SCOPERTA FINALE - il segreto di David Krupp
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SCOPERTA FINALE - il segreto di David Krupp - Alessandro Cola
fantasia.
1.>UNA NUOVA AVVENTURA
David Krupp era sdraiato sul divano immerso nella lettura di un fantastico libro di spionaggio, era caldissimo quei giorni ad Amsterdam ed alla TV gli esperti del meteo avevano annunciato che questa sarebbe stata l’estate più calda degli ultimi cinquanta anni. Il condizionatore che aveva installato nella sala da qualche giorno aveva smesso di funzionare ed un po’ di refrigerio lo riceveva dal vecchio ventilatore che aveva preso in cantina e che teneva acceso ininterrottamente. L’ufficio assistenza gli aveva promesso l’intervento di un tecnico al più presto possibile ma nonostante l’interessamento di una gentilissima segretaria, David non aveva ancora visto nessuno.
Il campanello della porta cominciò a suonare. (Chi poteva essere? ) si domandò. In cuor suo sperava nel tecnico del condizionatore ma l’orario era abbastanza insolito. Si alzò controvoglia dal divano e andò ad aprire la porta.
Ah, sei tu
disse David con aria stupita come mai da queste parti?
Davanti a lui c’era Marco, un suo carissimo amico avvolto in un bagno di sudore.
Abbiamo una nuova pista, dobbiamo partire subito
disse Marco sottovoce come se avesse paura che qualcuno lo stesse ascoltando.
David si spostò e gli fece cenno di entrare. Chiuse la porta ed alzò un po’ il volume dello radio che in quel momento trasmetteva American Woman di Lenny Kravitz.
Cosa ti offro?
gli chiese mentre si avvicinava al frigobar che era vicino al divano; non era molto grande ma sempre ben fornito.
Passami una birra, ho la gola arida come un deserto
disse Marco mentre si passava la lingua tra le labbra.
Andarono in cucina e si misero seduti sui due alti sgabelli che David aveva acquistato pochi giorni prima in un mobilificio vicino casa, erano bellissimi, struttura in acciaio con seduta e schienale in pelle color rosso, l’ideale per il suo appartamento ultramoderno situato al primo piano di un palazzo settecentesco nel centro di Amsterdam. Non era molto grande ma l’ideale per quando si trovava in città per lavoro. La sua magnifica villa alla periferia di Amsterdam era in ristrutturazione ed i lavori sarebbero terminati a marzo dell’anno seguente, giusto in tempo per trasferircisi dopo il matrimonio.
La sua fidanzata, Sandra, era sempre stata contraria all’acquisto di quell’appartamento che si trovava nella parte vecchia della città, nel quartiere Oude Zijde appena dietro il red light discrict e non vedeva l’ora di sposarsi per poterlo così vendere. Ne parlavano spesso ed a volte con toni molto accesi, anche se lei cercava di non far trasparire emozioni per David era chiaro che quell’accanimento era dovuto alla gelosia. Come avrebbe potuto David tradirla?
Anche se era un bell’uomo poco più che quarantenne, alto un metro e novanta e sempre in gran forma, i tempi in cui era conosciuto come un playboy erano finiti il giorno in cui Marco li fece incontrare in un ricevimento benefico allo Stedelijk Museum.
David gli fece una corte spietata dal primo momento che la conobbe. Notò subito che non era come tutte le altre che si sarebbero gettate ai suoi piedi. Non si era mai trovato in una situazione simile con una donna ed il comportamento di Sandra lo intrigava molto. David dovette aspettare a lungo prima che lei accettasse di uscire con lui. Un’ attesa ben ripagata, finalmente ad un età abbastanza matura poteva dire di aver trovato la donna della sua vita. Sandra era la donna che aveva sempre sognato, anche se non si vedevano molto a causa dei rispettivi impegni di lavoro erano veramente una coppia affiatata ed innamorata. Il matrimonio sarebbe arrivato dopo circa quattro anni di fidanzamento, la casa era già in costruzione quando David durante una cena al ristorante Vinkeles gli chiese se voleva sposarlo. Sandra accettò immediatamente e con entusiasmo ma volle una promessa da David, voleva diventare mamma al più presto.
Marco si sedette accanto alla finestra , si accese una sigaretta appoggiando poi i gomiti sul tavolo.
Dimmi tutto
disse David incuriosito.
Mi ha contattato il nostro amico dal Perù, vuole che lo raggiungiamo al più presto
L’ amico in Perù era il cognato di Marco, un loro socio in affari da diversi anni. Non era la prima volta che li chiamava e tutte le volte gli avevano sempre fatto buoni affari. Juan Pinilla, così si chiamava, non li avrebbe mai cercati se non per qualcosa di veramente importante, sapeva bene come la pensava David ed era grazie alle sue intuizioni che Juan poteva vivere nel lusso. Aver conosciuto gli olandesi era per lui come aver vinto il primo premio alla lotteria nazionale. Juan era soprattutto legato a Marco non solo perché erano diventati cognati, ma aveva nei suoi confronti una forte riconoscenza da quando lui e David lo salvarono, una decina di anni prima, da una sicura condanna a morte. Juan non aveva pagato un debito di gioco in una bisca clandestina di Lima e mentre aveva una pistola puntata alla fronte Marco riuscì a salvargli la vita. Per chiudere la faccenda dovettero pagare diecimila dollari americani come risarcimento di un vecchio debito di quattromila dollari contratto da Juan.
Dopo questa disavventura Juan che era il loro contatto in Perù divenne anche un loro amico e gli olandesi cominciarono a frequentare la sua casa. Diverse volte tornarono in Perù sempre ospitati da Juan nella sua fattoria che ormai era diventata il loro quartier generale. Quel ragazzo era troppo importante per loro, anche se ancora acerbo e scavezzacollo David vedeva in lui un ottimo investimento. Gli altri non ne erano molto convinti, in un anno Juan non gli aveva fatto fare nessun buon affare anzi gli aveva procurato solo guai. Fu compito di Marco fare in modo che quel ragazzo diventasse un uomo e non deludere le aspettative del gruppo.
Marco in quel periodo si era innamorato della bellissima Monica, la sorella di Juan, si erano sposati dopo pochi anni di fidanzamento andando a vivere ad Amsterdam.
E’ sicura la fonte?
disse David
Dubiti di Juan?
rispose Marco con tono infastidito.
Di Juan? Assolutamente no. Chiedevo solo da chi aveva avuto la soffiata
Questo non me l’ha detto
rispose mentre dalla sua bocca usciva il fumo della Philip Morris forse da qualcuno che lui paga in cambio di informazioni, posso solo dirti che erano anni che non sentivo Juan così eccitato
Mmmmm se mi dici così è sicuramente qualcosa di grosso, quando pensi di partire?
Due giorni al massimo
Due? Non ti sembra di essere un po’ precipitoso
disse David
Non sei sempre stato tu il primo a dire che appena avuta un’informazione da una fonte sicura bisogna agire al più presto?
ribatte prontamente Marco.
David non rispose e si avvicinò al lavandino
Hai avvisato Max e Lia?
chiese David mentre si sciacquava il viso, l’acqua fresca era un tocca sana per contrastare quell’afa.
Non ancora, appena saputo sono venuto da te
Ok, pensa ai biglietti. Li avviserò io.
Muy bien" rispose Marco spegnendo la sigaretta e alzandosi dallo sgabello si diresse verso la porta.
Max e Lia erano due carissimi amici e compagni di ogni loro avventura. Tutti e quattro si conoscevano dall’età di sei anni quando iniziarono le scuole, fin da bambini erano sempre insieme vedendosi anche il pomeriggio per giocare, e per studiare una volta cresciuti. Le loro famiglie abitavano nello stesso quartiere così per loro era molto facile vedersi. Frequentarono insieme tutte le classi fino al termine del liceo ma poi ognuno scelse la propria facoltà all’Università di Amsterdam.
David si laureò in architettura, Marco in Legge, diventando un buon avvocato, mentre Max e Lia si laurearono in ingegneria informatica. Loro due sembrava vivessero in simbiosi, non potevano fare a meno uno dell’altra, si fidanzarono all’età di tredici anni e la loro unione non intaccò mai l’amicizia con David e Marco.
David prese il cellulare che era in carica vicino allo stereo e chiamò Max. Sperava in una risposta positiva, ma non ne era completamente sicuro. Max sicuramente non aveva problemi con il lavoro dato che faceva il programmatore e lavorava in proprio alla periferia di Amsterdam dove aveva ricavato un piccolo ufficio nel seminterrato della sua villetta, confinante con quella dove David si sarebbe trasferito dopo il matrimonio; più difficile sarebbe stato per Lia che lavorava per una multinazionale farmaceutica svizzera.
Pronto
rispose Max con quel suo tono di voce inconfondibile, sin da bambino aveva sempre avuto una voce abbastanza roca.
Ciao Max sono David, passi da me?
lui sapeva già che qualcosa bolliva in pentola e doveva essere leggermente eccitato.
Certo tra una mezz’ora dovrebbe tornare Lia e veniamo subito da te
David non si era sbagliato e il tono di voce del suo amico lo confermò.
Ok a dopo
. Riagganciò e posò nuovamente il telefonino vicino allo stereo, neanche il tempo di arrivare sul divano che il telefono cominciò a squillare. Era Marco.
Li hai sentiti?
Si tra mezz’ora sono da me
rispose David.
Ok fammi sapere subito così mi metto al lavoro. Ciao
Finalmente David poté tornare sul divano.
Mentre aspettava i suoi amici non prese il libro ma si rilassò ascoltando un cd ed in breve si addormentò.
Lo squillo del campanello della porta lo svegliò, gli sembrava di aver dormito un’eternità, guardò l’orologio a led che proiettava l’ora sulla parete della sala, ma erano soltanto le cinque e dodici, erano passati soltanto quaranta minuti, ma sufficienti per sentirsi abbastanza riposato. Si alzò dal divano sapendo già chi poteva essere prese la canottiera nera che aveva lasciato sulla sedia e l’indossò mentre si dirigeva verso la porta.
Ciao ragazzi
disse salutando con un bacio sulla guancia Lia e poi stringendo la mano a Max. I due amici entrarono e si accomodarono sul divano mentre David apriva il frigobar per prendere tre birre, non poteva mancare la Corona, per loro era come una droga, andò in cucina per tagliare tre spicchi di limone, li infilò nelle bottiglie e tornò in sala.
Dicci tutto
chiese Lia mentre David gli passava la bottiglia.
Ho visto Marco un’ora fa, il nostro amico in Perù l’ha contattato, sembra sia una pista sicura
Per quando?
Due giorni al massimo
rispose appoggiando la birra sul tavolo.
Lia si alzo di scatto dal divano Cristo!!!
disse con aria stizzita guardando Max devo chiamare subito in ufficio
prese il telefono dalla borsa e andò in camera da letto.
Spero non gli facciano problemi
esclamò David
Conoscendola se gliene faranno li manderà a quel paese. Non rinuncerebbe mai ai nostri viaggi
disse Max con un ghigno mentre sentivano Lia discutere al telefono senza riuscire a capire cosa stesse dicendo.
Marco ne è proprio sicuro?
David rimase sorpreso, non avrebbe mai pensato che Max gli facesse questa domanda.
Lo sai che si fida ciecamente di Juan, come tutti noi del resto. Non è così?
rispose David cercando di capire se Max avesse qualche dubbio.
Certo che è così, Juan è a posto, è come un fratello
.
La porta della camera si aprì e la loro conversazione terminò. Lia uscì mentre con la mano destra si asciugava il sudore dietro la nuca sollevando i suoi lunghi capelli castani che mostravano un collo armonioso ed una semplicissima canottiera rossa che metteva in risalto le sue splendide forme, era bellissima. Lo era sempre stata fin da ragazza, ma era la donna di Max. Anche se amante delle donne ed un playboy conosciuto, David non si sarebbe mai permesso di corteggiare la donna di un suo amico.
Tutto ok
disse rimettendo il telefono nella borsahanno provato a farmi storie, ma è tutto ok, ho tre mesi di aspettativa ma posso rientrare quando voglio se dovessimo finire prima
Lo spero davvero
disse David
Non è da te
Lia rimase incredula alle parole del suo amico
Ho promesso a Sandra una vacanza, non vorrei deluderla
disse David mentre si sedeva sul bracciolo del divano
Portala con noi, il Perù è un bel posto
disse Max
Mi piacerebbe ma il suo studio legale è stracarico di lavoro. Riusciamo a vederci a malapena in questo periodo, poi lo sapete meglio di me che non lascerebbe mai i suoi dipendenti da soli
Conoscendola non mi stupisco
sorrise Max
Vuole spingere al massimo tutto questo mese per poter chiudere lo studio ad agosto
Non ha tutti i torti, spero che torniamo in tempo altrimenti sono guai seri per te
I tre amici scoppiarono in una grande risata.
La cosa più importante è che noi ci siamo tutti. Per il momento preoccupiamoci del Perù
disse David tornando serio.
Hai ragione, la squadra è di nuovo al completo
disse Max ed i tre in simultanea alzarono le bottiglie di birra facendo un brindisi.
David prese il telefono e chiamò subito.
Si
rispose Marco.
Ci siamo tutti
gli disse David
Muy bien
e riagganciò
Noi andiamo. La partenza arriva presto. Ci vediamo domani in aeroporto
disse Lia
Dovevano solo aspettare l’sms di Marco che gli comunicava l’ora del volo. Marco era incredibile, aveva agganci dappertutto, riusciva a procurare qualsiasi cosa. Non era facile in luglio trovare quattro biglietti per il Perù due giorni prima del volo, ma David, Max e Lia erano certi che lui ci sarebbe riuscito.
___________________
18.00
questo era l’sms che Marco inviò ai suoi amici per comunicargli l’orario del volo. Sapevano tutti cosa fare e dove era il luogo dell’incontro.
David cominciò a preparare il bagaglio, prese dal ripostiglio il borsone nero ed andò in camera da letto. Aveva bisogno di indumenti non troppo leggeri dato che in Perù la temperatura massima sarebbe stata intorno ai venti gradi, un po’ di sollievo finalmente dopo tutta quell’ afa pensò. Aprì l’armadio e cominciò a riempire la borsa, non era molto grande ma riuscì a mettere il necessario, se avesse avuto bisogno di qualcos’altro l’avrebbe comprato a Lima.
Chiuse il borsone e lo lasciò ai piedi del letto. Non mancava molto per l’appuntamento. Si spogliò, aveva bisogno di un bagno prima di partire, mentre l’acqua tiepida riempiva la vasca prese una birra dal frigo e tornò in bagno. Amava rilassarsi una mezz’ora nella vasca bevendo una birra ed ascoltando della buona musica. Questo metodo gli era stato suggerito da un certo Tom Gear, suo compagno di corso a New York, quando si trasferì per un master dopo essersi laureato. Vivevano nello stesso appartamento nella quinta strada. Tom era un fanatico della meditazione e qualche volta usava David come soggetto per i suoi esperimenti. Quello della vasca fu il suo esperimento di maggior successo.
David lo chiamava il metodo Gear e spesso lo consigliava ai suoi amici. Sapeva che qualcuno l’avrebbe preso per pazzo, ma lui provava davvero dei benefici.
Riusciva a rilassarsi, pensare, trovare nuove idee ed ogni volta pensava di non aver mai ringraziato abbastanza Tom per i benefici che aveva ottenuto da questo metodo.
Purtroppo questi momenti sembrano durare sempre poco, il tempo era trascorso in fretta, doveva andare.
L’appuntamento come ogni volta era due ore prima del volo davanti al Terminal B.
Per raggiungere l’aeroporto decise, come ogni volta, di prendere il treno. Dal suo appartamento doveva fare poco più di cento metri a piedi per raggiungere la stazione ferroviaria.
Scese alla fermata Aeroporto dove il treno terminava la sua corsa, un tunnel con i tapis roulant lo portò all’interno del Terminal. Si diresse subito verso l’uscita e dalle vetrate vide Max e Lia che già erano arrivati e stavano aspettando sotto una pensilina per ripararsi dal sole. Mentre si salutavano arrivò Marco a bordo di un taxi.
Ecco i biglietti, andiamo
disse senza neanche salutare. Entrarono e si diressero verso il check-in.
L’aereo era un Boeing 767 della KLM con partenza da Amsterdam alle ore 18.00, circa dodici ore e trenta minuti di volo per raggiungere Lima.
Fortunatamente David aveva portato il libro che stava finendo di leggere, con tutte quelle ore l’avrebbe aiutato ad addormentarsi, per lui la lettura era meglio di un sonnifero. Tolse il libro dalla borsa altrimenti sarebbe finito in stiva e lo mise nello zainetto che avrebbe portato come bagaglio a mano. Fatto il check-in e passata la dogana si fermarono al bar del duty free, David ordinò tre caffè ed un cappuccino per Lia mentre gli altri cercavano un tavolo libero.
Come mai Monica non è venuta?
chiese Lia
Ci raggiungerà dopodomani, aveva delle cose da sbrigare
rispose Marco accavallando le gambe ha già il biglietto, non vede l’ora di riabbracciare i suoi
Ci credo, sono ormai quasi due anni che non andiamo in Perù
disse Max l’ultima volta facemmo buoni affari trovando quel piccolo tesoro, Juan è un tipo in gamba
Si lo è, ma lo sarà di più se ci farà trovare quello che stiamo cercando
rispose Marco stringendo la tazzina. David pensò che gli si rompesse in mano vedendo le vene sul collo del suo amico gonfiarsi.
Vedrai che ci porterà a quello che cerchiamo prima o poi, l’importante è fare sempre buoni affari, e i buoni affari ci fanno vivere senza problemi
disse David sperando di far calmare Marco.
Hai ragione, e poi è sempre un piacere passare del tempo insieme ed è anche un buon modo per ricaricare le pile
Marco posò finalmente la tazza sul tavolo.
L’aeroporto a quell’ora era molto affollato, come sempre d’altronde, così non si fermarono a lungo al bar per dar modo ad altre persone di sedersi. Raggiunsero il gate e si sedettero in attesa che il loro volo venisse annunciato, David ne approfittò per andare in bagno, uscendo vide Max che passeggiava nervosamente e si mise seduto vicino a Lia non vedeva l’ora, lo conosco troppo bene
lei annuì con un sorriso.
Alle 17.30 annunciarono il volo e si avvicinarono per essere imbarcati, la navetta li aspettava fuori per portarli all’aereo. Erano riusciti ad entrare tra i primi sulla navetta e dopo loro moltissime altre persone che li schiacciarono come sardine, finalmente dopo circa quindici minuti di attesa il bus partì mentre David cominciava a sentire le goccioline di sudore che gli scendevano lungo la schiena.
Ad aspettarli in cima alle scale il comandante ed una bellissima hostess che gli diedero il benvenuto a bordo. I posti a loro assegnati erano quelli centrali della quinta fila, Marco era addirittura riuscito a trovare quattro posti vicino. David aspettò che l’aereo si riempisse e si guardò intorno, tutti i posti sembravano occupati, non riusciva a credere come avesse fatto Marco anche questa volta a trovare i biglietti.
__________
Anche se lungo il viaggio era stato abbastanza piacevole ed i quattro erano riusciti anche a riposare in modo che il fuso orario non gli pesasse troppo una volta arrivati in Perù.
Atterrarono in perfetto orario e prima di scendere le hostess consegnarono un foglio da compilare per la richiesta del visto turistico, poi i quattro salutarono il comandante e scesero dall’aereo.
Il Jorge Chávez di Lima è uno dei più moderni aeroporti e con maggior traffico passeggeri del Sud America. La navetta li accompagnò al ritiro bagagli, loro ormai conoscevano bene la prassi essendo stati in Perù una decina di volte. Scesero dal bus ed entrarono nella grande stanza per il controllo passaporti, un grande stanzone