LA NEBBIA e altri racconti
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About this ebook
Questa piccola antologia raccoglie quindici racconti - alcuni lunghi, altri brevissimi - scritti nel corso degli ultimi quindici mesi. Praticamente una storia al mese. Le tematiche e i generi affrontati sono molto vari, spaziando dalla narrativa "classica", al giallo, al paradossale, ecc. Ciò è dovuto principalmente al fatto che amo leggere generi diversi, senza sentirmi particolarmente legato a questo o a quel filone narrativo. Ho quindi sempre trovato naturale trasferire questa mia inclinazione anche nei miei scritti.
Molti dei racconti che troverete di seguito hanno anche partecipato a concorsi e premi letterari - anzi, alcuni sono stati scritti apposta - riuscendo in più di un'occasione a risultare tra i finalisti e/o tra i premiati.
Con questa raccolta quindi ho voluto fare una sorta di sintesi del lavoro fatto fin qui proponendovi una selezione ragionata e ordinata secondo una precisa progressione temporale.
Davide Rigonat
Nato a Gorizia nel 1974, nella vita sono co-titolare di uno studio di progettazione nel quale mi occupo di architettura, urbanistica e ambiente. Lettore appassionato fin dall'infanzia, dal 2013 ho saltuariamente vestito i panni dello scrittore componendo per lo più racconti. Senza particolari preferenze di genere, anche le mie storie spaziano dal noir al fantasy, dalla narrativa tradizionale alle opere sperimentali, ecc. Nel corso del mio primo anno di attività più di quindici miei racconti sono risultati finalisti o premiati in altrettanti concorsi e/o premi letterari. Ad oggi i miei racconti sono comparsi in circa venti antologie. Gestisco anche un piccolo blog chiamato "La Casa della Nebbia" (www.lacasadellanebbia.blogspot.it).
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LA NEBBIA e altri racconti - Davide Rigonat
DAVIDE RIGONAT
LA NEBBIA
e
altri racconti
Titolo: LA NEBBIA e altri racconti
Autore: Davide Rigonat
Copyright 2014 Davide Rigonat
Smashwords Edition
Font license: GNU General Public License v.2
In copertina: Nel grattempo - In the meanwhile
di Gualtiero - dettaglio. Licenza Creative Commons: BY - SA 2.0
Smashwords Edition, Licenza d'uso e-book
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Grazie per il vostro sostegno.
A Francesca, Alessandro e Alice
INDICE
Premessa
La nebbia
La frittata
Tutto è bene ciò che finisce bene
La solitudine della pietra
L’indifferenza
La lettera
La battaglia
Il colloquio
Mors tua vita mea
La cantina del conte
Il supplizio
I gemelli
La stella
La sagra di San Bernardo
Il pane
Note
Nota dell’autore
PREMESSA
Questa piccola antologia raccoglie, in ordine apparentemente sparso, quindici racconti - alcuni lunghi, altri brevissimi - scritti nel corso degli ultimi quindici mesi. Praticamente una storia al mese. Le tematiche e i generi affrontati sono molto vari e, in alcuni casi, piuttosto distanti. Ciò è dovuto principalmente al fatto che amo leggere generi diversi, senza sentirmi particolarmente legato a questo o a quel filone narrativo. Ho quindi sempre trovato naturale trasferire questa mia inclinazione anche nei miei scritti.
Molti dei racconti che troverete di seguito hanno anche partecipato a concorsi e premi letterari - anzi, alcuni sono stati scritti apposta - riuscendo in più di un'occasione ad ottenere dei risultati che mi hanno regalato molta soddisfazione.
Con questa raccolta quindi ho voluto fare una sorta di sintesi del lavoro fatto fin qui, secondo una precisa progressione temporale.
Davide Rigonat
LA NEBBIA(1)
La vita di Otorino Mingozzi non era mai stata particolarmente movimentata o emozionante, anzi si potrebbe ben dire che era sempre stata piatta e anonima. Da quando era in cassa integrazione, poi, essa si era ridotta a una sequela di giornate vuote e tutte uguali: neppure lui riusciva a ricordare con precisione cosa facesse per far passare il tempo. Quella mattina, come sempre, fu svegliato dallo squillo della vecchia sveglia che danzava sul comodino e che, come sempre, spense con un gesto automatico della mano. Si alzò, si lavò, si vestì e fece colazione praticamente alla cieca. Dopo anni di routine e di ripetizione di gesti sempre uguali non aveva più neppure bisogno di accendere la luce o di aprire gli occhi per completare i suoi rituali di preparazione. La cosa più importante era però che così poteva evitare di vedersi riflesso nel grande specchio del bagno. Guardare quell'essere intontito e scialbo al di là dello specchio lo costringeva sempre ad amare riflessioni su di sé, sulla sua vita e sulle sue prospettive per il futuro: non aveva ancora sessant'anni e già pareva un vecchio da ospizio. Prendeva pillole per la pressione, per il cuore e per quasi qualsiasi altro organo vitale conosciuto, non era certo bello e, per accanimento della natura, neanche particolarmente simpatico; in quanto poi alle prospettive future... A questo punto sarebbe di nuovo caduto in depressione e sarebbe tornato a letto. Ecco perché apriva completamente gli occhi e si sentiva realmente sveglio solo dopo aver chiuso dietro di sé la porta di casa per affrontare il mondo esterno.
Dopo aver chiuso la porta a chiave si stiracchiò respirando l'aria frizzante e maleodorante della città. Sgranò e roteò gli occhi per qualche secondo per sentire sui bulbi oculari la leggera pressione del vento e per prepararsi a focalizzare ciò che lo circondava. Questa forma di ginnastica oculare da lui inventata veniva ripetuta molte volte al giorno e, ne era convinto, gli procurava innegabili benefici. Per un breve periodo, molto tempo prima, aveva provato a farne a meno dopo aver sentito un collega di lavoro che, ridendogli dietro, diceva a un cliente che nessuno gli voleva stare vicino perché sembrava un invasato maniaco e che doveva avere certamente dei disturbi di qualche tipo. Già dopo pochi giorni gli era parso evidente come i suoi occhi fossero più stanchi di prima, così si era messo il cuore in pace e aveva ricominciato con i suoi esercizi. Quella mattina, però, si accorse che una strana e fitta nebbia aveva avvolto ogni cosa. In lontananza non vedeva che macchie confuse senza senso e la situazione non migliorava di molto fissando lo sguardo su oggetti più vicini: faceva addirittura fatica a distinguere il cancello del piccolo cortile, distante non più di tre metri da lui. La visibilità era ridotta a meno di un metro. Preso atto della novità fece un profondo sospiro e cominciò a pianificare la sua giornata. Passeggiata fino al centro, su e giù per il viale per un'ora o due, biblioteca, bar, edicola, bar, sosta di un'ora sulla panchina vicina alla fermata del bus, pranzo con un panino, due o tre ore al parco, di nuovo in biblioteca, altra passeggiata, rientro a casa, cena e a letto. Lui stesso si stupiva di come, incredibilmente, non riuscisse a farsi venire in mente nessun altro posto dove andare e di come, alla fine, ogni giornata risultasse uguale alla precedente. Erano anni ormai che faceva sempre le stesse cose, eppure non era riuscito a stringere amicizia con nessuno: nonostante le sue ricerche e le sue mute richieste, nessuno mai gli si avvicinava o gli rivolgeva la parola.
La fitta nebbia gli rendeva difficile percorrere quelle strade che, per la prima volta da anni, stentava a riconoscere... eppure già altre volte gli era capitato di imbattersi in un po' di foschia. Si accorse che, man mano che passava il tempo, procedeva in maniera sempre meno sicura e più barcollante. Cominciò a sentirsi stranamente a disagio. Nel tragitto fino al centro città aveva intravisto solo poche altre ombre solitarie che camminavano frettolose, ma non gli era sembrato che avessero le sue stesse difficoltà. Si chiedeva anche come facessero le automobili a procedere veloci come se niente fosse.
Il suo disagio crebbe ancora quando, lungo il viale, passò accanto a un gruppo di giovani che, parlando ad alta voce, cercavano di improvvisare una gita in campagna per approfittare della magnifica giornata di sole. Si fermò di scatto e, avvicinatosi un poco, chiese loro se stessero scherzando. Non era certo quella la giornata adatta per una gita. Il gruppetto dapprima si mise a ridere ma poi, viste le sue insistenze, decise di allontanarsi apostrofandolo malamente. Pur non riuscendo a scorgere le espressioni dei loro volti, era chiaro dal tono delle voci che si erano messi sulla difensiva e che dovevano averlo preso per matto. Anche questo lo lasciò spiazzato, ma forse era lui che si era espresso male o con troppa invadenza... era talmente tanto tempo che non riusciva ad attaccar bottone con qualcuno che doveva essersi inconsciamente dimenticato come si faceva.
Giunto quasi a tentoni in biblioteca, si accorse con rammarico che qualcuno doveva aver lasciato aperte le grandi vetrate della sala di lettura. Non si poteva spiegare altrimenti