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La Galaverna
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Ebook64 pages57 minutes

La Galaverna

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Milano, giorni nostri. Uno spregiudicato manager scopre che nei parcheggi sotterranei dell'avveniristico grattacielo della sua multinazionale, edificato nel centro della città su rovine millenarie, una forza antica e malefica si è risvegliata da un lungo sonno. Un uomo convive fin dall'infanzia con la facoltà (o la maledizione) di poter scorgere, lui solo, invisibili e pericolose geometrie metropolitane. Due protagonisti indiscussi della movida milanese alle prese con i segreti oscuri della luccicante vita notturna. Tre racconti del terrore di Samuel Marolla, un viaggio nei recessi oscuri di una Milano tecnologica, multietnica e moderna, ma ancora dominata da malvagi poteri millenari.
LanguageItaliano
Release dateJun 23, 2013
ISBN9788868550974
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    La Galaverna - Samuel Marolla

    LA GALAVERNA

    di Samuel Marolla

    Mentre gli empi si aggirano intorno,

    emergono i peggiori fra gli uomini.

    (Sal 11, 9)

    I FATALI

    Dai ventitre ai ventinove anni, la mia vita fu caratterizzata da due scimmie: la scimmia dei videogiochi, e la scimmia della cocaina.

    Giocavo ai videogiochi da quando ero bambino, con i coin-up prima (ricordo i miei preferiti, Black Tiger e Tiger Road), e con le primissime console da casa, poi (i primi programmi sviluppati da solo con il Commodore 64); divennero fondamentali nell’adolescenza, con i tornei in rete e i mmorpg (cioè massive multiplayer online role-playing game [cioè gioco di ruolo via internet multigiocatore di massa]) , la mia vita cambiò con Shenmue, prima vera esperienza totalizzante multigiocatore, e verso i vent’anni divennero religione.

    La cocaina arrivò a ventuno, arrivò con un amico pusher che poi era il portiere del palazzo della Morkan Software (e colui che mi organizzò il colloquio di lavoro) e quando arriva tutto cambia a una velocità che puoi arrivare a immaginare solo dopo, quando ti rendi conto di essere circondato solo da persone che pippano e che tutti quelli che frequenti pippano e che non è una magia improvvisa, la verità è che tu hai chiuso i ponti in modo del tutto fisiologico con tutti quelli che facevano parte della tua vita e che non pippavano, con i tuoi vecchi amici di prima insomma, e che la bamba è diventata la tua unica ragione di vita (oltre ai videogiochi si intende); ti ritrovi la casa piena di amici sconosciuti con gli occhi da polpo, il puzzo rancido dei puccini, il tabacco che sfrigola dolce mescolato con la cocaina, e quando ti fai una snasata dopo l’altra qualcosa ti si scioglie dentro come una comunione e inizi a parlare, parlare, parlare, parlare, sei calmo, rilassato, è tutto ok, è-tutto-fottutamente-ok, questo è il mantra della cocaina, deglutisci il salato della chimica, sono tutti amici e tutto funziona come dovrebbe funzionare, tutto è come realmente è, perfetto, tranquillo, FOTTUTAMENTE OK, chiaro? Bene, poi ci bevi sopra per tirarla giù, e la tua casa (e case di altri che girano forsennatamente in un caleidoscopio un po’ perverso di incontri-scontri, strette di mano, baci, saluti fasulli [e tutto di notte, accade solo la notte, il giorno per noi cocainomani era un qualcosa di atrocemente straniero, l’alba era ogni volta come uno degli ultimi respiri agonizzanti di un condannato a morte, ma ce n’era ancora uno, ancora uno], ragazzine imbarellate che ti chiedono se gliene dai un po’ di nascosto dalla tua scorta in cambio di cinque minuti in bagno con loro) diventa un maelstrom di gentaglia e di bottiglie di plastica con la stagnola sopra, annerita e bruciata con l’accendino quando poi passi alle basi e ti inali quel fumo bianco e acre e la botta che arriva al cervello, poi tutti a giocare a Tekken3 come dei diavoli incarnati, un cuba, una riga, una partita, JIN KAZAMA WIN, risate a denti stretti, pompini di nascosto (e quegli occhi mentre te lo fanno, quegli occhi da diciottenne colpevole) in cambio di una snasata di sghimbescio, tutto questo iniziò come una febbre e in pochi anni si mangiò via parte del mio cervello e della mia vita.

    Ma questa non è la solita storia di un cocainomane perdente figlio di papà coi denti marci e il setto nasale sfondato che vede nel fondo del cesso una telecamera che spia tutti i suoi movimenti e magari alla fine uccide la sua fidanzata perché gliel’ha ordinato Hitler, no, vaffanculo a quelle teste di cazzo insulse e malate di mente, questa è la storia di uno che ha vinto, perché all’epoca la cocaina fece esplodere (anzi direi sbocciare) i miei neuroni e la mia passione per i videogiochi e l’informatica e quello che c’era dietro mi portò a lasciare ingegneria perché erano tutti dei vecchi idioti che insegnavano in modo sclerotico cose vecchie e idiote e a lavorare alla Morkan Software che ero ancora un ragazzino (grazie a Paco), ma dopo solo due anni e poco prima di finire al Policlinico per overdose di cocaina progettai io il mmorpg Rolland Blak [sic] che attualmente è il più usato in Cina [illegalmente] da almeno sedici milioni di ragazzini e per il quale non guadagnai nulla perché all’epoca non avevo i diritti e il responsabile sviluppo di allora cioè il dottor Mergalati (noi lo chiamavamo merdalati a sua insaputa è ovvio) lui sì che divenne ricco e potente; ma non importa, perché nella vita i soldi vanno e i soldi vengono, l’importante è che tu sia in grado di gestire con consapevolezza entrambe le cose.

    Ma adesso vi spiego come iniziò la mia curiosità per il parcheggio sotterraneo del Grattacielo Morkan di

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