Fine dell'estate
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About this ebook
Claudio ha diciannove anni, ma a volte pensa di averne molti di più tanto è insofferente la sua anima, cerca di nascondersi sotto una maschera di sicurezza e spavalderia, ma lo tradiscono la sua espressione inquieta e le troppe sigarette che fuma rabbiosamente. Vorrebbe scappare dalla soffocante cittadina di provincia in cui vive e forse anche dalla sua vita.
Silvia ha sedici anni, tanti sogni da realizzare, tra cui quello di vivere altrove, e tanta immaginazione per dare forma alle sue fantasie, ama i libri e scrivere i suoi pensieri su un diario. Quando conosce Claudio le sembra di trovare la risposta a tutti i suoi interrogativi irrisolti e soprattutto alla sua richiesta d’amore.
Sono arrabbiati con il mondo intorno a loro: i genitori, i professori, le convenzioni sociali opprimenti della piccola città di provincia, troppo attenta alle apparenze e al pettegolezzo. Entrambi manifestano il loro rancore con i mezzi che hanno a disposizione, il disprezzo, il disappunto e la ribellione. Si incontrano casualmente in un pomeriggio d’estate e si innamorano. Il loro incontro diventa un manifesto e il loro punto di forza contro il mondo, ma anche l'occasione di una possibile felicità. Grazie alla loro incoscienza e al loro amore assoluto e totalizzante, come solo sa essere l'amore adolescenziale, tutta la loro vita sembra prendere una direzione diversa e finalmente positiva. Un grande dolore travolge però inaspettatamente la loro vita. Può un amore così giovane resistere alle prove più dure? Forse la realtà riserva alla loro vita un epilogo differente. O forse il loro è stato soltanto il sogno breve di un'estate.
“Non lo aveva preventivato, non aveva pensato che un giorno avrebbe provato un così grande attaccamento alla vita, una voglia di vivere così forte e disperata, lui che aveva sempre scherzato con la morte quasi credendo di dominarla. Non si era mai reso conto di quanto la vita fosse preziosa, fino a quel momento, il momento in cui capiva che poteva perderla e che era al di fuori del suo controllo.”
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Fine dell'estate - Giulia Mancini
Giulia Mancini
Fine dell'estate
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Indice dei contenuti
FINE DELL’ESTATE
Pagina di Copyright
Dedica
FINE DELL'ESTATE
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Ringraziamenti
L'autrice
Note
FINE DELL’ESTATE
GIULIA MANCINI
FINE DELL’ESTATE
Pagina di Copyright
Fine dell'estate
Copyright 2015-2017 © Giulia Mancini. Tutti i diritti riservati. In base alle leggi sull’editoria, ogni riproduzione di quest’opera anche parziale e con qualsiasi mezzo realizzata è illegale e vietata.
Nomi, personaggi, avvenimenti e luoghi - tranne quelli da tutti riconoscibili – sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio. Ogni riferimento a luoghi, persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Prima edizione Agosto 2015
Edizione aggiornata Agosto 2017
ISBN 9786050403732
Dedica
A Catia e a Michela
partite troppo presto
FINE DELL'ESTATE
Presentazione
È l’anno 1983, epoca in cui l'unico modo di conoscersi è quello di incontrarsi nei luoghi di ritrovo più consueti: un parco, una piazza, il centro città, la scuola.
Claudio ha diciannove anni, ma a volte pensa di averne molti di più tanto è insofferente la sua anima, cerca di nascondersi sotto una maschera di sicurezza e spavalderia, ma lo tradiscono la sua espressione inquieta e le troppe sigarette che fuma rabbiosamente. Vorrebbe scappare dalla soffocante cittadina di provincia in cui vive e forse anche dalla sua vita.
Silvia ha sedici anni, tanti sogni da realizzare, tra cui quello di vivere altrove, e tanta immaginazione per dare forma alle sue fantasie, ama i libri e scrivere i suoi pensieri su un diario. Quando conosce Claudio le sembra di trovare la risposta a tutti i suoi interrogativi irrisolti e soprattutto alla sua richiesta d’amore.
Sono arrabbiati con il mondo intorno a loro: i genitori, i professori, le convenzioni sociali opprimenti della piccola città di provincia, troppo attenta alle apparenze e al pettegolezzo. Entrambi manifestano il loro rancore con i mezzi che hanno a disposizione, il disprezzo, il disappunto e la ribellione. Si incontrano casualmente in un pomeriggio d’estate e si innamorano. Il loro incontro diventa un manifesto e il loro punto di forza contro il mondo, ma anche l'occasione di una possibile felicità. Grazie alla loro incoscienza e al loro amore assoluto e totalizzante, come solo sa essere l'amore adolescenziale, tutta la loro vita sembra prendere una direzione diversa e finalmente positiva. Un grande dolore travolge però inaspettatamente la loro vita. Può un amore così giovane resistere alle prove più dure? Forse la realtà riserva alla loro vita un epilogo differente. O forse il loro è stato soltanto il sogno breve di un'estate.
" Non lo aveva preventivato, non aveva pensato che un giorno avrebbe provato un così grande attaccamento alla vita, una voglia di vivere così forte e disperata, lui che aveva sempre scherzato con la morte quasi credendo di dominarla. Non si era mai reso conto di quanto la vita fosse preziosa, fino a quel momento, il momento in cui capiva che poteva perderla e che era al di fuori del suo controllo."
In alcune città di provincia si trovano case la cui vista ispira una malinconia simile a quella dei chiostri più tetri, delle lande più desolate, delle rovine più tristi: in queste case forse si trovano riuniti e il silenzio del chiostro, e l’aridità delle lande, e le rovine.
Honoré de Balzac
Prologo
Prologo
Si chiamava controra
la fascia oraria compresa tra le due e le cinque del pomeriggio, nei pomeriggi di estate, nei pomeriggi caldi del sud. Durante la controra non era educato telefonare, o fare visite, o bussare alla porta, si evitava anche di guardare la tv o di accendere la radio, o, se lo si faceva, si teneva il volume bassissimo.
La controra mi dava la sensazione di essere sospesa nel tempo, qualunque cosa volessimo fare nella nostra giornata era rimandata almeno a dopo le cinque del pomeriggio. Era come se fosse notte fonda, anche se fuori c’erano la luce e il calore fortissimo del sole estivo, il momento più caldo della giornata.
Con gli scuri abbassati che riparavano dalla luce troppo intensa, restavo nel mio angolo a leggere o a pensare a quello che avrei fatto nel corso della serata, agli appuntamenti con le amiche, ai vestiti da indossare, ai punti di ritrovo, nell’aria finalmente più fresca della sera.
A volte mi manca quella sensazione di pace e di silenzio nella calura estiva, la sensazione di attesa, il tempo che avevo da dedicare ai miei pensieri o alla lettura di un libro, mi manca la sensazione del tempo che rallenta che invece ora, nella mia nuova vita, è diventato frenetico e convulso.
In molte famiglie tutti si appisolavano. Nella mia, composta solo da me e mia madre, io ero solita trasferirmi sulla poltrona nella sala da pranzo a leggere o a lasciarmi pigramente travolgere dal torpore.
Alcuni pomeriggi invece amavo recarmi al confine del parco della piccola città dove vivevo e, seduta sotto una grande quercia, dove l’ombra rendeva la calura della controra sopportabile, leggevo un libro o scrivevo i miei pensieri su un quaderno, osservando la linea dell’orizzonte sullo sfondo della campagna. In uno di quei momenti di controra ho conosciuto la persona più importante della mia vita.
Esiste una persona speciale per ciascuno di noi, qualcuno che corrisponde a un proprio bisogno primordiale. Non lo sappiamo finché non la incontriamo, possiamo vagare tutta la vita nella sua ricerca e non trovarla mai e vivere un giorno dopo l’altro in apparente serenità, con un fondo di insoddisfazione e di inconsapevolezza. Poi un giorno conosci qualcuno che corrisponde a quel paesaggio interiore che non riuscivi bene a definire e ad afferrare e ti senti finalmente a casa.
All’uscita dell’autostrada presero la direzione che li allontanava dal mare e li portava verso l’interno della regione. Guardando fuori dal finestrino osservò la terra bruna bruciata dal sole e pensò che quei luoghi non cambiavano mai, conservavano la stessa immutata luminosità statica.
Dovevano fermarsi poco, il tempo di firmare i documenti per vendere la casa, quella che era stata la sua casa per tutto il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza.
Una volta venduta non avrebbero più avuto motivo di tornare in quel posto. Provava uno strano struggimento, le sembrava così definitivo staccarsi del tutto dal suo paese natale, anche se aveva detestato quel posto, anche se adesso la sua vita si svolgeva altrove, provava una sottile sofferenza a quel pensiero.
Sapeva cosa voleva fare una volta arrivata, voleva tornare per un momento a salutare quel luogo del parco a lei caro, sedersi sotto l’ampio albero che tante volte l’aveva accolta con la sua ombra nei torridi giorni d’estate e lasciarsi cullare dai ricordi.
Capitolo 1
Giugno 1983
Si era ormai alla metà di giugno un mese che mostrava già la piena calura estiva in quanto il sole splendeva inesorabile da oltre tre settimane, erano le prime ore del pomeriggio, un momento in cui la vita della piccola città sembrava fermarsi. Fiorita, un paese di poco più di diecimila anime che, a dispetto del suo nome, non esibiva nessuna distesa di fiori, ma solo marciapiedi sconnessi e polverosi, si erge sopra una lieve collina della Puglia settentrionale al confine col Molise e a quaranta chilometri dal mare adriatico, viveva il suo momento di quiete desertica e assonnata del primo pomeriggio, l’ora chiamata controra
.
Silvia seduta su un enorme masso di pietra piatto, sotto una grande quercia che segnava il confine del parco, unica oasi di verde, stava leggendo uno dei tanti romanzi presi in prestito dalla biblioteca comunale.
Silvia amava quella sensazione di tempo sospeso
che le dava quella particolare ora del giorno, amava la pace desertica intorno a lei che le permetteva di raccogliere i pensieri o di lasciarli andare liberi.
Nonostante l’ora in quel punto del parco c’era sempre una leggera brezza. Le piaceva rifugiarsi lì, era un angolo isolato e le sembrava di essere in un altro mondo. In quell’ora particolare, quando la cittadina sembrava assente e in silenzio, chiudeva gli occhi e poteva immaginare di essere altrove, in qualche posto lontano e meraviglioso, dove lei poteva vivere una vita diversa e lontana dagli sguardi opprimenti che spesso si sentiva addosso senza apparente ragione.
Come ogni estate la sua amica del cuore era partita per il mare e sarebbe tornata dopo ferragosto, così come ogni estate si ritrovava da sola, a volte vedeva qualche compagna di scuola con cui era più legata, ma la loro compagnia spesso aveva il solo potere di rattristarla, le ragazze di Fiorita sembravano interessate esclusivamente ai vestiti firmati da comprare e a spettegolare su chiunque capitasse a tiro. Il pettegolezzo malevolo era il vero sport cittadino, forse un modo per sfuggire alla noia o semplicemente una cattiveria gratuita.
Non riusciva a stare in mezzo agli altri, si sentiva inadeguata e le sembrava di dire sempre cose sbagliate, per questo preferiva ascoltare i loro discorsi in silenzio e, a volte, restare per conto suo, almeno così si sentiva libera. Piuttosto che cercare la loro compagnia, sceglieva di stare sola a leggere un libro. Alcune sue compagne di scuola una volta le avevano detto che era superba, che si sentiva superiore agli altri. Non credeva fosse così, ma l’eccessiva attenzione alle apparenze la irritava profondamente, era più forte di lei.
Preferiva defilarsi e passare inosservata piuttosto che essere al centro dell’attenzione, ma anche se questa sua riservatezza destava spesso velenose critiche a lei andava bene così. Amava leggere e talvolta, quando leggeva una storia che le piaceva, provava un palpito di una segreta e solitaria felicità. Adesso che la scuola terminava avrebbe potuto dedicarsi al suo passatempo preferito.
Sentì un passo alla sue spalle, si voltò sorpresa. Era uno dei ragazzi del terzo liceo. Quello con i genitori divorziati e con quella madre bellissima e appariscente. Lo conosceva di vista, ma non gli aveva mai parlato.
« Ciao, scusami ti ho spaventata?» disse lui «stavo cercando un posto all’ombra dove sedermi e leggere un libro»
«Uffa, neanche in questo punto del parco si riesce a stare in pace» pensò Silvia leggermente infastidita mentre si alzava in piedi.
Lo guardò e d’improvviso la sua irritazione scomparve.
«Accidenti che occhi» pensò.
«Se vuoi sederti anche tu, il masso è abbastanza largo e c’è parecchia ombra per tutti e due» disse quasi stupita dalla sua audacia, «vengo spesso a leggere qui, anch’io» continuò
«Io mi chiamo Claudio» disse lui porgendole la mano
«Silvia» rispose tendendogliela
Lui le strinse la mano e a lei sembrò quasi di provare una piccola scossa.
«Bene, Silvia, accetto l’invito e mi siedo con te, avvicinandomi non ti avevo vista altrimenti non ti avrei disturbata, ma ormai sono qui» continuò sedendosi.
Silvia tornò a sedersi sul masso vicino a Claudio. Sentì un buon profumo di dopobarba e lo guardò.
Sì, era decisamente un bel ragazzo. E lei si sentiva come al solito una schifezza. Aveva i capelli arruffati e ricci che non riusciva mai a domare che, inutilmente, aveva tentato di legare sopra la testa con un fermaglio e non era neanche truccata, neanche un po’. Doveva avere una faccia spaventosa.
« Cosa leggi?» domandò Claudio
«Un romanzo rosa, roba da femmine» rispose Silvia un po’ vergognandosi.
La settimana prima aveva finito di leggere un romanzo di Pavese e si era concessa un libro di Liala. Accidenti faceva la figura della ragazzetta romantica. Chissà poi perché si preoccupava di cosa poteva pensare lui. Cominciò a parlare a raffica.
«Vengo spesso qui per stare sola, per raccogliere i pensieri» continuò
«Prima credevo di essere la sola a conoscere questo posto, poi ho scoperto che non è così» disse Silvia con l'aria leggermente delusa.
Claudio sorrise «Non puoi avere l'esclusiva, questo è un parco pubblico, anche se questo è il punto più isolato»
«Hai ragione, bella pretesa la mia» convenne Silvia
«Anch'io comunque un tempo pensavo di essere il solo a conoscere questo posto. Mi piace venire qua ogni tanto, è un luogo suggestivo, mi sembra di stare fuori dal tempo, soprattutto a quest’ora»
Silvia sospirò
«Lo penso anch’io, è bello trovare qualcuno che la pensa come me»
«Beh, magari basta confrontarsi e non essere troppo scontrosi»
«Io non credo di essere scontrosa» replicò Silvia «o forse un po’ lo sono. Certo che anche tu non cerchi proprio di essere il più simpatico della scuola»
Claudio guardò Silvia «Allora mi conosci» chiese
«So che frequenti il liceo, capita di incrociarsi nei corridoi, hai sempre la faccia seria e stai sempre per conto tuo»
Si ricordava di lui, ma la sua timidezza non le aveva mai permesso di soffermare lo sguardo troppo a lungo, aveva solo notato la sua espressione scostante.
Claudio sorrise divertito.
«Hai ragione, sono io a farmi il vuoto intorno, ma non è che la nostra scuola metta un grande allegria. Certo che anche tu tendi a isolarti, guarda dove ti rifugi!»
«Anche tu sei qua» rispose Silvia piccata
«Ok, siamo pari»
«Non sapevi che frequento il liceo anch’io» chiese Silvia, lei era abituata a passare inosservata,
«Invece lo sapevo, anche io giro per i corridoi della scuola, anzi passo più tempo fuori dalla classe che dentro, per la gioia dei professori»
«Per fortuna quest'anno finisco, dopo gli esami di maturità, via, aria» continuò Claudio, mettendo da parte il suo libro mentre si accendeva una sigaretta.
Silvia osservò la piega sensuale delle sue labbra, per un momento sentì quasi il desiderio di baciarlo, poi distolse lo sguardo imbarazzata, temette che lui potesse leggere quel pensiero.
«Scusa non l’ho chiesto, posso fumare o ti dà fastidio il fumo?»
«No, non mi dà fastidio, fa pure» rispose, sollevata.
Per fortuna non si era accorto che era arrossita, pensò