbligo da parte dei docenti di restare nell’istituzione scolastica dalle ore 9,00 alle 13,00, con una pausa per il break (vedete come sono buono? n.d.r.) dalle ore11,00 alle ore 11,20. In ogni caso, per verificare le presenze, sarà fatto il contrappello.

    I Consigli ed i Dipartimenti, che avranno definito i propri lavori, potranno non riunirsi il sabato, fermo restando l’obbligo della firma".

    Lettura corretta dell’ultimo periodo: Comunque dovete tutti passare da me a leccare: Signor preside, posso andare via?

    Se le rane invocarono un re, i professori non chiesero i Dirigenti.

    Assicuro: nella Scuola non si è mai replicata la favola delle rane (i professori), che supplicarono Zeus (Berlinguer e dintorni) affinché, in luogo di un travicello ( i Presidi), inviasse loro un vero re (i Dirigenti). Tutto l’opposto: i travicelli (sindacalisti e dintorni), erano di tale numero ed il loro rumoreggiare (per ottenere una poltrona) di tale intensità, che la divinità invocata (Berlinguer e dintorni) raggirando i professori con la legge dell’autonomia, li convertì in Dirigenti Scolastici (serpenti), affinché impartissero lezioni di didatticamente corretto a tutti i docenti refrattari (che avevano la pessima abitudine di insegnare le loro discipline e non perdersi in chiacchiere).

    1° settembre di ogni anno scolastico: Pestalozzi e Montessori nella Scuola

    Ovviamente non parlo di quei Dirigenti che, appartenendo alla categoria dei Rustici, hanno la bella abitudine di correggere i voti sui tabelloni, senza interpellare i docenti, che li avevano attribuiti ad alunni svogliati. Cosa si può loro imputare se non di voler aiutare motu proprio poveri studenti tiranneggiati da biechi professori, che non conoscono la virtù dell’indulgenza? Né argomento su quelli che si dividono le prebende della Scuola con quegli altri Dirigenti, che prima erano i Segretari.

    La mia menzione è, semmai, per coloro che, per averlo appreso a contatto con la società civile, sono così raffinati:

    1) da rubare appunto civilmente;

    2) da impartire lezioni di didattica, nonostante che non abbiano mai insegnato e se furono in cattedra si distinsero come pessimi docenti.

    Punto primo: potevano ex sindacalisti o trombati della politica percepire uno stipendio come quello di un professore? Assolutamente no. Il loro modello di riferimento erano Consiglieri comunali, provinciali, regionali, deputati nazionali o locali, segretari provinciali dei Sindacati, ecc. ecc. ovvero tutti i parassiti del Bel Paese che, senza dare nulla in cambio, firmando licenze, appalti ecc. ecc. vivono lautamente sulle spalle dei contribuenti.

    Perciò, dal momento che si sentivano esclusi dalla abbuffata generale, denunciando la discriminazione che era perpetrata nei loro confronti, levarono un alto grido di dolore all’indirizzo degli amici più potenti.

    Sicché oggi, se si potesse pesare l’inchiostro utilizzato per la loro firma su qualsiasi quisquilia della Scuola, ci accorgeremmo che esso avrebbe un valore immensamente superiore a quello dell’oro: esattamente come quello dei loro amici più fortunati.

    Punto secondo: che senso avere Dirigenti Scolastici, se in loro non si coniugassero le virtù educative di Pestalozzi con quelle della Montessori? Sicché le seguenti raccomandazioni (ordini):

    sorvolare sulle parti più difficili dei programmi; ( lettura corretta: allevare asini);

    adeguarsi alla realtà della classe (abbassare i livelli e deprimere i bravi, facendoli annoiare all’infinito);

    non demoralizzare gli studenti con voti inferiori al quattro;

    rientrando nell’obbligo scolastico, non bocciare nel biennio delle superiori,

    ( figurarsi nel triennio delle Medie!);

    massima partecipazione alle riunioni collegiali per assumere decisioni condivise (lettura corretta: non assumere provvedimenti fascisti, sospensioni, o multe a chi fuma, a chi imbratta la scuola ecc.);

    dimenticando:

    che il diritto allo studio deve essere riservato a chi ha desiderio di studiare;

    che esso non significa diritto alla promozione a prescindere;

    che il voto è l’espressione dei livelli di apprendimento, non un giudizio sulla persona;

    che la Scuola è formazione in senso lato: rispetto delle regole, decoro dell’edificio, delle aule, ecc.;

    che l’istruzione è il nostro vero giacimento di materie prime;

    che non abbiamo risorse tali da attrarre dall’estero personale già formato (e costoso);

    che la Scuola è un investimento, non un diplomificio;

    che per questo fine (investimento) vengono destinate enormi risorse;

    che la bocciatura non sempre è un male: spesso è motivo di rigenerazione; infine: invece di vivacchiare nei Licei, per restare poi disoccupati a vita, tutti i ragazzi che non desiderano studiare seriamente, dovrebbero essere obbligati a frequentare corsi professionali, per i quali attualmente l’offerta di occupazione resta inevasa: pena la perdita di ogni forma di assistenza; checché ne dicano i nostri frattocchiari Pestalozzi e Montessori.

    10 Ottobre 2007 mercoledì: Il piccolo dittatore

    La Commissione per le visite d’istruzione oggi è stata ricevuta al completo dal Dirigente Scolastico, che ne ha dettato le norme:

    "Alle prime è concesso un giorno;

    Alle seconde: due;

    Alle terze: tre;

    Alle quarte: quattro;

    Alle quinte: cinque ".

    Naturalmente la Commissione nulla ha obiettato. Non so se qualcuno in cuor suo abbia riso o pianto per la magistrale simmetria che il Dirigente è riuscito ad architettare tra

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