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O con lo scudo o sullo scudo
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E-book146 pagine1 ora

O con lo scudo o sullo scudo

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Info su questo ebook

James Clark, operativo dei Servizi segreti, viene svegliato bruscamente all’alba dal suono insistente del campanello della porta; chi può essere a quest’ora così poco adatta a una visita? E’ l’inizio di un incubo per il nostro protagonista: accusato di un turpe delitto, arrestato, imprigionato, travolto dagli avvenimenti, rischia di averne la vita distrutta.

Col suo collega e amico fraterno Steve cercherà di smantellare le ignobili accuse e di scoprire chi ha architettato con lucida crudeltà questo castello di calunnie.

Come sempre la solidale e profonda amicizia dei due operativi dei Servizi sarà il cardine intorno a cui si svilupperà questa loro nuova ed emozionante avventura.

Per James segnerà anche una presa di coscienza personale che cambierà radicalmente la sua vita affettiva.
LinguaItaliano
Data di uscita11 giu 2015
ISBN9788891193575
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    Anteprima del libro

    O con lo scudo o sullo scudo - Simonetta Scotto

    http://simonettascotto.wix.com/scrittrice-

    I

    Stavo dormendo tranquillamente, quando suonò il campanello della porta.

    Mi svegliai di soprassalto e guardai l'orologio: erano da poco passate le sei del mattino; mi chiesi chi potesse essere a quell'ora.

    Julie no di certo, sicuramente dormiva ancora e poi aveva le chiavi, non avrebbe mai suonato; se avesse deciso di farmi una bella sorpresa, me la sarei ritrovata all'improvviso nel mio letto e nelle mie braccia.

    Per un attimo sperai: chissà, forse nella fretta di venire aveva dimenticato le chiavi; provai anche un inizio di eccitazione all'idea...ma no, inutile illudermi, non poteva essere lei, non così presto, era una dormigliona e le piaceva crogiolarsi fra le lenzuola fino a tardi.

    E allora chi mi piombava a casa in un orario così strano per una visita? Decisi che era meglio andare a vedere, anche perché il suono si era ripetuto, questa volta con più vigore.

    Brancolando ancora mezzo addormentato mi alzai, mi infilai un paio di pantaloni, presi la pistola per sicurezza e andai ad aprire; era Steve, il Capitano Steve Harris, mio collega e mio migliore amico da sempre.

    Entrò, non mi salutò nemmeno, mi disse soltanto:

    James, vestiti subito, dobbiamo andare da Fred; ci sta aspettando.

    Il Generale Fred Mitchell è il nostro Capo diretto.

    Mi preoccupai; doveva essere accaduto qualcosa di molto grave per venire da me a quell'ora, poco dopo l'alba, senza preavviso, e soprattutto per avere un'aria così seria e corrucciata che gli avevo vista soltanto nei momenti peggiori.

    Inoltre mi meravigliai del fatto che Fred avesse chiamato solo lui, infatti quando ci convoca tutti e due, di norma ci telefona separatamente; se per sveltire le cose chiama solamente uno di noi, questi poi avvisa l'altro con la frase di rito:

    Preparati e scendi, fra un quarto d'ora passo a prenderti.

    Quel cambiamento mi suonava strano e mi infondeva un senso di forte disagio, come di un pericolo oscuro e imminente.

    Cosa succede, Steve? Gli domandai.

    Non mi guardò nemmeno in faccia.

    Per favore vestiti, e sbrigati ripeté con uno strano tono autoritario e brusco.

    Mi stupii, non era solito avere un atteggiamento del genere; pensai che fosse meglio fare come mi diceva, poi, con calma, mi avrebbe spiegato il perché.

    Mi infilai sotto la doccia, mi vestii, quando fui pronto ritornai da lui; lo trovai che stava camminando avanti e indietro come un leone in gabbia.

    Allora, Steve, vuoi dirmi cosa sta succedendo? Gli chiesi nuovamente.

    Lui mi gettò appena uno sguardo, poi abbassò gli occhi e mi chiese:

    James, ti ricordi di quella volta che ti dissi che non avrei mai potuto arrestarti, a meno che non ci fossi stato proprio costretto?.

    Non capii dove volesse andare a parare, ma risposi egualmente:

    "Sì, certo che mi ricordo, eravamo a Filadelfia*; avevo disubbidito a Fred, lui si era arrabbiato e mi aveva minacciato di deferirmi alla Corte Marziale.

    Gli avevo promesso che, alla fine della missione, se fossi stato ancora vivo, mi sarei consegnato a te...ma scusa, cosa c'entra adesso questa vecchia storia?".

    Sospirò.

    James, mi dispiace, mi dispiace da morire, ma ora sono proprio costretto a farlo, perdonami, ti prego.

    Tacque per alcuni secondi, quindi pronunciò una frase che mai più mi sarei immaginato di udire dalla sua voce:

    Capitano James Clark, lei è in arresto, mi consegni la sua pistola, poi si volti e metta le mani dietro la schiena.

    Lo disse in modo deciso, molto formale, sempre senza guardarmi, ma vidi che aveva tirato fuori dalla tasca un paio di manette.

    Rimasi a bocca aperta per lo stupore.

    Ma che cazzo dici a quest'ora del mattino? Cos'è uno scherzo? Un nuovo gioco di ruolo? Steve, vuoi dirmi cosa diavolo succede? Mi stai prendendo in giro, vero?.

    Scosse la testa, borbottando:

    Ti sembra veramente che abbia voglia di scherzare?.

    Lo osservai attentamente: era nervoso, cupo, fortemente a disagio; no, non mi sembrava proprio che avesse voglia di scherzare.

    Sospirò nuovamente.

    "James, sei in arresto, davvero...purtroppo non è un gioco, magari lo fosse; ora dammi la tua pistola, poi, da bravo ragazzo, voltati e metti le mani dietro la schiena.

    Non te lo fare ripetere un'altra volta, per favore, è già tanto difficile così".

    Ero sempre più stupito; forse, mi dissi, stavo ancora sognando.

    Fui tentato di darmi dei pizzicotti per cercare di svegliarmi, invece gli domandai:

    Ma perché in arresto? Per che cosa? Cosa ho fatto? Posso almeno saperlo?.

    Allargò le braccia nel rispondermi:

    Io non lo so, è un ordine di Fred, non me l'ha voluto dire. Dai, coraggio, ubbidisci senza tante storie, intanto lo devo fare e tu sai che lo farò, con le buone o con le cattive.

    Lo guardai, la mia mente iniziò a girare vorticosamente cercando una via d'uscita.

    Era venuto ad arrestarmi! Assurdo ma vero.

    E adesso io cosa potevo fare? Reagire? Ingaggiare con lui un corpo a corpo? Avevamo la stessa taglia, eravamo stati addestrati allo stesso modo, conoscevamo gli stessi trucchi; avremmo potuto lottare per ore senza che nessuno dei due avesse la meglio.

    E comunque a cosa sarebbe servito? Fred, non vedendoci arrivare avrebbe mandato delle guardie; mi avrebbero preso, trascinato via con la forza, e la mia dignità ne sarebbe stata distrutta.

    Forse l'avrei battuto: ero più allenato di lui; e poi? Poi sarei scappato...dove? Mi avrebbero cerca