Fondamentalismi: Le chiavi psicologiche per capire l'integralismo religioso
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Fondamentalismi - Christian Zanon
Christian Zanon
Fondamentalismi
Le chiavi psicologiche per capire l’integralismo religioso
Prefazione di
Danilo Quinto
Arkadia Editore
Viale Bonaria 98
09125 Cagliari
www.arkadiaeditore.it
info@arkadiaeditore.it
edizione e-book febbraio 2015
isbn 978 88 68510 688
Allo stesso modo che qualsiasi idea può essere utilizzata in una forma fondamentalista, quasi nessuna deve esserlo. Per questo il fondamentalismo non è distintivo di determinate religioni o cosmovisioni, ma è una manipolazione sociale e psicologica di esse.
Thomas Meyer, Fundamentalismus
Dedico questo libro a mio nonno, insegnante, educatore, che mi ha spiegato fin da piccolo il rispetto e l’amore per il prossimo. Sono sicuro che da lassù è orgoglioso di quel suo nipote che ha cresciuto come un figlio, amandolo più di un figlio!
Prefazione
di Danilo Quinto
Di recente, mi è capitato di raccontare a un gruppo di persone incredule dell’esistenza, in Cina, dei laogai, campi di concentramento. Il loro numero è segreto di Stato, ma i dissidenti ne hanno contati almeno mille. Da tre a cinque milioni, le persone rinchiuse attualmente. Come bestie, che con un sistematico lavaggio del cervello vengono rieducate. Si stima che dal 1949 siano state incarcerate da 40 a 50 milioni di persone. Molte di loro non ne sono uscite vive.
L’ideologia fondamentalista produce anche questo: è legittimo attribuirle anche quell’orrenda pratica del figlio unico
, che sempre in Cina ha impedito, si stima, 400 milioni di nascite dal 1979, o il cosiddetto infanticidio femminile
, che in India, in dieci anni, ha visto sopprimere 3 milioni di bambine, molte delle quali sotterrate, senza degna sepoltura, nel primo giorno di vita o, ancora, il grande lager a cielo aperto della Corea del Nord, dove 24 milioni di persone sono soggiogate da un potere che veste i panni malati e perversi del culto della personalità e che gestisce campi di concentramento dove si praticano torture, stupri, esperimenti medici, lavori e aborti forzati, esecuzioni capitali segrete
. «Quando i mayi-mayi attaccarono il mio villaggio, scappammo tutti via. Durante la fuga, i soldati catturarono tutte le ragazze, anche quelle molto giovani. Una volta che sei nelle loro mani, sei costretta a sposare
uno di loro, non importa se è vecchio come tuo padre o se è giovane, se è bello o brutto… sei costretta ad accettare. Se ti rifiuti, ti uccidono. È accaduto a una delle mie amiche. Ti sgozzano come galline e neanche seppelliscono i corpi. Ho visto personalmente torturare una ragazza che non voleva sposarsi
…». È la testimonianza di Jasmine, 16 anni, arruolata da un gruppo armato mayi-mayi del Congo meridionale quando ne aveva 12. Che cos’è se non fondamentalismo utilizzare bambini di 8, 9, 10 anni nei gruppi armati irregolari e nelle forze governative, il loro utilizzo come spie o il loro arruolamento nell’esercito regolare in tempo di pace; cos’è sfruttare bambini nel culto del suicidio per il bene della causa, come accade molto spesso presso i gruppi armati palestinesi, o assecondare l’immolarsi dei monaci tibetani che si danno fuoco nelle strade e nelle piazze, o assistere a guerre che si fondono solo su scontri di carattere etnico, come quelle che si sono verificate negli anni Novanta in Ruanda e nell’ex Yugoslavia?
L’elenco potrebbe essere lunghissimo. Il fondamentalismo irrompe nel mondo globalizzato, con la sua forza esplosiva e devastante – l’immagine è quella delle due Torri Gemelle di Manhattan, per intenderci, che si sbriciolano al suolo, provocando la morte di tremila persone – senza che siano state comprese in profondità le vere cause del fenomeno, per conoscerlo e analizzarlo. Diventa, così, un fatto normale
, quasi fisiologico, e s’insinua con la sua forza pervasiva e distruttiva, alleandosi alla nostra impotenza nell’affrontarlo, innanzitutto dal punto di vista teorico.
La chiave di lettura
che Christian Zanon fornisce in questo saggio è insieme originale e ricca di elementi che dovrebbero far riflettere chi, soprattutto, per sua responsabilità, ha il dovere di contrastare questa deriva, che insidia l’Occidente, non solo dall’esterno, ma anche dall’interno, se solo si pensa ai tanti episodi di emulazione che si sono verificati negli ultimi tempi. In Norvegia, ma anche negli Stati Uniti, con le numerose stragi nelle scuole che vi sono state.
Ebbene, si fa un’opera di chiarezza e di verità quando si afferma che i fondamentalisti «si identificano soprattutto con le autorità che assumono attributi concreti della divinità e mediante quest’identificazione si creano l’illusione di essere onnipotenti come la divinità, di avere la verità assoluta, la massima e indiscutibile autorità, la capacità di giudicare e dirimere senza sbagliarsi, inclusa quella di dare o togliere la vita, in caso di necessità. Tutto questo in nome di Dio, dell’ortodossia e purezza della loro dottrina». Il richiamo a Dio copre
, il più delle volte, un disagio psicologico, una patologia. È questa patologia, nelle sue dinamiche e nella sua pericolosità, che va indagata. È a questa patologia che si deve guardare, senza fare sconti e senza giustificarla in alcun modo. Se questa consapevolezza non c’è, si rischia di non riuscire a isolare il fenomeno, storicamente e politicamente e, quel che più conta, di fare da cassa di risonanza
pericolosissima. In altri termini – e ci riferiamo in particolare a coloro che, in nome di quel buonismo d’accatto, che ha già realizzato tanti danni, affermano la necessità che l’Occidente accolga e integri in maniera indiscriminata tutti coloro che bussano alla sua porta
– si diventa conniventi, anche se, solo per omissione, non si afferma l’estraneità dei propri principi nei confronti di coloro che approfittano del fenomeno dell’immigrazione per insinuarsi nella società occidentale per costituire delle vere e proprie enclavi, delle teste di ponte
per la loro ideologia delirante di morte, che ha la capacità di diffondersi e trovare sostegni. Il confronto – non il dialogo, che è impossibile – con queste realtà deve essere netto e può esserci confronto se quei principi sono chiari, praticati e ben radicati. Stesso discorso vale per quei regimi che ergono il fondamentalismo ideologico come loro pratica quotidiana. La collaborazione economica e la ricerca di affari dell’Occidente con questo tipo di Paesi serve solo a legittimare il fondamentalismo dei loro governanti nei confronti di coloro che vengono da loro oppressi e ai quali viene negata la dignità di persone.
La comprensione del fenomeno, quindi, è decisiva in questo campo, per evitare che la patologia fondamentalista si rafforzi e si diffonda, acquisendo aspetti e connotati analoghi a quelli che nel secolo scorso sono stati alla base della morte di centinaia di milioni di persone, nei campi di concentramento di Hitler o nei gulag di Stalin. Perché il fondamentalismo è in grado di produrre anche questo: l’annientamento della ragione, che viene sostituita dal culto di un’entità o di una personalità che viene divinizzata e quindi idolatrata.
Che cosa contrapporre al fondamentalismo? Abbiamo detto: la consapevolezza, la conoscenza, la chiarezza e la forza delle posizioni. Ma tutto questo non basta. Occorre non essere soggiogati dal suo fascino, che per molti può esistere, e soprattutto non averne paura. In un mondo che, nella sua maggioranza, erge il male come idolo, saremo sempre più assediati da tanti fondamentalismi e da tante figure che li personificheranno. Saranno le nuove generazioni, soprattutto, a dover fare i conti sempre più con questa realtà. Ed è proprio per questa ragione che la lettura del lavoro di Christian Zanon, che ha una forte impronta pedagogica, andrebbe consigliata e promossa nelle scuole.
Introduzione
L’attualità del fenomeno del fondamentalismo è una realtà innegabile che sta acquisendo dimensioni sempre più allarmanti. Gli attacchi al World Trade Center e al Pentagono l’11 settembre 2001, l’attacco terrorista ai quattro treni nelle vicinanze di Madrid l’11 marzo 2004, l’attacco alla metropolitana di Londra il 7 luglio 2005 e la guerra in Afghanistan contro i talebani, la strage di Utoya a opera da Breivik con 77 vittime, l’attentato della Maratona di Boston del 15 aprile 2013, la strage di Charlie Hebdo, del 7 gennaio 2015, gli atti sanguinari dell'Isis e di Boko Haram, richiamarono e richiamano l’attenzione del mondo sul fondamentalismo religioso. Tuttavia, continuiamo a sapere molto poco riguardo le ragioni e il modo in cui le persone tendono a integrare i movimenti fondamentalisti e ad adottare un sistema di credenze, valori e norme di comportamento controculturali. Questo è essenzialmente un argomento per la psicologia sociale, poiché comprende sia le relazioni sociali che le stesse relazioni individuali, così come lo studio della personalità degli individui.
Però, così come questo è certo, non è meno certo che, rispetto al fondamentalismo, esistono vari luoghi comuni che devono essere sradicati: in primo luogo, che il fondamentalismo sia necessariamente associato alla violenza; che non possa essere genuinamente religioso; che sia comunque esclusivamente religioso, dimenticando la possibilità di un fondamentalismo economico, politico, ideologico, culturale; soprattutto, che il fondamentalismo sia un fenomeno marginale che non ha alcun tipo di influenza sugli attuali processi culturali, educativi e politici.
Qualsiasi tipo di analisi scientifica su questo fenomeno deve sradicare simili errori di giudizio, ma specialmente l’analisi che si occupa di ricercare ciò che di più profondo si ancora nella formazione personale dell’essere umano: lo studio psicologico.
Nel nostro viaggio verso le profondità di questo fenomeno, partendo da alcune valutazioni più generali arriveremo al cuore dell’argomento vero e proprio (considerazioni descrittive generali), con ampio riferimento al contesto psicosociale. Ci muoveremo così verso una descrizione più sociologica, per giungere a un’analisi strettamente psicologica, nella quale saranno affrontate le dimensioni cognitiva, affettiva, comportamentale e psicopatologica del fenomeno.
I
Il fenomeno del fondamentalismo:
significato e caratteristiche principali
dal punto di vista psicologico
1. Il concetto di fondamentalismo
Il battista Curtis Lee Laws (1868-1946) utilizza per la prima volta il termine fondamentalista
nel periodico Watchman-Examiner, intendendo così definire una persona pronta a combattere per i fondamenti
. L’autore faceva espressamente riferimento a un nuovo protestantesimo che si diffondeva in Nord America. Ciò che fa sorgere la necessità del fondamentalismo è il protestantesimo liberale in contrapposizione al pensiero del movimento della World’s Christian Fundamentals Association (WCFA). La WCFA si opponeva a una moltitudine di falsi maestri, molti dei quali detenevano importanti incarichi ecclesiastici. Inoltre la lotta contro gli eretici si estendeva anche all’ambito politico, in quanto la causa di Dio coincideva anche con la causa dello Stato, in questo caso, della nazione nordamericana: esisteva la convinzione che la Bibbia fosse la base della vita religiosa e sociale del Paese.
È importante