Chernobyl scoppio alla centrale
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Book preview
Chernobyl scoppio alla centrale - Alessandra Pesaresi
FINALE
Introduzione
Carlotta, orfana dei genitori a causa di malattie provocate dalle radiazioni di Chernobyl, viene accolta da due zie che vorrebbero far riaffiorare il sorriso sul bel visetto della ragazza, visibilmente annoiata e triste.
Solo grazie alla visita di un gruppo di cugini e alle avventure vissute con loro, non solo la ragazza si sentirà meglio, ma tutti insieme riusciranno a...
A chi è destinato:
Questo volume tocca ogni età, ma è particolarmente indicato per ragazzini dai 7 ai 13 anni.
Capitolo I - CARLOTTA E LE ZIE
Fuori pioveva e seduta in un angolo del salone Carlotta pensava alle sue tristi vicende, pronta col fazzoletto ad asciugarsi le ennesime lacrime.
La sua difficile storia aveva avuto inizio a Chernobyl, in Ucraina, il 26 aprile 1986. Proprio all’inizio di quel giorno, mestamente famoso, la madre di Carlotta, che era incinta e aspettava proprio lei, verso la mezzanotte si alzò come sempre a bere la sua camomilla, visto che il marito dottore le aveva consigliato di farlo, così da rilassarsi.
Poi tornò a dormire ma non riuscì a prendere sonno, ed era ancora sveglia quando il reattore numero quattro della centrale nucleare di Chernobyl esplose.
In quel momento una polvere sottilissima si liberò nell’aria depositandosi sui tetti delle case, sulle persone e sui loro abiti, su tutte le cose e persino sulle piume del pappagallo Orfeo, che apparteneva alla giovane coppia e che infastidito si grattò per tutta la notte. Il cielo, vestito di stelle, si coprì in pochi istanti e divenne grigio e maleodorante. La radioattività, un male invisibile nascosto in quella terribile polvere, era stata sprigionata da un tremendo scoppio distruttivo. Si propagò per ben 2.500 chilometri, colpendo l’Unione Sovietica, l’Europa e la Scandinavia.
«Fu spaventoso!» raccontò anni dopo la madre a Carlotta. La ragazzina, che al tempo dell’esplosione era ancora nella pancia della mamma, in seguito aveva perso entrambi i genitori a causa del cancro, una crudele malattia dovuta alla radioattività, e con il passare degli anni in Ucraina tantissime altre persone si erano ammalate per la stessa ragione. Oltre 26.000 ettari di terreni fertili e 190.000 ettari di bosco erano diventati inutilizzabili. Nelle zone colpite dalla nube radioattiva erano state chiuse 600 scuole, 300 fabbriche e 95 ospedali, tra cui quello in cui lavoravano la madre e il padre.
Aveva dovuto crescere in fretta, Carlotta.
E ora aveva veramente le sue ragioni per essere così triste; aveva perso da poco i genitori che tanto amava e in quanto figlia unica era stata affidata alla sorella della madre, da cui era venuta a stare per le vacanze, per poi ripartire per la scuola in autunno. La zia Raffaellina Valser viveva con la cugina Gabriella, zitella per scelta che vantava origini scozzesi. Era, infatti, la discendente di Sarah McLeod e, come erede, proprietaria del castello di Dunvegan, sull’isola di Skye (Scozia).
Carlotta alloggiava nella loro immensa casa da diversi giorni e, nonostante le premure delle zie fossero costanti e solerti, non potevano cancellare le sue sofferenze. Non erano riuscite nemmeno a farla sorridere ogni tanto.
Alla fine si ritrovava giorno dopo giorno in quella grande e dispersiva sala, adatta a sentirsi tristi e amareggiati: tendaggi pesanti e impolverati, penombra ovunque, creavano un ambiente quasi tetro, zeppo di vecchi mobili, con file lunghissime, quasi una Via Crucis, di raffigurazioni a olio. I dipinti ritraevano gentiluomini imparruccati e signore dalla fisionomia austera, adornate dalla testa ai piedi e con in bella mostra preziose scarpette ma anche terrificanti sguardi fissi e vitrei, tra loro tutti somiglianti. Era proprio un luogo costruito per sentire la malinconia.
Carlotta aveva vagato in lungo e in largo per la casa. Aveva avuto il permesso di frugare in ogni angolo, anche dentro i cassetti dell’argenteria, ma niente era riuscito a distrarla davvero. Al massimo aveva manifestato un po’ di curiosità, magari per la scoperta di un albero genealogico o di una medaglia al valore di un vecchio zio.
La zia Raffaellina aveva consentito alla graziosa nipote di rovistare nel suo salotto scozzese, una stanza appartata ben fornita di cianfrusaglie e dolciumi di ogni forma e sapore che tanto piacciono alle ragazzine; ma Carlotta sul momento era rimasta insensibile davanti a quelle ghiottonerie e la zia Raffaellina non sapeva più che fare.
Gabriella, la zia viaggiatrice, aveva progettato