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Racconti Dell'Allegoria
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Racconti Dell'Allegoria

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Racconti dell’ allegoria è una raccolta di sei racconti che hanno per protagonisti sei personaggi distinti che vivono delle tipiche problematiche della vita quotidiana o sono male inseriti nella società; sono delle situazioni reali, alcune intrise di elementi fantastici in cui i personaggi svolgono le proprie azioni ponendosi alcune domande e cercando delle risposte, ma spesso e quasi sempre sono loro stessi a rimanere vittime delle situazioni che vivono.
Ecco perché si chiamano “ dell’ allegoria “: la scena in cui si svolge l’ azione e le avventure che vivono i protagonisti riflettono il loro problema, anzi, sarebbe meglio dire che il loro problema è un elemento allegorico che sfocia a seguito di un sogno o di un trauma.
Il primo racconto ha per protagonista una preadolescente alle prese con la separazione dei genitori che si sente come trasparente perché messa in secondo piano; la fanciulla passa attraverso varie avventure in un mondo fantastico che avviene tutto nella sua mente.
Il secondo racconto ha per protagonista un ragazzino che emigra in Italia su un barcone carico di passeggeri; il barcone naufraga e il ragazzino continua la sua avventura, ma non è salvo.
Il terzo racconto parla di Alina, una ragazza orfana di madre che vive l’ incubo di un padre molesto , che alla fine finisce per ucciderla.
Il quarto racconto ha per argomento un aspirante suicida che è stanco della vita ed il suo suicidio è una protesta nei confronti della società che si rivela gretta e superficiale
Il quinto racconto tocca il dolente tasto di una piaga dei paesi più arretrati, l’ acid attack e la conseguente emarginazione di una giovane indonesiana che si trova ad affrontare il suo problema in ospedale; la sua vicenda si intreccia poi con quella di altri ragazzi affetti da una malformazione e tra di loro nasce una bella amicizia.
Infine il sesto e ultimo racconto narra di un giovane tossicodipendente che tenta la difficile strada del recupero. L’ azione si svolge in un giardino nella sua ultima notte dove vivrà un vero e proprio incubo.
LanguageItaliano
Release dateApr 2, 2015
ISBN9786050368116
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    Racconti Dell'Allegoria - Maria Gimena Sarrtore

    RACCONTI DELL’ ALLEGORIA

    1.

    Anche questa sera, come di consueto, la piccola Daiana non riesce a dormire.

    E’ stesa sul suo piccolo letto (del resto lei è una piccola bambina) e guarda il soffitto, dove si

    innalzano migliaia di stelle fluorescenti.

    Daiana ha dodici anni, ma non li dimostra; sembra infatti, che per qualche strano motivo sia rimasta

    prigioniera di un corpo più giovane. Porta due occhiali grandi e rotondi che racchiudono due

    splendidi occhi verdi smeraldo; i capelli, sottili e biondi, sono raccolti in una crocchia, pettinatura

    questa che lei ama particolarmente, visto che sogna di fare la ballerina, ma grazie a cui sembra

    ancora più piccola. Ma la vera novità sono le gambe: piccole e sottili, troppo corte per la sua età,

    che le avevano conferito il soprannome di Campanellino, per la sua somiglianza con l' amichetta

    inseparabile di Peter Pan.

    La sera è la parte della giornata che Daiana preferisce, perché riesce a dare sfogo alle sue fantasie.

    Supina davanti al cosmo, come l’ aveva definito suo padre quando glielo aveva regalato per il

    settimo compleanno, immagina di poter elevarsi con la sola forza del pensiero e di poter

    trasformarsi in una stella

    I genitori di Daiana sono sempre stati con lei molto affettuosi: sua mamma Lucia è casalinga, e suo

    papà Angelo è autoferrotranviere; si sono sposati giovani e dal loro matrimonio è nata lei, unico

    frutto del loro amore.

    Nonostante gli alti e bassi che ci sono in ogni famiglia, alla piccola fino a quel momento non era

    mai mancato nulla ma tuttavia, c' era un desiderio che da qualche tempo aveva, e che secondo lei

    sarebbe stato il pezzo di puzzle mancante per dare alla sua storia il famoso finale "... e vissero felici

    e contenti"; questo desiderio era il ritorno all'unione familiare, che si sarebbe potuto esaudire

    soltanto se i suoi genitori provassero ancora dell'affetto l' uno per l' altra.

    Da qualche tempo la serenità familiare che aveva perdurato durante la sua infanzia si era spezzata,

    lei lo sentiva, lo aveva capito dagli sguardi severi tra di loro, da quei lunghi silenzi a tavola, e dal

    fatto che non uscivano più tutti e tre insieme come un tempo.

    Soprattutto però, era già qualche tempo che la mamma chiudeva la porta della camera da letto, e la

    mattina, quando si alzava per fare colazione, trovava suo papà solo e addormentato sul vecchio

    divano del salotto. Erano tante le domande che la piccola si poneva in quel periodo a cui aveva

    anche cercato delle risposte cercando di farsi chiarire i dubbi direttamente dai suoi genitori, che

    spesso le rispondevano sempre distrattamente e senza alcun reale interesse.

    << Sei solo una bambina >>, le dicevano, << non puoi capire >>. Niente di più brutto per una

    preadolescente che sta imparando a prendere confidenza con il mondo e con le cose della vita.

    Questa stessa sera Daiana si vede costretta a chiudere la porta della camera perché dal basso

    provengono dei rumori. Si alza e si avvicina alle scale per sentire meglio, e scopre con orrore che

    sono i suoi genitori. Stanno litigando.

    << Che bello spettacolo >>, dice tra sé e sé , << E' meglio se me ne torno a letto >>.

    Affranta, chiude la porta dietro di sé tirando fuori un sorriso più che malinconico e mentre si

    rimbocca le coperte pensa che adesso più che mai avrebbe voluto avere una sorella o un fratello per

    poter condividere la sua desolazione e sentirsi magari meno sola.

    Alza lo sguardo al soffitto: tutte quelle stelle fluorescenti le appaiono ora insignificanti, perché

    capisce che non potrà mai essere la stella polare che suo padre crede che sia << Perché tu sei molto

    più luminosa di tutte le stelle dell’ universo >>; ora, è vero che il cosmo è formato da un' infinità di

    stelle, proprio come quelle che lei sta osservando in quell' istante, ma che comunque sono disposte

    nell' universo con ordine, e l' ordine è proprio la paroletta magica che manca nella sua famiglia.

    Ripensa alle frasi dei suoi genitori <> Magari potesse esserlo ancora,

    perché se così fosse, potrebbe starsene tranquilla a giocare, e non si curerebbe affatto delle loro liti.

    Quando era piccola, la mamma indovinava sempre se lei era scura in faccia, e allora non le chiedeva

    cosa aveva perché qualunque cosa avesse bastava farle due coccole oppure il solletico, e lei subito

    riacquistava il sorriso.

    Erano belle le giornate in cui la mamma e il papà si alzavano presto la mattina e le facevano trovare

    già pronta la colazione con le brioches fresche di pasticceria e la cioccolata calda nella tazza e

    insieme a quei momenti rimpiangeva le discussioni su come avrebbero potuto trascorrere la giornata

    tutti e tre insieme, e ognuno era libero di dire la sua.

    Quelli erano stati i migliori momenti trascorsi della sua vita, sebbene sperava che ce ne sarebbero

    stati altri, e poco le importava di avere pochi vestiti e di ricevere una scarsa paghetta, perché tutto

    quello che aveva era sempre meno in quantità rispetto alle coccole che riceveva dai suoi genitori.

    L' amarezza che prova dentro è così tanta che non riesce a trattenere le lacrime <

    poter sparire... stanotte mentre loro dormono io farò le valigie e me ne andrò...>> <

    non mi vogliono>>, <>

    E mentre pensa questo stringe forte Isacco, il cane rosa di peluche che le avevano regalato i nonni

    per il suo decimo anno di età: è un segugio dagli occhi grandi e languidi che sembrano implorare le

    coccole chi lo guarda.

    Senza capire quando, lentamente si addormenta.

    ***

    ( sogno )

    Daiana si trova adesso a correre lungo un tunnel, ma non sa perché né come ci sia finita dentro.

    Con sé ha portato solo una forte sensazione di freddo, e tira fuori il fumo dalla bocca mentre ogni

    tanto si volta come se avesse lasciato alle sue spalle qualcosa, o forse qualcuno.

    A un certo punto intravede una leggera luce che sembra segnalare la fine del tunnel; decide di

    attraversarla, ma proprio a un passo dall' uscita sente i muscoli rallentare e perde velocità nella

    corsa, che si conclude con un salto a bocca in giù dentro una pozza d' acqua maleodorante.

    Si rialza e da lontano vede un cane che la sta osservando con aria guardinga: è uno di quei cani che

    le facevano paura quando era piccola, perché non hanno il pelo, e per via di quelle orecchie ritte e

    della coda mozzata.

    Ora è buio, ma il cane non è sparito, solo il suo sguardo si è addolcito, e dalla postura sembrerebbe

    essersi rilassato. Tira il muso in avanti e comincia ad annusare qualcosa nel terreno, finché non

    prende con le mascelle quello che sembrerebbe un drappo di colore viola, molto lungo, visto che

    rimane per metà sopra il terreno.

    All' improvviso un luccichio le abbaglia la vista e si sveglia.

    ***

    Quando apre gli occhi, sono già le sette passate.

    << La scuola! >> La sveglia con proiettore dell' ora sul soffitto le ricorda che ha soltanto mezz' ora

    di tempo prima di prendere l' autobus.

    Presa dalla fretta, tira via le coperte e si siede sul letto, tirando a sé le pantofole. Un urlo gli muore

    in gola << Ma, cosa significa? >>, pensa, << Non riesco a vedermi il piede... >>

    Si tira su i pantaloni del pigiama, constatando che il piede è come sparito.

    In preda al panico, si chiude in bagno, pensando che forse è la sua immaginazione << Devo essere

    scossa ancora da ieri sera >>, << Devo tranquillizzarmi >>

    Mentre fa questi pensieri, sente la voce di sua mamma che dal piano di sotto la sta chiamando -

    Daiana, sei pronta? Farai tardi a scuola -

    - Si... si mamma! -, - Dammi ancora due minuti e vengo! -

    Davanti allo specchio del bagno cerca di riflettere sul da farsi, ma per quanto si sforzi, non riesce a

    formulare nessun pensiero logico perché, diciamocelo, ciò che le sta accadendo non ha niente di

    sensato.

    Da fuori sente dei rumori e il cuore inizia a batterle forte; sono i passi di sua madre che sta salendo

    le scale - Daiana! Dove sei? -

    Stavolta cerca di pronunciare qualche parola, ma, ahimé, la tensione ha il sopravvento e l' unica

    cosa che le viene spontanea fare, è piangere.

    - Ah, ma sei qua - la voce di mamma Lucia irrompe nella stanza come un fulmine a ciel sereno, e la

    bambina ha un sussulto. Di riflesso, gli viene spontaneo coprirsi la faccia con le mani; l' idea che

    possa sparire anche il viso dal suo corpo la terrorizza.

    - Mamma...Mamma non entrare... -

    - Perché? Ti senti male? -

    - No, ho soltanto dei brufoli in viso... -

    - Ma va là, sciocchina! Non mi spaventano mica! Ora vi do un' occhiata -

    Quando apre la porta del bagno, la mamma non può fare a meno di fare un sorriso.

    - E tu avevi paura di farti vedere da me solo per questa cosa? - le toglie il nastro viola che gli esce

    goffamente dai capelli arruffati e la pettina – Ma se non hai niente? Stai benissimo -

    - Su, svelta! Ti preparo la colazione -

    Lei accenna un sorriso, smarrita ma allo stesso tempo rincuorata dalle parole della madre << Devo

    aver fantasticato>>, si convince.

    ***

    La scuola è sicuramente uno degli obblighi che la vita comporta che a Daiana assolutamente non

    piace, e non perché ci sia da stare attenti in classe e da studiare, o perché non abbia degli amici, ma

    perché sente che stare tra i banchi sia una perdita di tempo, specie in questo periodo che vorrebbe

    poter avere del tempo soltanto per aiutare mamma e papà.

    Mentre la maestra parla delle equazioni e scrive alla lavagna i compiti da fare a casa, lei guarda

    fuori dalla finestra. Piove. Un senso di solitudine l' assale e la lascia assente, estranea a tutto ciò che

    la circonda.

    << Nonna... >>

    Ricorda i giorni di pioggia trascorsi felicemente insieme a sua nonna in cui era bello semplicemente

    andarla a trovare e prendere una cioccolata insieme.

    Nonna Mercedes era una donna forte e attiva che aveva dedicato tutta la sua vita al lavoro e ai

    sacrifici che esso comporta: da giovane aveva fatto l' operaia presso la fabbrica della Nestlé di

    Abbiategrasso ma poi con la nascita della sua unica figlia, aveva smesso di lavorare per poterle

    stare vicino.

    La donna aveva comunque continuato a lavorare da casa, producendo delle opere di ricamo su

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