LA BATTAGLIA DELLA MOSCOVA
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LA BATTAGLIA DELLA MOSCOVA - Giuseppe A. Barbazeni
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La Battaglia della
MOSCOVA
- 7 Settembre 1812 -
Dal punto di vista di un wargamer
di
Giuseppe A. Barbazeni
LA BATTAGLIA DELLA MOSCOVA
INTRODUZIONE
La campagna di Russia di Napoleone è sicuramente uno degli episodi più conosciuti dagli ap-passionati di storia: i motivi che hanno portato al conflitto, la grande avanzata attraverso il ter-ritorio russo all' inseguimento degli eserciti di Barclay de Tolly e di Bagration, l'ingresso a Mosca con il successivo incendio, gli orrori della ritirata, sono episodi molto ben narrati, an-che recentemente, in opere di grande importanza, ed alle quali rimando chiunque si trovasse ad esserne interessato dopo aver letto questo mio resoconto. Quello che invece io intendo af-frontare qui, e principalmente ad uso e consumo dell'appasionato di giochi di guerra, è la grande battaglia della Moscova, la battaglia che Napoleone inseguì per oltre due mesi e che per una serie di motivi che affronteremo nello sviluppo del resoconto, non riuscì a vincere nel modo decisivo che avrebbe potuto segnare la fine della intera campagna.
Il motivo che mi ha portato a decidere di scrivere questo resoconto, è abbastanza semplice; da buon wargamer (ormai con più di vent'anni di battaglie sulle spalle), nutrivo da molto tempo il desiderio di ricostruire la battaglia della Moscova; tutti i giocatori sanno che ricostruire una battaglia sul tavolo, permette di effettuare un salto nel tempo, e questo non solo mentalmente, ma anche fisicamente; infatti ritrovarsi sul tavolo da gioco il campo di battaglia fedelmente ricostruito, con le Divisioni di fanteria e cavalleria, le batterie di artiglieria, e tutti i vari co-mandanti, più o meno famosi, ognuno ben dipinto ed al proprio posto, dà una sensazione par-ticolare).
Pertanto, una volta messa in moto la macchina organizzatrice, mi sono trovato nella necessità di saperne di più sulla battaglia, ed ho quindi provveduto a raccogliere tutto il materiale libra-rio disponibile, e recuperabile, attualmente.
Oltre che sulla campagna di Russia in generale, anche sulla battaglia della Moscova, o Boro-dino, sono state scritte diverse opere: purtroppo nessuna di queste è in italiano e questo no-nostante il gran numero di soldati provenienti dalle nostre Regioni che in essa hanno combat-tuto e sono morti.
Passando quindi diverse ore su questi libri, mi sono reso conto che per quanto ognuno di essi, preso a sè, fosse un'opera pregevole, unendo le informazioni fornite da tutti loro, non si riu-sciva ad avere una descrizione chiara per molte fasi della battaglia. Ho inoltre capito che non sarebbe stato possibile ricreare la battaglia su un tavolo da gioco ordinario
con solo i detta-gli geografici più importanti rappresen-tati sul terreno; il campo di Borodino era infatti costi-tuito da fossati, valloni e colline che ebbero una grande incidenza sullo sviluppo delle azioni e che è necessario riprodurre il più fedelmente possibile per ricreare la battaglia correttamente. Pertanto si è reso necessario avere un plastico creato appositamente, costruito a imitazione dei plastici ferroviari.
Scrivere di una battaglia non è certo una cosa semplice, anzi!!! Specie per battaglie avvenute oltre un centinaio di anni fa, come in questo caso, l'unico modo per conoscere gli avvenimenti consiste nello affidarsi alle memorie di coloro che vi parteciparono, mettere le stesse a confronto tra loro e ragionarci sopra. Bisogna poi cercare di evitare di appoggiarsi
troppo a
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opere considerate già inaffidabili alla epoca della loro prima stampa (vedi il caso delle memorie di De Segur), diffidare spesso anche di talune versioni ufficiali (bugiardo come un bollettino
si soleva dire all'epoca), e considerare poi che molte di queste furono scritte anche a di- versi anni di distanza dalla battaglia. E' poi molto importante, per capire l'andamento della battaglia, riuscire a trovare una mappa che rappresenti in modo corretto l'esatta posizione dei vari elementi geografici; una delle più valide è senz'altro quella di Thiers (oggi recuperabile nel volume di Hourtoulle). Io, per la costruzione del mio plastico del campo ho utilizzato quella fornita nel gioco per computer della Talonsoft Napoleon in Russia - The battle of Borodino
, che non solo è molto precisa e particolareggiata (ci si possono riconoscere i detta- gli geografici descritti dai vari partecipanti nei loro resoconti), ma ha anche una mappa esa- gonale sovraimposta che rende agevole il trasferimento del terreno dalla mappa al tavolo di
gioco.
Tornando alle memorie dei partecipanti, anche diversi autori alle cui opere ho fatto riferimento per la mia ricerca hanno, ovviamente, utilizzato le loro testimonianze; eppure, per quanto la cosa possa sembrar strana, a una lettura più attenta, ci si poteva a volte rendere conto che certi episodi non erano stati inseriti nell'esatto ordine cronologico in cui si sono susseguiti gli avvenimenti (ad esempio, la sequenza dei ferimenti dei Generali del I Corpo francese). Alcuni au- tori poi, appoggiandosi a cartine della battaglia non corrette, hanno creato confusione posizionando su una stessa linea Nord-Sud, il villaggio di Semenovskaya e le frecce di Bagration (mentre in realtà queste si trovavano a circa 700 metri verso Ovest rispetto al villaggio), fa- cendo così rientrare l'attacco alle due posizioni in un'unico episodio, mentre in realtà gli assal-ti furono eseguiti in due fasi distinte e successive una all'altra. E ancora ho trovato molta con
- formazioni che, distrutte nelle prime fasi della battaglia, ritornano poi in vita
in fasi succesfusione sia riguardo l'effettivo piazzamento di talune unità, sia riguardo la vicenda di talune - sive: un caso per tutti è quello della II Divisione (per alcuni autori è la VII) di granatieri riuniti russi comandati dal Generale Vorontsov, che schierati a difesa delle frecce di Bagration so- no, con le parole del loro comandante, distrutti nel giro di un'ora, e che molti autori posizio- nano a difesa del villaggio di Semionovskaya, tre ore dopo, come le truppe di Vorontsov
, al posto della I Divisione (che per alcuni è la II) di granatieri riuniti che effettivamente difese la posizione). Tutto ciò, aggiunge ovviamente confusione ad una situazione già confusa come una battaglia, e rende difficile la comprensione, per quanto approssimativa, dello sviluppo temporale degli avvenimenti.
Pertanto mi è parso necessario affrontare la stesura di un resoconto che mi permettesse di ve- dere un pò più chiaramente gli avvenimenti occorsi quel lontano giorno di Settembre, e forse, di poter conoscere meglio il loro sviluppo cronologico. Per poter far ciò nel migliore dei mo- di, ho cercato di riportare il più possibile, le testimonianze dei personaggi, più o meno illustri, che presero parte alla battaglia; questo è anche il modo migliore per cogliere una piccola parte delle loro sensazioni di fronte ad un avvenimento così colossale e terribile, e forse, con un pò di fantasia, potremo anche noi trovarci sul campo di battaglia aiutandoci con quanto essi han- no visto e raccontato affinche la loro terribile esperienza non fosse dimenticata.
Mi è inoltre sembrato interessante riprodurre nelle appendici, il XVIII bollettino della Grande Armèe ed i rapporti della battaglia dei principali protagonisti francesi: la maggior parte di
questi sembrano raccontare, totalmente o parzialmente, tutta un'altra battaglia!!!
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Se questo mio lavoro porterà un beneficio a tutti coloro che come me amano la storia, e a tutti i wargamers desiderosi di poter ricombattere sul tavolo da gioco questo epico scontro , questa sarà la mia vera soddisfazione, e la migliore gratificazione per gli anni passati a studiare leimprese dei soldati della Grande Armeè e di Napoleone, Imperatore dei francesi, ma anche Re d'Italia.
Giuseppe A. Barbazeni
3
INDICE
CAPITOLO I: Parte I - Note introduttive generali sulla campagna
Parte II: 5 Settembre 1812 - La battaglia di Shevardino
Parte III: 6 Settembre 1812 - Vigilia della battaglia; pianificazioni e preparazione alla battaglia
Pag. 6 Pag. 10
Pag. 13
CAPITOLO II: Note biografiche dei principali Comandanti Pag. 26
CAPITOLO III: LA BATTAGLIA: - La cattura di Borodino
- L'attacco alle frecce
- L'attacco dei polacchi a Utitsa
- Il primo assalto alla grande ridotta
- L'assalto a Semenovskaja
- Il raid russo di Uvarov
- L'ultimo assalto alle grande ridotta
- L'assalto al tumulo di Utitsa
- Il dopo-battaglia
Pag. 37 Pag. 40 Pag. 50 Pag. 53 Pag. 60 Pag. 70 Pag. 75 Pag. 88 Pag. 89
APPENDICI: Pag. 96
1) XVIII Bollettino della Grande-Armèe 2) Rapporto allegato al XVIII Bollettino 3) Rapporti allegati al XXIV Bollettino
ORDINI DI BATTAGLIA: Pag. 111
Bibliografia:
G. F. Nafziger - NAPOLEON'S INVASION OF RUSSIA
C. Duffy - BORODINO AND THE WAR OF 1812
D. Smith - BORODINO
P. Britten Austin - 1812 NAPOLEON'S INVASION OF RUSSIA
C. von Clausewitz - THE CAMPAIGN OF 1812 IN RUSSIA
G. Cappello - GLI ITALIANI IN RUSSIA NEL 1812
BULLETINS DE LA GRANDE-ARMEE' - Campagne de Russie 1812
P. Haythornthwaithe - UNIFORMS OF THE RETREAT FROM MOSCOW
L. F. Lejeune - MEMOIRES DU GENERAL LEJEUNE
De Suckow - D'IENA A MOSCOU
G. de l'Ain - DIX ANS DE MES SOUVENIRS MILITAIRES DE 1805 A' 1815
F. Pisani - CON NAPOLEONE NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA
E. Labaume - LA CAMPAGNE DE RUSSIE - Le recit d'un officier de la Grande Armée
V. Esposito-J.R. Elting - A MILITARY HISTORY AND ATLAS OF THE NAPOLEONIC
WARS
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B. Quarrie - LE CAMPAGNE DI NAPOLEONE
J. Tulard - DICTIONNAIRE NAPOLEON
F. G. Hourtoulle - BORODINO-LA MOSCOVA
J.R. Coignet - THE NOTE-BOOKS OF CAPTAIN COIGNET
D. Chandler - LE CAMPAGNE DI NAPOLEONE
D. Chandler - I MARESCIALLI DI NAPOLEONE
D. Merezkovskij - NAPOLEONE - L'UOMO, LA SUA VITA E LA SUA STORIA
Articoli da riviste varie……..
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CAPITOLO I
PARTE I
E' il 5 Settembre 1812: la campagna militare iniziata da due mesi e mezzo è ormai giunta al
punto cruciale. I russi hanno fermato la loro ritirata e sembrano finalmente intenzionati a vo- ler concedere quella battaglia che Napoleone cerca ardentemente.
L'Imperatore francese è stanco e spossato, sia per l'età non più giovanissima e sia per lo stress di questa campagna che, nelle sue intenzioni iniziali, doveva essere breve, caratterizzata da una rapida avanzata in territorio russo e da un'unica grande battaglia che egli, al comando di uno dei più grandi eserciti mai visti prima di allora avrebbe sicuramente vinto, riportando così lo Zar Alessandro e la Russia all'interno del sistema continentale. All'inizio, la decisione dello Zar di assumere personalmente la conduzione delle operazioni e di concentrarsi ad attendere i francesi presso il campo fortificato di Drissa sembra favorire i piani francesi. Ma quando Alessandro cede il comando delle due sue armate al Generale Barclay de Tolly per rientrare a Mosca, le cose cambiano. I russi, più per i disaccordi interni tra i due generali Barcay de Tolly e Bagration (che comandano rispettivamente la 1a e la 2a Armata dell' Ovest) che per calco- lo, hanno cominciato a ritirarsi sempre più verso l'interno, mettendo tra sè e l'Armata francese gli spazi immensi della Russia. In quest'operazione, molto li hanno aiutati sia l'incapacità di alcuni Comandanti francesi, il Re di Westfalia Jerome (fratello di Napoleone) in particolare, e sia l'effettiva difficoltà di combinare le manovre di quell'enorme massa di uomini che è la Grande Armeè del 1812.
I russi inoltre non si sono limitati soltanto a ritirarsi: facendolo hanno portato con sè tutto qu-ello che poteva essere trasportato onde non lasciarlo ai francesi, mentre per il resto, i villaggi sono stati incendiati ed i pozzi d'acqua avvelenati.
L'esercito francese, tormentato dal caldo e dalla polvere che le centinaia di migliaia di piedi e zoccoli sollevano avanzando nella pianura russa, e normalmente abituato a foraggiarsi sul ter-ritorio nel corso delle proprie campagne, soffre terribilmente questa situazione. Questo ancor più quando i convogli di viveri,ostacolati dall'imperfetta conoscenza dei percorsi e rallentati da un terreno ricco di sabbia, le cui strade sono pronte a trasformarsi in pantani con i tempora-li, cessano ben presto di essere regolari al seguito delle truppe. Di conseguenza i prezzi dei vi-veri aumentano terribilmente ed i soldati, affamati e sull'orlo della disperazione grazie anche al ritardo del soldo che, in molti casi, non ricevono da mesi, sono sempre più spesso costretti al saccheggio, aumentando così ancor di più il senso di desolazione del paesaggio. Specialmente i cavalli, costretti a mangiare foraggio verde, muoiono a migliaia nel corso delle prime settimane della campagna.
I soldati, ardimentosi ed abituati ad affrontare il nemico di petto, si sentono insicuri e sgomen-ti di fronte al vuoto che l'esercito russo spalanca sempre più di fronte a loro; una domanda an-gosciante comincia a serpeggiare tra le truppe, ovvero se l'esercito russo si ritirasse perchè vinto e demoralizzato, o se invece esso non stesse inseguendo un piano premeditato per cos-tringere i francesi ad addentrarsi sempre più nell' immensa e infinita desolazione ed allonta-narli così dalle linee di rifornimento per poterli vincere con la fame e la distanza. Gli avveni-
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menti che si susseguono di giorno in giorno sembrano sempre più confermare questa ipotesi: i russi abbandonano ed incendiano le loro città sante ed i magazzini di viveri raccolti in 18mesi. Il nervosismo cresce ed i disaccordi tra gli stessi marescialli di Francia sono sempre più fre- quenti ed incontrollabili: a Viazma Murat assalta con la cavalleria una posizione russa che per essere catturata necessita l'impiego della fanteria; d'autorità Murat assume il comando del primo reparto disponibile, la Divisione Compans, appartenente al I Corpo del Maresciallo Davout. Davout, già critico della cattiva conduzione delle truppe da parte di Murat, e comunque molto parsimonioso con la vita dei suoi soldati, si infuria con il Re di Napoli. Questi si ritiene offeso e minaccia di sfidare Davout a duello. Alla fine è Napoleone che deve decidere sulla questione ed egli, pur sapendo che Davout è nel giusto, per via dei vincoli di sangue che intercorrono con Murat, dà ragione a quest'ultimo e risolve la questione mettendo la Divisione Compans agli ordini diretti del Re di Napoli con ovvia insoddisfazione del Maresciallo di fer-
ro.
Vedendo la campagna allungarsi sempre più, Napoleone sente che non può permettersi di restare a lungo lontano da Parigi; i nemici interni del suo regno sono sempre più audaci (nell ottobre dello stesso 1812 si avrà il tentato colpo di stato del Colonnello Malet, che fallirà solo
grazie all'acutezza di alcuni comandanti in sott'ordine) e grazie alla sua amnistia del 1810 per
i nobili fuoriusciti nel corso della rivoluzione, hanno potuto acquisire nuova linfa
. Inoltre
altre questioni lo assillano: Le difficoltà economiche che il sistema continentale (entrato in vigore nel 1806 come risposta al blocco navale predisposto dall'Inghilterra) studiato per impedire l'acc
malumori tra la classe borghese.esso di merce inglese in Europa, hanno imposto anche al mercato interno, portano
La campagna militare che l'Inghilterra lo costringe a combattere in Spagna, sta privando la Francia di circa 300.000 soldati veterani, ed il Generale Wellesley (futuro Duca di Wellin
gton) ha atteso che Napoleone desse il via all'invasione della Russia per partire a sua volta
con una nuova offensiva destinata a sfociare nella vittoria inglese di Salamanca.
Oltre a tutto ciò, anche la sua nuova famiglia, la nascita di suo figlio e la nuova vita di corte
che egli ha potuto vivere ed apprezzare negli ultimi due anni, gli fanno sentire l'urgenza di
chiudere la campagna velocemente, riportando non solo una vittoria, ma la grande vittoria che
imponga una volta per tutte sull'Europa intera, la dinastia e il volere Napoleonico. In seguito,
unendo le forze con quelle dello Zar, si sarebbe anche potuto pensare di affrontare una marcia
contro i possedimenti inglesi dell' India, manovra già tentata nel 1798/99 attraverso l'Egitto e
la Palestina e finita nel nulla.
Ma tornando al momento, molte volte nel corso dell'odierna avanzata i suoi consiglieri più fidati e leali gli hanno consigliato di non proseguire, di fermarsi ed attendere l'arrivo del nuovo
anno per chiudere questa faccenda con lo Zar; questo specialmente dopo la battaglia di Smolensk, durante la quale i russi sono nuovamente riusciti a sfuggirgli. Egli è disorientato dalla
guerra insolita
che i russi lo costringono a combattere, ed oscilla sempre più tra l'ansia di
procedere e il dubbio di attestarsi a difesa in campi invernali ben organizzati. Si illude sempre
di poter costringere lo zar alla pace, ed onde evitare che questa divenga impossibile, evita la
annessione della Lituania con la Polonia e la formazione successiva di un nuovo regno Polacco, cosa che gli avrebbe invece consentito un reclutamento eccezionale di nuovi soldati della
miglior qualità; altresì, evita di abolire la servitù della gleba ancora in vigore in Russia, cosa
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che gli sarebbe falsa il favore della popolazione. Napoleone comincia ad intuire la tattica rus- sa, e capisce che sarebbe giusto fermarsi ed attendere. Ma egli giunge anche alla conclusione che non può permettersi di fare così e questo, oltre che per i motivi già accennati, anche per- chè