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La terra dei fiocchi
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La terra dei fiocchi

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About this ebook

Un manuale per risanare rapidamente la Campania e tutti i siti inquinati, trasformando i molti disastri ambientali della penisola in occasioni uniche per aiutare le imprese, creare molti nuovi posti di lavoro e produrre ricchezza.
Esempi da tutto il mondo ci dimostrano come questo sia possibile, grazie all'uso di modelli innovativi di cui in Italia nessuno ha parlato, fino ad oggi.
Modelli semplici, ma efficaci, che costano molto meno di quelli usati solitamente e che permettono di guadagnare molto di più.
Ecco perché non è solo importante "fare" le bonifiche, ciò che più conta è decidere "come".
Il libro spiega in dettaglio cosa si intende per "bonifiche sostenibili" e presenta alcuni fra i modelli che consentono ad imprese e cittadini di lavorare e guadagnare mentre il danno ambientale si riduce.
Tuttavia, questo può accadere ad una sola condizione, necessaria ed indispensabile, in apparenza facile ma nei fatti sempre piuttosto ostica.
Oltre ai modelli presentati nel libro, si fa cenno ad altri da scoprire ed approfondire, perché la strada per uscire dalla "crisi ambientale" non può essere percorsa senza impegno, desiderio e sete di conoscenza.
Solo in tal modo si potranno ottenere i risultati sperati.
E, con essi, anche qualche centinaio di milioni di euro generati ogni anno dai questi modelli.
Del resto, se ieri cercavamo le risorse per fare le bonifiche, oggi dobbiamo fare le bonifiche per produrre le risorse.
LanguageItaliano
Release dateFeb 4, 2014
ISBN9788868856731
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    La terra dei fiocchi - Graziano Beolchi "dottor G"

    Graziano Beolchi Dottor G

    La Terra dei Fiocchi

    UUID: 0101bcda-8ddf-11e3-85a1-27651bb94b2f

    Questo libro è stato realizzato con BackTypo

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Parte prima

    Premessa generale

    La scienza oltre l'ostacolo

    Avvertenze ai lettori

    Nella terra dei fiocchi

    Il limite è dentro di noi

    Ego contro Eco

    Parte seconda

    Così è, anche se non vi pare

    From underground to the ground

    From the ground to underground

    Parte terza

    Cose buone dal mondo

    Là dove l'inquinamento è una risorsa

    Sweet Home Alabama

    Le storie di Nero Smith

    La politica stesse Muthia: sarebbe ben meglio

    Funghi atomici: così utili, così amici

    Qualità esaurita: pregasi cercarla tra i rifiuti

    Negli anni di Chernoshima

    All'accademia del becchime

    Nere, calde, amare acque

    Cambiamento e adattamento

    Qualcuno pensava fosse il paradiso

    Dove finisce il grande fiume

    Moby Fish: la farina bianca

    Parte quarta

    La strategia

    Nella Terra dei Fiocchi

    Il progetto pilota

    Oltre il progetto pilota

    Parte quinta

    La nuova politica ambientale

    Al di là del mulo

    Ringraziamenti

    Parte prima

    Alle origini del danno

    Premessa generale

    Fedeli alla sostenibilità reale, quella che serve, quella che in Italia non c'è

    La scienza oltre l'ostacolo

    L'inquinamento e gli inquinatori non si combattono con le leggi, ma con le armi della scienza (Scott Smith)

    Voglio cominciare così, con un'espressione presa a prestito dal fondatore di Opflex, la spugna mangia - petrolio che può risolvere il problema dell'inquinamento costiero a seguito di sversamenti in mare o di incidenti alle petroliere e tutto grazie alla partecipazione diretta dei cittadini. Si tratta di una frase che rispecchia una precisa volontà, totalmente opposta ad ogni tentazione di diventare popolare o popolinista, per presentare in breve e con il corretto atteggiamento quello che impareremo dalle pagine che seguiranno.

    Non a caso mi permetto di usare il termine impareremo, perché nessuno fino ad oggi aveva pensato di trattare in modo approfondito e soprattutto pratico lo straordinario settore delle Bonifiche Sostenibili, che tanto aiuto può dare se applicato correttamente nelle aree dove l'inquinamento sta causando danni incalcolabili, sia nel presente che, soprattutto, in proiezione futura.

    Tuttavia, prima di procedere oltre, è d'obbligo rispondere alla domanda che molti mi hanno fatto, continuano a farmi ma spero mai più mi faranno, dopo aver letto questo libro: "Chi te lo fa fare?".

    Effettivamente, cercare di impegnarsi nel settore ambientale, della salute pubblica e della sostenibilità reale in Italia è abbastanza folle; infatti, non soltanto questi sono gli ambiti più sottovalutati in termini di potenziale, ma anche e soprattutto perché, nei loro confronti, possiamo spesso notare e successivamente dimostrare una fastidiosa ipocrisia.

    Se un settore resta sottostimato e poco sviluppato per vari motivi che possono andare dalla misconoscenza dei dati corretti e reali, fino alla totale impossibilità logistica di realizzare progetti, la situazione resta accettabile, in qualche misura.Se tuttavia il medesimo settore viene promosso soltanto a parole, mentre nei fatti lo si dimentica consapevolmente, evitando di prendere decisioni in qualche modo risolutive, ebbene il quadro è ben lontano dal poter essere definito come accettabile.

    Il deserto delle idee che la politica ha coltivato fino ad oggi, intervallato soltanto da qualche oasi virtuosa capace di crescere nell'ambito delle amministrazioni locali rende necessario che chi, invece, ha qualcosa da dire e da dare non rimanga in questo assordante silenzio e dimostri, non solo a parole ma con i fatti, una fra le possibili vie da seguire.

    Ecco che per rispondere alla domanda "Chi te lo fa fare? possiamo addurre varie motivazioni; la più importante, senza dubbio, è data dal fatto che siamo in dovere di cominciare a seminare alberi da frutto e sottrarre terreno al deserto delle idee nel quale la cosiddetta politica ci costringe a sopravvivere (il verbo sopravvivere è stato volutamente preferito, date le circostanze, al più positivo vivere").

    A questa motivazione, qualche scettico potrebbe obiettare che dal deserto nulla può crescere, pertanto nulla deve essere coltivato, pena una grossolana perdita di tempo.

    Ebbene, io vi invito a considerare che questo deserto ci appare come tale solo per la totale mancanza di proposte concrete, concretamente attuabili e misurabili; in realtà è un deserto che può tornare alla vita, se stimolato con i giusti ammendanti e con quel concime che, da troppo tempo, esso non vede: il concime delle idee.

    Facciamo un esempio tratto dalla dimensione agricola, cui per vari motivi ci ispireremo spesso nel corso delle prossime pagine; se lasciate un terreno incolto, esso non produrrà nulla, ma se cominciamo a prenderci cura di esso, addizionandolo con prodotti di qualità, potremo creare le basi per farlo produrre nuovamente. Il concime, da solo, non basta; abbiamo bisogno di semi per alberi da frutto, di cui dovremo prenderci cura direttamente e personalmente, dovremo seguirle nella crescita ed evitare che lo sfruttamento intensivo condanni il nostro terreno ad una lenta ed inesorabile morte naturale.

    Questo per dire, essenzialmente, due cose:

    1. Le idee da sole non bastano, quindi diffidate da chi parla e non fa seguire tali parole, pur belle ed altamente motivanti, da fatti concreti, perché sempre è in agguato il famoso detto buona l'intenzione, ma non l'esecuzione

    2. Le soluzioni che potremo portare per risolvere il problema del deserto delle idee non sono affatto prive di responsabilità, vanno seguite passo dopo passo e migliorate, all'occorrenza

    Del resto, proviamo a domandarci i motivi per i quali la politica tende a non affrontare o rinviare l'azione. Ciò si verifica regolarmente quando le decisioni pesano sul serio.

    E' abbastanza semplice; di fronte alla necessità di esporsi, di dimostrare che un'idea può funzionare ma può egualmente rivelarsi un fallimento, l'immaginario corre subito a quello che sarà, in termini di consenso elettorale, di preferenze, di gradimento. Cosa accadrebbe se un personaggio politico proponesse una strategia innovativa per iniziare la decontaminazione delle zone di Taranto più colpite dalle diossine? O, nel caso in specie, se volesse cominciare un percorso per far tornare alla qualità i territori contaminati da tonnellate di rifiuti tossici, nocivi, speciali e radioattivi? Ma soprattutto, cosa accadrebbe se le sue idee, una volta attuate, si rivelassero utili al di sotto delle attese? Personalmente sarei molto grato a qualcuno che ha deciso di esporsi, di rischiare, di impegnarsi concretamente per migliorare la qualità di vita in una fra le aree più contaminate d'Europa. E che, facendolo, ha dimostrato maggiore interesse per un progetto serio, piuttosto che per la sua carica o ruolo in un partito politico.

    Se al contrario voi appartenete a quella categoria di persone che si rifugiano dietro la politica sperando che le cose possano cambiare scegliendo questo o quel protagonista pro-tempore, sconsiglio di continuare a leggere questo libro; in esso troverete infatti riferimenti al valore dell'impegno diretto, di cittadini consapevoli del fatto che in quel deserto delle idee devono e dovranno seminare in prima persona. E' molto improbabile che, in queste fasi caratterizzate dalla massima incertezza, le istituzioni possano essere al loro fianco.

    Idee, ma non soltanto; progetti e soprattutto costanza, determinazione e noncuranza di coloro che cercheranno in tutti i modi di ostacolare un lavoro il quale, per il solo fatto di essere proposto, merita il massimo rispetto. Perché prima ho detto che nel deserto delle idee non cresce nulla, anche se in realtà questa affermazione non corrisponde totalmente al vero.

    Se lo esploriamo con attenzione, infatti, noterete almeno due specie di piante, carnivore, predatrici, egualmente pericolose. Le prime sono quelle che cercheranno di mangiare tutti i nostri nuovi semi e magari, ancor prima, di rimuovere il nostro concime con una cattiveria ed una negatività che noi, persone di buona fede, non sappiamo nemmeno immaginare; saranno poi proprio loro ad esultare, sommessamente e cinicamente, qualora il nostro lavoro non risultasse capace di incidere positivamente, perché il loro scopo ultimo è quello di mantenere il deserto come tale, brullo e privo di ogni vitalità.

    Detto fuor di metafora: ogni tentativo di qualità con alto potenziale di impatto positivo subirà tentativi di boicottaggio e di sabotaggio, magari travestiti da un'apparenza affabile, persino partecipativa.

    Le seconde sono quelle che osserveranno in silenzio il lavoro, con grande scetticismo, pronte a fiorire con colori sgargianti e variopinti nel momento in cui il nostro risultato dovesse risultare sorprendentemente efficace; ci guarderanno con il sorriso, ci appariranno benevolenti, quali volessero essere parte del nuovo giardino nel quale stiamo trasformando il deserto su cui ci troviamo. Anche loro sono pericolose, non perderanno infatti occasione per contaminarci con il veleno della faziosità, classificando il nostro operato come una cosa di destra oppure di sinistra, con l'obiettivo finale di strumentalizzare tale risultato per i propri fini politici e persino personali.

    Le idee ed i progetti che vedremo in questo libro non hanno colore, non hanno partito, non hanno alcuna affiliazione; si tratta solo di un impegno, una missione, votati alla creazione di un movimento capace di cominciare a lavorare in modo diverso su di un ambiente compromesso. Tante altre cose si potrebbero aggiungere, ora però è giunto il momento di cominciare ad addentrarci in modo pratico, concreto e determinato nell'argomento centrale del libro; prima consentitemi ancora di fare un'ultima osservazione sull'atteggiamento che spero possiate adottare per comprenderne appieno i significati.

    Per realizzare progetti si possono tenere due atteggiamenti: il primo, quello che potremmo definire a muso duro. Determinato ed anche, perché no, irriverente, che non vuole essere troppo diplomatico e guarda dritto all'efficacia ed all'efficienza del lavoro senza curarsi del resto, perché sa che sta lavorando correttamente per il bene della comunità.

    Poi c'è l'altro atteggiamento, quello che potremmo definire del sorriso, che dialoga con tutti in modo politicamente corretto e cerca il consenso trasversale di tutta la popolazione.

    Ebbene, lo dico con tutta sincerità, ho sempre preferito il primo; burbero, ma concentrato. Irriverente, ma vero. Poco elegante, ma umano. Persino scontroso, ma leale. In poche parole, come quello che dobbiamo essere, persone vere che stanno lavorando per il bene delle altre persone con cui condividiamo un problema. Perché i sorrisi possono essere beffardi; diffidate sempre da chi ostenta positività in ogni momento ed in qualsiasi frangente perché, in una parola, essa non rappresenta la verità. E non dimenticate il nostro obiettivo finale.

    Noi non vogliamo cambiare l'ambiente, noi non vogliamo né dobbiamo cambiare l'Italia. Cominciamo a pensare di agire in modo diverso e cerchiamo, prima di tutto, di cambiare noi stessi, le nostre convinzioni e trasformare questo atteggiamento nuovo in creatività operativa. Questo, alla fine, sarà il nostro successo più grande. Perché ...

    Ciò che siamo non cambia mai, ma chi siamo non smette mai di cambiare.

    (Gil Grissom)

    Avvertenze ai lettori

    Le occasioni e le insidie per coloro che si avventurano nella Terra dei Fiocchi

    Nella terra dei fiocchi

    Il più grande territorio non sfruttato del mondo si trova sotto il tuo cappello. (Harvey B. Mackay)

    Il fiocco è un simbolo, usato in questo caso per rappresentare quello che la situazione della Campania è nei fatti: un gravissimo danno da trasformare in uguale e contraria opportunità di crescita e di sviluppo.

    I fiocchi cadono, leggeri e silenziosi, proprio come i composti tossici che non vediamo e che non fanno rumore. Ma a differenza dei fiocchi le sostanze inquinanti rimangono con noi e procurano danno, anche per molto tempo a venire. A noi sta di trovarli, studiarli ed alla fine combatterli, sia prima (quando sono ancora liberi nell'ambiente) che dopo (quando hanno già cominciato a causare malattie).

    I fiocchi sono difficili da distinguere, una volta caduti e depositati al suolo. Esattamente come le opportunità che derivano dalla contaminazione ambientale, che per essere riconosciute necessitano di un approccio diverso, di un mutato modo di pensare e di porsi davanti ai problemi.

    I fiocchi, una volta sciolti, non ritornano nella loro forma originaria. Se perdiamo l'occasione di sfruttare l'inquinamento come risorsa, non ne avremo più l'opportunità, a meno di augurarci una nuova ondata di contaminazione, il che è ovviamente un paradosso.

    I fiocchi possono essere di diversi tipi, non esistono soltanto quelli di neve; nell'immaginario collettivo assumono diverse funzioni e valori simbolici. Proprio come i tossici ambientali che, come fiocchi, si depositano al suolo oppure nell'acqua o vagano nell'aria. Non tutti hanno la medesima importanza, non tutti dovranno essere affrontati con eguale priorità, l'importante è disporre di una valida strategia che ci permetta di conoscere l'esatta entità del problema.

    Nella Terra dei Fiocchi, in questi anni, si sono depositati molti tossici, dalle caratteristiche più diverse, in concentrazioni diverse, su matrici ambientali diverse (acqua, aria, suolo, alimenti). Di fronte a questa condizione possiamo tenere due atteggiamenti. Uno comodo, passivo, che prevede la delega alle istituzioni per la soluzione di un problema che, considerati i tempi da cui perdura, non potrà essere risolto in modo soddisfacente. L'altro atteggiamento è quello attivo, che prevede il ruolo diretto della comunità. Mentre il primo non produce risultati apprezzabili in termini di opportunità per lo sviluppo, il secondo fa proprio dello sviluppo il suo valore più importante.

    Nel corso del libro incontreremo modelli virtuosi che possono essere applicati, tuttavia vorrei soffermarmi un momento sul senso della parola applicare

    Come diceva un antico adagio, "don't try this at home. Certo questi modelli funzionano, tuttavia mi scuserete se ho voluto prendere alcune, per così dire precauzioni, tutelandoli dai possibili istinti predatori di chi, senza idee né strategia, potrebbe vedere in essi un regalo" a buon mercato. Del resto il libro esce in Italia e questa, da sola, è già una condizione ad altissimo rischio. Pertanto volutamente tralascerò alcuni modelli virtuosi che potrebbero essere adottati subito e che sono persino migliori di quelli presentati, nonostante l'indubbio valore dei presenti.

    Non solo: ho pensato di omettere alcuni dettagli e parametri che risultano semplicemente essenziali alla realizzazione dei modelli che incontreremo affinché, in caso di appropriazione indebita da parte di chicchessia, se portati sul territorio non saranno la stessa cosa. Infine, ad ulteriore garanzia, ometterò alcuni elementi chiave della strategia finale esattamente come se si trattasse di una demo, invitandovi ad approfondire se interessati ma scongiurando il pericolo di partire a razzo con esiti a dir poco modesti, a tutela non certo mia ma, prima di tutto, di coloro che hanno studiato ed hanno sviluppato questi modelli.

    Invito tutti ad approfondire e diffondere il messaggio ma al tempo stesso di farlo in modo inclusivo, perché ciò che troverete scritto non appartiene a qualcuno, piuttosto è un patrimonio di tutti. Proprio perché ha questa capacità di incidere positivamente, non vorrete che essa sia alterata da metamorfopsie di stampo politico - mediatico. 

    Per concludere, un cenno anche nelle note bibliografiche, che sono esclusivamente digitali e rimandano ognuna ad un link esterno. Non troverete quindi una sezione apposita alla fine del libro, perché ogni voce sarà immediatamente consultabile sul testo cliccando sulla parola evidenziata. Invito tutti ad approfondire la ricerca al fine di soddisfare le curiosità e le domande che i vari argomenti del libro potranno via via suscitare. Una scelta forse inconsueta, comunque ammissibile.

    Se questo libro fosse stato pubblicato da centri di ricerca, da autori conosciuti e/o avesse avuto il supporto di fondazioni o persino delle istituzioni, il costo sarebbe stato non indifferente, data la quantità di contenuti selezionati ed utili fin da subito per aiutare un intero paese a sconfiggere il danno ambientale, trasformandolo in lavoro ed impresa. Invece è disponibile gratuitamente, qualche licenza pertanto è ben più che ammissibile.

    Buona lettura.

    Il limite è dentro di noi

    L'atteggiamento psicologico come elemento fondamentale del fare l'ambiente

    Ego contro Eco

    La paranoia vi salverà

    Solo perché sei paranoico, non significa che non ti stiano addosso (Kurt Cobain)

    Prima di cominciare ad andare nei dettagli di cosa si intende per opportunità nel pur drammatico caso della Campania, lasciatemi fare una premessa di secondo livello, senza la quale tutto ciò che viene dopo non avrebbe senso di esistere. La definisco di secondo livello non perché sia di secondaria importanza, bensì perché è un pò più sottile, quasi psicologica e, come vedremo, l'atteggiamento mentale, in casi come quello in oggetto, è semplicemente la linea di confine tra il successo e la disfatta.

    Tutto ruota intorno ad un rapporto tra due entità, che da moltissimo tempo vivono in simbiosi e che ancora lo faranno per molto tempo, nonostante tutto: Ego ed Eco.

    Il primo fa riferimento alla dimensione umana, intesa sul piano personale, con tutto il bagaglio di convinzioni, esperienze, azioni e programmi che porta in dote. Eco, invece, è rappresentato da tutto ciò che pertiene alla dimensione ecologica, naturale, non soltanto a ciò che si vede e/o si conosce, ma comprensivo di tutti i meccanismi, talora davvero straordinari, di cui la natura dispone per trasformare le cose nell'ambiente.

    Tra questi meccanismi, non vi è dubbio, esistono anche vere e proprie magie, come quelle che vedremo possono essere sfruttate a nostro totale vantaggio per decontaminare vaste aree di territorio caratterizzate dalla forte presenza dei tossici peggiori. Prima, tuttavia, dobbiamo capire bene il tipo di rapporto che intercorre tra Ego (noi) ed Eco (la natura) per fare in modo che si creino le migliori condizioni operative possibili, necessarie per raggiungere buoni risultati.

    Ci sono quattro diversi tipi di rapporto possibile tra Ego ed Eco, di seguito provo ad elencarli cercando di dimostrare perché i

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