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Lo Psiconauta
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Lo Psiconauta

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Un'opera che potremmo definire una sorta di diario introspettivo filosofico-psicologico. Un percorso autoformativo e di evoluzione del protagonista che , in un mondo interiore, va alla ricerca della propria armonia e della propria sublimazione. La narrazione è a volte stridente e fastidiosa, incasinata, altre volte evocativa e ammaliante, altre volte autoconclusiva e rispolverante e curativa, altre volte sporca, altre ancora pulita e semplice: essa è specchio del flusso di pensieri dell'autore, incostante e variabile. Mille risvolti, mille pieghe, mille squarci immaginativi, senza paura in uno sballottarsi tra passato e futuro, tra contorto e lineare, tra concretezza e illusione, tra filosofia e scienza moderna, tra psicologia e vita quotidiana, con una narrazione semi-autobiografica: un'eccezionale opera contemporanea in cui il protagonista navigherà tra le impervie acque della propria psiche, ed esplorerà i fondali più nascosti della propria essenza.
LanguageItaliano
Release dateSep 7, 2015
ISBN9786050413588
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    Lo Psiconauta - Alessandro Furgiuele

    d'autore.

    Lo Psiconauta

    Un'avventura atipica

    di Alessandro Furgiuele

    Proprietà letteraria riservata

    Copyright © 2015 Alessandro Furgiuele

    Titolo originale dell'opera:

    Lo Psiconauta, Un'avventura atipica

    Alessandro Furgiuele

    nato a Cosenza (CS) il 30/06/1992

    C.F.: FRGLSN92H30D086W

    Nota dell'autore

    La cosa peggiore che possiate fare è leggervi questo libro tutto d'un fiato: non ne cogliereste nulla!

    Io vi suggerisco di leggerlo con calma, giorno dopo giorno, capitolo per capitolo, in modo da vivere il viaggio insieme a me, anziché giungere rapidamente ad una meta che per forza di cose altrimenti vi risulterebbe poco chiara.

    La mia opera, come capirete da soli nel tempo, si presta a letture molteplici, in cui coglierete e magari assimilerete nuovi piccoli dettagli e nuove grandi scoperte che nel primo rush non avevate notato.

    Leggete il mio libro lentamente, senza fretta, e con pazienza. Provate a capirlo. Traetene le vostre verità. Fatelo anche vostro, se volete.

    Capitolo 1

    Confusione e Rinascita

    Confusione.

    Nietzsche diceva che da un caos si può far partorire una stella danzante, ma io finora ho sperimentato solo buchi neri di schifo.

    Una delle tanti frasi che rimbombano nella mia testa, riecheggiando come tra le vallate nebbiose tra vette isolate, è : gli eventi positivi, così come quelli negativi, sono come le ciliegie, uno tira l'altro. Dove la sentii per la prima volta? Ah sì, doveva essere un servizio calcistico televisivo sull'Arsenal (squadra di Londra) di Arsène Wenger. Potrà sembrare nulla, ma in realtà è probabilmente una metafora più azzeccata di quanto pensassi (come funziona tutto sommato in maniera lineare e giusta -?- la mente quando la si lascia libera di vagare).

    L'Arsenal è sempre stata una squadra in grado di affascinare, con un gioco interessante e moderno e spettacolare, ha avuto alcuni periodi di forma smagliante negli ultimi anni, potenzialmente una delle squadre più belle dal punto di vista del gioco, eppure..? Eppure non vincente. Eppure sempre qualcosa poi andava storto, ogni anno, mandando in fumo tutte le aspettative dei tifosi dei Gunners , così vengono soprannominati. C'era di mezzo una casualità tutto sommato mai veramente a favore di questa squadra e le cose svanivano,tutti i sogni di portare a casa almeno un trofeo restavano, beh, appunto, solo sogni.

    Già , così diceva quel servizio: Dopotutto se questo Arsenal continua ad incantare ma poi non produce risultati, tutto perde di significato. Bisogna invertire la tendenza, anche perché altrimenti, le sconfitte sono come le ciliegie, una tira l'altra.

    Tutto questo flashback per arrivare dove? A uno dei miei tanti paradigmi mentali ormai impiantati e difficili da smontare. Quando la ruota degli eventi gira, il primo lancio di dadi dell'universo è fondamentale, spesso determinante. Se le cose vanno bene, si attivano nuove sinapsi, non sono solo le endorfine generate dalla riuscita del primo evento , dal primo achievement sbloccato (per usare un linguaggio da xboxari), ma anche i nuovi collegamenti mentali che inauguriamo (con vanità, ahimè, non potrebbe essere diversamente per l'uomo, d'altronde anche ne L'avvocato del diavolo, il diavolone Al Pacino non ci dava un finale epico dicendo vanità, decisamente il mio peccato preferito?) attribuendo rapporti di causa-effetto a nostra discrezione e ponendo al centro della realtà noi stessi come un demiurgo, come un deus ex machina del nostro microcosmo, intoccabili dalle influenze esterne.

    Così attiviamo le nostre consapevolezze. Sviluppiamo il nostro autoinganno, e se le cose vanno bene, il nostro ego è assurto al ruolo di regista assoluto della nostra vita, ignoriamo tutta quell'impalcatura scenica e tecnica che sono le forze della casualità, le forze di determinati fenomeni che non sono manifesti, ignoriamo le infinite carte taroccate nel mazzo dell'universo, ignoriamo le infinite possibilità avverse che comunque avremmo potuto sperimentare applicando il medesimo canovaccio che ci ha portati al successo!

    Ecco il nostro più grande e meraviglioso errore cognitivo. Meraviglioso perché? Beh, è ovvio, da cosa nasce la nostra autostima se non da questo meccanismo di autoinganno ?

    Da qui si attivano quei circuiti auto-alimentati che se continueremo a rivisitare, spesso ci porteranno a rafforzare sempre più quegli stessi aspetti della nostra personalità.

    Modifichiamo anche allo stesso modo tutto quel sistema di illuminazione del palco della nostra vita che sono le prospettive e il modo di relativizzare e contestualizzare la realtà a nostro piacimento. E inoltre modifichiamo anche tutto il comparto semantico, tutto quell'insieme di significati con cui diamo valore all'oggettività che sperimentiamo (alcuni addirittura dicono l'oggettività che manifestiamo, come se fossimo noi sorgenti di creazione pura, vuoti quantici eterni e indistruttibili posti in un limbo di esperienze che è la gretta e grossolana materia: c'è davvero differenza tra la fisica quantistica, la spiritualità o la filosofia dopotutto? La visione dell'oggettività che esiste solo fintanto che c'è l'osservatore a crearla , per il semplice atto di osservarla, secondo Berkeley, è davvero così stupida e astrusa da contemplare dopo l'esperimento della doppia feritoia con gli elettroni, il collasso della funzione d'onda di Schrödinger e l'indeterminazione di Heisenberg? Ma sto divagando).

    Ritornando alle consapevolezze fallaci che abbiamo di noi stessi (perché accettiamo ciò che ci fa comodo credere riguardo a ciò che siamo o che possiamo essere), queste sono fondamentali non solo in quell'insieme di idee, puro reame di astrazione, ma anche perché poi danno riscontro pratico.

    Credere fa davvero la differenza. Ci consente di attivarci al 100%.

    Ecco. Spesso la vita è così. Non vince chi è davvero migliore dopotutto, vince spesso chi è espresso nel suo migliore stato possibile. Raggiungendo il suo 100% anche la persona più anonima e apparentemente banale può dimostrare al mondo e a sé stessa quanto in realtà dentro di lei albergasse uno spirito speciale pronto a sprigionarsi con volontà assoluta e capace di annichilire anche tutte quelle minacce che prima sembravano mostri sacri inattaccabili. Più diventi grande, più le cose intorno a te diventano piccole.

    Quindi, per un futuro più roseo e pieno di meravigliose esperienze aperte a tutti, una sorta di idilliaca città del sole campanelliana in cui regni una democrazia delle possibilità speciali aperte a tutti, c'è necessità di quelle che in termini puramente pragmatici il sociologo Sen chiamava capability, in termini metafisici potremmo invece chiamarli strumenti dell'entusiasmo. Dove entusiasmo, etimologicamente parlando, starebbe ad indicare en theos mos, dentro il cuore di Dio. Quindi essere entusiasti significa essere in connessione con il divino, comunque ognuno voglia interpretarlo, se spiritualmente oppure psicologicamente, oppure che so io.

    Io lo interpreto come una connessione col nostro Sé più profondo, con la nostra essenza definitiva, spesso misconosciuta dalla nostra stessa coscienza (specialmente se abbiamo fatto un percorso di eventi sballato che non ci ha permesso di esprimerci veramente per ciò che siamo). È ben più del comune emozionarsi: l'entusiasmo è ciò che ci fa sentire vivi. Questo allo scopo di raggiungere la piena consapevolezza di noi, e visto che noi siamo il soggetto di tutta la realtà che esperiamo, per estensione, consapevolezza del mondo.

    Ognuno di noi ha bisogno di determinati eventi specifici per poter fare il salto evolutivo verso il proprio

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