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Pisa raccontata da Diego Casali. Con uno scritto di Marco Malvaldi
Pisa raccontata da Diego Casali. Con uno scritto di Marco Malvaldi
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Ebook198 pages1 hour

Pisa raccontata da Diego Casali. Con uno scritto di Marco Malvaldi

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Da Pisa, raccontata da Diego Casali, non aspettatevi la Pisa delle cartoline di Piazza de’ Miracoli. Avrete invece Pisa attraverso le tante Pisa che la città custodisce segretamente. Al netto del blasone planetario della torre pendente.

Dentro il libro c’è una miriade di piccole sorprese, di persone e di visioni della città che fu Repubblica Marinara dominatrice di mezzo Mediterraneo. È un’occasione per spiccare un volo leggero e poetico su una Pisa autentica e antica.

Strizza l’occhio anche ai viaggiatori con budget limitato: il capitolo “Pisa gratis” è per loro. Casali individua percorsi sensoriali “mangerecci” (con incursioni in pub, osterie, vinerie, enoteche, pasticcerie e panifici) e “non mangerecci” percorrendo vicoli e piazzette meno battuti alla volta di negozi antiquari e botteghe artigiane.

La copertina è opera del maestro Antonio Possenti, il contributo speciale “Il ritmo dei passi” è di Marco Malvaldi e la prefazione è scritta da Cristiano Militello. Da non perdere i numerosi interventi, raccolti sotto il titolo di “Detto tra noi”, di pisani che danno lustro alla città e che descrivono un loro particolare sentimento nei confronti di Pisa.

Tutti i riferimenti ai luoghi sono accompagnati da geolocalizzazione. Naturalmente è necessaria la connessione a Internet per utilizzarli.
LanguageItaliano
PublishergoWare
Release dateOct 8, 2013
ISBN9788867971190
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    Pisa raccontata da Diego Casali. Con uno scritto di Marco Malvaldi - Diego Casali

    1974

    Prefazione

    Quante volte si sente dire: "nato, vissuto, cresciuto all’ombra della Torre Pendente". È anche il mio caso, per esempio. E perbacco se fa ombra quella Torre! Non parlo dell’ombra reale, tutto sommato contenuta (molti credono la Torre di Pisa altissima, trattasi in verità di appena 56 metri: un sesto della torre Eiffel, due quinti della Piramide di Cheope e un ottavo dell’Empire State Building e quindi King Kong avrebbe dovuto faticare molto meno...), ma di quella virtuale. Mi riferisco al cono d’ombra che l’amato monumento – ormai icona pop planetaria – getta sul resto della città, offuscandola spesso e, presumo, malvolentieri.

    Ben venga allora questa guida ‘turistoricarchitettonigastronomicartigianale’ (vi c’è entrato tutto in una riga?), in grado di suggerire le numerose bellezze, i molteplici itinerari, gli svariati input che la mia città natale – e i suoi dintorni – sono in grado di offrire ‘al netto’ della Torre. Sfogliandola ho scoperto curiosità a me ignote: che nella targa della via intitolata a Cavour lo abbiamo ribattezzato Cammillo (con due emme) o che Piazza Santa Caterina non esiste, o meglio, c’è eccome ma si chiama in realtà Piazza Martiri della Libertà. Che Pisa è all’avanguardia tra le città free internet, oppure che per il monumento a Garibaldi fu stanziata la cifra monstre di diecimila lire (parliamo di 130 anni fa). Tanti i percorsi, molto utile di questi tempi quello dedicato a Pisa gratis. Geniale come la scoperta dell’acqua... fresca, la mappa delle fontanelle cittadine, vere e proprie oasi libere per turisti e non. Un occhio di riguardo al risparmio e allo spendere bene. Garantito dalle origini lucchesi dell’autore!

    Cristiano Militello

    Itinerari non mangerecci

    Casa dolce casa (antiquariato e modernariato di qualità)

    Il campanile pendente si scorge appena alle nostre spalle.

    Siamo in piazza dell’Arcivescovato, e da questa terrazza che punta i gioielli di famiglia (l’area è più in altura rispetto al Duomo) ci addentriamo nelle strade meno battute. La prima è via Cardinal Capponi, intitolata al religioso fiorentino per vent’anni arcivescovo di Pisa (1883-1903). I bei cipressi dal giardino dell’Opera della Primaziale si intravedono altissimi. Cipressi e altre rare specie di piante dal fusto slanciato si osservano anche dalla parte opposta nel parco del Palazzo curiale. Andando per verde gettate uno sguardo a quella che fu la Casa di Sura, al civico 17. Oggi è un edificio fatiscente. Poco importa. Sarete rapiti da una palma che vola alta a toccare il cielo col suo ciuffo sbarazzino. Dietro il muro spuntano limoni dal giallo succoso: sembra d’essere sulla costiera amalfitana. Da qui a piazza Da Rivalto il passo è breve. E siamo in piazza Santa Caterina d’Alessandria. La chiesa, le cui origini risalgono al 1220, fu più volte restaurata. Si conserva con la sua bella facciata in stile medievale pisano caratterizzata da archi e loggette in marmo policromo. Da una monofora aperta si vede il cielo. Meraviglia. All’interno la maestosa navata, due statue in marmo di Nino Pisano e il dipinto di Aurelio Lomi raffigurante il martirio della Santa. Una boccata d’aria tra i platani di piazza Martiri della Libertà per inoltrarsi in una strada stretta stretta con palazzi alti alti. Via Fucini ci conduce nella bella piazza San Paolo all’Orto che, dall’omonima chiesa, prende il nome. Un giro fino a toccare via Cavour e, lasciando il retro del Teatro Verdi alle nostre spalle, svoltiamo in via San Francesco, prima verso la chiesa intitolata al Santo d’Assisi e poi, tornando sui nostri passi, in direzione Borgo Stretto. La strada in questione è quella che più rispecchia la vocazione dell’itinerario. La chiesa di San Francesco si palesa nella stupenda facciata lapidea. Il bianco, quasi acceca. Sagrato e interno non sono da meno. Taddeo Gaddi, allievo di Giotto, affrescò il braccio sinistro del transetto. Qui si conservano le ossa del Conte Ugolino citato da Dante nella Divina Commedia di cui parleremo oltre. Un passaggio in via Santa Cecilia, alla nostra destra annunciata dalla chiesa in laterizio, per poi proseguire fino a via Oberdan (per i pisani, Borgo Largo). Al termine della strada, procedendo verso l’Arno, si svolta in piazza San Felice e da qui in via Tavoleria. Giungiamo nella vivace piazza Dante oltrepassando via San Frediano. Via dell’Ulivo fa la barba alla Sapienza e al giardino retrostante la Cassa di Risparmio: alzando gli occhi al cielo si apre l’esotica immagine di un palmento. La stradina conduce a sinistra e, accanto all’ingresso della palazzina di Scienze Politiche Distaccata (civico 9), ecco un cortile da conquistare proprio sul retro della torre dei Lanfreducci. Che è uno degli esempi di bastione medievale meglio conservato in centro: a pianta rettangolare si eleva per sette piani principali in pietra verrucana di color grigio fino al quinto solaio, in laterizio rosso nella parte superiore. Da osservare la decorazione realizzata grazie alla particolare disposizione dei mattoni a formare delle fasce decorate. Curiosità: le aperture sono di diverse forme e fattura. La sbirciata è d’obbligo. Nella sostanza, altro non è se non la torre del cinque-seicentesco Palazzo Lanfreducci detto anche Alla giornata come riportato dalla scritta sopra il portone. Due le ipotesi rispetto a questo strano nome: la prima potrebbe riferirsi al modo in cui si costruì (a giornate appunto), la seconda perché il proprietario, Francesco Lanfreducci, aveva fatto di questo motto un personale modus vivendi. Oggi l’edificio è la sede del Rettorato. Proseguendo sul retro, a sinistra, si sbocca in via della Sapienza poi, zigzagando a destra, in via Filippo Serafini. E già le ‘spallette’ lasciano appena percepire l’Arno. A fianco, proprio in fronte al fiume, la chiesa della Madonna dei Galletti. Sulla facciata, che a malapena si fa spazio tra i palazzi, c’è un’iscrizione nel timpano: risale al 1115 e ricorda la vittoria della flotta pisana alle isole Baleari. Siamo al ponte di Mezzo che attraversiamo fino a giungere sotto le Logge di Banchi. La nascosta via Toselli annuncia piazza dei Facchini ancora più celata rispetto al caotico brulichio di Corso Italia e dei rumori delle auto dei Lungarni. Bella l’atmosfera con un bistrot e una bottega d’arte. Peccato per le vetture in sosta. Qui hanno sede, in un discutibile palazzo post-bombardamento, gli uffici amministrativi del Comune di Pisa e della Sepi, azienda che riscuote i tributi per conto del municipio. Via dell’Occhio (con palazzi restaurati) scende verso via La Nunziatina. È una strada piccola ma ariosa e soleggiata, nonostante le ridotte misure. Via dei Facchini le corre parallela: un pub, lo Spaventapasseri, le abbraccia entrambe. Da via La Nunziatina ci dirigiamo verso la strada dello shopping per eccellenza, Corso Italia. Dalla parte opposta, varcando il guado degli acquisti omologati (pochi i negozi della tradizione), ecco via San Bernardo. Da un piccolo arco color panna già si scorgono gli alberi di piazza Chiara Gambacorti (per i pisani La Pera). Il nome di questo spazio, restituito da pochi anni alla collettività nella versione attuale dopo tempi bui di degrado, giunge dal monumento etrusco in pietra che si trova tra via San Martino e via La Pera e la cui forma ricorda proprio il frutto di cui sopra. In quello che è oggi un angolo tutto da scoprire del centro, colmo di locali, ristoranti, panchine, sorgeva la chiesa romanica di San Lorenzo in Kinzica. Negli anni Trenta i resti furono demoliti per lasciar spazio al mercato di frutta e verdura. Errore tutt’altro che veniale. Riprendiamo il cammino fino in fondo a via San Bernardo. Sulla destra la chiesa quattrocentesca di San Bernardo insiste nel luogo dell’antico ospedale di Osnello attestato nel 1189. L’edificio appartenne alle monache cistercensi fino agli inizi del XIX sec. quando l’ordine fu soppresso e le religiose si trasferirono dall’altra parte dell’Arno in San Silvestro. Sconsacrata, al suo interno la struttura ospita giovani artisti che operano sotto la sigla di Cantiere San Bernardo. Pochi metri prima, sulla sinistra, si apre un passaggio segreto di rara bellezza, vicolo Scaramucci. Conosciuto dai pisani per la presenza del Cinema Arsenale, questa lunga stradina nel cuore del quartiere di San Martino, ha carattere e fascino da vendere. Nella parte iniziale, procedendo appunto da sud, sembra d’essere a Belgravia di Londra. Un’antica palazzina recuperata in stile vittoriano col bianco degli intonaci regala luce al silenzioso passaggio pedonale e ciclabile. Non si odono rumori. Si può respirare il tempo. Ecco il tunnel finale e subito in via San Martino. Che percorriamo svoltando a sinistra e, di nuovo, volgendo verso il Corso. Usciamo sul Lungarno Galilei da via Franceschi. Non è il fiume che ci stupirà ma, alzando lo sguardo in alto, un variopinto passaggio sospeso in legno. Un romantico bacio tra i due palazzi che si guardano negli occhi da tempo immemore.

    Detto tra noi

    Guglielmo Vezzosi | Giornalista

    A differenza di Lucca, a Pisa, per molti anni, non c’è mai stata una vera strada degli antiquari. Questo almeno nel passato quando le più importanti gallerie erano in zone della città tra loro distanti. Ma negli ultimi anni la tendenza si è invertita e i professionisti di questo affascinante settore si sono come ‘riuniti’ nelle strade dei quartieri di San Francesco e Santa Maria, nel cuore del centro. In una passeggiata dedicata all’antico e alla ricerca di pezzi originali non possono mancare alcune tappe: la Galleria Uomo Arte in via Oberdan della famiglia Pochini, specializzata in pezzi rari e di alto antiquariato, esposti periodicamente alle più importanti mostre italiane del settore. Il tratto distintivo della galleria è una raffinata attenzione al collezionismo di cimeli e opere d’arte

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