EDUCATIVA DI STRADA - la parola agli utenti
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Questa ricerca non parte da una disamina di questa professione, ma da esperienze lavorative vissute in prima persona direttamente sul campo.
Proprio il vivere, il vedere tutto ciò che sta dietro le quinte, vivere i ragazzi giorno per giorno, seguirli, creare per loro dei progetti individualizzati, accompagnarli lungo il processo di crescita.
Dal punto di vista operativo, il lavoro di ricerca svolto si suddivide in due parti.
Nella prima parte è stata esplorata l'origine e l'evoluzione storica dell’educativa di strada, con particolare riferimento al panorama europeo e italiano, chiarendo inoltre alcune terminologie sul quale questa professione si fonda.
Sono state poi descritte le varie fasi di cui un progetto di educativa di strada è composto e formato, e spiegate in maniera dettagliata la metodologia, gli strumenti e gli obiettivi, con la speranza di avvicinare ed appassionare i lettori a questa “vocazione”.
La seconda parte, sperimentale, è servita per analizzare il punto di vista dell'utente, fruitore spontaneo del servizio, impegnato nel processo educativo, con l'obiettivo di comprendere la propria personale percezione sul progetto nel suo complesso.
Con l’esperienza sul campo, ci si rende conto che fondamentalmente l’adulto parla esprimendo giudizi sulla figura dell'educatore, sulle sue ansie, sulle sue angosce, sulle sue vittorie, ma difficilmente si ferma a chiedere al diretto oggetto delle nostre riflessioni continue, cioè all’adolescente stesso, pareri sul lavoro svolto dall’operatore o l’esistenza di eventuali migliorie da apportare al servizio.
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EDUCATIVA DI STRADA - la parola agli utenti - Annamaria Sgorlon Maria Antonietta Buson
ANNAMARIA SGORLON MARIA ANTONIETTA BUSON
EDUCATIVA DI STRADA
la parola agli utenti
Raccolta di informazioni su questa grande Professione
Il gran torto degli educatori è il volere
che ai giovani piaccia quello che piace
alla vecchiezza o alla maturità;
che la vita giovanile non differisca dalla natura,
di voler sopprimere la differenza dei gusti e dei desideri;
di volere che gli ammaestramenti,
i comandi e la forza della necessità,
suppliscano all’esperienza.
G. Leopardi
[G. Leopardi, Lo Zibaldone, Milano,
Mondadori, 1949, p. 1473]
INDICE
Introduzione
Capitolo primo – L’educativa di strada: alcune coordinate
1.1 Nascita ed evoluzione dell’educativa di strada
1.2 Il lavoro di strada in Italia
1.3 Alcune precisazioni lessicali in tema di educativa di strada
1.3.1 Disagio
1.3.2 Devianza
1.3.3 Stigmatizzazione
1.3.4 Gruppo di pari
1.3.5 Prevenzione, promozione, riduzione del danno
1.4 Il progetto educativo in strada
1.4.1 Mappatura/ Contatto
1.4.2 Aggancio
1.4.3 Costruzione della relazione
1.4.4 Consolidamento della relazione
1.4.5 Progettualità
1.4.6 Distacco
1.4.7 Équipe
Capitolo secondo - La percezione dei ragazzi nei confronti dell’educativa di strada
2.1 Metodologia e piano della ricerca
2.2 I ragazzi riconoscono il ruolo e l’utilità dell’educativa di strada?
2.3 Come rappresentano il ruolo dell’educatore di strada?
2.4 L’educatore di strada provoca cambiamenti percepibili?
Interviste
Conclusioni
Bibliografia
INTRODUZIONE
L’educatore di strada ha l’abilità di carpire un piccolo particolare ad un adolescente e di elaborarlo celermente insieme a lui.
L’educatore ignora l’importanza del suo essere indispensabile coattore in quel preciso istante, il magro elemento, dando vita ai suoi agiti, come in un libro tridimensionale; ad ogni incontro scrive una pagina nuova, quasi come il frutto di una rilassante e spontanea intervista; trasporta l’utente in un vortice di caldo cotone, facendolo sentire in un luogo protetto e accompagnandolo per mano nell’arduo cammino alla scoperta di se stesso.
Trovarsi in una realtà ignota, che muta in modo talmente repentino pur avanzando di un passo alla volta, fa sentire l’esigenza di delicatezza, di fermezza e di coraggio per mettersi in gioco, avendo sempre la consapevolezza che il tutto potrebbe farti incorrere in situazioni difficili e spiacevoli.
Ottenere l’accettazione da parte di giovani ragazzi che transitano sulla dissestata strada delimitata dai due marcati confini dell’essere bambino e dell’essere adulto, non è affatto semplice. Parliamo di persone che hanno ancora a malapena stretto la mano alla vita e vengono pervasi da continue e amare sensazioni. Si ritrovano quindi attorniati da una miriade di coetanei impauriti e disorientati, vittime della società e a volte purtroppo anche delle situazioni familiari.
Il calore e la passione con cui l’educatore di strada svolge la propria professione e la determinazione con la quale combatte insieme ai suoi utenti le battaglie della vita, lo rendono un figura molto valida.
Questa ricerca non parte da una disamina di questa professione, ma da esperienze lavorative vissute in prima persona direttamente sul campo. La magia è proprio nel vivere, nell'osservare tutto ciò che sta dietro le quinte, nel seguire i ragazzi giorno per giorno, nel creare per loro progetti individualizzati, nell'accompagnarli lungo il processo di crescita senza sconvolgere le loro certezze.
Dal punto di vista operativo, il lavoro di ricerca svolto si suddivide in due parti.
Nella prima parte è stata esplorata l’origine e l’evoluzione storica dell’educativa di strada, con particolare riferimento al panorama europeo e italiano, chiarendo inoltre alcune terminologie sul quale questa professione si fonda.
Sono state poi descritte le varie fasi di cui un progetto di educativa di strada è composto e formato, e spiegate in maniera dettagliata la metodologia, gli strumenti e gli obiettivi, con la speranza di avvicinare ed appassionare i lettori a questa vocazione
.
La seconda parte, sperimentale, è servita per analizzare il punto di vista dell’utente, fruitore spontaneo del servizio, impegnato nel processo educativo, con l’obiettivo di comprendere la propria personale percezione sul progetto nel suo complesso.
Con l’esperienza sul campo, ci si rende conto che fondamentalmente l’adulto parla esprimendo giudizi sulla figura dell’educatore, sulle sue ansie, sulle sue angosce, sulle sue vittorie, ma difficilmente si ferma a chiedere al diretto oggetto delle nostre riflessioni continue, cioè all’adolescente stesso, pareri sul lavoro svolto dall’operatore o sull’esistenza di eventuali migliorie da apportare al servizio.
CAPITOLO PRIMO
L’EDUCATIVA DI STRADA: ALCUNE COORDINATE
Il bagaglio emotivo ed esperienziale dell’educatore che lavora nei contesti di prossimità con i gruppi di adolescenti, si basa su rievocazioni, miti o falsi miti, codici valoriali o morali e sul desiderio malcelato di trovare porzioni di sé nelle storie degli altri.
L’intervento di educativa di strada si colloca tra le azioni rivolte ai minori, ormai non più sperimentali, che ribaltano il paradigma classico secondo cui la richiesta di aiuto arriverebbe direttamente al servizio. La progettazione dell’educativa di strada, parte quindi dallo studio delle esperienze di street-working che hanno visto la loro efficacia proprio nello spostamento del servizio direttamente all’interno del tessuto sociale.
L’educativa di strada nasce come risposta alle difficoltà, sempre più attuali, di gestione dei problemi connessi alla crescita degli adolescenti e preadolescenti.
Questa transizione di un individuo verso l’autonomia adulta, in nessun altro momento dello sviluppo, acquisisce così prepotentemente le caratteristiche di un divenire
. Proprio per questa mutevolezza, l’educatore si schiera accanto al ragazzo attraverso azioni che fungono da supporto, con l’intento di facilitare l’espressione delle potenzialità e risorse ed eventualmente fungere da facilitatore nell’espressione dei bisogni.
Abbandonare l’idea di un servizio tradizionale entro il quale essere collocati, permette alle figure adulte protagoniste degli interventi di strada di evidenziare la propria posizione non giudicante e di essere individuate dai gruppi come figure neutrali.
1.1 NASCITA ED EVOLUZIONE DELL'EDUCATIVA DI STRADA
Le prime esperienze di lavoro di strada
in Italia, anche se inizialmente non venivano chiamate così, risalgono alla fine degli anni Sessanta. Inizialmente partita come attività di volontariato realizzata nelle realtà urbane, per poter creare un contatto con i poveri e gli emarginati del territorio, il lavoro di strada prende consistenza verso l’inizio degli anni Ottanta, periodo in cui si iniziano realmente a delineare i contorni di questa professione nell’ambito dei servizi sociali ed educativi, diventandone poi parte integrante.
Questa sua emancipazione è stata resa possibile grazie agli scambi culturali e professionali tra gli operatori di altri paesi europei ed extraeuropei. Un riferimento per gli educatori italiani, a livello extraeuropeo è da ricercarsi nelle esperienze che nei primi anni Sessanta ebbero luogo in America Latina e in Asia e rivolte a minori in situazioni di estrema povertà e totale abbandono. A livello europeo, invece, rappresentano un modello le esperienze realizzate in Francia, in Germania, in Inghilterra e in Svizzera. In questi paesi, da alcuni anni, vengono sperimentate nuove azioni sociali con finalità preventive, di tipo pubblico e professionale, in riferimento alla tossicodipendenza, alla devianza ed alla prostituzione minorile e giovanile.
Le esperienze francesi, per esempio, sono caratterizzate dall’espressione "On fait