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L'Astore gentile
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L'Astore gentile

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About this ebook

Un diario di gioventù, la ricerca di sè stesso attraverso la gratuità dell'amore, i migliori anni della giovinezza sacrificati per aiutare un amore non corrisposto. La felicità scoperta dietro le sofferenze del cuore. La Speranza eterna cresciuta giorno per giorno fra di una vita forse mai vissuta appieno: questo è l'Astore gentile, da un'antica leggenda alla quaotidiana realtà.
Marco Felis è un giovane studente universitario, introverso, calmo, appassionato di fotografia e cultura islamica.
Nell'anno lunare 1412 –il nostro 1991: così egli d'ora in poi computerà il tempo - vive nella sua città natale amare delusioni di lavoro, di amicizie e d'amore.
I seguenti tre mesi d'estate - e siamo già nell'anno 1413 - lì trascorre in campagna, a C***.
Le colline, le vigne, gli orti sono per Marco un rifugio, un luogo sicuro per ricercare una libertà personale ancora incerta.
Principia qui, dunque, a scrivere un diario: sono le riflessioni di un uomo come un altro, solo, deluso e stanco del mondo in cui sta vivendo.
Vuole isolarsi dalla realtà, dai problemi della vita quotidiana, vivere un pochino nel mondo che si è creato con i suoi sogni, le sue immaginazioni...
Forse un po' come noi...

LanguageItaliano
Release dateDec 1, 2014
ISBN9781310261466
L'Astore gentile
Author

Marco Codognotto

Mi chiamo Marco Codognotto e sono un geologo. Sono nato a Genova nel lontano 1974. Ho conseguito il diploma di geometra nel 1993 e dopo mi sono laureato dottore in scienze geologiche alla Università di Pavia nel 2000. Le mie passioni sono: 1. La paleontologia (e la geomorfologia) 2. Scrivere poesie e romanzi 3. Il testo confuciano del Yi Jing (I Ching, I King) 4. La fotografia 5. Il radio ascolto di emittenti internazionali sulle onde corte e medie POESIE E ROMANZI Scrissi la mia prima poesia quando frequentavo le elementari. Alle medie e alle superiori prendevo ottimi voti di italiano. E leggevo, leggevo molto... Scrissi il mio primo romanzo quando ero ancora studente, dopo aver letto "Il Canto di Acchiappacoda" di Tad Williams. Era un romanzo fantasy, per ragazzi. In seguito scrissi altri romanzi di vario genere, dal romantico al giallo, dal fantastico al diario. Più tardi, nel 1993, cominciai la mia prolifica produzione di poesie, ispirato dalla lettura di Montale. Alcuni dei miei versi furono premiati in diversi concorsi letterari. Nessuna di queste opere, tranne una poesia, sono state pubblicate, e tuttora sono alla ricerca di un serio editore. LA PALEONTOLOGIA I fossili furono la mia prima passione, da quando mio padre mi regalò un giorno un dinosauro di gomma. Allora avevo circa 4 anni. Dalla età di 6 anni cominciai a leggere i libri di paleontologia di mio padre, e a collezionare un gran numero di mostri di gomma. Alle superiori (mi ero iscritto alla scuola per geometri anche se non era lo indirizzo che più desideravo: avrei preferito il liceo) brillavo in scienze naturali e in italiano. Poi mi iscrissi al corso di laurea in scienze geologiche presso la Università di Genova, ove seguii le lezione del triennio di base. In seguito mi iscrissi alla Università di Pavia per intraprendere gli studi specialistici del biennio di applicazione, nel ramo - ahime - di geologia applicata. Avrei preferito lo indirizzo generale ove avrei potuto seguire il corso di paleontologia, ma con i (cattivi) consigli del tipo "se scegli quello applicato potrai fare il libero professionista e guadagnare di più che stare in un museo al chiuso", ho scelto la geologia applicata. Mi laureai con una tesi di geomorfologia, una materia che mi piaceva - e mi piace - molto, ma conservai lo stesso la passione per la paleontologia. Per conto mio, da autodi...

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    L'Astore gentile - Marco Codognotto

    L’ ÀSTORE GENTILE

    di Marco Codognotto

    Copyright 2014 by Marco Codognotto

    Smashwords Edition

    Smashwords Edition, Licenza d’uso

    Grazie per aver scaricato questo ebook gratuito. Anche se questo è un ebook gratuito, rimane protetto da copyright e non può essere riprodotto, copiato e distribuito per fini commerciali o non commerciali. Se vi è piaciuto questo ebook, si prega di incoraggiare i vostri amici a scaricare la propria copia su Smashwords.com, dove possono anche scoprire altre opere di questo autore. Grazie per il vostro sostegno.

    I nomi di persone e luoghi sono di fantasia

    L’immagine di copertina è tratta da U.S. Fish and Wildlife Service (via Wikimedia commons)

    Dedico questo diario a Stefania,

    cugina e migliore carissima amica

    INTRODUZIONE

    Marco Felis è un giovane studente universitario, introverso, calmo, appassionato di fotografia e cultura islamica.

    Nell'anno lunare 1412 –il nostro 1991: così egli d'ora in poi computerà il tempo - vive nella sua città natale amare delusioni di lavoro, di amicizie e d'amore.

    I seguenti tre mesi d'estate - e siamo già nell'anno 1413 - lì trascorre in campagna, a C***.

    Le colline, le vigne, gli orti sono per Marco un rifugio, un luogo sicuro per ricercare una libertà personale ancora incerta.

    Principia qui, dunque, a scrivere un diario: sono le riflessioni di un uomo come un altro, solo, deluso e stanco del mondo in cui sta vivendo.

    Vuole isolarsi dalla realtà, dai problemi della vita quotidiana, vivere un pochino nel mondo che si è creato con i suoi sogni, le sue immaginazioni...

    Forse un po' come noi...

    4 sàfar 1413

    779/8

    n.1

    Oggi è il quarto giorno del mese di sàfar dell'anno 1413, settecentosettantanovesimo giorno d'angoscia e ottavo di nuova vita.

    Esattamente 779 giorni or sono compresi di amare Cindy e quanto peso avrebbe avuto sulla mia esistenza.

    Io stesso immagino la mia vita come fosse un pendolo che oscilla attorno ad un fulcro, un punto fisso; e sotto questo cardine tutto si muove e fa sì che ogni mia azione abbia un senso, una logica.

    Se improvvisamente venisse a mancare questo appoggio, il moto cesserebbe, cesserebbe di esistere il pendolo stesso, io stesso.

    E' Cindy il fulcro della mia vita.

    Otto giorni fa ella mi disse che non dovevo più amarla perché non potevo essere ricambiato.

    Nuova vita, dunque. Per riordinare le idee o per sapere bene cosa voglio, chi voglio.

    Questa sera, in birreria, ho parlato un poco con Roxy.

    E' una bella ragazza, con un corpo e una gestualità da modella, capelli rossi a sfinge, ben vestita, ricca, un po' con la puzza sotto il naso...

    Non è stato un discorso molto edificante:

    Cosa mi racconti di bello?

    Non ho niente di bello da raccontarti

    I discorsi non sono il mio forte: preferisco stare in disparte ad osservare.

    Guardai infatti Loren per tutta la sera, muto.

    Come sempre: le donne mi affascinano talmente che m'appaiono come esseri divini solo da ammirare.

    In realtà cercavo in Loren una nuova Cindy, l'amore che Cindy non mi seppe ricambiare.

    Loren. Così semplice, con quegl'occhioni neri, come Cindy...

    Ha circa trent'anni, mentre Roxy solo ventotto.

    Che buffo: appare il contrario.

    Una volta vidi Cindy allontanarsi dal bar e partire con i suoi amici verso L*** , chissà dove!

    Rimasi solo con me stesso a farmi mille domande. Solo.

    E solo mi diressi verso la sua auto, bianca, posteggiata sotto gli ippocastani, vicino ad altre auto.

    Quivi giunto osservai accuratamente quell'auto. Poi la accarezzai, lievemente, appena appena con le punte delle dita, come avessi compiuto qualche sacrilegio.

    Vedevo in quella macchina la mia Cindy.

    Cominciai a baciarla, ma invece di trovare il caldo delle sue labbra, percepii il gelo delle lamiere.

    E allora picchiai forte sul cofano, a pugni stretti, come per scacciare via quel pensiero, il pensiero di volerla amare e di trovare solo indifferenza.

    Il mio sguardo si fermò sul riflesso della luna sul vetro anteriore della macchina.

    Era piena; pallida, bellissima.

    Non potevo rimanere lì. Scappai via, di corsa, non so dove.

    Vidi una pianta di rose in un giardino: ne colsi un rametto, con un bocciolo e una già aperta.

    Ritornai vicino alla sua auto, sollevai un tergicristallo e lì vi misi la rosa.

    Era bellissima, con quei suoi profumati petali spruzzati di rugiada.

    Il campanile suonò la mezzanotte.

    Un leggero venticello fece volare via qualche petalo, che si posò immediatamente sul cofano.

    Non potevo davvero restare. Era un supplizio, una tortura.

    Mi lanciai verso i Laghi e giunsi affannato sull'orlo di un precipizio, sopra il Mulino del G***.

    Ero solo, completamente solo.

    Inspirai gonfiandomi i polmoni e poi urlai, con tutta la voce che avevo in corpo, con tutta l'anima, con tutto me stesso:

    Cindy! Io ti amo!

    Silenzio. Sentivo solo il rombo del torrente.

    Caddi in ginocchio, con le mani sul viso.

    E' passato molto tempo da quella notte...

    Questa sera ero tentato di mettere una rosa sulla macchina di Loren, ma non lo feci, chissà perchè...

    All'una di notte me ne tornai a casa.

    5 sàfar 1413

    780/9

    n. 2

    Questa sera ho rivolto le mie attenzioni verso Polette.

    E' una ragazza alta come me -la più alta di tutte le ragazze di C***- capelli lisci castani, occhi scuri, naso un po' ossuto, magra ma ben proporzionata.

    Quello che si nota subito in lei sono i suoi modi fini e il suo ammiccante sorriso, che mi ha subito colpito.

    Ma ella mi evita, come anno tutte. Forse perché sono ai loro occhi una persona insipida, oppure perché sono il Segugio, colui che punta le donne, come dice il Cavour.

    Sono volati gavettoni d'acqua, come di solito accade nelle calde sere d'estate, per rompere un po' la noia di sempre.

    Ho parlato poco, come mio solito.

    Talvolta mi chiedo se questa nuova vita sia peggiore di quella vecchia.

    Il pendolo rallenta il suo moto nell'attesa di fulcri ausiliari.

    Credo che mi manchi la forza di volontà, oppure mi sto impigrendo a poco a poco, come un riccio che si chiude in se stesso, come una foglia secca che si accartoccia.

    Mi è venuto il maldischiena: credo che sia un messaggio del mio io... Forse perchè sono indeciso se interessarmi più di Roxy, o di Loren o di Polette.

    Vorrei lasciarmi cullare dalla corrente di un ruscello, come una foglia: prima o poi andrò a sbattere da qualche parte...

    Sono tornato a casa alle due della notte, ormai stanco.

    6 sàfar 1413

    781/10

    n. 3

    In birreria sono entrato con la macchina fotografica al collo, con l'intenzione di fotografare qualche ragazza.

    Non vi riuscii: chi si metteva in ombra, chi scappava via...

    Ho inquadrato Polette più di una volta ma senza scattare: farlo pareva un sacrilegio.

    Alle dieci e un quarto la maggior parte dei miei amici sono andati a N*** ad ammirare i fuochi artificiali, in onore della Madonna della Neve.

    Come sono strane le donne: fanno di tutto per essere belle e farsi notare, ma non vogliono essere immortalate in ciò. Così superbe e vanitose, e a pari tempo così umili e timide.

    Come delle gatte.

    7 sàfar 1413

    782/11

    n. 4

    Sono uscito di casa e sono andato in birreria con l'intenzione di fotografare Roxy, Polette e Loren.

    Mi sedetti sulla terrazza del bar, come ogni sera, a prendere il fresco con i miei amici.

    C'era anche Cindy e io avevo occhi solo per lei.

    Questa sera era bellissima: indossava una camicetta a fiori, una minigonna nera e un simpatico sorriso.

    Così piccola la mia Cindy... come una bambola...

    Ho portato con me alcuni album di foto per farli vedere e sono piaciuti molto.

    In uno di essi era ritratta Cindy, fotografata di nascosto al Lago V***

    E' stato un anno fa: erano le due e mezzo del pomeriggio e il sole mi coceva la testa e mi faceva sudare.

    Guardai attentamente se era nel laghetto sotto la diga. In quel momento udii alle mie spalle il rumore di un motorino. Mi voltai. Dopo pochi attimi ella mi apparse da dietro una curva, repentinamente, e mi si avvicinò apparentemente velocissima, cogliendomi di sorpresa, confondendomi i pochi pensieri sicuri che avevo in mente.

    Rimasi stupito, perchè quella che vedevo non era la solita Cindy, ma una donna diversa.

    Forse perchè i suoi finissimi capelli erano mossi e dolcemente pettinati dal vento... Forse perchè nel suo dolce viso illuminato dal sole quei suoi occhiali scuri mi celavano il suo sguardo, facendola apparire in un nonsoché di fascino misterioso... Non so.

    Mi passò vicino, quasi sfiorandomi, e proseguì fino a fermarsi poco più in là, in uno slargo del sentiero, dove posteggiò il suo ciclomotore.

    In quel momento percepii il suo profumo, così delicato, così penetrante, che mi travolse e mi sconvolse.

    Inspirai lentamente quell'essenza, socchiudendo gli occhi, fino a colmare il mio petto con la sua presenza, fino a possedere la mia anima con la sua anima, ma non il mio cuore con il suo amore.

    Riaprii gli occhi

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