Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Heartkiller
Heartkiller
Heartkiller
Ebook308 pages4 hours

Heartkiller

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Una serie di efferati omicidi sta sconvolgendo la vita tranquilla di una Helsinki imbiancata dalla neve. Solo Marko Holkeri, capo della polizia finlandese, è in grado di fermare il killer. Aiutato dalla sua famiglia e da una squadra di profiler arrivati dall'America a seguito di una disperata richiesta d'aiuto, Marko proverà a cambiare le sorti della sua città e del suo futuro. Ma per farlo, dovrà prima fare i conti con il suo passato...
LanguageItaliano
Release dateOct 16, 2014
ISBN9786050327601
Heartkiller

Related to Heartkiller

Related ebooks

Suspense For You

View More

Related articles

Reviews for Heartkiller

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Heartkiller - Alessia Braione

    Alessia Braione

    Heartkiller

    UUID:

    This ebook was created with BackTypo (http://backtypo.com)

    by Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Ricerca notturna

    Capitolo 4

    L'uccisore di famiglie

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Profondo, completo silenzio

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    La Morte e l'Artista

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Nessuno

    Capitolo 11

    Colui che porta la notte

    Capitolo 12

    La Bella e la Bestia

    Capitolo 13

    Vivere per raccontare la storia

    Capitolo 14

    Il giorno fortunato

    Capitolo 15

    Il creatore di sogni

    Capitolo 16

    Desideri oscuri

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Per il cuore che un tempo avevo...

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    L'angelo

    Capitolo 22

    Per sempre tuo

    Epilogo

    Ringraziamenti

    ©2014 Alessia Braione

    Tutti i diritti riservati.

    Quest'opera non può essere riprodotta neppure parzialmente senza l'esplicito consenso dell'autrice.

    ***

    Questo romanzo è un'opera di pura fantasia. I fatti descritti e i personaggi presenti sono frutto esclusivo dell’immaginazione dell’autrice. Le ambientazioni del racconto, per quanto possano essere luoghi reali e davvero esistenti, servono solo da complemento alla narrazione.

    ***

    Heartkiller trae la sua ispirazione da quello che vedo, da ciò che ascolto, da tutto ciò che più amo in assoluto. C'è la Finlandia, con la sua immensa bellezza. C'è la passione che ho sempre avuto per il thriller, il poliziesco. C'è la musica che forse non si vederà, ma esiste e pregna ogni pagina, ogni capitolo. Ci sono tante piccole cose che parlano di me e questo romanzo non è altro che un immenso omaggio ad ognuno di questi elementi. 

    Ho creato una storia capace di riunire tutto questo.

    E la regalo a te.

    ***

    Segui le orme del killer su:

    Facebook: Heartkiller - Alessia Braione

    Twitter: @HeartkillerBook

    Goodreads

    Prologo

    Cuore di cigno

    La figura incappucciata di un uomo alto e robusto si aggira per le strade deserte e ricoperte di neve di Suomenlinna.

    I pochi abitanti dell’isola fortezza dormono nelle loro case, ignari di ciò che potrebbe succedere se solo quell’uomo fosse intenzionato a far loro del male, ma possono stare tranquilli: per quella notte ha già ucciso e ora sta solo cercando un luogo adatto per abbandonare il cadavere della sua ultima vittima.

    Arrivato nei pressi di un piccolo laghetto artificiale, l’uomo decide che quello è il posto perfetto per seppellire il corpo, che si sta trascinando dietro avvolto in un sacco nero.

    I fiocchi di neve non accennano a smettere di cadere imperterriti e silenziosi, ma l’uomo in nero sembra non accorgersi né della neve, né del freddo gelido e continua ad avvicinarsi al laghetto, portando con sé il pesante fardello.

    Giunto in prossimità della sponda, posa il corpo senza vita a terra ed incomincia a svolgerlo dal sacco in cui l’ha temporaneamente riposto, svelando il suo macabro contenuto: il cadavere di una donna orribilmente seviziata.

    Eppure non ha ancora finto con lei. C’è ancora un’ultima cosa da fare, un dettaglio da mettere in atto prima di considerarsi dispensato dal suo compito di Angelo della Morte.

    L’uomo estrae dalla borsa uno strumento affilato e appuntito, la cui lama scintilla in un modo quasi innaturale nel mezzo della cupa notte finlandese e sferra l’ultimo colpo alla sua vittima prima di spaccare la gelida coltre di ghiaccio che ricopre la superficie del lago ed abbandonare così quel corpo che, ormai, non ha più alcun valore per lui.

    Così come è venuto, se ne va. Non gli importa di coprire le sue tracce, sa che ci penserà la neve a celare le sue impronte in pochissimo tempo e non ha paura che qualcuno possa trovare il cadavere, perché lui vuole che venga trovato.

    Prima di quella notte ha già ucciso due persone e ancora nessuno è stato in grado di collegare gli omicidi a lui: si sente forte ed invincibile, non teme nessuno, men che meno la polizia locale che sta apertamente sfidando ad una caccia all’uomo che lui crede di poter vincere senza problemi.

    Solo poche persone potrebbero dargli del filo da torcere, ma per ora non se ne preoccupa più di tanto: quello che gli interessa è lasciarsi trasportare dall'ebbrezza del suo gesto.

    Si guarda le mani ancora sporche del sangue della donna, può sentire l'odore ferroso e metallico che impregna le sue narici, poi ne passa una sulla borsa con un gesto accorto e amorevole, proprio lì dove si nasconde il trofeo più importante preso quella notte.

    Il suo compito, almeno per adesso, è finito. Sparendo oltre un sentiero solitario e silenzioso, lascia dietro di sé solo una scia di morte colorata dello scarlatto del sangue della donna, sapendo che, presto o tardi, qualcuno seguirà quelle impronte che portano fino all'Inferno.

    Capitolo 1

    «Marko: rispondi al quel dannato telefono, ti prego.» Un grugnito di disapprovazione proviene dal fianco della donna che, sbuffando, allunga un braccio verso il telefonino del marito che vibra convulsamente sul comodino.

    «Holkeri. Sì, te lo passo subito.» Risponde lei ancora assonnata. «È Lauri…» Sussurra, passandogli il cellulare, valutando l’espressione del marito dopo aver acceso l'abat-jour.

    «Che c’è?»

    «Buongiorno anche a te, capo.»

    «Buongiorno un cavolo, fuori è ancora buio. Vedi di venire subito al sodo, perché se scopro che mi ha svegliato per niente ti stacco la testa a morsi.»

    «Primo, siamo in inverno quindi fuori è sempre buio. Secondo, non ti ho mai svegliato per niente, quindi non agitarti. C’è stato un altro omicidio.»

    Marko si alza di scatto e fa trasalire la moglie che, nonostante ora sia sveglia e vigile, certo non si aspettava una reazione tanto vigorosa da parte del marito.

    «Cazzo. Com’è successo?»

    «Marko, modera il linguaggio» lo ammonisce lei, accigliandosi.

    «Scusa amore. Dannazione, com’è successo? Aspetta che ti metto in viva voce.»

    Dall’altro capo del telefono il sospiro grave e sconsolato di Lauri, non può che mettere in allarme Marko, che lo esorta ancora una volta a raccontargli ciò che è successo.

    «Stesso modus operandi: la vittima è stata seviziata e torturata. Ci sono diversi segni di violenza su tutto il corpo e il medico legale dice che è morta per soffocamento.»

    «E ha preso il solito trofeo

    «Sì: dopo averla uccisa le ha aperto il torace in due e si è portato via il cuore.»

    Una smorfia di disgusto si dipinge sui volti dei coniugi che si guardano negli occhi, inorriditi.

    «Chi è la vittima?» 

    La vittima. Giusto. Mai perdere di vista le priorità, eppure è così difficile riuscirci. Non sono abituati a trattare cose di questo genere e restare lucidi è davvero complicato, soprattutto per uno con il carattere di Marko, esuberante e passionale come solo pochissimi finlandesi sanno essere, capace di scattare al primo segno di pericolo, dando di matto altrettanto velocemente.

    «È… Kaija…» Pronunciare quel nome è quasi straziante, lo è sempre quando muore una giovane donna, quando poi non si tratta di una persona qualunque è anche peggio. Lo è certamente per Lauri.

    «Porca di quella… sei già in ufficio?»

    «Sono arrivato venti minuti fa. Il medico legale ha fatto un pasticcio con i numeri di telefono e hanno chiamato prima me.»

    «Dieci minuti e siamo lì.»

    «Vi aspetto.»

    Chiusa la comunicazione, Marko scende dal letto seguito a ruota dalla moglie, che incomincia a passargli i vestiti senza smettere di osservarlo, studiando con minuzia ogni espressione del suo viso pensieroso.

    «Amore stai bene?»

    «Sì, Dora. Dobbiamo prendere quel bastardo subito.»

    «Hai poi pensato a quello che ti ho detto l’altro giorno sull'FBI? Secondo me potrebbero aiutarci. Non si è mai visto un serial killer qui in Finlandia, forse è il caso di aprire una collaborazione con l’America. Conosco delle persone che potrebbero aiutarci.» Non è uno degli argomenti preferiti del marito e Glendora lo sa. Purtroppo, però, è ora di fare i conti con la realtà delle cose e spera che quella nuova vittima possa almeno iniziare a farlo ragionare.

    Sbuffando, Marko guarda accigliato la donna che sa già a cosa il marito sta pensando: orgoglioso com'è non ha certo intenzione di accettare una collaborazione esterna, però sa anche che da solo non potrà mai scovare l’efferato killer che sta agendo indisturbato sul suolo finlandese e spera che il buon senso prevalga sul resto.

    «Appena arriviamo in ufficio chiamerò Quantico. Hai ragione tu, non siamo preparati ad affrontare una cosa del genere, abbiamo bisogno di qualcuno che ci possa aiutare.»

    «Lo sapevo che avresti fatto la scelta giusta.» Avvicinandosi, Glendora lo abbraccia affettuosamente come per rinfrancare l’ego ferito dell’uomo e lo bacia con passione.

    «Come farei senza di te?»

    «Di sicuro non saresti qui» sorride. «Tieni la pistola. Andiamo a prendere quel figlio di puttana.»

    «Adoro quando fai la dura.»

    «Lo so.»

    Scambiandosi un altro bacio i due finiscono di prepararsi, quindi s’incamminano verso la sede della polizia per pianificare la prossima mossa.

    Intanto, da qualche parte di Helsinki, un uomo osserva con fare vittorioso l’ultimo trofeo di caccia appena guadagnato.

    ***

    L’atmosfera nella sede di Quantico è agitata, tesa. Mai prima di quel momento la squadra di analisi comportamentale ha ricevuto un invito ad operare fuori dai confini di Stato e il caposquadra, Samuel Taylor, deve valutare con molta attenzione quella richiesta d’aiuto portatagli sulla scrivania direttamente dal supervisore dell’intera unità, che ha espressamente fatto capire all'uomo quanto quella situazione sia delicata da gestire e quanto una collaborazione potrebbe tornare utile a tutti quanti.

    È per il prestigio della squadra e per l’immagine dell’FBI nel mondo. Queste sono state le motivazioni addotte, ma Samuel sa che non può certo prendere alla leggere il gravoso compito affidatogli però, prima di chiamare a raccolta la sua squadra per aggiornarla sul da farsi, vuole essere sicuro che ci sarà effettivamente cooperazione tra le parti chiamate in causa: non vuole volare fino a Helsinki con il rischio di non essere di alcuna utilità. Raccogliere dati, confrontarli, stilare un profilo in base alla personalità della gente, è una delle sue specialità e userà tutte le sue conoscenze in questo campo per capire con quali persone dovrà avere a che fare, poco importa se, a quanto pare, è coinvolta anche la figlia di un ambasciatore. È il caso ad avere rilevanza, la sua risoluzione a essere prioritaria, la politica la lascia ad altri, lui è un profiler e come tale ha intenzione di agire.

    Eppure, ha come la sensazione che, presto, sarà di nuovo su un aereo, questa volta diretto in un luogo ignoto di cui conosce ben poco, ad offrire supporto a qualcuno che ha bisogno di aiuto.

    ***

    Di solito sono le giovani reclute a presentare i casi che poi, solo successivamente, la squadra dovrà affrontare. È un modo come un altro per mettere i giovani cadetti alla prova, saggiare le loro capacità, studiarli perfino, in modo da capire se hanno la stoffa per il profiling, per quella vita fatta di rinunce e di decisioni difficili, passata ad essere vissuta quasi costantemente nella testa di un altro, lontano dagli affetti e perfino dall'amore che non trova posto in un'esistenza di questo genere, corrotta fin da subito dal veleno della follia umana che marcisce i cuori. Vedersi presentare il caso direttamente da Samuel è, perciò, un fatto estremamente raro e tutti sanno già cosa voglia dire: guai seri in vista.

    «Buongiorno a tutti. Vi ho fatto convocare d’urgenza per sottoporvi un caso particolare. Prima di darvi i dettagli, sappiate che non siete obbligati ad accettarlo: chi non vuole venire è libero di non farlo. Non ci sarà nessun richiamo o nota di demerito nei vostri fascicoli personali. Tutto chiaro?» Samuel ci tiene a chiarire immediatamente la questione per evitare di creare confusione: i suoi ragazzi sono tutti liberi di accettare o meno l’incarico. Lui è disposto perfino a partire da solo se necessario, quello che gli preme davvero è sapere che loro lo seguiranno volontariamente nel caso in cui dovessero accettare, perché non potrebbe sopportare che lo facciano solo perché sono ordini arrivati direttamente dall’alto.

    «Sam, ma cosa ti salta in mente?» È un uomo dai tratti somatici tipicamente caraibici a fare le sue prime rimostranze. È sicuramente lui la testa calda del gruppo, l’impulsivo, quello che si fa avanti prima che lo facciano gli altri, l’intraprendete e, proprio per questo, non ha paura di dire la sua prima ancora che siano i suoi compagni a ribattere. «È ovvio che veniamo con te.»

    «Ti prego Jared, ora capirai il motivo della mia raccomandazione. Allora è tutto chiaro?»

    Annuendo quasi all'unisono, la squadra esorta il capo ad esporre il caso, notando come questo sembri turbare parecchio l’agente Taylor, solitamente calmo, paziente, introspettivo e introverso tanto da non sembrare quasi mai coinvolto in quello che fa. Il suo è sicuramente un distacco costruito, simulato, adatto a non immergerlo troppo in quel lavoro che lo porta ad avere a che fare, giorno dopo giorno, con la morte e la depravazione, ma questa volta sembra essere preoccupato anche lui e questo non può che rincarare la dose di inquietudine, già a livelli elevati, del resto del gruppo.

    Sulla schermata del grande televisore posto su una parete della stanza, compaiono le immagini di tre persone, diverse per età, sesso e tipologia fisica, ma tutte accomunate dai medesimi segni di violenza sul corpo e da uno squarcio profondo e preciso sul torace.

    «La prima vittima è Veera Niemi, 21 anni, studentessa universitaria in biotecnologie mediche. La seconda è Rami Virtanen, 50 anni, pescatore e l’ultima è Kaija Kiveli, 31 anni, cantante.»

    Si inizia sempre così e, anche questa volta, nessuna eccezione: il caso viene presentato nel modo più impersonale possibile, distaccato, analitico. Le fotografie delle vittime sfilano davanti agli occhi della squadra che ascolta attentamente la voce del suo capo farsi strada tra i pensieri, iniziando ad estrapolare i dati. Ognuno di loro elabora le informazioni nel modo che è più congeniale, poi partono le domande, le congetture e ha inizio quella danza di riflessioni in libertà che aiuta tutti quanti a mettere a posto i vari tasselli del puzzle.

    «Strani questi nomi, fanno parte di una minoranza etnica?» Se Jared Stone è il membro più fisico del gruppo, Chester Ray è di sicuro la mente: sveglio, intelligente, ma soprattutto giovanissimo, si è unito alla squadra da poco, ma il suo contributo è tra i più utili, perché la sua mente duttile e fresca, non ancora corrotta dalla follia dell’animo umano, fa emergere sempre qualcosa che a prima vista sfugge al resto del gruppo, dettagli che potrebbero passare inosservati, ma che per lui sono quasi palesi, limpidi.

    «No, Ray. Almeno non dove sono stati uccisi. Il caso ci viene sottoposto direttamente da Helsinki, in Finlandia ed è lì che ci dovremmo recare se accettiamo l'incarico.»

    «Helsinki? Non abbiamo mai avuto casi esteri, non mi pare che sia mai capitato nemmeno ad altre squadre dell'unità.» Esclama, quasi confuso da quella novità. È un novellino, oltretutto assunto da poco, teme di non essere pronto per una cosa di questo genere, ma se Samuel l’ha convocato è perché si fida di lui, di questo non dovrebbe certamente dubitare.

    «Hai ragione, ma questo è un caso particolare. È stato il capo sezione a chiedermi di prendere in considerazione la possibilità di accettare questa collaborazione: la Finlandia è un paese a basso tasso di criminalità, soprattutto di questo genere, per noi sarebbe importante poterci confrontare con uno stile di vita diverso dal nostro e poi…» Aspetta un po’ prima di proseguire. Ci sono informazioni che ancora non ha reso note, piccoli dettagli che ha tenuto per sé, ma è il caso di giocare a carte scoperte. «A quanto pare il capitano della squadra finlandese è sposato con la figlia di un ambasciatore, credo che anche questo abbia giocato un ruolo determinante nella decisione dei nostri superiori.»

    «Forse perché questa è l’unica squadra con al suo interno un’esperta in relazioni internazionali?» Rimasta fino a quel momento in disparte, Holly Beckett, l’unica donna del gruppo, inizia a sospettare che non sia stata una scelta casuale quella di affidare quel caso proprio alla sua squadra e gli occhi del suo capo non fanno che confermarle quel sospetto. «Perché non hanno chiesto direttamente a me di iniziare un dialogo? Avrei potuto facilitare le cose.»

    «Sei sempre una mia subordinata, Holly e le decisioni passano prima da me. Certo è che l’averti in squadra è stato determinante: a quanto pare hanno fatto il tuo nome.»

    «Ah davvero? E chi lo avrebbe fatto?»

    «Glendora Halonen. Ti dice qualcosa?»

    «Oh certo che mi dice qualcosa.» L'espressione dura e un po’ accigliata di qualche minuto prima, si trasforma in un sorriso sereno e sorpreso nel sentire nominare Glendora, non solo una vecchia conoscenza, ma soprattutto un’amica. «Suo padre è l’ambasciatore russo in Finlandia, sua madre è sottosegretario di Stato. Si è trasferita in America quando era una ragazzina ed è rimasta qui per diversi anni. I miei genitori erano il collegamento americano degli Halonen, ho conosciuto Glendora così e abbiamo subito legato, forse perché condividevamo una storia famigliare molto simile: figlie uniche di importanti rappresentati di Stato, sempre sballottate da un posto all'altro per stare dietro agli impegni politici dei nostri genitori. È sempre stata una ragazza brillante, sicuramente intelligente e molto capace. Si è laureata in psicologia poi, quello stesso anno, è ripartita per la Finlandia. Siamo rimaste in contatto per qualche tempo, poi ci siamo perse di vista, ma non mi sorprende che si ricordi di me. Mi ha convinto lei a fare domanda per l’accademia.» Ricordare quel periodo fa davvero molto piacere a Holly che non vede l’ora di poter partire: sarebbe bello poter vedere Glendora cresciuta, capire com’è diventata, sapere se i sogni di quella ragazzina esuberante e solare si sono avverati, perciò si mostra immediatamente disponibile a salire sul primo aereo diretto a Helsinki e se conosce un po’ i suoi compagni, anche loro la seguiranno.

    «A quanto pare Holly viene con me. Tu Jared che cose mi dici?»

    «La mia risposta te l’ho data ancora prima di sentire quello che è successo: non vi lascio andare in Finlandia senza di me, potete scordarvelo.» Mostrando una perfetta dentatura di un bianco sorprendente, che risalta ancora di più in contrasto con la sua pelle ambrata, perennemente baciata dal sole della sua calda terra, Jared non fa altro che confermare quanto detto e incrociando le braccia al petto muscoloso e possente, rivolge uno sguardo carico di aspettative al suo più gracile e filiforme amico, in attesa di sapere che cosa pensi Chester di questa nuova missione.

    «Siamo una squadra, giusto?» Replica il ragazzino senza alcun indugio, «quindi contate su di me.» Di sicuro è eccitato all’idea di studiare nuove culture e vedere posti che, probabilmente, non avrebbe visto senza che si presentasse questa occasione, ma anche Chester Ray, per quanto sia giovane e inesperto, è pur sempre un membro di una squadra di analisi comportamentale e, come tale, non può rifiutare un incarico, che sia vicino casa o dall’altro capo del mondo.

    «Perfetto, allora ci vediamo tra due ore al jet. Non sappiamo quanto rimarremo lì perciò portate tutto quello che vi può servire. Ricordatevi che fa davvero molto freddo, al momento pare ci siano circa -15°, una temperatura record anche per quella zona considerato che è marzo, quindi attrezzatevi di conseguenza. Io faccio qualche telefonata per predisporre il nostro arrivo.» Non lo dà a vedere, ma Samuel è davvero grato ai compagni per l’appoggio e per la fiducia. Non hanno fatto domande più specifiche sul caso, di solito arrivano in una seconda fase del lavoro, durante il viaggio che affrontano per raggiungere il distretto di polizia che ha richiesto il loro intervento, ma questa volta avrebbero potuto obbiettare, solo che non lo hanno fatto e apprezza davvero il loro comportamento. Sono una squadra, è vero, lo hanno dimostrato proprio adesso.

    Congedati tutti i membri del gruppo, l’agente Taylor chiama il suo supervisore per ragguagliarlo delle decisioni prese, poi si mette subito in contatto con Glendora che pare essere la persona incaricata della gestione di questa insolita collaborazione e, una volta sistemato anche l’ultimo dettaglio, torna verso il suo appartamento per prepararsi a quello che, sicuramente, sarà un caso fuori dal comune anche per uno come lui, abituato come poche altre persone ad avere a che fare con il peggio dell’umanità.

    Capitolo 2

    Nel suo ufficio della sede centrale della polizia di Helsinki, Marko continua a guardare e riguardare le fotografie scattate sull’ultima scena del crimine ed innumerevoli sono le sensazioni che prova: odio per l’assassino, rabbia e furia cieca, ma anche sconfitta per aver permesso a quel pazzo di uccidere ancora. Tutte queste sensazioni sono aggravate dal fatto che Kaija, l’ultima vittima, non è una persona come tante: è un’amica. Era un’amica. Lui era la sua guardia del corpo quando ancora non era entrato a far parte della polizia, per anni ha guardato le spalle di quella giovane cantante in erba che, fin da subito, aveva mostrato di essere una promessa della musica. Ci sono stati degli screzi tra loro, non lo nega, e questo ha portato ad interrompere il loro rapporto lavorativo in maniera brusca e poco cordiale, però Kaija è sempre rimasta nei suoi pensieri nonostante tutto. Deve a lei molte cose, non ultima l’essere riuscito a ritrovare Glendora quando ormai aveva perso ogni speranza, ma a parte questo, è stato grazie a Kaija se Marko ha acquistato fiducia nelle sue potenzialità di guardia del corpo dopo un periodo non propriamente facile, passato a nascondersi dai fantasmi della guerra che, ancora oggi, lo perseguitano. Adesso più che mai.

    Questo per lui è un doppio fallimento. Non solo ha permesso al killer di colpire ancora, ma ha lasciato che la vittima fosse proprio una persona che ha difeso per anni, che ha preservato da ogni incidente e da ogni malintenzionato che le stava attorno e si sente in colpa, tremendamente in colpa, perché se avesse continuato a fare il suo lavoro, invece che litigare con lei ed abbandonarla, forse ora Kaija sarebbe ancora viva e non in una fredda cella frigorifera di uno spoglio obitorio.

    Avrebbe dovuto fare qualcosa. Doveva fare qualcosa. Non solo per Kaija, ma anche per le altre vittime che sono state uccise in quel modo brutale e terribile. Invece non ha potuto fare nulla e per lui, incline ad addossarsi il peso delle colpe dell’intero universo sulle spalle, è davvero un duro colpo da digerire.

    Immerso com’è in quei pensieri, quasi non si accorge di Lauri che, entrato di soppiatto nel suo ufficio, mezzo distrutto dalla ristrutturazione che sta funestando tutto il distretto, gli porge una tazza di caffè bollente.

    «Ho pensato che ne avessi bisogno.»

    «In realtà mi sarebbe piaciuto qualcosa di molto più forte, tipo della vodka» sogghigna, cercando di mostrarsi più rilassato di quanto non sia, accettando però di buon grado il caffè di cui, effettivamente, sentiva la necessità.

    «Lo sai che a Dora non piace vederti bere e io non voglio correre il rischio di farla infuriare. Sai com’è, ci tengo alla pelle.»

    «Spiritoso. Prega invece che il caffè sia buono, altrimenti andrai incontro alla mia di ira.» Lo minaccia, ma senza convinzione e quando Lauri ridacchia davanti a quel tono scanzonato, si sente ad un passo dal fargli credere di stare davvero bene quando, invece, il suo mondo interiore sta andando a pezzi.

    «Se permetti mi fa molta più paura Glendora di te.» Lo schernisce e, questa volta, il volto di Marko si apre in un sorriso pieno: è grato di avere Lauri al suo fianco, soprattutto in un

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1