Micron
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Book preview
Micron - Guido Brunelli
A Giulia,
la mia fonte d'ispirazione.
NELL'OMBRA
Dove nasce la paura,
dove si nasconde il vizio,
dove la vita scivola via,
lì potrai trovarla.
Aspetterà ogni uomo,
attenderà ogni notte,
concedendo a tutti
dolci attenzioni.
E nell'ombra svanirà,
come un velo di nebbia
nel gelo d'inverno.
INSONNIA
Era notte fonda, lo ricordo bene.
Camera mia era avvolta da un buio inquietante, che lasciava molto spazio all'immaginazione: se guardavo attentamente intorno a me, potevo distinguere mille profili indefiniti di oggetti sparsi nella stanza, tinte scure che si sovrapponevano tra loro continuamente.
Se mi concentravo, riuscivo addirittura a credere che ci fosse qualcun altro chiuso lì dentro con me, come se il famoso uomo nero che spaventa tanto i bambini potesse prendere vita sul serio ed improvvisarsi in un tango solitario, lasciando comporre una lugubre canzonetta agli spifferi che filtravano dai serramenti semidistrutti della finestra.
Osservai per un po' quella danza singolare: un brivido iniziò a scorrermi lungo la schiena, mentre le mie mani scheletriche si avvinghiarono alle coperte.
Me le rimboccai velocemente, un poco intimorito.
Mi rigirai nel letto, in balia di una compagna tanto puntuale quanto fastidiosa: l'insonnia.
Spesso, questa simpatica canaglia era solita amoreggiare con un'amica di nome emicrania; si davano appuntamento sempre la sera, ad orario variabile, per poi abbracciarsi e successivamente fondersi in un amplesso che definire lussurioso sarebbe riduttivo.
Due luride puttane, che battevano gratuitamente nell'anticamera della mia povera testa per fracassare quel poco di sanità mentale rimasta all'interno; ne sarebbe bastata una fra loro, ma ultimamente pare che ci siano delle offerte allettanti per il loro cliente favorito.
Cioè me.
Nonostante fossi pesantemente coperto da lenzuola, plaid e trapunta, non potevo non avvertire quel freddo intenso che fa tremare qualunque cosa.
D'altronde, era pieno inverno.
La serata fu parecchio movimentata: quel mio amico, un bastardo di prima categoria, mi invitò a casa sua, dove era in corso una festa, a suo dire, davvero bollente.
Mai definizione fu più calzante: gente che si ingozzava di cibarie al punto da esplodere, che si ubriacava, che si picchiava saltandosi addosso con inaudita ferocia, che si denudava per poi inseguirsi.
Che dire, il luogo ideale per il cultore tipico degli stravizi.
Il tutto veniva accompagnato da un calore tremendo: non riuscivo a muovere un passo su quel dannato pavimento umido e bagnaticcio senza avvertire il sudore che mi accarezzava completamente la pelle.
Diciamocelo, non era per niente simpatico annusare quel tanfo nauseabondo che impregnava i vestiti, salendo pian piano fino a diffondersi in toto nell'ambiente circostante.
Ci tengo alla pulizia, che diamine!
Avevo persino indossato il mio abito migliore per l'occasione: un manto in tessuto molto fine, nero come la notte, con un ampio cappuccio per il capo.
Che volete farci, mi piace essere discreto.
Questione di gusti.
Tra l'altro, lo pagai uno sproposito, dal momento che me lo feci preparare su misura dal mio sarto di fiducia, un tappetto basso e grassoccio paurosamente avido ed attaccato al denaro; pur di rimediare qualche spicciolo, sarebbe stato in grado persino di vendere all'asta sua madre.
Tornando a noi, non so a che livello fosse stato impostato il termostato, ma il riscaldamento là dentro sembrava impazzito, come se il Sole avesse deciso di mostrare al pianeta Terra il dito medio per poi correre a rifugiarsi in questo buco per schizofrenici senza dare nell'occhio.