Racconti erotici di Asterisco
By Ugo Batacchi
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Book preview
Racconti erotici di Asterisco - Ugo Batacchi
Ugo Batacchi
RACCONTI EROTICI
DI
ASTERISCO
© Copyright 2013 - Tutti i diritti riservati
Edizioni Toroselle
via S. Giulia 73 - 25050 Pian Camuno (BS)
Disegni originali di Rina Severi (Urgnano - BG)
PREFAZIONE
Questi racconti sono stati scritti da Ugo Batacchi, anche se in terza persona.
E’ difficile comprendere perché il Batacchi abbia un poco oltrepassato la misura di una certa volgarità nel narrare vicende del tutto normali, anche se vivacissime. Forse attraversava un periodo di crisi, come risulta dalla sua corrispondenza dell’epoca.
L’Autore per molti versi era uomo semplice, per altri era persona assai difficile da comprendere. Ma ne saprò di più quando riuscirò a dare ordine a tutte le sue opere.
Ho rinvenuto questi scritti quando il caso ha voluto che si trasferisse dal borgo di Asterisco (Lombardia) ad una mansarda in Livorno.
Per ora sono riuscito a dare un certo ordine soltanto ai suoi racconti e romanzi erotici, che sono di un certo gusto ed organicità.
Conosco molti scrittori di storie sollazzevoli come, tra cento altri, Balzac, Apollinaire, Maupassant, ma credo di aver scoperto un Autore per molti versi paragonabile a costoro, un piccolo genio della narrativa.
*
Dal baule contenente, alla rinfusa, centinaia e centinaia di pagine quasi tutte autografe (ma decine e decine sono dattiloscritte), emergono di giorno in giorno molte novità. Per ora raccolgo soltanto sei racconti, che vanno dalla sua giovinezza (1954) alla maturità (1995).
Non ho scoperto chi sia Ugo Batacchi, ma sono quasi certo che si tratti di un lontano discendente di Domenico Luigi Batacchi (Pisa 1748 – Orbetello 1802).
Di costui parla con una certa ammirazione Natalino Sapegno nel settimo volume della sua Storia della Letteratura italiana dedicato al Settecento.
(vol. VII, pag. 596)
Di costui si sono interessati nientemeno che, tra gli altri, Alfieri, Foscolo e Goethe, che lamentavano la povertà di opere narrative italiane leggibili.
Citerò quanto scrive il Foscolo, che è più chiaro e preciso nel giudizio:
«Era pisano, di casta patrizia, e in poverissimo stato. Stava come doganiere del comune alla porta di città a far pagare le gabelle a’ villani e in quel casotto scriveva novelle […] e pare che come il Boccaccio a’ dì della mortalità della peste, narrasse cose liete e licenziose per non morire di dolore. Fu assai più licenzioso del Casti, e non di meno diresti ch’ei, come l’Ariosto, voglia più rallegrar che corrompere i suoi lettori; ed ha la disinvoltura del Berni, e l’ingenuità di La Fontaine. Forse aveva il loro genio.»
Luigi Domenico Batacchi fu uno strano giacobino che lasciò le novelle del suo Zibaldone, dalle quali emerge una certa oscenità, insaporita però dai toni agili e leggiadri. Così non la pensava il troppo serioso Giovanni Papini che nel suo Dizionario dell’omo salvatico ingiustamente lo definisce «verseggiatore porco e per giunta mediocre».
Lascio all’attento lettore il giudizio sul suo discendente Ugo Batacchi, scrittore di talento che sicuramente, come si desume da vari racconti e romanzi (sempre che la sua smisurata fantasia non ci porti fuori strada…), si trasferì in Lombardia come insegnante e qui visse a lungo. Presumo sia qui giunto attorno al 1950, giovane laureato in lettere.
L’Editore
Opere di Ugo Batacchi
I - Racconti erotici di Asterisco (edito)
II - Altri racconti erotici di Asterisco
III - Ultimi racconti erotici di Asterisco
IV - Donne prese per fame (romanzo ambientato a Bergamo prima della grande crisi del 1929)
V - ………
La ricerca di altri racconti e romanzi di questo Autore continua.
RACCONTI
I nomi di borghi e contrade (Asterisco, Rosematte e così via) sono di pura fantasia e altrettanto di fantasia quelli dei Personaggi. Ogni riferimento a persone o luoghi realmente esistenti è quindi puramente casuale. Le città citate esplicitamente (Bergamo, Brescia ecc.) esistono, eccome.
QUEL CHE CONTIENE LA… MONICA (1954)
Nella tipografia di suo padre, ad Asterisco, Ubaldo fece alcune belle esperienze. L’amore per i libri era ereditario: anche il figlio sentiva quasi reverenza per le pagine stampate, per quelle realizzazioni che, appena si prendono in mano, riservano sempre sorprese. La sua passione per la lettura era divenuta divorante: ricordava un suo insegnante della Scuola Media che gli aveva instillato in cuore quella passione… Un giovane professore dal linguaggio forbito, nitido, perfetto; che evidentemente aveva alle spalle una preparazione immensa, tanto che forniva, ad ogni domanda, una spiegazione esauriente.
Proveniva da un paese sul lago d’Iseo ed era amante della filosofia.
Capì in seguito che era filosofia idealistica, liberistica, vivamente ancorata alla tradizione più bella d’Italia, dei Croce e dei Gentile (ante-fascismo), ideali grandiosi di libertà, di bellezza… ed anche, ultimamente, aperta verso le nuove idee che, di giorno in giorno, la andavano correggendo per renderla più attraente contro le idee marxiste avanzanti: la stessa filosofia assorbita da Gramsci e che venne da quest’ultimo tradita soltanto nelle ultime opere come quella sul Principe che, udite!, altro non era che il partito comunista… con tutte le implicazioni del caso.
Ma questi fatti, allora, per Ubaldo, non avevano alcuna rilevanza. Dal professor Delfino, Ubaldo aveva imparato l’amore per la lettura e per il libro.
E del libro ora era pronto a valutare ogni aspetto, non soltanto il contenuto (che sempre è prevalente) ma anche l’aspetto estetico: la carta, i caratteri, la giustezza adeguata, la pagina armonicamente studiata, la rilegatura… insomma, ciò che dal libro emana un fascino, se bene realizzato, quasi misterioso.
Com’erano i libri, quei pochissimi che stampava come editore, suo padre? Intanto erano tutti zeppi di formule matematiche, realizzati per una ristretta cerchia di studiosi che ne facevano richiesta, in contrassegno, da tutte le Nazioni del mondo: proprio del mondo intero con lettere a volte illeggibili. Il padre, all’uscita di un nuovo titolo, spediva un breve catalogo a molti Istituti di Studi Matematici in tutto il mondo. Comprese allora che la matematica come la letteratura e forse più, doveva essere un linguaggio universale.
Il giovane collaborava alla correzione delle bozze per la parte che sapeva leggere; sottoponeva invece le formule matematiche ad un raffronto puro e semplice, senza nulla capire. La lingua era quella inglese che ormai conosceva abbastanza bene. Ma l’ultima correzione spettava al professor Giuseppe: quella che precedeva il fatidico «Visto, si stampi!».
Per disbrigare le pratiche di corrispondenza, nel pomeriggio, presso la tipografia, prestava la sua attività una ragazza che era stata una allieva modello di suo padre: certa Monica Scandinelli, di Asterisco.
Motivo questo che, unito a quelli detti, rendeva più piacevole il tempo che Ubaldo trascorreva nei locali inondati di odore di inchiostro, penetrante, tipico. La