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L'OSCE: la tutela della sicurezza europea
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L'OSCE: la tutela della sicurezza europea

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Guerra civile in Ucraina, Piazza Maidan, invasione della Crimea da parte della Russia, sanzioni economiche da parte dell’Occidente contro Mosca, mobilitazione della NATO, nuova Guerra Fredda tra Stati Uniti d’America e la Federazione Russa: sono questi alcuni dei temi che da quasi due anni compaiono nelle sezioni esteri dei media nazionali ed internazionali quando si parla di Russia. Si ha l’impressione che realmente si ripeta l’antico adagio che recita: la storia si ripete. Sembra si sia ripiombati in quel clima di ostilità e diffidenza che caratterizzarono per circa mezzo secolo le relazioni diplomatiche tra l’Ovest e l’Est del mondo. Ma, la storia, non si ripropone in modo pedissequo. Lo scopo principale di questo libro è avvicinare il lettore ad aspetti meno noti della storia delle relazioni diplomatiche tra Est ed Ovest; una storia non solamente caratterizzata da astio e incomunicabilità, ma che ha vissuto fasi di reciproca collaborazione e cooperazione pacifica. Uno dei simboli di questa epoca di distensione dei rapporti, avvenuta a metà degli anni Settanta del XX secolo è la “Conferenza sulla Sicurezze e la Cooperazione in Europa” ( CSCE), che ebbe luogo nel 1975 e che caratterizzò il punto massimo della Detente. Essa rappresentò un forum unico nel suo genere, in quanto radunò al suo interno i protagonisti più rilevanti dei due Blocchi contrapposti e rese possibile una cooperazione su alcuni temi condensati attorno ai cosiddetti “3 cesti”: quello della sicurezza politico-militare; quello dell’economia e dell’ ambiente; e quello dei diritti umani. La Conferenza, per particolarità istituzionale ed organizzativa (essa non venne pensata come un unicum, ma con dei Follow Up biennali che sarebbero succeduti alla conferenza stessa) rappresentò un forum cruciale per le relazioni internazionali europee dagli anni’70 sino agli anni ’80, contribuendo con la sua azione alla conclusione stessa della Guerra Fredda. Il riconoscimento di quanto sia stata centrale l’azione della CSCE e di quanto ancora si ritenesse fondamentale il suo intervento, sono le motivazioni che sottintesero alla decisione, presa nel dicembre del 1994, di trasformare la Conferenza nella “Organizzazione sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa” ( OSCE). Ripercorrendo le origini e la storia della CSCE/OSCE si può scorgere come in passato anche in un periodo così complicato e teso come quello della Guerra Fredda, Usa ed Urss sono riusciti a parlarsi; ed ancora oggi il monito che l’OSCE lancia è quello di non lasciar prevaricare la diffidenza, l’intransigenza e l’arroccamento all’interno di nazionalismi asfittici e sordi, ma che il dialogo è possibile oggi come lo è stato in passato.
LanguageItaliano
Release dateAug 10, 2015
ISBN9786050404715
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    Book preview

    L'OSCE - Gian Lorenzo Zichi

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Prefazione

    Dalle origini alla tutela della sicurezza Internazionale

    Un frutto della Guerra Fredda: la CSCE

    Gli albori della Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa

    I primi passi verso la CSCE: i Multilaterally Preparatory Talks

    Le tre Fasi della CSCE: dal 1973 al 1975

    L’inizio della fine della CSCE: la firma del Final Act, Helsinki 1975

    Le reazioni alla CSCE: luci ed ombre

    Il meccanismo dei Follow up: il Meeting di Belgrado e le prime incertezze sul futuro del processo

    Il Follow-up di Madrid: incoraggianti segnali di risveglio del Processo di Helsinki

    Tra celebrazioni e nuove concertazioni: la Conferenza di Stoccolma ed il Decimo anniversario dell'Atto Finale

    L'ultimo atto degli anni '80: il Follow-up di Vienna

    I primi anni’90: il nuovo volto della CSCE

    Un Nuovo Corso per la CSCE: La Carta di Parigi ‘90

    Le prime istituzioni iniziano a lavorare

    La tappa d’avvicinamento all’istituzionalizzazione: Helsinki 2 (1992)

    Verso una effettiva istituzionalizzazione: il Segretario Generale e il Segretariato CSCE

    Budapest ’94: da Conferenza ad Organizzazione Internazionale

    La sicurezza prima di tutto: l’OSCE tra il 1994 ed il 1999

    Nuove Sfide per gli anni 2000: l’OSCE e il Terrorismo

    Tra difficoltà e nuove speranze: Astana 2010

    Riflessioni finali: tra ciò che è stato e quel che sarà

    Bibliografia essenziale

    Sitografia consultata

    Ad essere onesti devo dire che mi dispiaceva che l'Urss stesse perdendo le sue posizioni in Europa. […] Però capivo che una posizione costruita sulle divisioni e sui muri non poteva durare

    Vladimir Putin

    Signor Gorbaciov, se lei cerca la pace, se cerca prosperità per l'unione Sovietica e l'Europa dell'est, signor Gorbaciov venga a questa porta, apra questa porta e abbatta questo muro

    Ronald Reagan

    Prefazione

    Guerra civile in Ucraina, Piazza Maidan, invasione della Crimea da parte della Russia, sanzioni economiche da parte dell’Occidente contro Mosca, mobilitazione della NATO, nuova Guerra Fredda tra Stati Uniti d’America e la Federazione Russa: sono questi alcuni dei temi che da quasi due anni compaiono nelle sezioni esteri dei media nazionali ed internazionali quando si parla di Russia. Si ha l’impressione che realmente si ripeta l’antico adagio che recita: la storia si ripete. Sembra si sia ripiombati in quel clima di ostilità e diffidenza che caratterizzarono per circa mezzo secolo le relazioni diplomatiche tra l’Ovest e l’Est del mondo. Ma, la storia, non si ripropone in modo pedissequo. Lo scopo principale di questo libro è avvicinare il lettore ad aspetti meno noti della storia delle relazioni diplomatiche tra Est ed Ovest; una storia non solamente caratterizzata da astio e  incomunicabilità, ma che ha vissuto fasi di reciproca collaborazione e cooperazione pacifica. Uno dei simboli di questa epoca di distensione dei rapporti, avvenuta a metà degli anni Settanta del XX secolo è la Conferenza sulla Sicurezze e la Cooperazione in Europa ( CSCE), che ebbe luogo nel 1975 e che caratterizzò il punto massimo della Detente. Essa rappresentò un forum unico nel suo genere, in quanto radunò al suo interno i protagonisti più rilevanti dei due Blocchi contrapposti e rese possibile una cooperazione su alcuni temi condensati attorno ai cosiddetti 3 cesti: quello della sicurezza politico-militare; quello dell’economia e dell’ ambiente; e quello dei diritti umani. La Conferenza, per particolarità istituzionale ed organizzativa (essa non venne pensata come un unicum, ma con dei Follow Up biennali che sarebbero succeduti alla conferenza stessa) rappresentò un forum cruciale per le relazioni internazionali europee dagli anni’70 sino agli anni ’80, contribuendo con la sua azione alla conclusione stessa della Guerra Fredda. Il riconoscimento di quanto sia stata centrale l’azione della CSCE e di quanto ancora si ritenesse fondamentale il suo intervento, sono le motivazioni che sottintesero alla decisione, presa nel dicembre del 1994, di trasformare la Conferenza nella Organizzazione sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa ( OSCE). Ripercorrendo le origini e la storia della CSCE/OSCE si può scorgere come in passato anche in un periodo così complicato e teso come quello della Guerra Fredda, Usa ed Urss sono riusciti a parlarsi; ed ancora oggi il monito che l’OSCE lancia è quello di non lasciar prevaricare la diffidenza, l’intransigenza e l’arroccamento all’interno di nazionalismi asfittici e sordi, ma che il dialogo è possibile oggi come lo è stato in passato.

    Gian Lorenzo Zichi

    Dalle origini alla tutela della sicurezza Internazionale

    Il divampare della crisi in Ucraina nel 2013 ha destato le diplomazie occidentali da quel torpore intriso di supponenza, nel quale erano piombate all’indomani del termine dalla guerra dei Balcani nel 1999, all’indomani della quale traspariva la convinzione che le minacce reali alla sicurezza europea fossero oramai un lascito del XX secolo, da affidare ai libri di storia piuttosto che alle agende delle segreterie estere degli Stati.

    * * *

    È  interessante notare che sin dai primi segnali di questa nuova minaccia della  sicurezza eurasiatica, ancor prima delle Nazioni Unite, in maniera alquanto unanime è stata chiamata in causa l’Organizzazione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, sia per il suo carattere trasversale di forum di dialogo che la differenzia da altre organizzazioni internazionali security oriented; ma soprattutto per quel suo di attore di primordine, svolto in passato, nella salvaguardia dell’ordine europeo.

    * * *

    Ed è su questo tema, indagare sulle origini storiche e sulle modalità attraverso le quali la CSCE prima e l’OSCE poi ha ottemperato ad uno dei suoi compiti, ossia il mantenimento della sicurezza nei territori degli stati partecipanti l’Organizzazione, che verterà l’analisi contenuta in questo articolo.

    Un frutto della Guerra Fredda: la CSCE

    L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) è la più grande organizzazione regionale per la sicurezza al mondo con 57 Stati partecipanti, impegnata a garantire la pace, la democrazia e la stabilità ad oltre un miliardo di persone. Per comprendere la particolarità e l’originalità di tale organizzazione, sarà opportuno focalizzarsi, sulle origini storiche che, e cioè muovendo dal Vertice di Helsinki del 1975 e dal suo Final Act, documento istitutivo della Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa (CSCE), che ne ha rappresentato la struttura originale ed antecedente  l’OSCE stessa. In origine non sembrarono esservi i presupposti per la costituzione di alcuna entità istituzionale, e la CSCE fu convocata come conferenza politico-diplomatica di alto livello, vero e proprio acme di quella fase della Guerra Fredda conosciuta come Détente, che improntò la contrapposizione tra Stati Uniti d’America ed Unione Sovietica entro nuovi schemi, basati su un maggior dialogo e sulla distensione dei rapporti. In questo clima, lo scopo della conferenza fu quello di avvicinare i due Blocchi contrapposti al fine di innescare una cooperazione più ampia, ed il punto di contatto fu un compromesso  che da una parte soddisfò le richieste dell’Unione Sovietica di veder riconosciuto lo status quo territoriale dell’Europa Orientale, mentre dall’altra, i Paesi Occidentali ottennero che venisse aperto un dialogo su temi che mai prima d’ora si era raggiunta un’intesa significativa, come i diritti umani e la riduzione degli armamenti . Ciò fu possibile in virtù della particolare natura della Conferenza, che si configurò come forum di dialogo paritario ed inclusivo di tutti gli attori coinvolti. Ma la specificità della CSCE, la quale le permise di evolversi, decenni dopo, in una organizzazione a tutti gli effetti, fu la previsione che la Riunione di Helsinki non sarebbe rimasta come un unicum, ma sarebbe stata seguita da Follow-up, ovvero da delle Riunioni sui Seguiti che si sarebbero svolte con scadenza biennale, al fine di verificare il, grado di attuazione degli impegni che gli Stati si erano prefissi di attuare. Si innescava così un meccanismo che permise la trasformazione da Conferenza in Organizzazione. Al di la dei singoli risultati che si ottennero ad Helsinki nel 1975, ben presto si ebbe la consapevolezza, da parte degli stati partecipanti, di aver originato un nuovo modo di intendere le relazioni tra Paesi, sia per quanto riguarda i temi di discussione, sia per quanto concerne le procedure e le modalità. Dal punto di vista delle tematiche sulle quali dare avvio alle discussioni la CSCE offriva un focus circoscritto su quelli che vennero definiti i three basket, ossia su tre ambiti: quello politico-militare, quello economico-ambientale, e quello relativo ai diritti umani. Queste tre dimensioni sarebbero state trattate all’interno della Conferenza attraverso un dialogo libero ed aperto, al quale ciascuno Stato avrebbe partecipato in modo paritario; ed ogni decisione in merito sarebbe stata presa mediante la regola del consensus, in modo da raggiungere una convergenza ed una unità di intenti quanto più ampia possibile, ma pertanto non sarebbe stata giuridicamente vincolante. Emergono così sin da subito due aspetti caratterizzanti la natura stessa della CSCE e che ancora oggi rendono peculiare la natura dell’OSCE: le decisioni che vengono prese al suo interno non sono direttamente vincolanti per gli Stati Partecipanti; e la modalità decisionale prevede la regola del consenso: questo sacrifica l’effettività giuridica delle decisioni in favore del dialogo e di scelte che siano il più largamente condivise da tutti gli attori coinvolti. Sono questi i tratti caratterizzanti di quello che è stato definito come il Processo di Helsinki, espressione che inizialmente afferiva al solo sforzo diplomatico realizzato per convocare la Conferenza, ma che poi iniziò ad indicare il modus operandi dell’intera CSCE ed il suo modo di approcciarsi ai problemi di cui si occupa.

    * * *

    Questa evoluzione organizzativa è stata infatti accompagnata anche da un mutamento di finalità e competenze. Anche per la CSCE, così come avvenuto per altre organizzazioni internazionali figlie ( progenie) della Guerra Fredda, gli eventi del 1989-1991, con il Crollo del Muro di Berlino e con la disgregazione dell’Unione Sovietica si sono rivelati cruciali. In un panorama internazionale così profondamente mutato, la Conferenza seppe far valere la sua specificità, ristrutturandosi come attore attivo ed impegnato nel riassestamento politico ed economico della nuova Europa . Pertanto, per tutta la prima metà degli anni ’90, a partire dal Vertice di Parigi del 1990 con la cosiddetta Chart of Paris, risultò essere mutato l’obiettivo della Conferenza, non più come arena mediano nella contrapposizione tra i due Blocchi, ma  come attore internazionale impegnato in maniera attivo nella costruzione e nel mantenimento della pace e della sicurezza in Europa, partecipando al quel delicato processo di svezzamento poltico-economico delle neonate istituzioni democratiche e delle nuove economie di mercato dei Paesi europei dell’Ex Blocco Sovietico. Sempre alla prima metà degli anni’90 è poi riconducibile la fase di

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