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Sbarr//e
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Sbarr//e

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Sbarr//e è un dramma teatrale che racconta le vicissitudini della famiglia Tammaro, che vive in un sottoscala di un quartiere di periferia. Per sbarcare il lunario, i Tammaro, su mandato del boss della zona, controllano se in strada si verificano strani movimenti. Un giorno il mafioso affida loro un compito. In casa sarà portato un grosso pacco, che dovrà restare assolutamente imballato per due settimane. La famiglia si ritrova a svolgere i rituali di sempre con l’ ospite misterioso, che desta molte curiosità. Una sera i figli decidono di dare una sbirciatina, suscitando l'ira del padre. L’ospite non più misterioso indurrà un componente della famiglia a riflessioni sulla propria esistenza e, nel finale, a scelte dolorose
LanguageItaliano
PublisherRosario
Release dateMar 10, 2015
ISBN9786050364194
Sbarr//e

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    Sbarr//e - Rosario Stefanelli

    11

    Sbarr//e

    ATTO UNICO

    La Famiglia Tammaro abita in un sottoscala di un condominio, ubicato in un quartiere di una città metropolitana. La sera, sulle strade, si spaccia cocaina. A loro è stato affidato il compito di vigilare su eventuali retate della polizia. Vivono lì da 16 anni. Sono in quattro. Il padre una volta alla settimana ritorna con delle busta piene di viveri.

    Scena 1

    Attilio, il capo famiglia, apre la porta di ingresso, e trova il resto della famiglia intorno alla tavola, in attesa, ma senza entusiasmo. Il padre di famiglia appoggia la spesa sul tavolo e con aria appesantita apre l’anta di un mobile e prende un bicchiere. Con fare sempre molto lento apre il rubinetto e riempie il bicchiere. Si siede. Beve sotto lo sguardo della moglie e dei figli. Questi ultimi sono due, una figlia di 16 anni e un maschio di 14. Sono lì a scrivere qualcosa su dei fogli. Sono i loro compiti, benché non abbiano mai messo piede in una scuola. Serena, la più grande, si alza e si dirige verso un mobile. Lo apre e afferra un pacchetto di patatine. La sua camminata è pesante. Sembra trascinare quel corpo-carcassa. Pone le leccornie al centro della tavola e ritorna al suo posto. Ogni tanto infilano le mani nel pacchetto, tenendo sempre gli occhi fissi sui quaderni. Si sente lo sgranocchio delle patatine. Quelle poche volte che osano alzare gli occhi dai loro quaderni, lo fanno per seguire lo sguardo della madre. Teresa, avvolta nel suo scialle, è muta, ma è lei a tenere vivo quel silenzio. Poi, come uno spadaccino che aspetta di sguainare la spada, si toglie lo scialle e lo piega con finta calma sulle gambe. E come a squarciare un pezzo duro di stoffa, irrompe con fare risoluto

    TERESA: hai fatto quella chiamata?

    Il marito guarda il suo bicchiere, come se fosse l’ultima volta in vita sua, poi si alza e va a riporlo, mentre il resto della truppa aspetta, senza ansia, una risposta. I figli sono con le braccia conserte, in piena sintonia con lo sguardo di attesa della madre. Il marito è lì, in piedi, dà a loro le spalle. E’ rigido. La moglie fa un sospiro e si rimette lo scialle. I figli rimettono le braccia sul tavolo e ritornano a scrivere su quei fogli. Poi quando tutto sembra non avere risposta, il marito chiude una anta e, voltandosi appena, manda un timido sguardo.

    ATTILIO: non ancora

    Si sente il rumore di una sirena ed in casa risuona il silenzio. Il marito va alla finestra. La famiglia accompagna i movimenti del padrone di casa con timide occhiate. Attilio guarda dalle persiane puntando gli occhi verso l’alto. Le persiane non sono del tutto serrate. Attilio è lì come se guardasse da una lente di ingrandimento. L’impegno è massimo. D’un tratto irrompono parole di normalità.

    ANGELO: passami la penna rossa

    Attilio si volta di scatto e fa un cenno di silenzio. La madre con fare risoluto e rabbioso afferra la penna e quasi la sbatte sul quadernetto del figlio. Attilio è ancora alla finestra. Poi allontanandosi in modo lento, va verso il telefono. Digita dei numeri, resta in attesa

    ATTILIO: (risponde al telefono) Sono ancora qui. Ma sembra una cosa di routine. Ok, vigilo. Qui, in casa? tutto bene.

    La moglie, che era intenta ad osservarlo, a queste ultime parole si rigira dall’altro lato con fare contrariato.

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