Le inquietudini del cuore
By Antropoetico
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Le inquietudini del cuore - Antropoetico
Conclusione
Prefazione
Inquieta è la mente quando rispecchia le vicissitudini del cuore. Eterna è la lotta di questi organi contrapposti che ci mette in contatto con l'excursus della vita nel lungo viaggio in compagnia di noi stessi.E per usare una definizione azzeccata del nostro autore: Si parte con la valigia dei sogni e si atterra nella realtà
, mentre ci ritroviamo a realizzare che raramente il viaggio risulta essere quello che avremmo voluto, quasi mai rispecchia le aspettative, ma sempre ci aspetta al capolinea una valutazione globale. Fermate intermedie, difficoltà oggettive e soggettive fortificano il nostro essere. Un’evoluzione continua che ci porta alla consapevolezza di quanto il viaggio non sia fine a se stesso, ma volga a perfezionare la nostra mission
su questa terra. Guai se non fosse così; ci assalirebbe la depressione che sarebbe capace di farci a pezzi. A volte si arranca tutta la vita, e ci pare addirittura che tutto demolisca i nostri sogni, ma è proprio qui che la tenacia diventa assolutamente fondamentale. Ci aiuta ad imparare dai nostri errori, a migliorare il nostro modo di vedere le cose, ad indossare, di volta in volta, occhiali differenti soprattutto quando non riusciamo a vedere che cose negative. Imparare a guardare la vita da angolazioni diverse, sognare sempre, mettersi in contatto con la natura, fare un capolavoro delle nostre attitudini innate, ecco il tracciato da seguire. Il viaggio dovrà essere scoperta, meraviglia e ammirazione per tutto ciò che ci circonda. L’insieme degli eventi prenderà una connotazione diversa. Saremo in grado di essere partecipi della nostra vita solo se sapremo accogliere le inquietudini come messaggio di crescita, di miglioramento. Trovo il componimento una disamina analitica di tutte le fasi della vita, redatta con estrema scorrevolezza espressiva capace di motivare una profonda riflessione introspettiva. Gradevole, inoltre, la somministrazione espositiva sotto forma di racconti e episodi che caratterizzano una vita intera e che portano all’attenzione meditativa. Risuonano in esso avvenimenti, riflessioni, moniti e buoni propositi. Il tutto con una delicatezza estrema che l'autore possiede insita nella sua anima e che usa spesso nella sua espressività artistica come strumento per avvicinare il lettore. Insomma, coinvolgente la scrittura, emozionanti i contenuti, gratificante la lettura.
Di Luisa De Fabritiis - poetessa -
In copertina opera realizzata da Lorena Della Chiesa.
Ringraziamenti sentiti di cuore a entrambe.
Prologo
Ci sono tanti motivi per cui si scrive. Per raccontare la propria vita, per descrivere delle sensazioni, per sublimare l’amore, a volte anche spinti dalla rabbia più cupa o da un rancore incontenibile. In questo spazio e nel tempo in cui trascorrono i nostri giorni ci ritroviamo a vivere, nel bene e nel male, l’esperienza straordinaria della vita.Secondo la stragrande maggioranza delle religioni esistiamo per dono ricevuto dal divino, chiunque esso sia; di conseguenza la logica imporrebbe di accettare ciò che ci accade sempre e comunque come esperienza positiva, necessaria e probabilmente irripetibile. Se Dio permette la nostra sofferenza vi deve dunque pur essere una ragione anche se non siamo in grado di afferrarla in modo cosciente oppure, al contrario, potremmo supporre di essere semplicemente frutto di scoordinata e scomposta evoluzione biologica che ci ha trasformato in scimmie
senzienti, evolute sì in modo straordinario, ma condannate dalla genetica alla parabola esistenziale e al decadimento nella morte. Non posso certo descrivere ciò che non conosco e lascio di conseguenza agli arguti pensatori di filosofia l’individuazione del corretto senso esistenziale, limitandomi a parlare delle inquietudini che attraversano l’animo umano. La complessità della vita in tutte le sue fasi evolutive pone domande, costringe ognuno di noi a riflettere sugli specifici accadimenti che avvengono nella sfera dell’io cognitivo, a volte stravolgendolo. La nascita, l’adolescenza, la gioventù, l’età matura, la vecchiaia con tutto l’insieme di sentimenti che finiamo per provare. Ognuna di queste esperienze è inevitabilmente attraversata dall’inquietudine e ognuno di noi è costretto a cercare una ragione di quanto gli piombi addosso dalla vita. Lo scopo di questo libro è proprio quello d’indagare nella psiche umana per estrapolare i motivi alla base dell’insicurezza che, quasi sempre, accompagna la nostra vita. Quando si è giovani per l’incapacità a un approccio significativo con i coetanei, alle devianze, alle idiosincrasie dovute ai conflitti generazionali, e successivamente, quando si entra nell’età matura, per gli inevitabili fallimenti che siamo costretti a subire nell’ambito lavorativo o, cosa ancora più grave e deleteria, nella sfera dei sentimenti e in ultima analisi in quella familiare, arrivando, per essenziale completezza dell’indagine, alle sensazioni che sentono dentro le persone anziane, spinte a ragionamenti profondi sul significato della vita dal percepire ormai prossimo il loro arrivo alla fine. Nell’analizzare queste situazioni non userò prevalentemente la ragione ma il cuore perché credo che in essa sia custodito il vero significato della vita. Il cuore che prevale sulla ragione, che non segue la giustizia, che a volte si spegne nell’errore. Il cuore che racconta chi siamo davvero, la figura interiore, tutti i motivi che danno senso alla vita. Non ci sarà mai viaggio migliore che non sia quello di arrivare all’isola sperduta, nascosta gelosamente nel muscolo che pompa vita all’intero organismo. Solo trovando il nostro cuore, interrogandolo, comprendendo i motivi, sostando a lungo in esso, sapremo davvero chi siamo.
Dell'infanzia
Chi non ricorda con piacere i giorni dell’infanzia? Per molti quello è stato il miglior periodo della propria vita e, in effetti, nella stragrande maggioranza dei casi, è così. E’ pur vero, però, che, anche all’interno di un periodo apparentemente positivo, la mente super assorbente di un neonato è in grado di recepire i disagi provenienti dal mondo circostante e dagli adulti. Disagi che la mente rimuove, nel tempo, dalla sfera razionale ma che in realtà restano nella parte istintiva del nostro cervello. Di conseguenza ecco l’importanza assoluta di crescere in un ambiente senza grossi scossoni emotivi in quanto determina inesorabilmente il carattere e l’impostazione psicologica del nascituro. Molti sostengono che i genitori ti mettono al mondo ma che quello che sarai dopo dipende esclusivamente da te, che se uno nasce figlio di un delinquente non per forza seguirà la stessa condotta. Non di meno se uno si taglia da giovane è probabile che gli rimanga la cicatrice sulla pelle non è vero? Non passerà con il trascorrere degli anni. Intendo dire che se si nasce in una famiglia dove i genitori litigano, si prendono a botte, usano poco rispetto reciproco, il bambino lo assorbirà come comportamento di vita fin già dalla culla. Statisticamente è provato che il figlio di un violento tenderà a esserlo, in modo analogo, nella sua vita perché la regola base dell’apprendimento è il copiare. Provate a ricordare qualcosa di particolarmente spiacevole del vostro passato. Non è facile, vero? Eppure si può sostenere che voi siete il prodotto anche di tali sgradevoli accadimenti. La psicologia di un essere umano corrisponde essenzialmente alla fusione del carattere dei genitori di cui si tende ad assorbire più facilmente i difetti che i pregi. Recenti studi indicano, a sostegno di quanto affermo, che, già nel grembo materno, l’embrione, giunto a un certo stadio di crescita è in grado di percepire odori e suoni provenienti dall’esterno dell’utero. Musica, profumi, perfino l’atteggiamento della madre. Di conseguenza una donna isterica, facile al nervosismo, allo sbraitare impianterà del cervello del proprio erede questa tendenza. Al contrario un’amante dell’arte, una pianista, una pittrice, potrà indirizzare il figlio verso il mondo in cui vive. Ma il condizionamento avviene anche per tutti gli altri disparati aspetti dell’esistenza e di sicuro il più importante risulta essere quello emotivo. Una mente serena, positiva, capace di affrontare la vita con la giusta gioia, creerà nel bambino presupposti migliori di chi invece vive e s’alimenta di depressione e malumore, di senso d’abbattimento e frustrazione. Ed è chiaro che, una volta venuto al mondo, queste sensazioni saranno il contorno del bambino, il piatto con cui dovrà fare i conti. Le inquietudini del cuore possono trarre le loro radici fin da qui. Il nascituro prima e il bambino poi, assorbono come spugne ogni cosa dal mondo circostante in quanto l’istinto induce a imparare in fretta. Sanno che la loro incolumità dipende dall’avere vicino i genitori e ogni distacco prolungato provoca in loro smarrimento e senso d’abbandono, causando, il più delle volte,, un pianto disperato. I bambini amano essere tenuti in braccio come re seduti sul trono a dominare il mondo circostante. Con il loro sorriso donano gioia ai genitori, ai nonni, ai parenti, sempre emozionati dinnanzi al miracolo della vita che si ripete. Negli ultimi anni si è diffuso il fenomeno dei nonni sostituti dei genitori
determinato dalla continua crescita dei ritmi lavorativi sempre più stressanti, dal costo della vita che rende impossibile mantenere la famiglia con un solo stipendio e non ultimo dall’emancipazione femminile che ha strappato le donne al tradizionale ruolo istituzionale di casalinga e nutrice. Un bene per certi versi, capace di dare nuova linfa vitale ai nonni ma che comporta inevitabilmente una minor cura del proprio figlio proprio nella fase più delicata della formazione psicologica. Pensare che un bambino debba venire su
libero, senza condizionamenti, senza regole è un concetto contrario al buon senso, anche se molto in voga a partire dagli anni novanta. Pensiamo a una fabbrica in cui il proprietario, il datore di lavoro, assuma un operaio senza fornirgli alcuna istruzione sul suo compito, lasciandolo libero di fare ciò che vuole. Difficilmente quell’operaio diventerebbe capace nel suo mestiere. In fondo i genitori devono insegnare ai figli il mestiere di vivere, la cosa più difficile da fare in assoluto. Né troppo, né troppo poco, il giusto. Spiegando e rispiegando i motivi per i quali bisogna agire in un certo modo. Un genitore dovrebbe lasciare in eredità ai figli un patrimonio etico ben più importante che quello economico: allegria, stabilità, serietà, voglia di scoprire, rispetto per gli altri, la comprensione della stagionalità
della vita, perfino l’accettazione della morte, inevitabile compagna di tutti noi nell’ultimo giorno. Dovrebbe proteggerlo dai propri difetti, dai conflitti con il coniuge, dagli sbagli, non tenendolo nella bambagia ma trattando gli argomenti nel modo e nel tempo giusto. Non solo, dovrebbe rendersi conto del cambiamento epocale della società che, in pochi anni, ha cambiato tutte le regole del gioco. Proviamo ora a fare un tuffo nel passato. Cosa ci ricordiamo di quando avevamo quattro o cinque anni? Il cuore si emoziona nel rivedere chi eravamo. Così pieni di dinamismo, ingenui sul senso della vita, esploratori del mondo tramite il gioco, pieni di energia da vendere. Bastava una palla e un muro contro cui spararla a tutta forza per essere felici. Tutto era indubbiamente più semplice eppure l’inquietudine già muoveva i suoi primi passi. Un genitore non dovrebbe mai piangere davanti a un bambino che può solo chiedersi perché ciò accada. Litigi, botte, problemi lavorativi sono capaci d’incidere dentro l’anima e lasciare segni per il resto della vita. L’affetto non deve solo esistere, come naturale che sia, ma venire manifestato costantemente, perché l’impronta fondamentale che possiamo lasciare come dono straordinario ai nostri figli è la gioia, la soddisfazione di