Il Risveglio
By Rain Oxford
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About this ebook
Derek, un uomo solo in un viaggio verso nessun luogo, fa una breve fermata nella piccola città di Cider Springs. Prima di riuscire a tornare sulla strada, si risvegliano delle forze antiche, e Derek viene trascinato in una serie di eventi messi in moto secoli prima. Quando iniziano a morire gli abitanti della città, Derek deve accollarsi un destino di cui non sapeva nulla, e affrontare un immenso male senza tempo.
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Il Risveglio - Rain Oxford
Il Risveglio
Rain Oxford
Traduzione di Alexander W. Powell
Il Risveglio
Autore Rain Oxford
Copyright © 2015 Rain Oxford
Tutti i diritti riservati
Distribuito da Babelcube, Inc.
www.babelcube.com
Traduzione di Alexander W. Powell
Babelcube Books
e Babelcube
sono marchi registrati Babelcube Inc.
Dedicato a mio padre, Devon
Sommario
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Epilogo
Informazioni sull’Autrice
Prologo
Mio Signore?
Gli occhi del giovane soldato erano invasi da un misto di paura e preoccupazione, non per le proprie lesioni, ma per quelle del suo maestro. Non c’erano molti dubbi sul fatto che le lesioni del suo maestro erano mortali, poiché la spada del nemico era affondata nella tunica di cuoio e ferro penetrando i suoi organi vitali. Il petto grosso era avvolto da bende improvvisate ed erano sempre più sporche di sangue ad ogni respiro affannato. Il lord sollevò la sua testa irsuta; ai lati della bocca serpeggiava un sorriso feroce.
È una battaglia vinta ad un grande prezzo.
Gli occhi del signore della guerra vagavano oltre le aride colline frastagliate dove i suoi uomini giacevano morti o morenti, e avvertì una fitta di dolore nel petto assai più grande di quelle che qualsiasi arma potesse infliggergli. Per i suoi uomini, i suoi amici, che morivano qui. Qui, nella terra ostile così lontana da casa. I suoi occhi grigi erano freddi e lugubri mentre si voltava verso il giovane soldato. Quel bastardo di un leader è ancora vivo?
Sì, mio Signore.
Portalo qui. Parlerò a quella bestia prima che muoia.
Il soldato si allontanò in fretta, lasciandolo alla ricerca di un magro conforto sedendosi sulle rocce calde. Resistette alla tentazione di sdraiarsi a terra, sapendo che non si sarebbe più rialzato. Ciò nonostante, doveva essersi addormentato per un momento, perché si risvegliò al tocco gentile e al suono della voce del giovane soldato di prima.
Mio Signore, lo abbiamo portato come ci ha ordinato.
Il signore della guerra si schiarì la vista e guardò il suo nemico in faccia. Era un volto crudele e beffardo, crivellato dalla personificazione del male, così maligno e contorto da non lasciargli nulla di umano. Lentamente, sotto gli sprezzanti occhi dei suoi conquistatori, l’espressione di disprezzo si dissolse in una di timore e odio.
Non elencherò i tuoi crimini
cominciò il signore della guerra. Li conosci meglio di me, e nessuno di noi vivrà abbastanza a lungo da rendere giustizia a quell’elenco. Ti abbiamo inseguito attraverso la superficie della Terra per distruggere te e quelli che ti seguivano, per liberare il territorio dalla sua carne marcia e ripugnante, la malattia che tu offri.
Uno spasmo di tosse gli colpì il corpo. Quando sollevò ancora una volta la testa, un gocciolio di sangue luccicava da un angolo della bocca.
"L’umanità non può esistere con quelli come te in mezzo. Hai scelto di venerare il Male Antico nella tua avidità e nelle tue brame, di ripetere gli antichi rituali, di bere il sangue e mangiare la carne degli uomini. Cammini nella notte e ti sei fatto allattare dall’oscurità. Sei conosciuto con molti nomi, tutti quanti dannati!
Come hai tenuto d’occhio i tuoi seguaci nel male, così dovrai nella loro morte. Rimarrai nella tomba dei tuoi morti e lì rimarrai ad aspettare la tua stessa morte, nell’oscurità, la tua anima perversa sarà prigioniera dei marchi e degli incantesimi della Luce per tutto il tempo. Sei una malattia e un morbo che si propaga, e dobbiamo sbarazzarci di te per sempre.
Stancamente, fece cenno alle guardie di portar via il prigioniero.
Ma il prigioniero non era pronto ad esser portato via. Era enorme, alto quasi quanto il lord stesso; ogni lineamento del suo corpo deforme tradiva il suo odio bloccato. Con lo sguardo, gelò l’uomo che lo aveva condannato. Tu e la tua debole, stupida gente!
La voce era un osceno e sibiliante suono gutturale. Tu vinci adesso, ma solo adesso! Fai quello che vuoi, non ha importanza; soffrirai, e io riderò. Non conosci il mio potere. Lo imparerai. Tornerò ad insegnartelo!
Il Lord osservò le guardie portare via il prigioniero. Si voltò mentre sentiva la pressione della mano del giovane soldato sulla sua spalla, e lesse ansia sul volto giovanile. Sei turbato?
Sì, da molte cose, mio Signore. Quell’uomo è potente e pericoloso.
Sì, e dobbiamo dimenticarcene.
Sospirò e chiuse gli occhi.
Il giovane prese la mano del vecchio e la mise nella sua, poi si inginocchiò accanto a lui, ascoltando ogni respiro indebolirsi e farsi più basso. Vide gli occhi grigi aprirsi e avvertì il dolore che provavano quando incontrarono i suoi.
È stato compito mio annientare questo male. L’ho fatto al prezzo di tanto dolore e morte, e per quanto sia pesante la mia pena, non posso rimpiangerla. Neppure la mia morte mi impedirà di farlo di nuovo.
Scosse la testa gentilmente, sospirando. La sua voce divenne un sospiro, e parlò senza rivolgersi a nessuno. Spero di riuscire a trovare la pace, ora.
Chiuse gli occhi e le labbra tacquero; era come se lo sforzo delle sue parole avesse rubato gli ultimi secondi della sua vita.
La rabbia e l’angoscia si confusero nel petto del soldato, e questi strinse forte gli occhi contro le lacrime calde. Adagiò gentilmente la mano del suo maestro sul petto adesso immobile. La grande ascia di guerra che calzava così bene nella mano del lord giaceva accanto a lui; la alzò lentamente, osservando il sole risplendere tenue intorno a lui.
Un urlo alle sue spalle attirò la sua attenzione, quindi si mosse con cautela lungo la collina, tra i massi, finché non raggiunse un gruppetto di uomini che lavoravano nella buia imbboccatura di un tunnel. Il tunnel si addentrava profondamente nella base della collina, terminando in una camera intagliata nella roccia. La porta di ferro all’entrata era chiusa. Un alto soldato dai capelli rossi, uno di quelli a capo dei prigionieri, lo salutò mentre si avvicinava.
È fatta, sir.
Era nervoso, e anzioso di finire e di andarsene.
Bene.
Sentì un peso nella mano, e si rese conto di avere ancora l’ascia in mano; la sollevò e lesse l’scrizione incisa sul metallo. Chiuse gli occhi per un momento, quindi la gettò nel tunnel. Sigillatelo! E fate in modo che non venga mai aperto!
Molto tempo dopo che gli uomini ebbero sigillato la porta di ferro e chiuso il tunnel, il giovane soldato stava ancora davanti ad esso. Lasciò che l’amarezza scivolasse via lentamente. Era fatta, almeno per il momento, ma riusciva ancora a vedere le parole che erano state incise sulla lama di metalle: Che Il Male Cali Prima Di Me.
Il giovane soldato sentì un brivido. Si voltò e corse ad unirsi agli altri.
* * *
Per secoli la tomba giacque indisturbata, imbalsamata nella magia, noncurante dei cambiamenti del tempo che riforgiavano la terra. Il contorno delle montagne cambiò e si ammorbidì.I fiumi e i laghi presero forma e si prosciugarono, per poi prendere di nuovo forma. Lentamente scolpirono nuove meraviglie nel seno della Terra.
E gli uomini arrivarono nella nuova terra e la considerarono piacevole; l’unico male era quello che portarono con sé. Ma i loro peccati erano piccoli, quelli degli uomini.
Capitolo 1
Le gomme della vecchia Plymouth convertible solcavano le fosse dentro la polvere profonda due centimetri e mezzo, distendendo spesse nuvole e piccole pietre occasionali nel caldo pomeriggio di Luglio. La strada non era pavimentata ed era segnata dalle buche e dalle fosse la cui descrizione variava dalle irritazioni minori agli ostacoli maggiori.
Derek Hanen strinse il volante con la mano sinistra, cercando di leggere la rugosa cartina stradale che teneva nella destra. L’auto rimbalzava ogni volta che Derek trovava la zona giusta sulla mappa, richiedendo la sua completa attenzione e facendolo smarrire. Dopo diversi tentativi, gettò la mappa sul sedile con disgusto.
Giri a sinistra sulla 8-A,
aveva detto l’impiegato al distributore di benzina. La porterà dritta alla 395.
Derek fumava dalla rabbia. Il tipo aveva avuto ragione, certo, ma si era dimenticato di menzionare che la scorciatoia non era altro che un sentiero sporco.
Il verde corpo della Plymouth mostrava segni di un uso lungo e pesante. Anche se alcune ammaccature non erano enormi, erano comunque numerose, e sul paraurti posteriore erano schizzati i vari stickers che Derek aveva collezionato per un mese o giù di lì come souvenir per poi perdere l’interesse. Vi si poteva aggiungere un anno e mezzo non registrato in cui aveva viaggiato e gironzolato.
Non che la cosa lo preoccupasse. Aveva ancora qualche centinaio di dollari grazie al suo ultimo lavoro, cioè sistemare le tubature per un vecchio piccolo appaltatore a cui piaceva indicare, gridare, e fumare il sigato. A quel piccolo furfante piaceva anche che il suo lavoro part time in nero fosse sottopagato. Ma anche se sottopagato, Derek guadagnava abbastanza ed era soddisfatto. Quando si fosse trovato a corto di denaro, si sarebbe fermato da qualche parte e ne avrebbe trovato altro. Alcuni erano meglio di altri, ma non aveva molta importanza; non appena avesse avuto abbastanza denaro che gli durasse per un po’, avrebbe smesso e sarebbe tornato di nuovo sulla strada.
C’erano momenti in cui vedeva la propria vita come un’inutile esperienza imprevedibile, e pensava, magari, di ricomporsi e di ricominciare da capo. Magari poteva anche evitare i vecchi errori. E a quel punto l’insicurezza avrebbe preso il sopravvento, alimentando la paura di provare, e avrebbe rinunciato alle sue opportunità in cambio della sicurezza che gli dava viaggiare. Era il momento della convalescenza.
Una lepre attraversò la strada davanti a lui saltellando, e Derek sterzò il volante per evitarlo. Lo mancò, si sentì sollevato, e guardò lo specchietto retrovisore. Non c’era nulla da vedere, eccetto che polvere e plastica graffiata e polvere. Si rilassò sul sedile, sospirò e volse l’attenzione al lontano paesaggio davanti.
Tra i cespugli di arbusti si erigevano gli alberi, soprattutto abeti e pini, costeggiando le collinette come soldati in attesa della battaglia; delle vecchie staccionate segnavano i confini tra i loro domini. Le poche fattorie che Derek aveva visto sembravano bizzarramente fuori luogo, come se fossero cadute inosservate dalla tasca di un effimero vento di passaggio.
Su un lato della strada apparve improvvisamente un polveroso cartello consumato dal tempo per svolgere il proprio compito di informare (o incolpare) il viaggiatore di dove si trovasse:
Benvenuti a
Cider Springs
Popolazione: 724
Derek rallentò la Plymouth alla velocità minima, timoroso di infrangere qualche limite non segnalato, entrando in città con l’andatura di un uomo che striscia. Un antico pickup rosso lo superò sferragliando, inseguito dalla propria nuvola di polvere e gemendo per la propria cattiva salute.
Cider Springs non era molto diversa da un centinaio di altri paesi di campagna che aveva superato. L’autostrada tagliava per il centro e fungeva da strada principale, con quei pochi negozi raggruppati intorno nella speranza di attrarre qualsiasi affare possibile. Il primo a cogliere l’attenzione di Derek fu una falsa facciata con un’insegna scritta a mano che diceva General Store di Parker
. Sotto erano state dipinte le parole Birra Fredda
, e Derek trovò quella premessa irresistibile. Svoltò nel piccolo parcheggio accanto al negozio.
Furono dei corridoi di lattine e di tessuti a dargli il benvenuto nel fresco interno del negozio. In un angolo lontano c’era un armadietto che sfoggiava una selezione di birre e di alcolici, mentre l’unità di refrigerazione una scialba canzone d’amore meccaninca al registratore di cassa. Derek pescò una lattina di birra dall’armadietto, quindi raggiunse il bancone e si appoggiò al registratore. Per quel che poteva vedere, era completamente solo.
Hey, c’è nessuno?
Derek spostò il suo peso e aprì la lattina. La birra scese lungo la polvere nella sua gola, lasciando una traccia di freddo dolorante. Avete un cliente quaggiù.
chiamò con voce più forte. Una porta dietro al bancone si aprì di qualche centimetro, rivelando un paio di occhi lucidi scolpiti in uno spesso viso brizzolato. Uno degli occhi ammiccò a Derek e la porta si chiuse per qualche momento, quindi si aprì di nuovo mentre la figura venne fuori. Derek ebbe l’impressione che il vecchio uomo consistesse in uno strano miscuglio di ossa, pelle e baffi.
Dovevo trovare la dentiera,
si scusò il vecchio.