Il respiro del vuoto
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Eppure c’era una ferita nella sua vita che prima o poi si sarebbe riaperta. Fino a quell’incontro che segnò l’inizio della fine.
Un racconto immerso nella psicologia di una persona complicata, tra malinconia e poesia, con una bellissima Edimburgo a farne da cornice.
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Book preview
Il respiro del vuoto - Francis M. Gri
Ringraziamenti
Capitolo 1
Mi chiamo Agnes Rose e penso di essere morta ormai da molto tempo.
Non morta nel mero significato del termine, ma nel senso più profondo e intimo. Parlo di quella malattia che strappa via ogni voglia di vivere, facendoti galleggiare in superficie, sfiorando quella linea di rottura piatta e inequivocabilmente vuota che fa confondere i secondi con il silenzio.
È parecchio tempo che rifletto cercando le ragioni di questo mio stato e ogni volta che trovo una risposta ritorno sempre con la memoria a quel punto preciso.
Da quel giorno tutto è così diverso, così indelebilmente diverso, che i miei occhi non riescono più a vedere le cose allo stesso modo.
Continuo a girare senza meta tra queste quattro mura grigie, guardando fuori dalla finestra, aspettando che la notte arrivi per poter piangere nella più completa solitudine. Forse tu mi puoi capire, forse anche tu sei nella mia stessa condizione. Se senti l'inquietudine camminare lungo la schiena penetrando la pelle come spilli pungenti e attendi solo che l’inerzia fermi l’incedere di quel moto, sicuramente mi puoi capire.
Sai, quand'ero piccola passavo giornate intere a scrutare la natura cercando ingenuamente di scorgere i misteri dell'universo e spesso mi chiedevo come mai alcuni alberi nascessero isolati e altri invece fossero raggruppati sostenendosi l'un l'altro come una famiglia. Crescendo, questa curiosità non trovò mai una spiegazione concreta ma in me rimase solamente la sensazione che, forse, anche nella natura esiste la solitudine. Ebbene, io mi sentivo come quel piccolo albero che vedevo ogni mattina andando a scuola: solo, triste, lontano dai suoi fratelli simili ma così diversi da lui.
Stamattina, però, c'era una luce diversa in questa stanza, una sottile linea che tagliava il pavimento a metà, come una lunga fune che sorvolava il nulla. Per ore l'ho osservata sparire e riapparire; poi mi son fatta coraggio e ho immaginato di camminare lungo quella fune. Con gli occhi chiusi mi sono lasciata andare, un piede avanti all'altro, e improvvisamente ero un'acrobata che superava un ostacolo fino a ieri insormontabile. Ho riaperto gli occhi e mi sono sentita un po' meglio. Intuivo che la giornata sarebbe stata migliore delle altre. Di solito trascorro il tempo ascoltando un suono sordo di timpano nascosto nel fondo degli abissi, echi del mio cuore aritmico, ma oggi anche la lingua è meno intorpidita e allora voglio raccontarti la mia storia sperando di non annoiarti.
Quanto tempo che non sorrido, che non mi sento più viva, che non provo assolutamente nulla se non la tristezza e l’indifferenza fondersi con la mia anima rendendomi completamente inerte quasi fossi un fantasma!
Ed è così strano dire queste cose adesso perché se penso a com’ero prima, prima di quella follia, non riesco a ricordare momenti di vera felicità. Intendo quegli attimi di gioia per cui vale veramente la pena vivere e per cui solo dopo si può dire di aver veramente vissuto. Certo, avevo una famiglia, un marito che mi voleva bene e un figlio stupendo, ma c’era qualcosa che mi lasciava insoddisfatta. Qualcosa di profondo mi vestiva di un velo malinconico che fortunatamente riuscivo a mascherare e a nascondere. Soprattutto nell’ultimo periodo capitava sempre più spesso di sentirmi spinta con forza in una fredda giornata d’inverno, sola e nessuno al mondo che potesse capirmi.
Se penso a tutte le volte che mi chiudevo in bagno a piangere sotto la doccia, che mi trovavo costretta a regalare finti sorrisi, a tutte quelle volte che ho mentito dicendo di star bene! Chissà, forse aveva ragione la mia cara e vecchia amica dell’università, Rachel Moore, che aveva scelto la strada del successo e dell’ambizione. Io invece ero romantica e non desideravo altro che una famiglia, nulla di più. E così è stato.
Sai, dietro le porte di ogni donna si nasconde un’infinità di specchi e giochi di luci e ombre che nessun uomo, probabilmente nemmeno il più intelligente al mondo, potrà mai capire veramente. Il nostro esistere è fatto di cose non dette, sguardi enigmatici, gesti apparentemente privi di senso, domande, contrasti e sfumature di cui solo una donna può davvero riconoscere i significati.
Viviamo tutta la vita alla ricerca dell’uomo perfetto pur sapendo che, in fondo, la perfezione è solo una stupida invenzione; quando ci illudiamo di averlo trovato ce ne innamoriamo e, se tutto va bene, lo sposiamo. Il sogno che ognuna di noi ha avuto fin da bambina inizia ad avverarsi, ma nel tempo iniziamo lentamente ad aprire gli occhi, a intuire che l’uomo che amiamo non è poi così perfetto, finché, improvvisamente, questo pensiero diventa certezza e ogni difetto, anche il più piccolo, viene amplificato e distorto sgretolando quel sogno effimero come roccia in sabbia.
Ricordo perfettamente quel giorno. Eravamo stati invitati da Tom, il cugino di mio marito, a pranzare a casa sua dopo la partita di rugby del figlio. Sfortunatamente aveva perso ma, come sempre accade in quelle situazioni, la partita era già stata dimenticata e il clima era disteso e sereno. Si rideva, si scherzava e si gustava la deliziosa carne preparata con il barbecue di Tom. Mentre osservavo gli invitati divertita, ogni tanto guardavo David e per la prima volta i suoi atteggiamenti mi fecero sentire in imbarazzo. Dopo qualche birra di troppo iniziò a raccontare storie senza senso, banali, risultando ai miei occhi grezzo e superficiale come mai avevo notato prima di allora.
Vieni qui amore mio!
disse dopo aver concluso il futile racconto, fiero e orgoglioso mentre masticava goffamente il suo hamburger.
Non è bellissima?
chiese abbracciandomi. Istintivamente reagii allontanandomi. E da allora fu sempre così.
Piccoli segnali sommati tra loro come pezzi di un domino posizionati l'uno vicino all'altro, in attesa di quella piccola spinta che farà cadere tutto in perfetta armonia col caos.
Ma la nostra era solo una delle tante storie d'amore che ogni giorno il mondo vede spegnersi pian piano. Consapevoli o inconsapevoli, se osservi attentamente puoi trovarle ovunque. Magari i partner ostentano una discutibile perfezione per non essere screditati da amici e colleghi, ma nelle quattro mura di casa ė l'odio l'unico profumo che si respira. Altri invece non comunicano proprio e al ristorante li vedi davanti