Cinque commedie in cerca d'attori
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About this ebook
È un teatro che affonda le sue radici nei dettami della Commedia dei caratteri, in cui viene rappresentata la vita quotidiana, l’autenticità dell’uomo comune con cui, facilmente, il lettore/spettatore può identificarsi.
La penna dell’autore è fresca, chiara e spontanea. Pur amando forme ed espressioni popolari, l’autore riesce sapientemente ad intercalare intonazioni farsesche dettate da situazioni concitate e vivaci, a toccanti passaggi di sapore lirico.
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Cinque commedie in cerca d'attori - Oronzo Trapani
Trapani
Cinque commedie in cerca di attori
EEE-book
Oronzo Trapani, Cinque commedie in cerca di attori
© Oronzo Trapani
Prima edizione e-book: Novembre 2013
Edizioni Esordienti E-book
ISBN: 9788866901679
Tutti i diritti riservati, per tutti i Paesi
(P).Ossessione
Personaggi
Ciro Esposito: marito di Sara
Sara: moglie di Ciro
Peppino¹: amico di Ciro
Giuseppina²: moglie di Peppino
Antonia: sorella di Peppino
Maria: vicina di casa di Giuseppina ed amica di Ciro
Sardella: medico di Giuseppina
Don Vincenzo: parroco della chiesa del quartiere
Stirato: avvocato penalista amico di Ciro
PRIMO ATTO
(Casa di Giuseppina e Peppino.
Una grande stanza. La comune è a destra, una porta a sinistra e frontalmente due porte dalle quali si entra in altrettante camere da letto, non visibili al pubblico. Fra le due porte, poggiato al muro, c’è uno scrittoio. Non ci sono finestre, c’è un tavolo al centro della stanza, con sei sedie. Sulla destra della scena, un divanetto e, a sinistra, un divano letto aperto con cuscino, lenzuola e una coperta. Sono in scena Giuseppina, che indossa una camicia da notte corta da far vedere le ginocchia, distesa con una coperta addosso sul divano letto, Peppino che sta in piedi vicino al tavolo e la dottoressa Sardella, vestita come un medico in visita a un malato, in piedi a lato del divano letto, che sta deponendo nella valigetta gli attrezzi del mestiere).
Peppino: (Preoccupato). Dottoressa Sardella, ditemi, è grave?
Sardella: Molto… molto grave. (Con la mano destra fa segno a Peppino di avvicinarsi a lei mentre si allontana dal letto dell’ammalata). Signor Peppino, vostra moglie Giuseppina è in pericolo di vita, la malattia, se non viene curata, non perdona.
Peppino: Dottoressa, allora curiamola! Cosa aspettiamo?
Sardella: È una parola! La signora è affetta da una malattia rarissima. Forse, in questo momento, in tutto il mondo è l’unico caso esistente.
Peppino: (Sconvolto). Addirittura! Dottoressa, scusatemi l’ardire… ma non state esagerando?
Sardella: Non mi meraviglio del vostro stupore! La malattia di vostra moglie si guarisce in un solo modo.
Peppino: Allora si può curare? Ma che malattia ha?
Giuseppina: (Sollevandosi con fatica e scoprendosi fino alla vita, con voce di chi sta male). Peppino! Dottoressa Sardella! Fatemi sapere, come sto?
(Peppino e la dottoressa Sardella si girano a guardare Giuseppina e subito hanno uno scatto di paura nel vedere Giuseppina nella sua mezza bruttezza).
Peppino: (Impaurito, trema nel parlare). Amore, stai calma, la dottoressa spiegherà come curarti. Non ti devi preoccupare. Il rimedio c’è.
Giuseppina: È vero, dottoressa? Posso guarire?
Sardella: Ma certo, mia signora, è quello che sto cercando di fare. (Si riavvicina all’ammalata). Vedete, Giuseppina, il vostro male sta nel vostro cervello.
Giuseppina: Sono malata di mente?
Peppino: (Sottovoce). Oltre alla bruttezza, ci vuole anche la pazzia!
Sardella: Adesso provate ad alzarvi. Ci sediamo tutti e tre e parliamo. Quello che ho da dirvi è molto importante. (Porge le mani a Giuseppina). Su, alzatevi, vi accompagno io.
(Mentre la dottoressa Sardella e Giuseppina si portano al centro della scena, Peppino sistema il divanetto vicino al tavolo. Giuseppina si accomoda sul divanetto mentre Peppino e Sardella si siedono sulle sedie vicino al tavolo. Peppino siede dalla parte di Giuseppina).
Peppino: Dottoressa spiegateci tutto! I soldi per curarla non ci mancano.
Sardella: Non servono i soldi!
Peppino: (Equivocando). Addirittura?
Giuseppina: Ma allora devo morire?
Sardella: Fatemi parlare. Il male da cui siete affetta, Giuseppina, si chiama… così, nel termine volgare, possesso
.
Peppino: Ma che razza di malattia è questa? Non l’ho mai sentita!
Sardella: Per l’appunto! È un male che, forse, in questo momento ha solo vostra moglie!
Giuseppina: Dottoressa, allora è per questo motivo che sento il desiderio forte di possedere qualcosa?
Peppino: Parla! Devi dire cosa desideri! Solo così potrai guarire da questo morbo rarissimo.
Giuseppina: Non posso dirlo!
Peppino: Ma come? Non puoi dirlo?
Sardella: (A mo̓ di rimprovero). Signor Peppino! Voi non immaginate la gravità di questa malattia. Non dovete assolutamente parlare in questo modo. Ne va di mezzo la vita di vostra moglie.
Peppino: Io non capisco, mia cara dottoressa. Spiegatevi meglio! Se Giuseppina ha un desiderio, perché non accontentarla!
Sardella: Forse è meglio che prima facciamo parlare la signora, la malata può agevolarmi il compito per la diagnosi che dovrò fare.
Peppino: (Rivolto a Giuseppina). Dunque, parla! Cosa devi dire?
Giuseppina: Mi vergogno! Non riesco a parlare.
Sardella: Suvvia, signora! Dovete parlare, poi spiegherò io a vostro marito la cura che dovete fare.
Peppino: E dai, Giuseppina, parla! Non temere! Saprò affrontare qualsiasi cosa.
Giuseppina: Ebbene, io sento il desiderio di fare l’amore con un nostro comune amico!
Peppino: (Spaventato ed incredulo si alza in piedi). Ma sei pazza, cosa ti salta in testa?
Sardella: (Rivolto a Peppino). Calmatevi! Non fate così! Vostra moglie potrebbe morire! Dovete affrontare questa prova con grande sacrificio!
Peppino: (Rivolto a Sardella). Ma chi? Io? Dottoressa, stavo pensando a quel disgraziato! (Si avvicina a Sardella e sottovoce sussurra). Ma avete visto bene mia moglie? Chi farebbe questo sacrificio per salvarle la vita?
Sardella: (Arrabbiata). La malata deve curarsi con quello che vuole!
Peppino: (Sarcastico. Rivolto al pubblico). Ma chi si presta alla cura!
Giuseppina: Dottoressa, io morirò! Lo sento. Per me non c’è niente da fare.
Peppino: Ma come, non c’è niente da fare? Parla, dicci con chi vuoi appagare il tuo desiderio.
Sardella: Signora, vi scongiuro di fare questo nome, altrimenti morirete!
Peppino: Magari! Magari… è un amico, che comprendendo la gravità della tua malattia ci farà quest’enorme piacere.
Giuseppina: Mi vergogno…
Peppino: (Tra il serio ed il faceto). Ma non devi vergognarti! Se pensi che io possa dispiacermi che, per causa di questa tua strana malattia, tu debba fare l’amore con un altro, non devi assolutamente rammaricarti, perché saprò dominare la gelosia per il bene della tua salute.
Giuseppina: Allora ve lo dirò! Desidero tanto fare l’amore con…
(Entra in scena, da destra, la vicina di casa Maria, indossa una lunga vestaglia. È spaventata. Peppino e la dottoressa Sardella si alzano in piedi).
Maria: Giuseppina… ma allora è vero che stai male? (Rivolta alla dottoressa Sardella). Dottoressa cos’ha la mia cara vicina?
(Maria si avvicina a Giuseppina, mentre la dottoressa Sardella e Peppino dimostrano di non gradire la sua visita).
Giuseppina: (Col viso di chi soffre e con voce bassa). Maria, mia cara amica, sto male! Posso anche morire!
Maria: (Volgendosi verso Giuseppina). Ma cosa dici? Se hai bisogno d’aiuto, ci sono qui io. Per qualsiasi cosa sono a tua disposizione. Ti preparo una bella tazza di tè?
Peppino: (Rivolto a Maria). Ma quale tè e tè! L’aiuto l’avresti dato se fossi arrivata un minuto dopo. Ora sapremmo come curarla!
Maria: (Stupita). Non capisco! Cosa vuoi dire?
Peppino: Niente! Visto che ci sei, ora te lo spiega la dottoressa.
Sardella: (Perplessa). Ma… credete davvero sia il caso di divulgare la malattia della signora Giuseppina?
Peppino: (Sarcastico). Dottoressa…!
Maria: Ma allora è una malattia grave?
Peppino: Potrebbe anche morire se non si fa quello che dice lei.
Maria: Ma che razza di male è?
Peppino: Tiene il morbo del possesso
.
Maria: Oddio! Vuole possedere tutto? Ma lei è tanto ricca, cosa le manca?
Peppino: (Con sufficienza). Dottoressa, vi prego, spiegate a questa nostra amica la gravità del male di mia moglie e la strana medicina per guarirla.
Sardella: Prima di spiegare il male, vorrei domandare a Giuseppina se per caso è il marito della signora Maria che stava per dire poco fa.
Giuseppina: Ma chi? Pasquale? Il marito di Maria? Dottoressa, per guarire ci vuole una medicina buona, quella non serve.
Peppino: (Rivolto al pubblico). Ah! È pure esigente!
Maria: Non capisco, spiegatevi, cos’è questo morbo del possesso
?
Sardella: (Rivolta a Maria). Prego accomodatevi. Ora le spiego.
(Maria si siede dov’era seduto Peppino).
Maria: Grazie dottoressa, vi sto ascoltando.
(Entra in scena da destra Antonia, la sorella di Peppino, tutta trafelata e sudata con un fazzoletto in mano per asciugarsi la fronte).
Antonia: Perdonami, Peppino, se sono venuta a quest’ora, ma gli impegni mi hanno trattenuta… scusatemi, saluto a tutti! Come si sente ora, Giuseppina?
Sardella: (Perplessa, si rivolge a Peppino). Chiedo scusa, conosce la signora?
Peppino: Dottoressa, non ci badate. Questa è mia sorella Antonia. Quando ho visto che mia moglie stava male, l’ho subito chiamata ma, come al solito, è arrivata tardi.
Antonia: Non pensavo che si trattasse di una cosa così grave. Dottoressa cosa accusa la mia bella cognatina?
Maria: (Rivolto al pubblico). Tre assi e una napoletana a bastoni! Che ipocrita!
Sardella: (Seccata). Signori! Basta! Vogliamo prendere la cosa con serietà? Non ho mai assistito ad un comportamento così indecoroso!
Antonia: Scusatemi, dottoressa. Non credevo di portare questo scompiglio. Se avessi saputo della gravità di mia cognata sarei venuta prima… ma che tiene Giuseppina?
Maria: (Con aria saccente). Il morbo del possesso
!
Antonia: Morbo del possesso
! (Ci riflette qualche istante). Mai sentito. È un nuovo male?
Peppino: (Rivolto ad Antonia). La dottoressa ci stava spiegando, poi sei entrata tu… (indica una sedia vicino al tavolo). Siediti qui e ascolta attentamente quello che la dottoressa deve dirci.
(Sono seduti Giuseppina, Maria e Antonia, stanno in piedi la dottoressa Sardella e Peppino).
Sardella: La paziente, apparentemente, sembra non essere affetta da nessuna patologia, ma, ahimè, il male si nasconde nella sua testa. Sembrerebbe una donna normale, invece in lei si cela il male che la potrebbe portare alla tomba. La sua malattia è rarissima. (Con tono fiero). Per questo sono un medico fortunato. (Tentennando, cercando di ritrattare la precedente affermazione). Fortunato per modo di dire, perché molti medici, se lo sapessero, m’invidierebbero per la malattia da me diagnosticata. Loro non avranno mai il privilegio di riscontrare, nella loro vita professionale, questo strano e rarissimo morbo.
Antonia: Dottoressa, ma come vi siete accorta che mia cognata ha questo male?
Sardella: Semplice! Giuseppina ha un desiderio irrefrenabile, se non lo realizza scatta una molla nel cervello che la paralizza istantaneamente con l’immediata morte.
(Maria e Antonia sono sconcertate dalla rivelazione ed esprimono con il volto la loro preoccupazione).
Giuseppina: (Con molta calma). Dottoressa, se devo morire, non fa niente!
Tutti: Mai!
Peppino: (Rivolto al pubblico). Non esageriamo. Dovrà pur morire!
Antonia: Allora, dottoressa, cosa dice la scienza per salvare l’ammalata?
Maria: Speriamo che esista una medicina per farla guarire!
Sardella: Se mi fate parlare, vi spiegherò tutto!
Peppino: Prego dottoressa, ripetete quello che noi già sappiamo. (Rivolto ad Antonia e Maria). E voi due state ad ascoltare e non fate nessun commento, perché la cosa è grave e nessuno deve sapere.
(Maria e Antonia annuendo si siedono vicino al tavolo e osservano la dottoressa Sardella).
Sardella: Io taglio corto senza annoiarvi con inutili dettagli tecnici sulla parte scientifica del male. Dirò che il morbo del possesso
, se non si cura, porta diritto alla tomba. Qual è la cura? Semplice! Bisogna consentire il desiderio che l’ammalata manifesta in quel momento. Il desiderio è unico. (Guardando tutti i presenti, alza l’indice della mano destra esclamando). È uno solo. Dopo la cura, gli altri desideri non sono più collegabili al morbo del possesso
. Per la guarigione, quindi, è indispensabile accontentare la malata.
Antonia: Accontentiamola, allora! (Rivolta a Peppino). Non è poi tanto grave! Facciamole passare questo desiderio!
Peppino: Ascolta! Ascolta e poi mi dirai!
Sardella: Abbiamo già saputo da Giuseppina qual è il suo desiderio.
Maria: Cosa desidera? Io e mio marito siamo a vostra disposizione. Chiedeteci qualsiasi cosa!
Sardella: La cosa che desidera Giuseppina, solo una persona può darla!
Peppino: (Rivolto a tutti, togliendo la parola alla dottoressa Sardella). Giuseppina vuol fare l’amore con un nostro comune amico!
(Quelli seduti si alzano in piedi sconcertati dalla voglia di Giuseppina, mentre Maria tenta di raggiungere l’uscita).
Maria: Mi sono ricordata che il mio Pasquale doveva partire per la Francia!
Peppino: (Rivolto a Maria). Lascia stare il viaggio urgente di tuo marito: non è lui l’amico che desidera Giuseppina!
Maria: (Sollevata dalla notizia torna indietro). Hai ragione! Può rinviare la partenza! Non è poi tanto importante. Comunque… per il bene di Giuseppina… se si dovesse sacri… prestare per guarirla, io… come vera amica… lo costringerei…
Giuseppina: (Rivolta a Maria, sempre con aria assente). Grazie, grazie amica mia! Non dimenticherò la tua gentilezza… ma non mi piace tuo marito… io voglio di più!
Maria: (Rivolta al pubblico). Eh, già! Miss Italia ha pure le esigenze!
Sardella: Vi prego di star seduti. Adesso Giuseppina ci dirà chi è questo vostro caro amico.
(Si risiedono Maria e Antonia. Giuseppina è rimasta seduta, restano in piedi la dottoressa Sardella e Peppino).
Giuseppina: Prima voglio prepararvi una tazza di caffè!
Antonia: (Rivolta a Giuseppina). Non è il caso! Ti ringraziamo lo stesso. È più importante curarti!
Giuseppina: No! Ora mi sento di prepararvi un caffè.
Sardella: Non la contraddite! Va bene, signora. Noi lo gradiamo un caffè!
Giuseppina: Allora vado in cucina a prepararlo. (Si alza).
Maria: (Si alza). Vengo con te. Ti faccio compagnia.
Giuseppina: (Rivolta a Maria). Rimani seduta! Resta qui con loro. Faccio subito! Stai tranquilla. (Si avvia verso l’uscita di destra).
(La dottoressa Sardella fa segno a Maria di assecondarla).
Maria: (Si risiede. Rivolta a Giuseppina). Come vuoi tu! Resterò qui!
(Giuseppina esce di scena).
Sardella: (Con fare da professore che spiega agli studenti). Vedete, la scienza non ha ancora compreso questo strano fenomeno, però riesce a capire la fragilità dell’ammalato. Il malcapitato, in questo caso la malcapitata, si vergogna di esternare il suo desiderio, ma se non lo realizza, entra in una inarrestabile depressione, causa di sicura morte. Per nostra fortuna, Giuseppina invece lo ha rivelato, pertanto ora abbiamo la possibilità di debellare il morbo che la possiede. Il possesso
, dunque, può essere eliminato accondiscendendo alla sua voglia.
Antonia: Ma che smania strana! Fare l’amore con un estraneo. C’è il marito! Perché non ha desiderato il marito?
Peppino: (Rivolto ad Antonia, quasi spaventato). Antonia, perché vuoi interferire nella saggezza della scienza? Lascia che la dottoressa curi mia moglie come vuole la medicina!
Sardella: Credo di aver capito! Voi, signor Peppino, non amate vostra moglie. È vero?
Peppino: (Si siede sul divanetto dov’era seduta Giuseppina). Ma certo che l’amo… che le voglio bene, ma… se quello che desidera serve alla sua salvezza, io, per il bene che le voglio, accetto il sacrificio.
Antonia: Non dire bugie, noi sappiamo perché tu hai sposato Giuseppina!
Maria: È vero, tu non l’hai mai amata.
Sardella: Eh no! Scusatemi! Adesso mi dovete dire tutto! (Va a prendere una sedia libera, la porta vicino al gruppo e si siede). La scienza deve sapere perché questa poverina è stata colpita dal morbo del possesso
. Ditemi tutto, prima che ritorni Giuseppina.
Maria: Dai! Peppino, racconta tutto alla dottoressa, è giusto che sappia. Non devi vergognarti. Noi, lo sai, conosciamo bene il tuo segreto!
Peppino: (Timoroso). Però, dottoressa, non mi rimproverate alla fine della mia confessione: voi, oramai, conoscete bene mia moglie! Tanto bella non è! Non vi sembra?
Sardella: Non vi preoccupate! Quello che direte servirà soltanto per fini scientifici.
Antonia: Dai! Parla! Spiffera tutta la verità. Spiega anche perché dormite in camere separate. (Indica le due porte di fronte). Come vedete, dottoressa, ognuno ha la sua camera da letto.
Sardella: Questo lo sapevo già! (Rivolta a Peppino). Ma come avete potuto vivere in questo modo!
Peppino: Ebbene, dottoressa, io sono stato un accanito giocatore. Le mie giornate, le passavo nelle sale corse a scommettere, negli ippodromi a puntare sui cavalli e nelle bische clandestine a giocare a carte. Ho accumulato tanti debiti… milioni… che dovevo dare a certe persone… queste, se non pagavo… mi avrebbero ucciso. Pasquale, il marito di Maria, appresa questa mia terribile storia, con la collaborazione della moglie, architettò un piano per salvarmi: mi suggerì di sposare Giuseppina, donna ricchissima ma ancora nubile perché brutta come la peste. Per essere breve, dottoressa, io ero proprio disperato. Mi avrebbero certamente ucciso se non avessi pagato i debiti di gioco. Allora accettai il matrimonio ad una sola condizione: non sarei mai andato a letto con mia moglie.
Sardella: E Giuseppina ha accettato questa vile proposta? Capisco perché dormite in un’altra stanza! Almeno uscivate insieme?
Peppino: Certo! Camminavamo a braccetto, però lei portava sul viso un velo che non toglieva mai.
Sardella: Allora nessuno conosce il volto di vostra moglie?
Peppino: Nel quartiere nessuno. Dopo sposati ci siamo trasferiti in questa casa e solo i parenti e pochi amici conoscono bene la mia Giuseppina.
Maria: Dottoressa, la poverina ha accettato perché non voleva restare sola al mondo. Noi le vogliamo tanto bene ed è vero che la povera Giuseppina usciva sempre col viso coperto.
Sardella: Ma perché?
Maria: Sempre per quella promessa: ti sposo ma senza sesso e senza farsi vedere in pubblico.
Antonia: Avete capito, dottoressa? Mai una notte d’amore e per strada col volto coperto!
Sardella: E non ha mai chiesto di adempiere all’atto coniugale?
Peppino: Dottoressa, ma che dite? Ma lei l’ha vista bene? Adesso il velo non lo tiene!
Sardella: Ecco spiegato l’insorgere del morbo del possesso
. La poverina è ancora vergine. Sposata da sette anni, non ha ancora provato il piacere del sesso coniugale.
Peppino: Non esageriamo! Giuseppina ha dimostrato di gradire questa situazione. Agli amici e parenti ha mostrato sempre che la vita, anche così, scorreva felice. Insomma, ci vogliamo bene senza toccarci.
Maria: È vero! Giuseppina non ha mai manifestato dissapori con Peppino ed era contenta di questo stato di cose.
Antonia: Posso aggiungere, a parte il lato sessuale, che mio fratello e Giuseppina sono, per tutto il rione, un esempio di coppia perfetta.
Sardella: E… perdonatemi, in cosa consisterebbe questa perfezione? Vi ricordo che la poverina è stata colpita dal morbo del possesso
.
Peppino: Cosa ci posso fare! I nostri accordi erano precisi.
Sardella: (Con tono professorale). Però voi vi siete tolto i debiti e non avete pensato minimamente a quella poverina! Cosa vi costava, ogni tanto, adempiere al vostro dovere coniugale?
Peppino: (Con finta aria dimessa). Avete ragione, dottoressa, io qualche volta ho tentato di avvicinarmi, ma che ci volete fare, il disgusto è tale che il mio desiderio svanisce nel nulla. Non c’è niente da fare! Meglio lasciare le cose così come stanno. Ora, se la poverina può guarire con questo, diciamo sistema
, applichiamolo, basta che ci faccia conoscere il nome di questo poverino.
Antonia: Ma, scusate! Questo poverino andrà a letto con Giuseppina?
Sardella: Questo è il vero problema! Quest’uomo sarà consenziente?
Maria: Io non ci credo proprio! Scusami Peppino! Se tu, che sei il marito, in questi sette anni non hai mai avuto lo stomaco di portarla a letto, come vuoi che un altro lo possa fare?
Peppino: Per questo vi ho chiamato, voi dovete collaborare affinché questo nostro amico si convinca che il suo sacrificio è a fin di bene.
Maria: Ma non sappiamo chi è questo povero disgraziato! Conoscendolo potremmo già attuare un piano di convincimento.
Sardella: Ricordatevi, però, di non ferire troppo la povera Giuseppina, perché lei non è consapevole di essere così brutta.
Peppino: Ma come non è consapevole! Ieri, casualmente, si è guardata allo specchio ed ha avuto uno scatto di paura. Si è ripresa solo quando le ho fatto osservare che quella allo specchio era lei.
Antonia: Ma tu come hai fatto a guardarla in tutti questi anni?
Peppino: Cara Antonia, tu lo sai: o lei o essere ucciso! Con la sua ricchezza mi sono comprato la vita.
Maria: (Rivolta al pubblico). E che vita si è comprato! Vive nel lusso senza far niente!
Sardella: Adesso non è il caso di fare tutte queste chiacchiere. Dobbiamo pensare a Giuseppina, io vi chiedo, in qualità di luminare, di fare tutto il possibile per accontentare la paziente che, altrimenti, morirà e se non riusciamo a convincere questa persona, la colpa sarà anche nostra.