Superstizioni italiane
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Superstizioni italiane - Andrea Malossini
Andrea Malossini
SUPERSTIZIONI ITALIANE
oltre 1000 credenze e pregiudizi
© 2013 Andrea Malossini
Prima edizione ebook: marzo 2013
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ISBN: 978-88-908458-8-8
Le persone superstiziose fanno cose assurde e irrazionali ma che senza dubbio aiutano a tener lontano la malasorte
Andrea Malossini
Prefazione
La storia della superstizione corre parallela a quella dell’uomo. Molti autori sostengono che all’origine della superstizione, stia la naturale paura dell’uomo per i fenomeni rari, singolari e misteriosi. Tutto quello che non può essere spiegato o risolto in modo logico, turba l’animo umano, spingendolo a escogitare rimedi che, pur irrazionali, possano restituire sicurezza e speranza. È il timore, perciò, che ha generato, alimenta e conserva la superstizione. Non a caso la religione, coi suoi dogmi, i fenomeni naturali coi suoi misteri e le incertezze del ciclo della vita, sono sempre stati sorgente di credenze superstiziose.
L’origine del termine superstizione è alquanto incerta. La parola deriva dal latino superstitio, vocabolo che può essere interpretato in vario modo. Per alcuni autori indica qualcosa che è oltre la religione (super-sisto), per altri un qualcosa che sopravvive (superstes) come un atteggiamento non accettato, da essa o dalla cultura ufficiale. Altri ancora credono che con superstes, si voglia indicare la condizione di testimone, di un sopravvissuto a un avvenimento passato; non inteso, ovviamente, come individuo, ma come pratica rituale, pregiudizio. In effetti, le superstizioni non sono altro che sopravvissuti
alla battaglia intrapresa dalla ragione e dal raziocinio, alla visione scientifica del mondo e allo sviluppo della civiltà.
Di sicuro, il termine superstitio, già tra i Romani aveva un significato dispregiativo ed era contrapposto a religio (da re-legere, riunire, compiere i riti secondo le regole e in maniera appropriata). La superstizione era concepita come forma deteriorata della religione, viziata da esagerazione, inutile ed estranea ad essa. Per questo, soprattutto nel Medioevo, la Chiesa cercò di respingerla e reprimerla, vedendo in essa la sopravvivenza del paganesimo. Autori come Calvino e Lutero, consideravano superstiziosi anche gran parte dei riti e delle credenze della Chiesa cattolica, come in effetti lo sono agli occhi dei seguaci di altre religioni.
Nel mondo moderno, le superstizioni sono invece viste con tolleranza e guardate con ironia. Non sono più combattute dalla Chiesa e nemmeno ignorate dai razionalisti. Tutti, chi più chi meno, ricchi o poveri, istruiti o ignoranti, nei momenti di sconforto, forse solo per curiosità, cedono alla tentazione d’acquistare un piccolo amuleto, di toccare ferro o di cambiare strada quando incontrano un gatto nero. Molte persone si ritrovano addirittura a ripetere gesti inutili, e spesso ridicoli, solo perché così facevano i loro genitori e prima ancora i loro nonni, pur essendo all’oscuro dei reali motivi e del significato di queste azioni.
Benedetto Croce, forse in un attimo di debolezza, a proposito della superstizione disse: Non è vero, ma prendo le mie precauzioni; affermazione che la dice lunga sul pensiero degli italiani sull’argomento. Al filosofo fece il verso Peppino de Filippo, intitolando una divertente commedia: Non è vero, ma ci credo.
È questa, in effetti, l’idea dell’italiano a proposito della superstizione. Questo primitivo non si sa mai
, affiora di frequente nel comportamento d’ognuno di noi. Se l’italiano è il superstizioso per antonomasia, l’Italia ne è la patria: in questa nazione, infatti, la superstizione ha trovato il terreno fertile per crescere e sopravvivere ai mutamenti del tempo. La fatalità, l’allegria e la fantasia del popolo italico, ha fatto della superstizione un fatto di costume tanto che, da materia studiata e analizzata da teologi e religiosi, è ora tenuta in considerazione soprattutto dai folcloristi.
La prima opera sull’argomento, che segna idealmente il passaggio di competenze tra religione e tradizione popolare, è quella del parroco francese Jean-Baptiste Thiers, "Traité des superstitions. Scritto nel 1679, in essa vennero raccolte tutte le credenze pratiche giudicate eccessive, vane o sacrileghe. In una splendida mescolanza di superstizioni contemporanee e fonti classiche della Chiesa, l’abate evidenziò, forse senza volerlo, l’allontanamento della superstizione dal concetto di
deviazione dalla religione". Nella raccolta di Thiers, le superstizioni sono, in realtà, sintesi delle tradizioni del mondo contadino, infarcite di elementi di medicina popolare. Il libro ebbe un gran successo tanto che, anche dopo la morte dell’autore, continuò ad essere ristampato e aggiornato.
Il definitivo via agli studi sulla superstizione, lo diede involontariamente Napoleone Bonaparte. Il generale corso, che non battagliava mai di venerdì, intorno al 1811, conscio di quanto fosse importante per una valida azione di governo poter avere puntuali informazioni sullo stato sociale delle popolazioni sottomesse, promosse e avviò una grande inchiesta sul folclore nei centotrenta Dipartimenti dell’Impero. I questionari, predisposti dall’Accademia Celtica, vennero mandati ai prefetti, ai sindaci e ai prelati, affinché in essi venissero riportate le informazioni sulla vita tradizionale e i costumi del popolo. L’inchiesta approdò anche nei ventiquattro Dipartimenti italiani, dai quali ritornarono dati e carteggi. Per qualche decennio i risultati rimasero nascosti, ma sul finire del ’800, personaggi come Pitré, Osterman, Finamore, De Gubernatis e Ferraro, compresero quanto il materiale fosse importante nello studio del folclore italiano.
Autori come il Bellucci, che grazie ai dati dell’inchiesta napoleonica scrisse un interessantissimo libro sulle tradizioni della Romagna, furono riscoperti e, intorno alla superstizione, fiorirono accurati studi e indagini. I documenti scritti a cavallo tra il XIX e il XX secolo sono di grande interesse, in quanto conservano quasi intatta la genuinità contadina, non ancora contaminata dal progresso e dall’urbanizzazione.
Nel raccogliere il materiale per scrivere questo libretto, ho attinto quasi esclusivamente dai testi di tale periodo. Soprattutto dagli articoli raccolti nell’Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, diretto dal medico e etnografo siciliano Giuseppe Pitré.
Volutamente ho evitato tutta la bibliografia recente, sia perché ha spesso connotati esterofili (quasi tutti i dizionari sulla superstizione in commercio sono riferiti al mondo anglosassone), sia perché in tali libri quasi mai sono distinte le superstizioni italiane da quelle straniere. Non ho nemmeno riportato le superstizioni legate a situazioni locali o a luoghi specifici, cioè non riconducibili al territorio nazionale.
Pur rendendomi conto che il fenomeno superstizione non può essere liquidato senza un approfondito esame fenomenologico, che tocca problemi d’interesse religioso, morale e psicologico, mi sono limitato ha riportare le credenze superstiziose italiane, in modo ordinato, descrivendone brevemente l’origine e il significato.
L’intento è quello di dare al lettore un’idea della superstizione italiana, in modo agevole e leggero, nella speranza, grazie anche alla suggestione del tema, di destarne la curiosità. Un libretto perciò non necessariamente dedicato alle persone superstiziose, ma a tutti quelli che, magari per abitudine, vogliono sapere perché quando vedono capovolto il pane sulla tavola lo rigirano, o perché, non contenti d’avere rovesciato l’olio, gettano anche dietro le spalle una manciata di sale.
A
Abito. Indossare abiti nuovi in occasione delle feste, nelle ricorrenze dedicate alla Madonna e nei matrimoni, è di buon augurio specie per la salute. Porta bene anche indossarli a rovescio di proposito: soprattutto per i cercatori di funghi, gli esorcisti e i guaritori. Se invece è fatto involontariamente, è segno che presto arriveranno visite, buone notizie o regali. È invece segno di malasorte indossare un capo di biancheria intima all’incontrario. Porta male - specie per gli affari - abbottonare gli abiti sfasati.
Aborto. Per non correre il rischio di abortire, le gestanti non devono toccare sangue mestruale o passare sotto una grondaia della propria casa, luogo nel quale in passato venivano seppelliti i bambini morti senza il conforto del battesimo. Rischio aborto anche se le gestanti si specchiano o si vedono negate richieste di cibo.
Accoppiamento. Si dice che gli animali siano più fecondi se si accoppiano quando la luna è in fase crescente. Vedere due cani accoppiarsi per strada è di cattivo augurio.
Acqua. L’acqua deve essere versata nel bicchiere impugnando sempre il recipiente con la mano destra: non farlo porta inimicizia e rancore, dato che così fece Giuda durante l’Ultima cena nel versare l’acqua a Gesù. Sporcare od orinare nei corsi d’acqua è un atto disdicevole e porta sfortuna e malattie. Sognarla, o sognare d’attraversare un corso d’acqua, porta disgrazia negli affari.
Agave (Agave americana). Pianta ritenuta un ottimo mezzo per allontanare la iettatura, il malocchio e i malefici delle streghe.
Aglio (Allium sativum). È la pianta caccia diavoli per eccellenza. Tiene lontano il malocchio, le streghe, i vampiri e l’invidia. L’aglio raccolto o comprato nel giorno di san Giovanni Battista (24 giugno) è un ottimo rimedio contro il dolore e le malattie e mette al sicuro dalla miseria. L’aglio strofinato sulle pentole nuove le rende più resistenti e strofinato sulle forbici assicura a queste un taglio netto e preciso.
Ago. Regalarne o riceverne in dono porta sfortuna e interrompe le amicizie. Per evitarlo, quando si prestano o regalano aghi ad amici, bisogna prima pungere loro un dito. Pungersi un dito mentre si cuce porta bene, a patto che il vestito sia il proprio.
Agosto. Mese reputato infausto per molte azioni: è sconsigliato sposarsi, fare trasloco o pulire casa. Secondo alcuni, a non bagnarsi in mare in agosto, si rischia di morire entro l’autunno.
Agrifoglio (Ilex acquifolium). Pianta augurale, simbolo del Natale: col suo legno si fabbricano amuleti contro le streghe e il malocchio.
Allocco (Strix aluco). Come quasi tutti i rapaci notturni, anche l’allocco è considerato un uccello di cattivo augurio. Porta sfortuna agli abitanti delle case sulle quali si posa, così pure vederlo volare di notte o sentirne lo sgradevole grido.
Alloro (Laurus nobilis). Pianta positiva e di buon augurio, simboleggiante la vittoria e il successo. Bruciandone le foglie si traggono auspici sull’annata agraria: se queste crepitano, il raccolto sarà abbondante; se bruciano lentamente, sarà scarso; oppure sull’amore: fiamme e crepitii, amore; cenere e silenzio, disinteresse. Alla particolare forma delle sue foglie (coriacee e appuntite) è attribuito il potere di tenere lontani i fulmini e i tuoni.
Ambulanza. Quando se ne vede una sfrecciare a sirene spiegate si tocca ferro o si fanno altri gesti scaramantici più o meno leciti (segno della croce, toccarsi i testicoli, ecc.).
Amore. La maggior parte delle credenze sull’amore si riferiscono ai sistemi tramite i quali le ragazze cercano di scoprire la fedeltà del proprio innamorato o l’identità del futuro marito. Il più celebre di questi è il m’ama, non m’ama
, fatto coi petali di margheritina o con altre erbe come la coda cavallina, l’asparago selvatico, il finocchio e la gramigna. Trucchi amorosi sono: far la prima visita all’innamorata o chiederne