L'amore è bello finché dura. Scusami tesoro, pensavo fosse amore...
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L'amore è bello finché dura. Scusami tesoro, pensavo fosse amore... - Marco Colantoni
http://creoebook.blogspot.com
Marco Colantoni
L’AMORE È BELLO
FINCHÉ DURA
Scusami tesoro, pensavo fosse amore…
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono fittizi o usati in modo fittizio. Tutti gli episodi, le vicende, i dialoghi di questo libro, sono partoriti dall’immaginazione dell’autore e non vanno riferiti a situazioni reali se non per pura coincidenza.
… L’anello debole è anche il più forte. Spezza la catena.
PREFAZIONE
«La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l’intervallo fugace e per di più illusorio, del piacere e della gioia».
Questa è una delle frasi più celebri di Arthur Schopenhauer, in cui i tre sentimenti
sono inscindibilmente legati tra loro, in quanto il dolore è la parte maggiormente costitutiva dell’essere umano, quindi sempre presente, impossibile da sedare; il piacere, invece, è un momento di scarsa durata, senza intensità, vanamente perseguibile, poiché pura illusione; la noia non è altro che una conseguenza della falsa cessazione del dolore che il piacere provoca, che fa cadere l’uomo in un baratro di impossibilità, creando in lui nostalgia per quello che non c’è mai stato oppure è cessato di esserci.
Quelle che sto per raccontarvi sono narrazioni di tipo autobiografico, differenti tra loro, ma tutte con un denominatore comune: il dolore.
Tre storie nel pieno rispetto della riservatezza dei protagonisti, omettendo il nome di battesimo e chiamandoli con appellativi di fantasia, racconti di vissuti personali realmente accaduti, che narrano separazioni traumatiche, figli contesi, violenze fisiche, pressioni psicologiche e false accuse, con modalità diverse l’una dall’altra, che fanno da sfondo a una quotidianità ormai irrimediabilmente compromessa.
Tutte le tematiche principali sono presenti nelle relative vicende, pertanto ho provato ad articolare una narrazione completa di tutti gli elementi tipici delle famiglie conflittuali.
Il primo racconto che vi propongo è quello di un padre che si batte per continuare a esserlo, anche dopo una separazione.
Infatti L’amore è bello finché dura
vuole far emergere il vissuto di ogni persona che può identificarsi nella figura quasi romanzata di Giorgio, padre separato, in lotta per veder riconosciuti i propri diritti nei confronti di una giustizia iniqua ed insensibile.
Sono tanti i Giorgio
che vivono questa condizione di separati, correlata all’emarginazione e al dramma umano che ne consegue.
Separato, alienato, umiliato e relegato in un angolo rispetto alla frequentazione e alla cura dei suoi due figli, vivremo in prima persona le sensazioni che prova un padre alienato, sensazioni di un vero e proprio strappo alla propria anima.
Nel racconto il protagonista, un giorno di gennaio, si trova davanti una lettera inviatagli da un matrimonialista, che sembra scritta con il sangue e hanno così inizio giornate tormentate, vissute con animo depauperato da chi vede venire meno la propria dignità di uomo e di padre.
Tra mille traversie, porte in faccia, carte bollate e sentenze contraddittorie, ogni istante viene scandito da rintocchi simili a un conto alla rovescia, in una corsa contro il tempo, che pare avere sempre la meglio.
La luce, il buio, poi di nuovo la luce, per poi tornare nello sconforto del grigiore di un foglio bollato, che non permette alcun appello, con la percezione che quello sarebbe stato solo l’inizio di un ingresso in un vicolo cieco, che lo avrebbe condotto inesorabilmente verso un finale drammatico.
Dopo Giorgio, conosceremo Rossella, la quale ci parlerà del suo matrimonio e della dipendenza del suo uomo dal suo paese d’origine e il legame morboso con la madre e con tutti i luoghi della sua infanzia, un amore immaturo, che avrà conseguenze facilmente immaginabili.
Ma L’amore è bello finché dura
è anche Luigina, che racconterà la sua relazione con un uomo despota, con una concezione possessiva della donna, che le farà vivere una prigionia, in cui avrà come carcerieri i membri della famiglia di lui, che la controlleranno in tutto.
Luigina è una donna che ha subìto un matrimonio intriso di fattori che rimandano a una cultura tradizionale del profondo sud, con comportamenti vessatori e autoritari nei suoi confronti; lei, di origini emiliane, è ormai abituata a vedere cannibalizzata la propria identità da un matrimonio che la soffoca e la deprime, giorno dopo giorno.
Ho trasformato il primo racconto autobiografico da semplice narrazione indiretta, in un dialogo del tutto avvincente, sempre preservando la veridicità della storia, ma immaginando cosa avrebbero potuto dirsi i vari protagonisti se avessi avuto la possibilità di esser presente con loro, durante lo svolgimento delle proprie vicende.
Negli altri racconti ho mantenuto il discorso indiretto, trascrivendo fedelmente le interviste, senza correggere la sintassi né l’ortografia, mantenendo anche la sconclusionatezza dei pensieri dei protagonisti che si barcameneranno
in continui salti nel tempo, dovuti all’emotività del momento, preservando anche le varie inflessioni dialettali, per non contaminare la genuinità del racconto.
Per non essere tacciato di partigianeria nei confronti dell’uomo e volendo dimostrare che la violenza è di genere e non di un solo genere nei confronti dell’altro, che la rabbia e il rancore non hanno sesso, ho raccolto storie di uomini e donne, senza distinzione alcuna.
Dunque, munito del mio amato registratore, sono partito in giro per l’Italia, battendola da nord a sud, intervistando tipologie diverse di persone per estrazione culturale e ceto sociale.
Storie di vita vissuta, storie di tutti i giorni…
PRIMA PARTE: RACCONTI DI VITA
Un Uomo per bene
Lunedì 15 aprile 2008 ore 8.30
Come ogni mattina, prima di andare al lavoro, Giorgio si fermava nell’edicola sotto casa e acquistava il suo quotidiano preferito.
Nonostante la primavera avesse fatto sentire i primi tepori pomeridiani, il mattino aveva ancora temperature piuttosto rigide.
Giorgio era il secondo figlio di una famiglia benestante della bassa padana, suo padre aveva dedicato tutta la propria esistenza a mandare avanti l’azienda di famiglia, azienda che produceva componenti meccanici per macchinari agricoli, fino a quando un male incurabile se lo era portato via.
Sua madre era la Sciura Maria
, donna d’acciaio di origini brianzole, tutta casa e chiesa, una vita dedicata alla crescita dei suoi figli.
La sorella di Giorgio, anch’ella sposata, viveva in un piccolo centro della provincia emiliana.
Un quadretto familiare tipico di un ceto medio - alto dell’Italia del nord.
Giorgio ricopriva il ruolo di responsabile amministrativo nell’azienda di famiglia, con due figli, Sara di 12 e Manuel di 13 anni.
Franca, sua moglie, dopo un periodo di lavoro, una volta sposato Giorgio, aveva deciso di lasciare tutto e dedicarsi alla cura della prole.
Puntuale come un orologio svizzero, Giorgio arrivava in ufficio sempre avvolto nel suo cappotto invernale, impregnato dall’odore inconfondibile della sua Baldo Baldi.
Appassionato di pipe, ne collezionava moltissime, ma il suo fiore all’occhiello era proprio questa Baldo Baldi che gli aveva lasciato suo padre, dal quale aveva ereditato questa passione.
La sua azienda era leader nel settore della componistica meccanica, anche se il posizionamento del brand della Dielle Components
era ai primissimi posti del mercato, il vento della crisi economica cominciava a soffiare anche da quelle parti.
Quella mattina Mariella, sua fedelissima segretaria, aprì la porta del suo ufficio senza bussare: Dottore, dottore, c’è al telefono Marini della Banca delle Unioni, glielo passo all’interno!
Giorgio aspettava da un mese quella telefonata e la prese dalla scrivania del suo ufficio: Pronto! Buongiorno dottor Marini, aspettavo sue notizie. Come la va?
Dott. Marini: "Bene dottor Di Loreto, tutto sommato non ci possiamo