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Sirena nel mare in tempesta
Sirena nel mare in tempesta
Sirena nel mare in tempesta
Ebook87 pages1 hour

Sirena nel mare in tempesta

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Una donna coraggiosa, risoluta e pronta a tutto pur di vendicare i propri morti mettendo a rischio la sua stessa vita, decide di pareggiare i conti con chi ha portato sconquasso e dolore nella sua vita.

L’incontro con un uomo che la salva dalla furia del mare la aiuta a trovare la forza di mettersi sulle tracce dei delinquenti che l’hanno sequestrata insieme a suo marito e alla sua bambina.

Attraverso una serie di avventure piene di suspense Camelia, supportata dalla sua pervicacia e dall’amicizia disinteressata di José María che le sarà accanto fino alla fine, riuscirà ad annientare tutti i malvagi che le hanno provocato tanto dolore.

La vendetta della sirena si è compiuta. Per Camelia, giustizia è fatta. Finalmente i suoi cari possono riposare in pace.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateAug 23, 2015
ISBN9781507112427
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    Sirena nel mare in tempesta - RonyFer Gonzalez

    Sirena nel mare in tempesta

    RonyFer

    Copyright © 2014 RonyFer

    All rights reserved.

    ISBN: 13: 978-1505674385

    ––––––––

    DEDICA

    A tutte le donne del mondo, ma in particolare alle donne guatemalteche.

    A te, donna guatemalteca, che per oltre cinque secoli hai dato prova di coraggio ed energia di fronte alle avversità e al dolore.

    A te, donna guatemalteca che né la forza devastante della natura né i proiettili e i cannoni di conquistatori e stranieri hanno saputo piegare. I sei sempre ripresa dalle avversità, come l’Araba fenice. Trionfante, eretta, invincibile.

    Ti vedo ancora perderti nella bruma della montagna, fucile a spalle, sempre pronta a difendere la tua terra, la tua casa, la tua famiglia, dall’oppressore e dal traditore.

    Dalla tua trincea, sulle barricate in classe, in fabbrica, in ufficio, tra le mura domestiche, dove sai affrontare qualunque cosa per vincere la paura.

    A te, chapina del mio cuore, va la mia eterna ammirazione.

    «Quella piccola imbarcazione ondeggiava senza tregua in balia dell’incessante andirivieni delle onde. Sotto la sferza di un sole cocente di giorno e di un freddo impietoso di notte, i tre sventurati passeggeri, sdraiati sulla chiglia allagata, completamente coperti da un telo, le mani e i piedi legati, aspettavano rassegnati che quel supplizio finisse al più presto.

    Separata dalla spiaggia per 3 miglia al largo, lontana, lontanissima dal banco di sabbia e dagli sguardi curiosi che avrebbero potuto rilevarne la presenza, quella canoa era abbandonata in mezzo al tutto e al nulla dell’immenso Oceano Pacifico, ma era attaccata a breve distanza a una lancia con il motore spento, ancorata e sotto continua vigilanza. Per evitare eventuali ingerenze esterne che avrebbero potuto suscitare qualche sospetto, gli occupanti della seconda chiatta fingevano di essere impegnati nella pesca».

    ––––––––

    Gli scherzi del destino.

    Se almeno non si fosse tracannato quel bicchiere di troppo, a quella festa di addio al celibato, sicuramente il suo destino, il suo futuro sarebbero stati migliori, di gran lunga migliori. Se almeno avesse avuto un minimo di prudenza e avesse dato retta a quella voce che da dentro gli intimava di non bere più, ora sarebbe stato al suo fianco, avendo dinanzi quel futuro che insieme a lei aveva pianificato durante gli anni di fidanzamento. Se il buonsenso lo avesse costretto ad astenersi non solo dall’ultimo bicchiere ma dal primo e dai successivi, le cose avrebbero preso una piega diversa.

    Per lui, che aveva sempre saputo mantenere il controllo di se stesso. Perché quel fatidico giorno, un venerdì sul far della notte, proprio tre mesi prima del matrimonio, José María, cedendo all’insistenza dei suoi amici e colleghi di lavoro, aveva deciso di fare una capatina a casa dell’inseparabile amico Rodrigo, responsabile dell’organizzazione di quella festicciola, poiché molto presto non avrebbe più fatto parte di quell’ambita cerchia di ragazzi felici della loro condizione di scapoli, diritto acquisito nella loro giovinezza sfrenata.

    Da quel giorno gli toccò portarsi sulle spalle il peso della sua imprudenza per tutta la vita.

    Aveva combinato con Ana di passare a prenderla sabato mattina verso le 11, per trascorrere con i suoi genitori quel fine settimana nella fattoria di proprietà della sua famiglia, vicino alla spiaggia, sulla costa pacifica.

    Ma la festa si prolungò oltre il previsto, e lui uscì dalla casa di Rodrigo di corsa per andare e recuperare Ana, con addosso i postumi dei suoi eccessi, e si presentò da lei a mezzogiorno passato.

    Ana e i suoi genitori erano contrari al viaggio, date le sue condizioni, ma lui insistette e li rassicurò, promettendo di guidare con la massima prudenza e assicurando che gli effetti dell’alcol sarebbero svaniti con il calore della costa e che loro due sarebbero rientrati domenica sera come previsto.

    Riluttanti, i genitori di Ana alla fine accettarono di fronte alle insistenze di José María. La madre fu colta da una strana sensazione, che le provocò dei brividi quando li vide partire. Riuscì solo a mormorare: «Che sia fatta la volontà di Dio. Guidali nel loro viaggio, Signore misericordioso».

    Si misero in viaggio, rimanendo in silenzio per un po’.

    Avevano appena attraversato la gola di Palín quando decise di prendere la vecchia autostrada, ormai quasi fuori servizio. Lei era sempre stata affascinata dalla vista che si presentava sotto di lei e lungo l’orizzonte, la Boca Costa guatemalteca[1], a destra il Volcán de Agua, maestoso, possente, sublime. E alla fine della costa, l’enorme statua in pietra del quetzal[2].

    Quello che però gli dava più fastidio a percorrere la nuova autostrada a pedaggio era il fatto che era stata costruita completamente con fondi dell’erario nazionale e successivamente data in concessione gratuita, da politici corrotti, a un’impresa straniera che ne aveva la gestione per diversi anni. Aveva giurato a se stesso di non utilizzare mai quella strada, in segno di protesta. Non accettava l’idea di essere il complice silenzioso dell’indebita ripartizione, del furto, dell’arroganza, dell’eterna subdola grettezza della classe politica.

    Stavano arrivando alla tristemente nota curva del diavolo, responsabile per anni della morte di migliaia di persone.

    A quel punto lei

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