Il «Bianco Azzurri». Il 1921 del primo periodico pratese sul calcio
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politico e sociale il 1921 rappresenta un anno di transizione tra la possibile rivoluzione socialista e l'avvento del fascismo al potere. Nella storia del calcio il 1921 verrà ricordato per le forti polemiche e i forti dissidi che vedranno come protagoniste gran parte delle società.
Proprio per questi motivi ho dedicato i primi due paragrafi a una delineazione generale della situazione sociale e politica di Prato e di quella del calcio italiano nel dopoguerra.
Il terzo paragrafo, sempre a carattere generale e contrassegnato da volontà di sintesi, ha analizzato l'evoluzione del calcio nella città di Prato, dalla fondazione della società fino alla ripresa dei campionati nel dopoguerra.
A partire dal quarto paragrafo mi sono concentrato sul periodico, dedicando particolare attenzione, e spazio, alla campagna giornalistica a favore dell'educazione fisica e alle polemiche generate dal “progetto Pozzo”.
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Il «Bianco Azzurri». Il 1921 del primo periodico pratese sul calcio - Renato Montagnolo
Renato Montagnolo
Il «Bianco Azzurri». Il 1921 del primo periodico pratese sul calcio
Prato 2014
UUID: d8fa84bc-7ffd-11e4-9909-9df0ffa51115
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Table of contents
Indice
1. Introduzione
2. La città di Prato nel primo dopoguerra
3. Il calcio italiano nel primo dopoguerra
4. Il calcio a Prato: dalla fondazione al «Bianco Azzurri»
5. Il primo numero del «Bianco Azzurri»
6. Richieste di aiuti e collaborazione per mantenere in vita il periodico
7. L'educazione fisica e il prestigio nazionale
8. Gli uomini del Prato Sport Club
9. Il «Bianco Azzurri» contro il progetto Pozzo
10. I risultati della prima parte della stagione 1921-1922
Bibliografia
Sitografia
Fonti
Notes
Credits
Indice
Introduzione
La città di Prato nel primo dopoguerra
Il calcio italiano nel primo dopoguerra
Il calcio a Prato: dalla fondazione
al «Bianco Azzurri
Il primo numero del «Bianco Azzurri»
Richieste di aiuti e collaborazione per
mantenere in vita il periodico
L'educazione fisica e il prestigio nazionale
Gli uomini del Prato Sport Club
Il «Bianco Azzurri» contro il progetto Pozzo
I risultati della prima parte della stagione 1921-1922
Bibliografia – Sitografia – Fonte
1. Introduzione
In questo lavoro ho condotto un'analisi accurata sui primi 15 numeri del «Bianco Azzurri», il primo periodico ufficiale dello sport pratese. La disamina risulta essere molto interessante perché il primo anno di vita del giornale coincide con un periodo cruciale sia per il calcio italiano che per il paese stesso. A livello politico e sociale il 1921 rappresenta un anno di transizione tra la possibile rivoluzione socialista e l'avvento del fascismo al potere. Nella storia del calcio il 1921 verrà ricordato per le forti polemiche e i forti dissidi che vedranno come protagoniste gran parte delle società.
Proprio per questi motivi ho dedicato i primi due paragrafi a una delineazione generale della situazione sociale e politica di Prato e di quella del calcio italiano nel dopoguerra.
Il terzo paragrafo, sempre a carattere generale e contrassegnato da volontà di sintesi, ha analizzato l'evoluzione del calcio nella città di Prato, dalla fondazione della società fino alla ripresa dei campionati nel dopoguerra.
A partire dal quarto paragrafo mi sono concentrato sul periodico, dedicando particolare attenzione, e spazio, alla campagna giornalistica a favore dell'educazione fisica e alle polemiche generate dal progetto Pozzo
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2. La città di Prato nel primo dopoguerra
La fine della Prima guerra mondiale lasciò a Prato, come in tutto il resto del territorio italiano, evidenti strascichi.
La fondazione del Partito popolare italiano fu la prima grande novità del panorama politico italiano. A Prato, nonostante la presenza di Giovanni Bertini[1], attivissimo promotore di iniziative sindacali durante la guerra e organizzatore del leghismo bianco in Toscana, il Partito popolare e le sue organizzazioni collaterali non riuscirono a radicarsi sul territorio[2].
Questo mancato radicamento fu anche conseguenza della concorrenza del Partito socialista, il quale poteva contare su una solida ed efficace organizzazione. Nonostante ciò all'interno del partito socialista vi fu - in sintonia con ciò che accadeva a livello nazionale - una vivace dialettica tra riformisti e massimalisti. Se nel gennaio del 1919 prevalsero le tesi dei primi, già dal settembre dello stesso anno, con l'acuirsi dello scontro politico e sociale – vedi sciopero laniero a maggio e generale a luglio –, ottenne la ribalta il programma massimalista.
A differenza del 1919, anno caratterizzato da una generale concordia all'interno del movimento socialista, il 1920 fu caratterizzato da forti scontri e conseguenti fratture, soprattutto all'interno del sindacato. Per di più, al principio del 1920, si costituì a Prato, animata da alcuni giovani agitatori massimalisti, la sezione comunista. Nata subito dopo quella di Livorno, acquistò sin dai primi tempi la maggioranza nella Val di Bisenzio, mentre nel comune di Prato rimase di gran lunga in minoranza rispetto al partito socialista[3].
Nello stesso periodo, i Fasci italiani di combattimento non ebbero un'ascesa facile nel pratese: la fondazione locale del partito (3 dicembre 1920) avvenne un anno e mezzo dopo l'adunata di San Sepolcro[4]. Di fatti, il fronte dei reduci di guerra e dei combattenti, tra l'altro inizialmente egemonizzato dal nazionalismo, rimase in un primo momento marginalizzato:
Anche un cronista interessato come il Fracassini doveva faticare non poco per rintracciare, in un panorama dominato dal bolscevismo
, i germi dell'altra Prato, quella