Y, didassica e dialettica
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Book preview
Y, didassica e dialettica - Giuseppina Bruno
www.libribruno.com
Titolo | Y, didassica e dialettica
Autore | Giuseppina Bruno
ISBN | 9786050316629
©2014 di Giuseppina Bruno.
Tutti i diritti riservati
www.brunolibri.com
Facebook: facebook.com/giuseppinabruno
http://scalza.wordpress.com/
Y, didassica & dialettica
Premesse
Senza indice
Questo testo è volutamente lasciato senza indicazione e sommarietà in quanto la lettura può essere effettuata da ogni parte, direzione, pagina, paragrafo, capitolo, parola, lettera, punteggiatura.
Forse perché amo la libertà ma più che altro liberare la liberazione che spesso è imprigionata in contesti o pensieri, abitudini o considerazioni che la rendono accettabile come semplice formalità. Invece la libertà è quella cosa che devi respirare da quando nasci ma quasi subito vieni imbustato in una realtà apparente dove l’aria è puramente illusoria finché arriva qualcuno che con lo strappo della regola, fa entrare ossigeno.
Per questo libero punti, virgole e parole. Anche se a volte mi vengono dei dubbi: perché le virgole rientrano nella punteggiatura anche se non sono fatte a punto ma, appunto, a virgola?
Potevano chiamarla virgoleggiatura. Con tutte le parole che esistono che bisogno c’era di essere avari e far rientrare tante cose diverse nello stesso genere? Oltretutto, verificando su qualche pagina di libro mi è parso di constatare che virgole siano più numerose dei punti. Soprattutto in quei trattati noiosi che a volte mi costringo a leggere per ricordare quelle cose che voglio dimenticare. É un buon metodo, anche questo l’ho verificato. Perché essenzialmente è importante ricordare, la memoria ha un suo preciso valore e se noi ci ricordassimo anche quello che eravamo prima di essere, forse saremmo un’umanità migliore.
Ma questa raccolta svirgolata, neologistica e un po’ variegata, è il sunto di un anno di appunti estratti dal mio primo blog (http://blog.libero.it/scremato/) fatta in occasione di un concorso dove si friggevano audacia e invidia, miste alla competizione che, generalmente, fa sviluppare nei soggetti meno capaci una capacità nuova: la comparazione.
Della comparazione un giorno scriverò un trattato, per ora mi limito a bugiardinare il proseguo di queste pagine.
A parte i neologismi, l’apparente no sense e la facile allegria che segue nelle pagine che seguono, scusandomi per l’evidente cacofonia, si prega di non cercare altro, per il semplice fatto che altro non c’è.
Alfabetica introduzionalità
Il rosa mi piace. Ha una sfumatura che è molto femmina e dopo anni di controbattute discussioni tra il mio me e il mio se, ho capito che la forza è una tentazione che non si misura con i fatti ma solo attraverso un funzionale uso della dialettica. In qualche modo la considero come una ri-appropriazione sessuata. Ricordo bene quando ero piccola e piangevo perché avevo paura. I miei fratelli, cugini e maschi vari mi chiamavano femminuccia
, quindi ho associato per tanti anni la parola femmina a qualcosa di non propriamente bello. Poi, grazie anche alla debolezza maschile dell'idea induttiva-sessuale che purtroppo è generalmente poco funzionale, ho capito che la parola femmina è un titolo nobiliare a cui è meglio non rinunciare. Con quella consapevolezza ho riscosso un po’ di crediti. Credo si possa chiamare giustizia cosmica.
A parte queste effimere disquisizioni propedeutiche alla ri-appropriazione di potere personale, è nella forza di una dialettica didassica che ho forgiato la conquista del mondo. Nella parola, infatti, vi è quel connubio in trasformazione di cosa siamo e di come lo siamo. Del loro utilizzo o usabilità che si pone come confine tra l'operato e l'odorato. Sensazione che cogli e non puoi prendere per mancanza di tempo o di sospirate occasioni. La parola ti guida. E sa sempre dove sta andando. Basta seguirla e senza meta non lo sarai più.
Io non ho una storia da raccontare.
Racconto parole, sorrido mentre scrivo e rido mentre leggo. Quando uno riesce a unicare il senso delle cose che fa, anche se il senso di integrazione vanifica la presenza di un altrui circostanziata osservazione, raggiunge un orgasmo parolifero che non si può altrimenti spiegare. Certe cose vanno vissute così.
In fondo, la ragione serve a chi non ce l'ha. Io non ne ho bisogno.
Affabulanti Assolutismi
Je suis
Essenzialmente il mondo è bello. Nella sua percezione colorifera che tutto dà senza chiedere altro che rispettosa usabilità. Per questo i frigoriferi gettati sulle curve di un tornante che va verso luoghi desertificati, rattristano il cuore. Però poi penso alla fatica che si fa a portare una simile roba fino lassù e mi viene da pensare che forse sono solo gesti di esuberanza creativa. Non si può spiegare diversamente visto che le OASI raccolta sono più comode a detti abbandoni.
Ma le persone sono strane al di là del colore dei capelli e del segno zodiacale. Dell'istruzione. Del sesso. Della loro fede spirituale o religiosa che sia. Dell'essere sociale di cui se ne parla nelle medie inferiori con riprese filosofiche nelle medie superiori e non slegate dal concetto di Società Civile? Cosa significa civico? É quel numero che con cui classificano le nostre abitazioni per cui non siamo randagi o nomadi ma individuabili esseri umani da catalogare in elenchi comunali per pagare le tasse, codificarci fiscalmente, inps.izzarci e indurci nella grande macchina dello Stato? Non puoi sfuggire allo Stato, alle famiglie e a certi uomini che su di te hanno fondato il loro potere personale. A volte tenti separazioni forzate o ragionate in virtù di ri-equilibrature ma dallo Stato non ti puoi separare neppure quando muori. Vieni tassato e classificato anche in quel frangente triste, che di commiato ha l'aspetto formalizzato di un perbenismo che a volte dimentica l'essenziale.
Perché la morte a volte è la continuazione della Vita anche quando dell'Anima non si vuole sapere. Nutrimento per l'energia del mondo.
E poi, poi, poi: il cielo è bello anche oggi. Io sono ancora viva, pago tutte le tasse, anche quello che non pagano gli altri e anche se non vorrei, guardo le cose del mondo e immagino. Un mondo migliore. Anche per me.
Ignorare
Uno dei metodi migliori che ho imparato a usare per distanziarmi dagli assilli, è quello di ignorarli. Quindi procedo secondo il mio punto di vista disinquinato da quello che è l'intorno. Non è certamente facile ma il rivedere atteggiamenti propositivi di tempi scomodi può certamente essere di aiuto.
Ieri leggevo di un’altra me.
Negli appunti scribacchiati qui e lì, di quel periodo quando volevo suonare la chitarra ma in realtà era solo una scusa per scrivere canzonature. Erano le sfumature embrionali di un pensiero troppo acerbo per dar luogo a una versione integrale dei fatti. Per questo canzonavo.
Guarda come nevica veniva anche Dudù
Aveva un cappellino evidente il suo pon pon
Io dicevo lascia stare non è il caso di provare
a lanciarlo come missile di neve
E spalavi ogni risposta, io aspettavo sempre posta
ma tanto nevicava e il postino non veniva
Io pensavo vado al mare Tu dicevi "lascia stare,
cosa credi che non nevichi anche li?"
Noia melanconica di sentirsi in trappola
e poi mi dici sempre aspetta il lunedì
.
Ma tanto cosa capita a gente come noi?
Al massimo vedrai ci scappa la pipì
E quanta neve che si spreca sotto sguardi consumati
l'altro mese era natale e un po' ci siamo divertiti
Volevamo tanta neve che ora non vogliamo più
Volevamo tanta neve per nasconderci Dudù.
E intanto il tempo ci sorpassa perché lui ha il TGV
noi che siamo in bicicletta che vuoi più di cosi
Tu mi dici non ho fretta
ma è dudù che mi aspetta
mentre gli altri son già andati, tutti in fila son passati.
Il giorno dopo questa canzonatura, sono andata a quel colloquio di lavoro che mi avevano anche mezza raccomandata e il Dott. B. ha aperto il mio C.V.
E mentre lui leggeva le mie immense qualità, io ho capito