Delle donne e dintorni - teoria, prassi e strategie sessuali degli umani maschi (più o meno) adulti
By Alo & Borz
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Delle donne e dintorni - teoria, prassi e strategie sessuali degli umani maschi (più o meno) adulti - Alo & Borz
Elena.
Dell’Amicizia
IL NAUFRAGIO
Sarebbe bello immaginare di fermare il tempo, di poter bloccare il vento, il mare, la barca, le genti, organizzando razionalmente il salvataggio del veliero che affonda. Immaginiamo di diventare invisibili, di brandire una mano divina che tocca ciascuno, lo solleva dalle acque e lo mette in salvo sulla terraferma.
Ma non si può interrompere il corso del tempo. Avendo a disposizione una manciata di secondi per decidere chi poter accogliere sulla scialuppa di salvataggio senza farla affondare, ci si trova a dover decidere per la vita di alcune persone e per il trapasso
delle altre. Pur con i giubbotti, quindici uomini galleggianti in bilico fra un’eternità di cielo e mille e altri mille metri d’acqua, non resisterebbero a lungo alla notte gelida e umida e al giorno arso e sfiancante, senza bere.
Inizia quindi il processo di selezione, dall’amico più caro allo sconosciuto.
Supponendo che non vi siano parenti, donne e bambini in acqua, e supponendo di astrarre per il momento dai gusti personali in fatto di uomini, ci troviamo a dover distinguere l’umanità (o meglio l’equipaggio) nei seguenti gruppi:
Amici di primo grado
Amici di secondo grado
Conoscenti
Altri
L’Amico di primo grado è quello più caro, che chiamiamo nei momenti di solitudine ma anche di allegria, per raccontare un evento lieto o anche spiacevole, per dire che siamo belli e fighi ma anche tristi e sfigati.
L’amico di primo grado ci stima, ci sopporta, ci sorride se ci vede tristi e se apprezza i nostri discorsi, non ci deride al cospetto degli altri per qualche piccola sciocchezza.
L’amico di primo grado parla bene di noi in pubblico e, se serve, male a quattr’occhi.
L’amico di primo grado è quello che sentiamo per primo, senza subordinarlo a una festa o a una donna con cui uscire. Lo chiamiamo spesso per sapere, è vero, se ha qualche donna da farci conoscere, ma in cambio ogni tanto dividiamo con lui qualche fanciulla che ci cresce.
Al nostro amico di primo grado vogliamo bene anche se ha sempre i piedi che puzzano, se è pigro e viziato, o se ci tira un pacco quando va a una festa con una delle sue donne, dicendoci che è stanco e non vuole uscire; qualche volta lo chiamiamo sul cellulare e non risponde perché ha letto sul display il nostro nome mentre si tacchina la segretaria della palestra.
All’amico di primo grado raccontiamo le nostre paure, i nostri pensieri, programmi, sentimenti. E se qualche volta gli imponiamo il segreto, magari per noi riesce anche a non tramandarlo a un suo altro amico di primo grado.
Infine, contravvenendo alla regola ferrea che impone di non dare informazioni privilegiate agli altri (Legge del Borz denominata Sapere è Potere
), all’amico di primo grado siamo talvolta disposti a trasmettere conoscenza e consigli che possano dare a lui utile personale, addirittura potenzialmente a nostro svantaggio.
L’amicizia di primo grado è dunque disinteressata, con un pari flusso di dare e avere, nel quale la legge del Sapere è Potere sopra menzionata passa in secondo piano.
L’amico di primo grado, insomma, è quello che comunemente viene chiamato vero amico
.
L’Amico di secondo grado è assimilabile a quello di primo, ma se ne distingue perché non possiede tutte le caratteristiche positive sopra riportate.
Non è detto che gli puzzino i piedi, né che sia antipatico o se la tiri
. Semplicemente non proviamo per lui i sentimenti puri e sinceri che caratterizzano la prima tipologia.
Può darsi naturalmente che partendo con buone intenzioni siamo disposti a classificarlo (o a riclassificarlo) nella prima classe, ma che lui con atteggiamenti più o meno fastidiosi non ce lo permetta.
L’amico di secondo grado lo chiamiamo, anche spesso, ma il ritmo delle chiamate è funzione della nostra inquietudine: se ci divertiamo, che senso ha coinvolgere anche lui, che magari ci frega le donne, e comunque si vede che in fondo non ci stima?
L’amico di secondo grado è un po' come un soprammobile: quasi una televisione, ma meglio, perché risponde persino.
Alla volte proviamo dell’affetto per lui, perché in fondo è un bravo ragazzo, anche se si comporta come uno zuccone. E poi può sempre esserci utile, perché ci dà i biglietti per lo stadio, conosce i buttafuori della discoteca, ha la barca e ci fa i coca-toga party. In cambio gli abbiamo passato il compito d’esame e fatto assumere la sorella, che poverina è scema, e non riusciva a trovare un posto di lavoro.
L’amico di secondo grado ha un tatto incredibile: cerca sempre di migliorarci, ci rivela i nostri difetti preferibilmente mentre siamo con almeno altre cinque persone, così poi si può intavolare una discussione piacevole sul fatto che da piccolo facevamo la pipì a letto, che la sera ci spalmiamo di yogurt, perché la maschera di bellezza con lo yogurt è la migliore, che nostro padre è stato appena arrestato per violenza carnale sulla segretaria, che a noi piace nel tempo libero vestirci da donna e penetrarci con il manico del mestolo da cucina.
Mentre parlandogli a quattr’occhi ci si rivolge come a un amico, e finge di stimarci, volgendoci le spalle è sempre pronto a sparlare, a sfotterci, a deriderci.
Il Conoscente è uno che ogni tanto vediamo, cui qualche volta ci è capitato di parlare, senza necessariamente conoscere il suo nome; molto spesso ci è totalmente indifferente, se non addirittura antipatico. Può essere conoscente il buttafuori della discoteca che salutiamo come un amico ogni volta che ci abbrevia l’attesa davanti al locale, il barista che ci estorce i soldi quotidianamente applicando l’arrotondamento da 9 mila lire a 10 euro per il pasto, e il portiere dell’azienda che ogni mattina ci saluta con rispetto, in virtù della carica ricoperta o del nostro supposto potere. Forse è quest’ultimo, per via della sua umiltà e riverenza, quello che più merita la nostra stima.
Il grado più basso nella Ierarchia Amicorum, o comunque nella gerarchia delle nostre conoscenze sociali, è quello di Altro. L’Altro è colui il quale non è né amico di primo grado, né di secondo, né conoscente.
E’ cioè uno qualunque, che non abbiamo mai visto, anche se possiamo sapere che esiste. Talvolta è chiamato uno
(ho visto uno...
).
È sbagliato associare agli Altri un’accezione negativa. L’Altro è solo uno che dobbiamo ancora conoscere. Insomma, il mondo degli altri è un mondo tutto da scoprire, può riservarci piacevoli sorprese...
Or dunque, se ci dovessimo trovare su una zattera di salvataggio con pochi posti a disposizione, è ovvio che faremmo salire a bordo solo gli amici di primo grado, eventualmente quelli di secondo, lottando per non far uscire dall’acqua i conoscenti, e soprattutto... gli altri.
Ho un amico abbastanza simpatico, che per l’occasione chiamerò con uno pseudonimo, Fede, che ha realizzato uno screening della popolazione parimenti gradevole dal punto di vista della scientificità e dell’approccio metodico, che sostiene che l’universo umano sia classificabile in amici e in conoscenti di primo, secondo, terzo e quarto livello. Solo che lui usa un criterio alquanto restrittivo, in quanto colloca i genitori nella categoria dei conoscenti di primo livello, e nella categoria amici inserisce solo il cane.
Delle Donne degli Amici
L’opinione più comune, canonica, che viene insegnata anche a scuola, è che le donne degli amici vadano sempre rispettate.
Quello che si scopre invece nel corso della vita è che le donne degli amici andrebbero rispettate.
La donna dell’amico è sempre la più bella, ricorda la Legge del Borz, sulla scorta di un antico proverbio. Egli, che ha buon gusto e conosce quello che noi apprezziamo in un individuo, ha ben cura di scegliere per sé una fanciulla non solo simpatica, ma che ci piace anche moltissimo.
La donna dell’amico ci tenta. Per cortesia verso di lui cerchiamo di esserle cordiali, di farle i complimenti, di sorriderle ed adularla. L’amico ce ne è grato, è contento che noi le siamo simpatici. Talmente grato che ce lo dice: Che caro ragazzo che sei, sono contento di essere tuo amico, di frequentare casa tua. Ah, fra l’altro, è ovvio che so dove abiti, visto che sei mio amico, e lo so quanto ci tieni alla tua casa, che rimane spesso disabitata, e in balìa di chi ci passa davanti. Caro Borz, se ci provi con la mia fidanzata ti brucio la casa
. Queste sono alcune delle cosucce simpatiche che l’amico può dirci per sdebitarsi del fatto che gli curiamo la donna. E’ allora ovvio che di fronte a un rapporto così onesto, davanti a parole così sincere, non ci passa neanche per l’anticamera del cervello di fare qualcosa che possa offendere l’animo sensibile ed altruista dell’amico.
O no?
No, perché in realtà è sempre difficile determinare come comportarci, ovvero se possiamo procedere o no con la condivisione. Non sappiamo cioè se sia opportuno spartire con il nostro amico qualcosa di molto importante, di fondamentale per lui: la sua fidanzata.
In breve, per valutare se il tradimento dell’amicizia è tollerabile, è bene considerare:
La bellezza assoluta della donna e la sua virtuosità
La bellezza assoluta della donna è indicata secondo la Scala Borz (decimale, da 0 per la cofana a 10 per la bellezza più pura). Connotazioni ausiliarie come simpatia e altro possono correggere questo parametro. Più la donna è gradevole, più vale la pena tradire l’amico. La relazione tra tradimento e bellezza non è lineare ma leggermente esponenziale, per cui a bellezza molto elevata corrisponde interesse ancor maggiore per la copula.
Quanto l’amico sia realmente attaccato alla donna in questione
Occorre interrogare l’amico. Può essere che egli abbia conquistato la femmina senza un reale interesse sottostante, oppure che possieda altre donne, essendo in un periodo di ridondanza. In tal caso egli potrebbe non essere realmente interessato ad essa.
L’esistenza di sfide pregresse con l’amico relativamente alla donna in questione
Diverso è se la femmina è stata conquistata in seguito a gara oppure se per vero interesse. Spesso la copula della donna target è avvenuta esclusivamente ai fini competitivi, senza coinvolgimento interiore. In tali casi il successivo scambio di donne tra amici è in qualche modo tollerabile.
La non conoscenza dello stato di Becco
da parte dell’amico, unito alla mancata notifica da parte di lei (un po’ scorretta)
(Nota: beccare, qui, è usato come sinonimo di baccagliare, macchinare, rimorchiare.)
Se due amici esplorano un’isola molto grande che raggiungono per la prima volta quasi contemporaneamente su entrambi i versanti, ciascuno di essi penserà di essere il primo ed unico colonizzatore. Effettuerà quindi una conquista in buona fede
in assoluta ignoranza del successo pregresso da parte dell’amico. Parimenti, se questo dovesse verificarsi non per un’isola ma per una graziosa fanciulla, solo lei potrà, a sua discrezione, notificare di essere già impegnata. Spesso, tuttavia, ignorando l’esistenza di vincoli di amicizia tra i conquistatori, non starà a precisare chi è sbarcato, e quando. I becchi pregressi rientrano infatti