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SELfservice: Uno scandalo altoatesino
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SELfservice: Uno scandalo altoatesino

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Scandalo SEL, "Stein an Stein", truffa, estorsione: tutto nell'interesse pubblico? Il caso della società elettrica provinciale SEL è una vera e propria lezione di politica altoatesina. Il giornalista Christoph Franceschini rivela le manovre sospette dietro alla presunta buona intenzione della "riconquista dell'energia": documenti di gara manipolati, concorrenti ricattati, consiglieri amministrativi ingannati, partecipazioni nascoste dietro società fiduciarie, affari intesi a creare un vantaggio economico per gli interessati. Non è più un caso isolato: è un sistema.

Alcuni protagonisti della faccenda sono stati condannati, ma per capire davvero quanto fosse profonda la palude della corruzione ci è voluto questo libro. Dopo avere visionato centinaia di pagine di atti giudiziari e materiale probante e dopo anni di ricerche e interviste con gli interessati, l'autore è finalmente in grado di svelare tutta la verità: l'Alto Adige è un self-service.
LanguageItaliano
Release dateMay 13, 2015
ISBN9788872835432
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    SELfservice - Christoph Franceschini

    bisogno.

    La prima pietra

    Stai attento a ciò che scrivi. Ho buoni avvocati.

    Maximilian Rainer, direttore generale di SEL (ottobre 2009)

    Maximilian Rainer

    Non è una casualità né un vezzo, bensì una strategia consapevole. Maximilian Rainer arriva sempre in ritardo. Il direttore generale di SEL, società energetica della Provincia di Bolzano, fa attendere tutti coloro con cui ha a che fare. Incontri ufficiali, riunioni o trattative: Rainer è sempre l’ultimo a comparire.

    Con questo comportamento non vuole solo segnalare di avere cose più importanti di cui occuparsi. Di base è convinto che l’altrui attesa metta in chiaro i reciproci rapporti di forza. Il direttore di SEL dimostra con l’arroganza dell’orologio che ticchetta chi sta al timone. Perciò non mi sorprende affatto che anche questa mattina – siamo a ottobre del 2009 – Rainer si faccia attendere. L’appuntamento non è fissato nel suo ufficio ma nella grande sala riunioni della sede di SEL.

    Gli avevo telefonato pochi giorni prima chiedendogli un appuntamento. Si tratta di una scottante ricerca per un articolo che riguarda anche lui. Alla sua richiesta in merito, devo precisare meglio i contorni dell’intervista che gli andrò a fare. Riguarda una piccola centrale idroelettrica a Mezzaselva avevo chiarito al telefono.

    Il nome Stein an Stein, che tre anni più tardi diventerà in Alto Adige sinonimo di uno scandalo politico, è noto in quel momento a neanche una dozzina di persone. Persino io avevo sentito per la prima volta questo nome solo sei mesi prima.

    Ad attirare la mia attenzione sull’argomento era stato l’avvocato Anton von Walther. Nella primavera del 2009 mi aveva esposto in breve quanto aveva scoperto fino a quel momento: una società viennese di posa piastrelle e pietre che si chiama Stein an Stein GmbH, di una certa Petra Windt, aveva acquistato una piccola centrale a Mezzaselva nel comune di Fortezza. La nuova proprietaria pareva fermamente determinata a ottenere l’ampliamento dell’impianto.

    Petra Anna Windt ha studiato all’Università Agraria (Universität für Bodenkultur, abbreviata Boku) di Vienna, esattamente come Maximilian Rainer. Entrambi si sono laureati nel 1988 in Agronomia ed Economia idrica. Non credo che sia un caso mi aveva detto von Walther accendendo così la mia curiosità giornalistica.

    Anche l’interesse dell’avvocato alla vicenda non era casuale. Von Walther, che ha svolto la pratica in uno studio bolzanino, ha lavorato in seguito per anni nell’ufficio legale della Provincia, prima di aprire un proprio studio. L’avvocato è noto per essere fra i maggiori esperti locali di diritto amministrativo e fra i suoi clienti figura la Eisackwerk Srl dell’imprenditore bolzanino Hellmuth Frasnelli, che nel 2005 era stato l’unico privato a partecipare alla gara per l’assegnazione delle grandi centrali idroelettriche altoatesine. Eisackwerk Srl aveva inoltre presentato un progetto alternativo a quello di SEL per la grande centrale idroelettrica che avrebbe dovuto sorgere sul fiume Isarco, presso Fortezza.

    Copertina della Tageszeitung e prima pagina dell’articolo (22.10.2009): l’inizio di uno scandalo

    Poiché nel raggio d’azione di questa grande centrale esistono quattro piccole centraline che – secondo quanto previsto dalla normativa – dovrebbero ricevere un indennizzo o acquisire una quota di partecipazione al progetto principale, Anton von Walther su richiesta del proprio cliente si stava occupando di scoprire a chi appartenessero questi piccoli impianti. È durante queste ricerche che von Walther si è imbattuto nella Stein an Stein GmbH e in Petra Anna Windt.

    L’inizio di tutto sta proprio qui.

    Una semplice ricerca nell’annuario online dell’Agraria di Vienna svela che Maximilian Rainer e Petra Anna Windt hanno concluso gli studi nello stesso istituto e nello stesso semestre. Un estratto del registro della Camera di commercio austriaca e i bilanci della Stein an Stein GmbH chiariscono che la centrale non c’entra assolutamente nulla né finanziariamente né imprenditorialmente nel portafoglio della piccola società di posa di pietre. Nel corso della ricerca si infittiscono gli indizi che questa transazione sia quantomeno sospetta.

    In questa mattina di ottobre del 2009 Rainer risponde brevemente alle mie domande. Il direttore generale di SEL, ancora ammantato da prestigio e onore, alterna consapevolmente una finta amichevolezza all’arroganza che lo contraddistingue. Rainer si mostra piuttosto sicuro del fatto suo. Alla domanda se Petra Windt sia una testa di legno dietro la quale si nasconde proprio lui, risponde visibilmente irritato:

    Ho rivisto Petra Windt per la prima volta quando ha acquistato la centrale e lei stessa ha dovuto ricordarmi che abbiamo studiato assieme.

    Durante la mezz’ora del nostro colloquio Rainer tiene più volte a chiarire in modo inequivocabile un concetto: sarebbe bene evitare ogni accusa, altrimenti scatterà la querela. Attento a ciò che scrivi. Ho buoni avvocati afferma testualmente. Ma, non appena il direttore di SEL si accorge che l’intimidazione non ha su di me alcun effetto, pone fine alla conversazione.

    L’articolo

    Il 22 ottobre 2009 la Neue Südtiroler Tageszeitung pubblica, con il titolo Il mosaico di Mezzaselva, un articolo di due pagine. Solo in seguito diverrà chiaro che l’articolo svela esattamente l’impalcatura di quello che successivamente anche davanti al tribunale verrà identificato come lo scandalo Stein an Stein. Ma sono in realtà le risposte che in quell’occasione mi diede Rainer a risultare oggi più che illuminanti. Perciò riportiamo qui l’articolo esattamente così come fu pubblicato all’epoca.

    "È un gioco. È un’arte. Ed è un mestiere vecchio migliaia di anni. Si mette una pietra accanto all’altra [in tedesco Stein an Stein, n.d.t.]. Le pietre accostate singolarmente non dicono molto. Ma correttamente ordinate costituiscono un mosaico. Alla fine emerge un disegno. Un disegno forse (ancora) sfuocato, ma che ritrae un affare economico al confine fra politica e interessi privati. Un affare accompagnato da una serie di curiose coincidenze. Il risultato è chiaro. Alla fine di tutto c’è un affare milionario.

    La frazione di Mezzaselva è legata a filo doppio con la storia di una famiglia. Per oltre un secolo i von Pretz hanno scritto la storia economica di un territorio che si estende ben oltre i confini della frazione di Fortezza. Dagli anni trenta del secolo scorso fra i consistenti possedimenti della famiglia entrarono a far parte anche due centrali idroelettriche. Per decenni non fu solo la fabbrica di cartone dei von Pretz a trarre energia ed elettricità dagli impianti. Dopo diversi tentativi della famiglia di ottenerne l’ampliamento, sempre respinti dalla Provincia, a metà degli anni novanta le due centrali vennero vendute. La più grande fu acquistata dalla Parcheggi Italia Spa.

    L’azienda dell’imprenditore viennese Johann Breiteneder è specializzata a livello internazionale nella costruzione e nella gestione di parcheggi in autosilo. La filiale italiana con sede a Milano possiede e gestisce parcheggi in molte città italiane, anche a Bolzano. Nelle sue mani c’è, per dirne una, il parcheggio di piazza Walther.

    Negli anni novanta l’impresa fondò una nuova società controllata, che iniziò a operare nel settore energetico acquistando diverse piccole centrali, una in provincia di Varese e l’altra, appunto, a Mezzaselva.

    L’impianto sull’Isarco era però irrimediabilmente obsoleto. Perciò nel 1999 l’impresa avanzò richiesta agli uffici provinciali competenti per ristrutturare e ampliare l’intero fabbricato. Il 20 settembre 2000 il progetto venne però bocciato dalla conferenza dei direttori d’ufficio a causa di un parere negativo della ripartizione Opere idrauliche.

    Dopo il fallimento di altri tentativi di ampliamento o di ristrutturazione, l’impresa decise di vendere a sua volta la centrale. Per cercare un acquirente nel 2006 contattò per iscritto gli operatori energetici locali. SEL Spa manifestò interesse all’acquisto. Il direttore Maximilian Rainer intraprese le trattative per il passaggio di proprietà, facendo anche commissionare da SEL una stima della centrale stessa. Alla fine però le trattative fallirono ugualmente. ‘L’idea di prezzo nostra e quella del venditore erano in rapporto di uno a dieci’ è la spiegazione di Maximilian Rainer per motivare la rinuncia all’acquisto. Il 12 aprile 2007 la centrale di Mezzaselva cambiò comunque proprietario. Il prezzo si attestò su una cifra di poco inferiore ai 200.000 euro. A comprare fu Stein an Stein Italia Srl. L’impresa con un capitale sociale di 15.000 euro era stata fondata a Bolzano appena sette settimane prima. Stein an Stein Italia Srl è controllata al 100 % dalla Stein an Stein Natur- und Systemsteinverlegungen GmbH. Si tratta di una ditta con sede a Vienna che si occupa della posa di piastrelle e lastricati, operativa principalmente fra Vienna, Bassa Austria e Burgenland.

    L’impresa conta una sola dipendente. Secondo un estratto del Tribunale delle imprese impiega 20 lavoratori e nel 2007 ha avuto un giro d’affari di 312.938,47 euro e nel 2008 è arrivata a 404.982,73 euro. Il guadagno di questi anni si attestava rispettivamente sui 47.088 e 54.572 euro. L’interesse della piccola impresa al mercato altoatesino delle centrali, che ne supera di gran lunga il volume d’affari annuo, sembra avere origine da una circostanza privata. La viennese Stein an Stein GmbH appartiene al 100 % all’ingegner Petra Windt. Windt è anche dirigente dell’impresa, guidata dall’amministratrice Monika Otto. L’occupazione principale di Otto è nell’amministrazione di un importante e rinomato studio di commercialisti di Vienna.

    Petra Windt è però anche una vecchia conoscenza del direttore di SEL Maximilian Rainer. Negli anni ottanta entrambi hanno studiato insieme all’Università Agraria di Vienna. Entrambi hanno studiato Agronomia ed Economia idrica ed entrambi si sono laureati nel 1988. All’epoca le donne erano un’eccezione alla facoltà di Agricoltura. ‘Ho concluso il mio percorso di studi come nona donna nei cento anni di storia della facoltà’ scrive Petra Windt nel proprio curriculum. ‘È vero, ci conosciamo dai tempi dell’università’ confermerà in seguito anche Maximilian Rainer.

    Secondo informazioni della Tageszeitung sarebbe stato il direttore di SEL a contattare l’imprenditrice viennese, che in Alto Adige acquistò poi la centrale di Mezzaselva dopo il fallimento delle trattative di Breiteneder con SEL. Maximilian Rainer contesta fermamente questa accusa. ‘Non è assolutamente vero’ afferma, e precisa: ‘Non ho più visto Petra Windt per 25 anni dopo la fine degli studi.’ Solo dopo l’acquisto della centrale i due si sarebbero incontrati nuovamente. ‘Ha perfino dovuto essere lei a ricordarmi che abbiamo studiato insieme’ spiega Rainer.

    La vita è piena di coincidenze. Quando Petra Windt il 21 febbraio 2008 fonda la Stein an Stein Italia Srl ne pone la sede a Bolzano, in via Grappoli 50, dove si trova ancora oggi. Si tratta dell’ufficio di consulenti finanziari associati Schweitzer, Crazzolara, Prast. I tre rinomati consulenti finanziari e revisori dei conti sono anche consulenti ufficiali di SEL. Paul Schweitzer ricopre non solo il ruolo di presidente del consiglio di vigilanza della controllata di SEL che gestisce la centrale di teleriscaldamento di Chiusa, ma affianca SEL in occasione di molteplici trattative economiche.

    Paul Schweitzer è anche il commercialista della Stein an Stein Italia Srl, che ha anche la sede nel suo studio. Non è frequente che un professionista lavori contemporaneamente per due imprese concorrenti nello stesso settore, ma per SEL questo non sembra costituire un grosso problema.

    Petra Windt non rimane però a lungo da sola a possedere la centrale di Mezzaselva. Sei mesi dopo l’acquisto entra in gioco un nuovo partner. Il 10 luglio 2007 viene fondata a Innsbruck la EVB Energie Verwaltungs- und Beteiligungs-GmbH. Proprietario e dirigente della società, che presenta un capitale iniziale di 35.000 euro, è il consulente finanziario di Lienz Martin Kofler. Kofler fra il 1998 e il 2004 non è stato solo sindaco per l’ÖVP – il Partito Popolare Austriaco – del suo comune di residenza, Heinfels; a Lienz Kofler lavora come consulente finanziario ed è partner di una società fiduciaria internazionale. La EVB Energie Verwaltungs- und Beteiligungs-GmbH con sede nello studio di Kofler acquista il 31 agosto 2007 il 30 % della Stein an Stein Italia Srl. In questo modo un terzo della centrale finisce nelle mani di un fiduciante del Tirolo dell’Est. La centrale produce energia a ranghi ridotti, perciò gli incassi sono minimali. Il bilancio della Stein an Stein Italia Srl per l’anno d’esercizio 2008 dichiara infatti un profitto di 35.781,35 euro. La centrale non ha peraltro un futuro radioso davanti a sé. L’impianto, irrimediabilmente obsoleto, ha assoluto bisogno di una ristrutturazione generale. Si parla di una spesa di alcuni milioni di euro. Poiché negli ultimi anni però la proposta di ampliamento è sempre stata bocciata dagli uffici provinciali, si tratterebbe di una spesa che, lasciando invariata l’attuale produzione, l’azienda non riuscirebbe ad ammortizzare. È esattamente questo il motivo per cui i precedenti proprietari si sono liberati presto dell’impianto.

    Al più tardi dopo il transito delle quote verso il Tirolo dell’Est emerge però una domanda. Perché due imprese di Vienna e del Tirolo dell’Est si interessano di una piccola centrale idroelettrica altoatesina, che di fatto è un flop? Anche qui è una coincidenza a fornire la risposta.

    La linea della giunta provinciale in materia di costruzione di centrali è chiara. Ovunque in provincia vale una massima: meglio agevolare la costruzione di poche centrali di grandi dimensioni, piuttosto che quella di molte centrali di piccole dimensioni. Questa linea viene propagata e messa in pratica in lungo e in largo dalla giunta provinciale su tutto il territorio altoatesino e, quando possibile, attuata anche dalla società energetica provinciale SEL.

    Con un’evidente eccezione. La giunta ha posto sotto tutela l’Isarco fra Mules e il bacino artificiale di Fortezza. Ciò significa che qui non è possibile costruire alcuna grande centrale. Stupisce tuttavia che nello stesso provvedimento siano autorizzati esplicitamente l’esistenza di piccole centrali e il loro ampliamento. Su questo tratto esistono già infatti alcuni piccoli impianti. Fra questi anche quello di Mezzaselva.

    Si tratta di un escamotage legale che interessa anche la Stein an Stein Italia. C’è però un grosso problema, ossia la montagna di progetti di centrali e le richieste di concessioni esistenti. Nella maggior parte dei casi la Provincia continua però a procrastinare il verdetto. Anche in questo caso interviene una curiosa coincidenza. In genere, dopo la bocciatura da parte della conferenza dei direttori d’ufficio, tutte le domande di concessioni o ampliamenti finiscono in archivio. Secondo la legge provinciale di riferimento, dopo cinque anni le istanze decadono. Se dopo la scadenza di questo termine un promotore è ancora intenzionato a realizzare il progetto, deve presentare una nuova istanza e ricominciare l’iter dall’inizio.

    Tranne nel caso in cui si chiami Stein an Stein. Il caso vuole infatti che il progetto respinto nel 2000 non sia mai stato archiviato.

    Così la Stein an Stein Italia Srl l’anno scorso ha presentato un progetto completamente nuovo per l’ammodernamento e l’ampliamento della centrale di Mezzaselva. Poiché il procedimento non è mai stato archiviato dall’ufficio Elettrificazione, i tecnici classificano il nuovo progetto come prosecuzione del dossier del 2000 e lo trattano in questi termini. Ma quando la conferenza dei servizi per l’ambiente il 22 maggio 2009 decide sull’ampliamento della centrale, l’istanza viene nuovamente bocciata. L’impegnativo e costoso progetto (si parla di diversi milioni di euro) non si attiene, secondo i tecnici dell’ufficio, alle linee guida dettate dalla Provincia. I direttori d’ufficio mettono così in chiaro che quello presentato è un progetto completamente nuovo e che la ristrutturazione prospettata contrasta in molti punti con le leggi provinciali vigenti.

    Il 18 giugno 2009 la Stein an Stein Italia Srl presenta ricorso, così come previsto dalla legge. La conferenza dei servizi consegna alla giunta un elenco di motivazioni secondo le quali il progetto va bocciato. Il massimo organo politico altoatesino prende però una decisione di segno opposto. Nella seduta del 24 agosto 2009 la giunta provinciale accoglie il ricorso della Stein an Stein Srl dando così disco verde all’ampliamento e alla ristrutturazione della centrale di Mezzaselva.

    Inizia così per l’azienda di posa di piastrelle viennese e per il fiduciante del Tirolo dell’Est un affare milionario. La nuova centrale costa alcuni milioni di euro ma si tratta di un investimento in grado di ripagarsi ampiamente. La potenza nominale della centrale verrà infatti raddoppiata e raggiungerà un megawatt di potenza. Considerati i ricavi derivanti dai certificati verdi ed elevato così il prezzo di vendita dell’energia, alla fine la centrale produrrà elettricità per un valore di 1,2 milioni di euro l’anno. Nei primi quindici anni di esercizio rimangono perciò in tasca al proprietario come guadagno netto fra gli 800.000 e i 900.000 euro. In questo modo la spesa per la centrale si è presto ripagata. L’affare però funziona anche nel caso in cui venga costruita la grande centrale sull’Isarco. In questo caso il concessionario per la grande derivazione deve acquisire (sottendere) la piccola centrale. Il che significa che pagherà annualmente il prezzo dell’intera energia prodotta al piccolo concessionario."

    La reazione

    Dopo la pubblicazione dell’articolo si scatenano due reazioni ed entrambe assumono col passare del tempo un retrogusto particolare. Maximilian Rainer mi fa comunicare di aver fatto analizzare l’articolo dai suoi avvocati. Questi sono però giunti alla conclusione che non vi è alcun punto querelabile. Ancora più interessante è però un incontro con il presidente del consiglio dei revisori di SEL, Franz Pircher. Quando chiedo conto a Pircher di quanto riferito nell’articolo, reagisce nel suo modo ironico e particolare. Mi dice di aver scoperto per la prima volta grazie a me quanti soldi si possano fare con una piccola centrale idroelettrica. Dice di essere intenzionato a mettersi immediatamente in contatto con il consulente finanziario del Tirolo dell’Est Martin Kofler per acquistare le sue quote della centrale. Solo diversi anni più tardi si scoprirà che questa frase non era una battuta. In quel momento l’affare era già stato concluso.

    Reazioni ufficiali all’articolo però non ce ne sono. Come è frequente in Alto Adige, ottengo da un lato complimenti discreti per la storia della Stein an Stein, ma per i più la materia scotta troppo. La vicenda non viene ripresa da alcun media altoatesino né alcun politico sembra intenzionato ad approfondirla. Il silenzio è una tattica molto diffusa che viene messa in pratica anche in questa occasione. Per due anni il tema rimane nel dimenticatoio. Se qualcuno all’epoca mi avesse detto che questa storia sarebbe diventata il punto nodale del più grande scandalo politico del secondo dopoguerra in Alto Adige, gli avrei dato un unico consiglio: gli avrei detto di farsi curare.

    SEnza Limiti

    Il direttore di SEL partecipa alle riunioni del CdA con funzione consultiva.

    Statuto sociale di SEL Spa (settembre 1998)

    Nel primo pomeriggio del 5 novembre 1998 nella sala riunioni al piano terra di Palazzo Widmann, sede della giunta provinciale altoatesina, si incontrano cinque uomini. Davanti al notaio bolzanino Herald Kleewein compaiono l’assessore provinciale Michl Laimer e i sindaci Hans Zelger (Nova Ponente), Wilfried Battisti-Matscher (Caldaro) e Toni Innerhofer (Campo Tures), per firmare lo statuto costitutivo di una nuova società.

    La società con l’altisonante nome Società Elettrica Altoatesina per Azioni, abbreviato in SEL Spa, ha un capitale sociale di 40,015 miliardi di lire (circa 20 milioni di euro) divisi in 40.015 azioni del valore di un milione di lire ciascuna. Ciascuno dei tre comuni sottoscrive l’acquisto di cinque azioni della nuova società, la Provincia acquisisce le restanti 40.000.

    Nel corso degli anni la struttura societaria di SEL cambia pochissimo. Qualche tempo dopo viene creata SELFIN Srl, che serve per far entrare nel capitale sociale i comuni. SELFIN Srl, cui partecipano 102 comuni altoatesini e quattro comunità comprensoriali dell’Alto Adige (Bassa Atesina, Val Pusteria, Valle Isarco e Val di Vizze), detiene oggi il 6,12 % di SEL. Il 93,88 % appartiene invece alla Provincia Autonoma di Bolzano.

    Le decisioni politiche che portarono alla fondazione della nuova società erano state prese già nei mesi precedenti. Il 29 giugno 1998 la giunta decreta la nascita della nuova società energetica provinciale, e il 10 luglio 1998 la riunione plenaria del Consorzio dei comuni sottoscrive la relativa convenzione con Palazzo Widmann. Il 28 settembre 1998 la giunta stabilisce lo statuto di SEL e delega l’assessore provinciale all’Energia Michl Laimer a fondare la nuova società.

    Al momento della creazione viene nominato anche il collegio dei revisori dei conti composto da tre persone: il consulente finanziario pusterese Franz Pircher sarà il presidente, e sarà affiancato dal generale della Guardia di Finanza in pensione Mario Biddiri e dal sindaco di Nova Ponente, all’epoca presidente del Consorzio dei comuni, Hans Zelger. La sede legale – secondo l’atto costitutivo – si trova nell’ufficio dell’assessore Michl Laimer. Nell’atto costitutivo viene nominato amministratore unico l’allora capo ripartizione di Laimer, Maximilian Rainer. Solo sei mesi più tardi saranno nominati un consiglio di amministrazione e il primo presidente di SEL nella persona di Michl Laimer.

    Michl Laimer e Maximilian Rainer sono le due persone che determineranno il destino della società energetica per i successivi quindici anni. Nel bene e nel male. E sono sempre Rainer e Laimer che faranno del sogno altoatesino dell’energia un incubo politico.

    I due protagonisti

    Michl Laimer diventa assessore nel 1994 ad appena ventinove anni. È il più giovane assessore nella storia dell’Alto Adige che fino a quel momento abbia avuto un posto in giunta. Nato nel 1965, Laimer si diploma al Vinzentinum di Bressanone e frequenta la facoltà di Giurisprudenza a Innsbruck. Dopo neanche sei mesi di lavoro come giurista della direzione generale della Provincia, nell’ottobre 1993 viene eletto in consiglio provinciale per la Svp. Neanche quattro mesi dopo il dimesso giurista siede in giunta provinciale.

    La rapida ascesa di Michl Laimer non è un caso, bensì il risultato di una pianificazione precisa da parte della sua famiglia. La madre di Michl Laimer è una Gamper della Val d’Ultimo. La sua numerosa famiglia, che veniva chiamata con il nome del maso Ludl di Santa Valburga, era nota ben oltre la Val d’Ultimo e il Burgraviato per essere una delle famiglie più influenti dell’Alto Adige. Un clan familiare che sa coniugare ambizione economica, impegno politico e influenza sulla società.

    I Ludl sono impegnati da generazioni nella Svp e riescono a mobilitare un ampio bacino elettorale, che garantisce loro il successo in politica. Ciò si dimostra vero per la prima volta con Hugo Gamper. Avvocato e fratello della madre di Laimer, diventa prima vicesindaco di Bolzano e poi viene eletto alla Camera dei deputati nelle fila della Svp. La carriera politica di Hugo Gamper termina però improvvisamente. Nell’agosto 1979 il politico muore d’infarto all’età di quarantacinque anni durante una camminata in montagna.

    A lungo fra i Ludl si cerca un potenziale erede politico. Alla fine vengono prescelti due giovani: Michl Laimer e suo cugino Heinrich Dorfer. Anche la sorella di Laimer, Elisabeth, si interessa di politica. Oggi ricopre il ruolo di sindaco del Comune di Tirolo.

    Michl Laimer e Heinrich Dorfer iniziano il proprio impegno nelle fila della Junge Generation alla fine degli anni ottanta. All’epoca alla guida della JG c’è l’Arbeitnehmer Gottfried Vonmetz. Questi però ha un atteggiamento troppo di sinistra per i Ludl. Nel 1989 Laimer e Dorfer contribuiscono dunque all’ascesa di Christian Waldner alla presidenza della JG.

    Tuttavia le frequentazioni liberal-nazionali di Waldner iniziano a rappresentare un problema politico per la Svp e la JG. Nella primavera del 1992 Christian Waldner è costretto a fare un passo indietro e Heinrich Dorfer viene scelto per prenderne il posto. Un anno e mezzo più tardi sono in programma le elezioni provinciali e appare dunque chiaro chi fra i Ludl sia destinato alla carriera politica.

    Heinrich Dorfer, albergatore e bon viveur, sembra predestinato a raccogliere l’eredità politica dello zio. Michl Laimer, timido e introverso, non si fa notare molto. Ma Dorfer, grazie alle sue posizioni liberali in campo economico e la sua sconfinata passione per il golf, si smarca dalla politica. È senza dubbio più uomo d’affari che politico.

    Tacitamente all’interno della famiglia viene dunque scelto Michl Laimer per tentare il salto nella politica provinciale. Il dimesso giovane accademico, visto da molti come una scelta obbligata, nel novembre 1993 fa invece un esordio col botto. Con 11.595 preferenze Laimer si colloca a metà nella lista della Svp.

    Poiché rappresenta la circoscrizione Svp del Burgraviato nella sua interezza, l’esordiente diverrà poco dopo anche membro della giunta. Il Landeshauptmann Luis Durnwalder gli conferisce le deleghe Urbanistica, Ambiente ed Energia. Negli anni successivi il giovane Laimer porta linfa nuova nella giunta.

    Qualche tempo dopo Laimer cerca un segretario personale all’interno dell’assessorato e si imbatte per la prima volta in Maximilian Rainer. Rainer si presenta personalmente all’assessore provinciale. È rimasto subito affascinato da lui afferma un amico stretto di Laimer. Ma soprattutto, Laimer vede di buon occhio il fatto che la sorella di Rainer, Martina, sia giornalista Athesia e che suo marito Elmar Pichler-Rolle – cognato di Rainer – lavori come caporedattore al giornale domenicale Zett. Laimer sa bene quanto importanti siano per un politico i contatti con la stampa: suo zio Hugo Gamper era stato padrino del futuro erede di Athesia Michl Ebner.

    Maximilian Rainer, classe 1961, viene da una famiglia di imprenditori di Racines, vicino a Vipiteno. Dopo le scuole elementari a Vipiteno Rainer frequenta il ginnasio dei Francescani a Bolzano e poi si iscrive alla facoltà di Agronomia ed Economia idrica dell’Università Agraria di Vienna. Nel 1988 Rainer conclude gli studi con il titolo di ingegnere e lavora successivamente per diverse aziende, fra cui la Österreichische Mineralölverwaltung (ÖMV), una multinazionale che si occupa di petrolio e gas con sede a Vienna.

    Nel 1994 Rainer diventa segretario personale di Laimer. Presto Laimer stesso lo promuove suo direttore di ripartizione. In poco tempo i due diventano non solo ottimi amici, ma costituiscono una coppia dai ruoli definiti. In pubblico Laimer è il politico e l’assessore, Rainer la mente e il timoniere. Rainer sviluppa ben presto tutte le strategie principali nell’ambito dell’assessorato, dà vita a quasi tutte le leggi che vengono poi varate dalla giunta o dal consiglio provinciale e diviene un consulente richiestissimo ben oltre le competenze dell’assessorato di Laimer.

    La coppia Laimer/Rainer amministra anche il settore Acqua ed Energia, che in questo momento è più o meno una scatola vuota. Inizialmente molti colleghi deridono Laimer per queste competenze. Maximilian Rainer riconosce invece fin da subito l’importanza del settore e quattro anni più tardi elabora i piani per la creazione di SEL. Maximilian Rainer sa che sul mercato dell’elettricità e del gas in quegli anni sono destinati a verificarsi cambiamenti rivoluzionari e che in questo settore si apriranno nuove e inimmaginate possibilità per l’Alto Adige.

    La riconquista dell’energia

    Fra il 1995 e il 2005 cambiano radicalmente le regole del mercato europeo dell’elettricità. Nel dicembre 1996 il Parlamento europeo e il Consiglio europeo sottoscrivono la cosiddetta Direttiva sul mercato interno dell’energia elettrica (Direttiva 96/92/EU), con cui si stabilisce la liberalizzazione del mercato europeo dell’energia. Tutti gli stati membri devono adeguarsi alla direttiva entro l’inizio del 1999.

    Nel marzo 1999 l’allora ministro dell’Industria Pierluigi Bersani e nel luglio 2000 il suo successore Enrico Letta pubblicano due decreti volti a regolare l’applicazione in Italia della direttiva europea. Entro la fine del 2004 il mercato dell’energia elettrica in Italia verrà liberalizzato, così come quello del gas a partire dal 2003.

    Le norme prevedono che tutti i titolari di un’utenza di gas così come circa due terzi degli intestatari di una utenza elettrica scelgano il proprio fornitore elettrico e contrattino autonomamente le condizioni di fornitura. I precedenti fornitori monopolisti di energia elettrica e gas sono ora responsabili unicamente della manutenzione della rete di distribuzione e ottengono dai produttori e venditori dei contributi per l’utilizzo della rete stessa. Al contempo la legge prevede che la produzione, la vendita e la distribuzione di corrente elettrica ma anche di gas siano separate e gestite da società specializzate (unbundling). In seguito al riassestamento delle regole del mercato energetico europeo la giunta altoatesina e la Svp iniziano a trattare con il governo amico di centrosinistra su nuove e più ampie competenze per l’Alto Adige nel settore elettrico. Il risultato è una convenzione secondo cui è la Provincia, e non più lo Stato, il soggetto responsabile dell’assegnazione delle concessioni per le grandi centrali idroelettriche esistenti sul suo territorio. Questo regolamento vale sia per le nuove concessioni che per la nuova assegnazione delle concessioni esistenti.

    La relativa norma di attuazione del Decreto Bersani stabilisce inoltre che le concessioni per le grandi derivazioni delle centrali Enel scadano il 31 dicembre 2010. Secondo la norma le offerte per aggiudicarsi queste concessioni devono pervenire cinque anni prima di questa data. Il termine utile per la consegna delle domande è l’ultimo giorno del 2005. Entro quella data la Provincia ha l’obbligo di licenziare una nuova legge provinciale riguardante sia le nuove assegnazioni che il rinnovo delle concessioni esistenti, che preveda l’attuazione delle nuove linee guida europee e nazionali. Proprio nel periodo fra il 31 dicembre 2005 e il 31 dicembre 2010 verranno messe in atto quelle manipolazioni che sono il cuore dello scandalo SEL.

    Il Decreto Bersani segna l’inizio di un progetto politico ambizioso: la cosiddetta riconquista dell’energia altoatesina. Con questo termine si definisce l’uscita dei colossi nazionali dell’energia e la presa in carico delle centrali altoatesine da parte di società energetiche locali. Sullo sfondo di questi cambiamenti nel 1998 nasce SEL. L’ambizioso piano, elaborato nei dettagli da Maximilian Rainer, prevede che la Provincia divenga essa stessa, attraverso la nuova società, imprenditrice nel settore energetico. Fin dall’inizio vengono focalizzati quattro settori chiave: produzione elettrica, distribuzione, distribuzione del gas e commercio di elettricità e gas. Dal 2003 si aggiungono a questi settori anche il teleriscaldamento e, più tardi, il fotovoltaico.

    Fra gli anni venti e gli anni sessanta i colossi energetici italiani Montecatini, Enel ed Edison hanno costruito in Alto Adige più di una dozzina di grandi centrali idroelettriche. Al volgere del millennio queste centrali producono circa 5 miliardi di kilowattora (kWh) l’anno di energia, una somma che ammonta all’11 % della produzione idroelettrica nazionale e al 2 % dell’intera produzione elettrica italiana. La riconquista sarebbe in ogni caso per l’Alto Adige un affare milionario.

    È soprattutto Maximilian Rainer a essere convinto da questa idea. Il veicolo più importante di questa operazione sarà proprio SEL. La maggior parte dei politici della Svp deride il piano ambizioso del capo ripartizione. Questi espone loro infatti un progetto che fino a quel momento i politici non avevano mai preso in considerazione. Ma Rainer non convince solo Michl Laimer della necessità di questo percorso: riesce ad attirare anche l’attenzione del Landeshauptmann Luis Durnwalder.

    Come procedere dunque nel modo migliore? La politica provinciale altoatesina parte dal presupposto di non essere affatto in grado di opporsi ai colossi nazionali dell’energia con il loro secolo di storia e la loro potente lobby politica a Roma. Non si cerca perciò il confronto, ma si tenta di percorrere la strada della trattativa.

    Dal 1999/2000 ci si siede così al tavolo delle trattative con Enel ed Edison. Da un lato ci sono i colossi dell’energia, che non vogliono per alcuna ragione separarsi dalle redditizie centrali idroelettriche altoatesine. Dall’altro lato siedono Luis Durnwalder & Co., che si fanno avanti con la consapevolezza di voler porre fine a un’ingiustizia storica. In quasi tutte le trattative è presente Maximilian Rainer e con lui la neonata SEL Spa.

    Effettivamente nel 2001 le posizioni si avvicinano, anche perché il governo di centrosinistra appoggia le aspettative dell’Alto Adige. A lungo sembra che SEL possa acquisire il 100 % delle centrali Enel altoatesine. Alla fine però l’accordo sfuma all’ultimo momento. A separare le posizioni di Enel e Provincia sono nove ridicoli milioni di euro. Nel corso della trattativa decisiva a Milano Maximilian Rainer incalza Luis Durnwalder perché accetti l’offerta. Ma il Landeshauptmann lo mette a tacere. L’accordo sfuma.

    Atto di fondazione di SEL: nome ingombrante

    Le trattative con Enel procedono anche negli anni successivi. Tuttavia dopo il cambio di governo – da giugno 2001 governa nuovamente Silvio Berlusconi con un governo di centrodestra – la situazione si blocca. SEL ed Enel si accorderanno solo nove anni dopo, quando però il tutto costerà molto più caro alla società provinciale.

    Vanno meglio le trattative con Edison che si svolgono nello stesso periodo. Il colosso dell’elettricità gestisce fra le altre le due grandi centrali di Glorenza e Castelbello, alimentate dal lago di Resia. Il 20 novembre 2000 Edison e SEL sottoscrivono un contratto per la creazione di una società comune: la SELEdison Spa, che in futuro dovrà gestire le due centrali.

    Onnipotenza e protagonismo

    SEL Spa nei suoi primi anni di vita è una società che può contare su una certa forza economica ma che più o meno esiste solo sulla carta. Mancano il know-how, il personale e l’esperienza.

    All’inizio la sede della società è un piccolo studio in via Cassa di Risparmio a Bolzano. All’epoca SEL ha tre dipendenti e nessuna concreta attività. Uno dei primi collaboratori ricorda:

    "Il primo anno non avevo praticamente nulla da fare. Alla fine dell’anno sono andato da Michl Laimer e gli ho detto che se andava avanti così mi sarei licenziato.

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