La Nutraceutica del Dott.V: Monococco e dintorni. Stare bene e dimagrire mangiando
La Nutraceutica del Dott.V: Monococco e dintorni. Stare bene e dimagrire mangiando
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La Nutraceutica del Dott.V - Vito Traversa
Vito Traversa
La Nutraceutica del Dott.V: Monococco e dintorni. Stare bene e dimagrire mangiando
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Ringraziamenti
Dedicato ai nostri figli
Indice
Ringraziamenti
La Nutraceutica e la Nutrigenomica raccontate dal Doctor V
Luoghi comuni
Ed ora basta banalità
Alimentazione consapevole
Cibo e qualità di vita delle nostre cellule
Una questione di scelte
Zucchero e sale, un'unione dannosa in cui annegare le cellule
Cibi e sostanze tossiche
Conoscere se stessi: nozioni di biochimica
Le proteine
La digestione delle proteine
A tavola con i grassi
A scuola di nutrizione
Relazione fra geni ed alimenti
I primi passi
L'uomo e i neuroni a specchio
La mia Nutraceutica
Il valore biologico del monococco Shebar
Il monococco in cucina
Come si usa?
Un grasso benefico per la salute: l'olio extravergine di oliva
Così mangio io
Mio figlio Michele
I consigli del Dott. Traversa
Curiosità dal passato
Come mangiavamo
Le ricette di mamma Monia
Chi sono
Bibliografia
La Nutraceutica e la Nutrigenomica raccontate dal Doctor V
Come tutto è iniziato
Un giorno, era una domenica pomeriggio di tanti, tanti chili fa, mi accorsi di essere obeso.
Ero a casa di un parente e stavo raccontando a mia mamma e a mia zia la prima delusione amorosa. Non capivo perché quella bimba bionda, così carina e simpatica, mi evitasse. Ma la cosa più assurda, che ricordo ancora oggi che ho 46 anni, era che i compagni di classe mi chiamavano montone
. Mi faceva arrabbiare, non la sopportavo. A volte, quando tornavo a casa da scuola, rallentavo il passo per sentire quello che dicevano di me gli altri ragazzi: montone, montone, montone...
.
Era una ferita dopo l'altra. Quella domenica avevo 12 anni e pesavo quasi 100 chili. Giuro, non me ne ero mai accorto. Mia madre mi sgridava e mi diceva che non potevo più mangiare tutto quel pane, perché mi avrebbe fatto male.
Ma era più forte di me: era così morbido, soffice e farcito, con un profumo che appagava ancora prima di poterlo assaporare.
E così, un morso dopo l'altro, avevo finito una pagnotta da un chilo. Non mi importava cosa pensassero gli altri. In quel momento desideravo soltanto completare l'opera iniziata: divorare quella fragrante bontà.
Un'altra sera, invece, mi trovavo a Roma con i miei genitori e mia sorella per il matrimonio di due cugini. Eravamo al buffet del ristorante: quante prelibatezze servite su tavole imbandite alla perfezione! Prima un giro, poi un altro, finché non vidi una montagna di panini mignon al latte, ripieni di prosciutto crudo e maionese.
Che colore e che bontà quel sapore inaspettato tra la lingua e il palato. Lo confesso: sognavo a occhi aperti di tuffarmi in una vasca ripiena di quelle delizie. Mi guardavo intorno perché non volevo che mamma mi vedesse. E intanto prendevo un panino e lo ingurgitavo, poi ne infilavo un altro nella tasca destra del pantalone, un altro ancora in quella sinistra e così via fino a riempire anche la giacca. Che ansia quei momenti, ma alla fine mi sentivo sereno e rassicurato di aver fatto la cosa più giusta per me e per mia madre. Non volevo che lei potesse star male, sapevo di sbagliare ma era più forte di me. Ero me stesso. E non sapevo fino a dove mi avrebbe spinto quella voglia.
Nessuno poteva fermarmi. Nelle orecchie risuonavano le frasi dei miei cari: stai attento che finisci in ospedale, poi vomiti tutto...
.
Il medico di famiglia ebbe la brillante idea di incollare sulla porta del frigorifero una mia foto nudo, ma neanche quello mi fermava.
Sai dottore quanto me ne frega?
Quello non sono io... Invece quella famosa domenica pomeriggio, mentre confessavo le mie pene sentimentali, si accese una luce nella mia mente.
Volevo uscire da quella situazione, togliermi di dosso tutto quel grasso. Il giorno dopo acquistai dei pesetti, la corda per saltare