Strani Turbamenti
By Fulvio Fusco
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Strani Turbamenti - Fulvio Fusco
43
Capitolo 1
Sarah Miller aveva socchiuso gli occhi assaporando quei momenti di relax, semi sdraiata sul divano di casa stava riassumendo mentalmente gli sviluppi di tutte le vicissitudini capitatele nel corso degli ultimi tempi.
Era nata nel 1981 a Barnet, nella zona nord di Londra, aveva perso entrambi i genitori in un incidente stradale, quando aveva solo 12 anni; era poi stata cresciuta dalla zia paterna Elli, rimasta vedova in giovane età e non essendosi mai risposata, aveva dato a Sarah tutto l’amore che si potrebbe dare ad una figlia; era rimasta con lei fino all’età di 26 anni.
Lì aveva completato gli studi laureandosi in lingue straniere, aveva anche trovato lavoro facendo qualche traduzione dall’inglese al francese e tedesco, per un paio di aziende private nel settore chimico industriale.
Nel 2007 si era trasferita nel centro di Londra nel quartiere di Kensington, all’inizio aveva condiviso il mini appartamento in un palazzo di sei piani, con la sua amica d’infanzia e di studi Emily Grove, sua coetanea, poi era rimasta da sola in quanto Emily si era trasferita a casa di Bob Trent, un ragazzo benestante che lei frequentava già da diversi anni.
Sarah aveva anche una sorella di nome Kate 10 anni più grande di lei, sposata con Ted Grant, entrambi giornalisti, abitavano in una bella villa a Cardiff nel Galles dove lui era nato, e non avevano avuto figli; quando i genitori morirono, Kate era già sposata.
Con sua sorella si vedevano al massimo una volta l’anno, ed era Sarah che si recava da loro solitamente nelle feste natalizie, rimanendo almeno tre o quattro giorni.
Sarah e Kate erano molto diverse tra loro, anche fisicamente; Kate era bruna con occhi scuri e leggermente tondetta, mentre Sarah era veramente una bella ragazza, alta 1,73 longilinea, capelli rossi e occhi azzurri, come fisionomia assomigliava molto alla loro madre.
Sarah aveva sotto gli occhi qualche lentiggine, che lei detestava, invece i suoi assidui corteggiatori, specie durante gli studi, le trovavano incantevoli.
Si era innamorata solo una volta quando aveva 19 anni con Giles Stafford, uno studente di ingegneria di due anni più grande di lei, ma la loro storia durò solo un paio d’anni; Giles era molto geloso e l’assillava in continuazione con assurde storie di tradimenti, mentre Sarah gli era sempre stata fedele, nonostante gli ammiratori non le mancassero. Così lei decise di lasciarlo e da allora non aveva più avuto relazioni serie con altri uomini, a parte qualche scampagnata o inviti a cena di qualche ragazzo.
Con Giles aveva perso la sua verginità e non si era mai pentita di quel gesto e di tutte le altre volte che avevano fatto l’amore; se non fosse stata per la sua assurda gelosia, sarebbe rimasta ancora con lui.
Ora a Kensington lavorava saltuariamente sempre come traduttrice, in una azienda produttrice di medicinali, e poteva spesso svolgere il suo lavoro stando comodamente anche a casa.
La paga era discreta, e coi soldi guadagnati poteva tranquillamente pagarsi l’affitto, acquistare il vestiario e provvedere al sostentamento; sua sorella Kate aveva spesso provato a regalarle del denaro, ma Sarah, molto orgogliosa, aveva sempre rifiutato; anche se caratterialmente era una donna romantica e sensibile, riusciva anche ad essere molto testarda e convinta delle proprie idee.
Amava la musica leggera, ascoltava spesso gli Abba, i Beatles, Elton John, Sting, i Bee Gees e qualche altro gruppo che non proponeva rock duro; la sua collezione di CD era arrivata ad oltre 200 pezzi, ed era sempre alla ricerca di nuovi.
Non si era mai interessata di politica, anche se aveva molto apprezzato l’operato della Thatcher … l’ammirava come donna caparbia e decisa.
Sarah amava anche leggere, e le sue letture preferite erano i libri di fantascienza, oppure testi di astronomia e astrofisica; anche se molte cose di questi libri erano per lei incomprensibili, esercitavano un fascino tutto particolare e quando poteva, si recava a dei seminari, dove docenti universitari e studiosi del settore, tenevano delle conferenze.
Quando riusciva ad andare per qualche gita fuori città ospite di qualche amica, passava ore ad ammirare il cielo notturno, portava sempre con sé un binocolo 8 x 50, aveva imparato i nomi di molte stelle e costellazioni, in cuor suo aveva sempre sognato di avvistare qualche UFO, ma a parte qualche meteorite o stella cadente, non aveva mai visto altro.
Capitolo 2
Lo squillo del suo cellulare la destò dai suoi pensieri, si mosse per la stanza alla sua ricerca, spesso non ricordava dove l’aveva lasciato e ogni volta che suonava, doveva cercarlo nell’angolo cucina, in bagno o sul divano, ma questa volta l’aveva lasciato nella borsetta sul mobile del piccolo corridoio; non riceveva molte telefonate, e il suo numero era conosciuto, a parte dai suoi parenti, dai suoi colleghi di lavoro e gli amici più stretti.
Quando prese il telefonino in mano le prese l’ansia, il numero era occultato e già qualche altra volta aveva ricevuto delle telefonate anonime, sentendo dall’altro capo solo dei respiri e nessuna voce.
Disse hallo parecchie volte … nulla, ancora solo sospiri; chi poteva mai chiamarla e poi comportarsi in quel modo? Aveva anche pensato che la misteriosa persona avesse per caso composto il suo numero ed ora si stava divertendo a spaventarla, e se invece fosse una cosa mirata nei suoi confronti? Chiuse la chiamata e spense il cellulare, era agitata e camminava nervosamente nella stanza, in testa le farfugliavano mille idee, queste cose di solito capitavano solo nei films, ma ora da qualche tempo succedevano anche a lei, ed aveva paura.
Si tolse la tuta di lana che metteva solitamente in casa, si cambiò ed uscì dal palazzo. La giornata autunnale era come al solito grigia, alle 17 del pomeriggio londinese c’era molto traffico, aspettò che al semaforo della strada scattasse il verde e l’attraversò a passi veloci; si sentiva come se qualcuno la penetrasse con lo sguardo, come se il misterioso persecutore telefonico la seguisse durante i suoi spostamenti … erano solo pensieri, ma la sua testa era piena di queste sensazioni.
Entrò nel bar più vicino, si sedette ad un tavolo vuoto vicino alla vetrata ed ordinò una cioccolata calda; scrutava attentamente tutte le persone che passavano, intenta a scoprire qualche indizio nello sguardo dei passanti, ma nulla di nulla. Forse stava esagerando con le sue paure, e concentrò i suoi pensieri sul suo lavoro da ultimare; aveva con sé il cellulare, ma l’aveva tenuto spento.
Al banco del bar un giovanotto molto attraente la stava osservando, e quando lei incontrava il suo sguardo, lui accennava un sorriso, si chiedeva se l’uomo la conoscesse, invece per lei era un perfetto sconosciuto.
Continuò a sorseggiare la cioccolata guardando fuori dai vetri, le giornate si erano accorciate e a quell’ora stava venendo quasi buio; solitamente da sola e di sera non usciva mai di casa e stava appunto pensando di tornarci, quando vide l’uomo che la guardava dal banco, che le si era avvicinato e molto educatamente le disse: Salve, mi chiamo Steve, Steve Moods, ti guardavo perché sei molto attraente e perché, dal tuo comportamento mi sembrava che stessi nascondendoti da qualcuno, forse mi sbaglio, ma questa è stata la mia impressione e aggiunse, posso fare qualcosa per te
?
Sarah rimase un po’ sorpresa da quelle parole, ma intravide nell’uomo, a pelle, una persona rassicurante, garbata e gentile, difficile da trovare di questi tempi.
Lei gli rispose: Piacere Sarah, Sarah Miller e non sto nascondendomi da nessuno, lieta di fare la tua conoscenza
!
Piacere mio Sarah, io sono scozzese di Dundee e mi trovo a Londra per lavoro, sono impiegato nella Milton Energy, mi occupo di chimica industriale, essendo appunto laureato in questo settore e ho 35 anni.
Sarah gli sorrise e disse che anche lei come traduttrice aveva lavorato per un’industria chimica a Barnet a nord di Londra, e che ora invece lavorava, sempre come traduttrice, nella Garlford medicinal productions e si ci trovava molto bene.
Sarah con questo incontro aveva improvvisamente tolto dalla mente la telefonata anonima, e invitò l’uomo a sedersi al suo tavolino, continuò la conversazione parlando di molte cose, degli studi fatti, della sua passione per l’astronomia, che era single e stava benissimo così … anche se spesso le mancava una figura d’uomo che potesse rassicurarla nei momenti di sconforto, visto che aveva perso il padre in giovane età.
Steve parlò molto anche della sua origine, che il suo sogno era quello di viaggiare, ora si era accontentato di rimanere in Gran Bretagna, ma il suo desiderio era quello di andare a vivere negli USA; era figlio unico e i suoi genitori erano un po’ dispiaciuti per la sua lontananza, ma visto che aveva trovato un lavoro attinente ai suoi studi, l’avevano assecondato e aiutato all’inizio col denaro necessario al suo fabbisogno, ora divideva l’alloggio nel centro-sud di Londra a Lambert, con un suo amico, anch’esso impiegato nella Milton Energy.
Steve era un bel ragazzo, capelli e occhi scuri, alto 1,85 con un fisico a vedersi molto atletico, aveva anche fatto dello sport quando studiava e smettere l’attività fisica a causa del lavoro, gli era dispiaciuto.
Anche Sarah raccontò molte cose su di lei, dei suoi genitori persi troppo presto, della sorella e tante altre cose; la loro conversazione durò oltre un paio d’ore, e visto che entrambi non avevano impegni immediati, Steve l’invitò a mangiare una pizza e lei accettò molto volentieri.
Trascorsero assieme una bella serata, Steve era anche molto spiritoso e spesso i suoi aneddoti la facevano ridere di cuore; si scambiarono i numeri di cellulare con la promessa di risentirsi in futuro.
Sarah lasciò che lui l’accompagnasse a casa a piedi, e poi l’uomo prese la metro per far ritorno a Lambert.
Giunta in casa Sarah si svestì e dopo essersi messa il pigiama, sotto le coperte continuò per almeno un’ora a leggere un libro di Urania; ogni tanto i suoi pensieri erano rivolti a Steve, alla casualità di quell’incontro e alla bella impressione che le aveva fatto.
Capitolo 3
Dopo un paio di giorni Sarah aveva esaurito le traduzioni che le avevano assegnate e doveva recarsi alla Garlford per altro materiale; solitamente svolgeva il lavoro al suo computer portatile, salvava i files sulla chiavetta esterna e li consegnava a Paco Sanderi, capo tecnico informatico dell’azienda, che lei considerava il suo vero amico tra i tanti impiegati suoi conoscenti. Paco era di origine spagnola, venuto a Londra in giovanissima età coi suoi genitori che erano camerieri, aveva fatto tutti gli studi e si era laureato con ottimi voti in informatica, nessuno avrebbe potuto dire, a parte il suo nome e cognome, che non fosse di Londra; sposato con Elen, una bella signora londinese che faceva l’insegnante par time e avevano due splendidi figlioli, due maschi di 8 e 10 anni.
Paco aveva 50 anni, era anche l’unica persona sul lavoro con cui lei si confidava, gli dava un senso di sicurezza, e anche quella mattina lei gli raccontò dell’incontro con Steve e dell’ottima impressione provata; Paco ne fu contento, spesso lui la spronava ad uscire e fare nuove amicizie, e magari di trovarsi un bel fidanzato, visto che non era più ventenne.
Condividevano la passione dell’astronomia, e qualche volta era stata invitata a cena nella loro casa a Redhill a sud di Londra, dove Paco aveva sulla terrazza un piccolo telescopio rifrattore, e lì passavano poi molto tempo a scrutare il cielo.
Naturalmente gli aveva anche confidato di quelle assurde telefonate che ogni tanto riceveva, e Paco le aveva suggerito di cambiare magari il numero e di darlo solamente a chi lei riteneva sicuro, ma Sarah a quel numero era affezionata, era stato quello del suo primo cellulare e non voleva assolutamente cambiarlo … questa era Sarah, cocciuta all’inverosimile.
Sarah non aveva la macchina e nemmeno la patente di guida, quando doveva recarsi al lavoro o da qualche amica, prendeva la metro o l’autobus; la sua vecchia amica Emily l’aveva chiamata e invitata a trascorrere il fine settimana da lei e Bob, cosa che lei fece