Avevo un sogno...: il mio libro, il mio viaggio
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Book preview
Avevo un sogno... - Elisabetta Cifaldi
Avevo un sogno…
(Il mio libro, il mio viaggio)
ELISABETTA CIFALDI
EDIZIONI SIMPLE
Via Weiden, 27
62100, Macerata
info@edizionisimple.it / www.edizionisimple.it
ISBN edizione digitale: 978-88-6259-803-3
ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-373-1
Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand
Via Weiden, 27 - 62100 Macerata
Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.
Ogni riproduzione anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.
Prima edizione cartacea aprile 2011
Prima edizione digitale luglio 2013
Copyright © Elisabetta Cifaldi
Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale
o parziale e con qualsiasi mezzo, riservati per tutti i paesi.
A Pamela e Alessio
con amore infinito
Avevo un sogno
Sommario
25 febbraio Le parole mai dette
Sogni ……. premonizioni………. . 26/02/05
22 Giugno 2005. Mio padre
8 agosto ’05
Le amiche
Le scelte
L’ascolto
La fiducia
La luce
Gli abbracci dell’anima
Le radici
La rabbia
Un lungo viaggio
La seduzione
I ruoli, il gioco delle parti
La fragilità
Le delusioni
Le vibrazioni
L’amarezza
La solitudine
La disillusione
Le piccole gioie
Le mille domande
L’energia
La consapevolezza
Come sopravvivere
L’amore
La determinazione
Una seconda giovinezza
Le tempeste del cuore
La dolcezza
Le contraddizioni
I tanti perché
Le emozioni
La forza dell’amore
Ora
12 gennaio 2005
Avevo un sogno ….
Questo libro ha radici profonde che hanno lavorato nella mia anima per tanto, tanto tempo. Ho sempre desiderato scrivere. Da bambina scrivevo bigliettini, sempre, a tutti e li mettevo ovunque. Riempivo pagine e pagine con i temi
a scuola, con le poesie nei momenti liberi, con lettere per le persone che amavo. Frequentavo la seconda media quando, decisi che dovevo assolutamente scrivere un libro sullo sfruttamento minorile, argomento trattato a scuola e che da subito mi ha gettato in uno stato di agitazione per la totale impotenza dei miei pensieri nei confronti di tutti quei bambini sfruttati, senza voce, senza un nome, senza certezze per i quali nulla potevo se non vergognarmi per essere così fortunata : non dovevo faticare troppo per mangiare, vestirmi o semplicemente dormire con un tetto compatto
sopra la testa. Avrei voluto essere la loro voce e scrivere di loro per imprimere nelle menti di chi leggeva, nella loro coscienza, nel profondo del loro essere un grido di ribellione contro le ingiustizie, la povertà, al discriminazione, la guerra. Bene, sono passati diversi anni, quel libro non l’ho mai scritto, l’ho solo abbozzato e da allora è incompiuto nella mia mente, ci penso spesso poiché rappresenta una delle tante cose in sospeso della mia vita e sono proprio quelle che a lungo andare ti pesano sul giudizio che dai della tua vita. Di come l’hai vissuta, realmente, affrontando le battaglie, combattendole sempre e fino in fondo, tutte, solo così si è completi. Ragiono sempre tanto, troppo, negli ultimi anni ancora di più, sono sempre stata una passionale e nel tempo ho imparato anche a dominare, almeno un po’ la mia impulsività, devo sempre appassionarmi ad una causa, interiorizzarla e smuovere il mondo sino a quando non ho ottenuto almeno un piccolo risultato, ma sono sempre le cose in sospeso che tornano a chiamarmi insistentemente, nei momenti di tristezza o di riflessione e mi turbano perché mi ricordano che ho ancora molto da fare prima di poter sopire la mia coscienza che pretende da me il massimo di ciò che si può avere. E allora puntualmente mi domando se ho davvero fatto della mia vita ciò che avrei voluto. Non sempre. Io possiedo una vitalità esuberante che ho imparato a dominare per non apparire immatura, una creatività travolgente che ho addormentato per non dare l’impressione di non essere realistica, non si vive di arte, una sensibilità ingenua e primitiva che ho dovuto mascherare con l’aggressività per non permettere a chiunque di approfittare del mio cuore e così, ora sono … non trovo un aggettivo, perché io sono
dentro, sono sopita, uniformata agli stereotipi, ma anche così la gente è riuscita a ferirmi, sempre e tanto. E quindi prepotente torna a ripetersi sempre e con maggiore insistenza la stessa frase : avevo un sogno.
Quante volte mi è capitato di soffermarmi su questa frase e quante volte mi sono accorta che la difficoltà della risposta è legata alla difficoltà nel mantenere la concentrazione. Certo la concentrazione. Strano in un mondo in cui tutto è sempre programmato e sempre sotto controllo, come mai non riesco a concentrarmi su una frase così semplice? Forse perché i mie pensieri inevitabilmente iniziano a correre veloci e inarrestabili spinti verso mille direzioni, così alla rinfusa come fossero animati da volontà propria. Vengo investita da un’esplosione di sentimenti contrastanti, travolta da un turbine, ingoiata da sensazioni violente, a nulla serve cercare di fronteggiare, di dominare tante emozioni. La più sorprendente, che mi lascia però spiazzata, attonita è la consapevolezza improvvisa che il mio lato bambino
è rimasto sepolto dietro una maschera di indifferenza di impegni più o meno importanti di priorità più o meno realistiche, di valori più o meno dominanti. Come è potuto succedere, come può essere possibile dimenticare completamente un lato del proprio io? La mente umana è estremamente complessa e proprio per questo assolutamente affascinante, ma come ogni cosa tanto fascinosa è altrettanto pericolosa proprio perché i meccanismi così delicati possono ad un certo punto, lentamente, molto lentamente, iniziare a intersecarsi in maniera differente, impercettibilmente indifferente, ma che poi, col passare degli anni, delle emozioni, degli eventi modificano in maniera inconfutabile la nostra esistenza. Troppo spesso dimentichiamo quanto la vita sia semplicemente bella, dimentichiamo i valori essenziali, viviamo di corsa, freneticamente, bruciando tutti i tempi senza fermarsi mai un istante a riflettere, ad assaporare gli attimi, le sfumature di ogni evento, travolti da un susseguirsi continuo di giornate programmate con obblighi marginali ai quali però si dà troppa importanza. Quante volte mi è capitato di pensare a come sarebbe stata la mia vita se ad un certo punto avessi preso una decisione invece di un’altra. Sono convinta che in parte il nostro cammino è disegnato,