O con lo scudo o sullo scudo
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Anteprima del libro
O con lo scudo o sullo scudo - Simonetta Scotto
http://simonettascotto.wix.com/scrittrice-
I
Stavo dormendo tranquillamente, quando suonò il campanello della porta.
Mi svegliai di soprassalto e guardai l'orologio: erano da poco passate le sei del mattino; mi chiesi chi potesse essere a quell'ora.
Julie no di certo, sicuramente dormiva ancora e poi aveva le chiavi, non avrebbe mai suonato; se avesse deciso di farmi una bella sorpresa, me la sarei ritrovata all'improvviso nel mio letto e nelle mie braccia.
Per un attimo sperai: chissà, forse nella fretta di venire aveva dimenticato le chiavi; provai anche un inizio di eccitazione all'idea...ma no, inutile illudermi, non poteva essere lei, non così presto, era una dormigliona e le piaceva crogiolarsi fra le lenzuola fino a tardi.
E allora chi mi piombava a casa in un orario così strano per una visita? Decisi che era meglio andare a vedere, anche perché il suono si era ripetuto, questa volta con più vigore.
Brancolando ancora mezzo addormentato mi alzai, mi infilai un paio di pantaloni, presi la pistola per sicurezza e andai ad aprire; era Steve, il Capitano Steve Harris, mio collega e mio migliore amico da sempre.
Entrò, non mi salutò nemmeno, mi disse soltanto:
James, vestiti subito, dobbiamo andare da Fred; ci sta aspettando
.
Il Generale Fred Mitchell è il nostro Capo diretto.
Mi preoccupai; doveva essere accaduto qualcosa di molto grave per venire da me a quell'ora, poco dopo l'alba, senza preavviso, e soprattutto per avere un'aria così seria e corrucciata che gli avevo vista soltanto nei momenti peggiori.
Inoltre mi meravigliai del fatto che Fred avesse chiamato solo lui, infatti quando ci convoca tutti e due, di norma ci telefona separatamente; se per sveltire le cose chiama solamente uno di noi, questi poi avvisa l'altro con la frase di rito:
Preparati e scendi, fra un quarto d'ora passo a prenderti
.
Quel cambiamento mi suonava strano e mi infondeva un senso di forte disagio, come di un pericolo oscuro e imminente.
Cosa succede, Steve?
Gli domandai.
Non mi guardò nemmeno in faccia.
Per favore vestiti, e sbrigati
ripeté con uno strano tono autoritario e brusco.
Mi stupii, non era solito avere un atteggiamento del genere; pensai che fosse meglio fare come mi diceva, poi, con calma, mi avrebbe spiegato il perché.
Mi infilai sotto la doccia, mi vestii, quando fui pronto ritornai da lui; lo trovai che stava camminando avanti e indietro come un leone in gabbia.
Allora, Steve, vuoi dirmi cosa sta succedendo?
Gli chiesi nuovamente.
Lui mi gettò appena uno sguardo, poi abbassò gli occhi e mi chiese:
James, ti ricordi di quella volta che ti dissi che non avrei mai potuto arrestarti, a meno che non ci fossi stato proprio costretto?
.
Non capii dove volesse andare a parare, ma risposi egualmente:
"Sì, certo che mi ricordo, eravamo a Filadelfia*; avevo disubbidito a Fred, lui si era arrabbiato e mi aveva minacciato di deferirmi alla Corte Marziale.
Gli avevo promesso che, alla fine della missione, se fossi stato ancora vivo, mi sarei consegnato a te...ma scusa, cosa c'entra adesso questa vecchia storia?".
Sospirò.
James, mi dispiace, mi dispiace da morire, ma ora sono proprio costretto a farlo, perdonami, ti prego
.
Tacque per alcuni secondi, quindi pronunciò una frase che mai più mi sarei immaginato di udire dalla sua voce:
Capitano James Clark, lei è in arresto, mi consegni la sua pistola, poi si volti e metta le mani dietro la schiena
.
Lo disse in modo deciso, molto formale, sempre senza guardarmi, ma vidi che aveva tirato fuori dalla tasca un paio di manette.
Rimasi a bocca aperta per lo stupore.
Ma che cazzo dici a quest'ora del mattino? Cos'è uno scherzo? Un nuovo gioco di ruolo? Steve, vuoi dirmi cosa diavolo succede? Mi stai prendendo in giro, vero?
.
Scosse la testa, borbottando:
Ti sembra veramente che abbia voglia di scherzare?
.
Lo osservai attentamente: era nervoso, cupo, fortemente a disagio; no, non mi sembrava proprio che avesse voglia di scherzare.
Sospirò nuovamente.
"James, sei in arresto, davvero...purtroppo non è un gioco, magari lo fosse; ora dammi la tua pistola, poi, da bravo ragazzo, voltati e metti le mani dietro la schiena.
Non te lo fare ripetere un'altra volta, per favore, è già tanto difficile così".
Ero sempre più stupito; forse, mi dissi, stavo ancora sognando.
Fui tentato di darmi dei pizzicotti per cercare di svegliarmi, invece gli domandai:
Ma perché in arresto? Per che cosa? Cosa ho fatto? Posso almeno saperlo?
.
Allargò le braccia nel rispondermi:
Io non lo so, è un ordine di Fred, non me l'ha voluto dire. Dai, coraggio, ubbidisci senza tante storie, intanto lo devo fare e tu sai che lo farò, con le buone o con le cattive
.
Lo guardai, la mia mente iniziò a girare vorticosamente cercando una via d'uscita.
Era venuto ad arrestarmi! Assurdo ma vero.
E adesso io cosa potevo fare? Reagire? Ingaggiare con lui un corpo a corpo? Avevamo la stessa taglia, eravamo stati addestrati allo stesso modo, conoscevamo gli stessi trucchi; avremmo potuto lottare per ore senza che nessuno dei due avesse la meglio.
E comunque a cosa sarebbe servito? Fred, non vedendoci arrivare avrebbe mandato delle guardie; mi avrebbero preso, trascinato via con la forza, e la mia dignità ne sarebbe stata distrutta.
Forse l'avrei battuto: ero più allenato di lui; e poi? Poi sarei scappato...dove? Mi avrebbero cerca