Diario di una guarigione
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Un diario per non lasciarsi sopraffare. Il racconto, lucido e disincantato della scoperta di un male che, spesso, non perdona. Le reazioni al tumore, la voglia di combatterlo e il racconto dei giorni di lotta contro la malattia. La cura di un male così terribile può annientare resistenze e difese. Serve una grande forza d’animo per non lasciarsi sopraffare e cedere allo sconforto. E l’aiuto di tutte le persone che ci stanno intorno.
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Anteprima del libro
Diario di una guarigione - Paola Porfido
Diario di una guarigione
di Paola Porfido
Published by ZeugmaPad at Smashwords
Copyright 2015 ZeugmaPad
Smashwords Edition, License Notes
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1. La scoperta
Sabato 12 marzo 2010.
Era un sabato come tanti. Mi ero recata, come di consueto, a fare la mammografia e l’ecografia mammaria. Un controllo periodico, di routine. Due giorni prima, il 10 marzo, avevo chiamato per prendere l’appuntamento; la prima data disponibile era il 6 aprile, perché il dottore sarebbe stato all’estero per un convegno.
Si trattava di una visita a pagamento, così una mia cara collega, paziente dello stesso medico, mi suggerì di chiamarlo direttamente sul cellulare. Qualcosa mi aveva spinto a darle retta e così gli parlai al telefono, insistendo per fare la visita presto, prima della sua imminente partenza. Fui talmente convincente che mi chiese se ci fosse un’urgenza; risposi di no, che era solo un controllo prescrittomi dal mio ginecologo, ma mi fissò l’appuntamento a distanza di due giorni.
Quella mattina, mentre mi occupavo delle faccende familiari, ricevetti una chiamata dall’ecografo per anticipare l’esame; si era liberato un posto all’ora di pranzo e, molto volentieri, accettai. Ricordo di aver pensato con sollievo che avrei avuto tutto il sabato pomeriggio a disposizione. Velocemente avevo preparato il pranzo, apparecchiato la tavola e, non appena rientrato dal lavoro mio marito, Fabio, lo lasciai con mia figlia Laura e andai via.
Nel giro di pochi minuti arrivai all’ospedale, abito vicino, e così, serenamente, mi sottoposi alla mammografia. Dopo nemmeno dieci minuti passai nella stanza attigua, dove mi aspettava lo specialista per fare l’ecografia mammaria.
Prima di iniziare, il dottore aveva esaminato la mammografia, avvisandomi che era tutto a posto. In quella stanzetta buia, le luci devono essere spente per ovvi motivi, mentre guardavo il monitor ebbi una percezione negativa, confermata dall’atteggiamento del medico: nonostante cercasse di contenersi, aveva cambiato espressione. Cercavo di convincermi che era solo un brutto pensiero, dovevo reagire positivamente senza lasciarmi prendere dall’ansia. Purtroppo non mi sbagliavo. Dopo un accurato controllo, il medico incominciò a parlare e io capii solo alcune parole: «tumori alla mammella… con la mammografia non sempre si evidenziano… sono visibili solo con l’ecografia. Alcuni accertamenti necessari… per escludere…»
Ero frastornata, attonita, agitata e impaurita. Dopo essermi rivestita, chiesi al dottore