Saggio su Rosmini
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Un viaggio interessante che ci aprirà la mente, che ci farà pensare quanto la nostra esistenza abbia valore fondamentale nel concetto di motore d’evoluzione o involuzione ai vari cambiamenti, se solo volessimo, il nostro io esistenziale potrebbe migliorare questo vivere insulso, violento, edonistico ed egoistico che si è andato a creare mano a mano con il tempo. Rosmini lo aveva compreso così come molti proseliti, ma aveva compreso anche quanto l’essere fosse condizionato da tanti fattori, politici/religiosi/edonistici/culturali.
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Book preview
Saggio su Rosmini - Giulia Di Nola
Saggio su Rosmini
di
Giulia Di Nola
Prefazione
Gli studi teologici e filosofici annunciano oggi il ritorno di Rosmini per la grandezza del suo prismatico pensiero, ma pure per la profondità del suo spessore speculativo, per le magistrali ricerche da lui condotte in ambito antropologico, psico-sociologico, teoretico ed ancor più etico. Evidentemente la dottrina rosminiana – insieme ad un metodo indagativo scientifico e rigoroso – pur riflettendo, per alcuni aspetti, il contesto culturale dell’Italia risorgimentale, riesce a trascendere lo stesso periodo, acquistando un valore permanente e soprattutto attuale, anche all’alba di questo terzo millennio.
Il Risorgimento italiano fu attraversato da avvenimenti storici molto significativi per la forza con cui essi riuscirono a determinare trasformazioni sia sociali, che politiche e giuridiche. Anche nell’ambito filosofico l’energia di quegli eventi apportò non poche novità; infatti, la critica del pensiero francese (sensismo e cartesianesimo), come la restaurazione di valori oggettivi d’intonazione cristiana, che dimostrassero la necessità di una realtà trascendente quale fonte della rivelazione religiosa, e base di ogni sapere umano, rappresenta il tema di fondo su cui numerosi e significativi pensatori italiani si cimentarono maggiormente e con sentita convinzione.
Antonio Rosmini Serbati (Rovereto 1797 – Stresa 1855) - desideroso di sanare il dualismo platonico e cartesiano, di superare l’innatismo pluralista dei razionalisti, il soggettivismo e la molteplicità delle categorie kantiane, nonché il materialismo dei sensisti – offre una visione bio-psichica
unitaria dell’uomo, strutturata intorno al concetto metafisico di persona, quale categoria primitiva e predicativa della realtà umana sensoriale ed insieme intellettiva, quale centro del suo sistema antropologico e quale criterio e risorsa etica.
Nel generale processo di trasformazione socio-culturale del mondo odierno – caratterizzato da fenomeni di secolarizzazione, agnosticismo teoretico e pratico, relativismo etico, ateismo – la speranza sembra esser divenuta un inutile lusso e la rassegnazione l’unica forma di saggezza.
All’inizio di questo terzo millennio la struttura della nostra esistenza, appoggiata peraltro da un umanesimo riduttivo ed esclusivo, cede lentamente sotto i duri colpi di un imbarbarimento spirituale. L’uomo affina le armi della violenza, macchiandosi di sangue innocente, banalizza con i suoi giochi genetici la bontà della vita, oppure la mercifica, e si sbarazza della propria socialità dando come alternativa la virtualità d’un sito telematico, e poi fugge dinanzi allo sguardo di un indigente. Tutte queste realtà, imbastite da una fosca necrofilìa, sono assurte a plumbee forme culturali che, lungi dal determinare progresso, sono invece i sintomi di una civiltà crepuscolare che offre la prospettiva di un duro o morbido nichilismo come ultima dimensione metafisica
. Lo scandalo e lo sbigottimento causati dalla corrosione di valori essenziali alla stessa autenticità delle facoltà dell’uomo, ormai in declino, sono il risultato del masticare l’amara erba di un odio senza confini.
Ora, la affermazione che intendo porre è che l’orizzonte morale che Rosmini delinea attraverso il concetto di persona e le sue implicazioni potrebbe fornirci una risposta ai problemi dell’attuale esistenza; un’esistenza asfittica che sembra aver archiviato proprio quel concetto e non sembra sapere invece, d’essersi privata di una linfa vitale.
Lo scopo della presente tesi – composta da tre capitoli preceduti da una introduzione biografica e seguiti da una bibliografia conclusiva – è quello di toccare i punti nevralgici della morale rosminiana, senza per questo omettere la trattazione dell’aspetto teoretico della sua filosofia dell’essere.
Il primo capitolo ha per oggetto le facoltà umane, a fondamento delle quali Rosmini pone, come innati, sia l’idea di esistenza, sia il sentimento fondamentale percettivo dell’estensione, con i quali egli vuole garantire l’universalità del nostro sapere. L’intuizione intellettiva dell’essere ideale, la sensazione, la percezione, la ragione, costituiscono, insieme, quel processo psichico progressivo con cui ogni soggetto giunge a sentirsi come esistente, come reale (giudizio speculativo). L’essere intuìto sarà ideale, percepito sarà reale, mentre l’essere morale scaturisce da un atto di innamoramento delle due forme (ideale e reale) che si sublimano, senza confondersi, in un’armonica osmosi: l’essere sarà la verità.
Nel secondo capitolo si parla della volontà e della libertà come potenze intellettive, atte a tradursi l’una in forza motrice soggettiva propria della irripetibile individualità, l’altra in creatività che spinge l’uomo al vivere sociale. Ma l’intelletto, per Rosmini, possiede anche un’altra capacità, quella cioè di ravvisare, nella tridimensionalità dell’essere, un ordine che sente come bene: bene oggettivo (di tutta l’umanità e conosciuto dall’intelletto), bene soggettivo (quello interessato-a), bene morale (quello voluto, riconosciuto e, come tale, messo in pratica). Nel caso del bene oggettivo la volontà – che scaturisce da un atto riflessivo – si dice apprezziativa
; nel caso del bene soggettivo si dice affettiva e nel caso del bene morale essa, che riconosce il vero come bene, emette un giudizio pratico manifestativo dell’atto morale (l’essere è il bene), che a sua volta consiste nell’uniformare la stima speculativa a quella pratica. La volontà quindi, se buona, riconosce il vero come bene amando e convertendo la propria forza in azione caritatevole; se cattiva, lo disconosce, e l’azione sarà disonesta. In questi due atti, riconoscere o disconoscere, la volontà è libera: può