Frequenza di contatto
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About this ebook
Il chirurgo John Chaesy Melvis, quando si avvicinò all’uomo ferito nel pronto soccorso dell’ospedale Saratoga di Baltimora, fu così sconvolto da abbandonare l’ospedale.
Cosa gli aveva comunicato l’uomo? Di quale terribile verità era venuto a conoscenza?
Esiste una frequenza di contatto che ti permette di operare a distanza? E poi quali segreti si custodiscono nei sotterranei dell’ospedale Saratoga? Un thriller che ti avvolge e ti trascina in un vortice alla ricerca di una terribile verità tra terrore e mistero.
Raffaele Crispino
Raffaele Crispino was born in Frattaminore , lives in Formia ( a beautiful seaside town surrounded by mountains ) . He began writing a twenty years ago. He began with a story : The unemployed doc . For this story has won the 1st prize of the Italian Literary Club for fiction . His books range from humor to yellow up to thrillers and horror . Amateur painter , paints , mostly nudes and flowers. He loves to fish though never fails to fill the network. He worked for the railway company Trenitalia. Now retired just in time. The sun is there, the sea also and now there is also the health. Viva la vida.He published :1 " The unemployed doc ( or the art of doing nothing )A semi-serious discourse on unemployment..2 " A pizza with the Queen " ( A chat with Anita Resort Garibaldi in Caprera . A hot chocolate with Cavour to Piazza Castello in Turin . Humorous )3 " The elevator . Boston- ( a thriller you do not expect . After reading this book you will have a fear of taking any lift. )4 “Before the day starts”Crispino Raffaele è nato a Frattaminore,vive a Formia (una bella città di mare circondata dalle montagne). Ha cominciato a scrivere un venti anni fa. Iniziò con un racconto: Il disoccupato doc. Per questo racconto ha vinto il 1° premio del Club Letterario Italiano per la narrativa. I suoi libri spaziano dal umorismo al giallo fino ai thriller e horror . Pittore per passione, dipinge, per lo più nudi e fiori. Ama pescare anche se non riesce mai a riempire la rete. Ha lavorato per la compagnia ferroviaria Trenitalia. Ora è andato in pensione appena in tempo. Il sole c’è, il mare pure e per adesso c’è anche la salute. Viva la vida.Ha pubblicato :1 " Il disoccupato doc (ovvero l'arte di non fare niente)Un discorso semiserio sulla disoccupazione..2 “ Una pizza con la regina” (Quattro chiacchiere con Garibaldi nel Resort Anita a Caprera. Una cioccolata calda con Cavour a piazza Castello a Torino. Umoristico)3 " L’ascensore. Boston-( un thriller che non ti aspetti. Dopo aver letto questo libro avrete paura di prendere un qualsiasi ascensore.)4 Prima che comici il giornoCrispino Raffaele è nato a Frattaminore,vive a Frattamaggiore in provincia di Napoli . Vive a Formia. Quindi è italiano. In inglese per attraversare l’oceano. Dipinge, per lo più nudi e fiori. Ama pescare anche se non riesce mai a riempire la rete. Sfortunato? Ha lavorato per la compagnia ferroviaria Trenitalia. Ora è andato in pensione appena in tempo. Il sole c’è, il mare pure e per adesso c’è anche la salute. Viva la vida.Ha pubblicato :1 " Il disoccupato doc (ovvero l'arte di non fare niente)"Un discorso semiserio sulla disoccupazione.Per questo racconto ha vintoIl 1° premio del Club Letterario Italiano per la narrativa.2 “ Un anno,un giorno”( romanzo che analizza gli aspetti contraddittori dell’ambiente cinematografico della Roma degli anni 90.)3 “ Le interviste alla storia” (Quattro chiacchiere con Garibaldi nel Resort Anita a Caprera. Una cioccolata calda con Cavour a piazza Castello a Torino. Umoristico)4 - L’ascensore. Boston- ( un thriller che non ti aspetti. Dopo aver letto questo libro avrete paura di prendere un qualsiasi ascensore.) In attesa di traduzione in inglese5 - Prima che comici il giorno- (Quando l’assassino bussa alla tua porta)6 -Artemio il monaco- thriller una vicenda oscura7 - L'oro di Cleopatra- Un giallo? Un thriller o piuttosto una grande storia d'amore8 - Frequenza di contatto- Thriller
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Frequenza di contatto - Raffaele Crispino
Frequenza di Contatto
di
Raffaele Crispino
PUBLISHED BY:
Raffaele Crispino on Smashwords
Frequenza di Contatto
Copyright © 2015 by Raffaele Crispino
*****
Questo libro è un lavoro di fantasia e ogni riferimento a persone, vivi o morti, o luoghi, eventi è puramente casuale. I personaggi sono produzioni della fantasia dell'autore e utilizzati
*****
Capitolo 1
Il cielo era nuvoloso, anche se a sprazzi il sole riusciva a spuntarla sulle nubi nere e cupe. Melvis era stanco. Per fortuna il suo turno nel reparto di terapia intensiva era quasi al termine.
Prima di andar via volle rivedere i suoi malati. Quelli sospesi tra la vita e la morte e quelli che non sarebbero arrivati alla fine del giorno.
Si tolse il camice verde. Rimase un po’ in uno stato di nonsense poi con passo deciso si avviò verso il suo studio.
Stava giusto mettendo le sue cose in ordine quando irruppe l’infermiere Capaldo.
Cosa c’è?
, chiese.
Capaldo aveva il fiatone. Non riusciva a parlare, poi...
Professore! C’è un'emergenza! Il dottor Boschi da solo non ce la fa
, riferì il paffuto infermiere italoamericano.
Melvis non si scompose; del resto era il suo mestiere intervenire nei casi più disperati, anche se avrebbe preferito essere già fuori dall’ospedale.
Dovremmo prendere l’ascensore che porta al corridoio dove c’era il laboratorio scientifico … Forse faremo prima
, consigliò Melvis.
"Professore! Quella zona è off .Nessuno ci va e poi l’ascensore chissà se funziona ", si domandò l’infermiere.
Sciocchezze! L’ascensore è efficiente
, lo incoraggiò Melvis mentre gli dava una pacca sulla spalla.
L’ospedale Saratoga è uno dei migliori centri d’ustione d’America; lì sono all’avanguardia in questo tipo di patologia. In più in quest’ospedale si praticano molti interventi per trapianto d’organi; purtroppo quando fu costruito, ci furono delle incomprensioni di progetto e il locale, destinato a pronto soccorso, fu costruito distaccato dal corpo principale dell’ospedale e questo costituiva un grosso handicap.
La palazzina del pronto soccorso era a forma di pentagono.
Se avesse scelto un’altra strada, Melvis avrebbe dovuto percorrere quasi trecentocinquanta metri; così circa duecento metri.
L’ascensore era ancora efficiente, anche se un cartello ben visibile indicava pericolo. L’infermiere aspettò che Melvis entrasse, prima di schiacciare, il pulsante corrispondente al numero uno rosso: temeva di rimanere intrappolato in quella scatola metallica.
La zona sotterranea dell’ospedale è situata a circa cinque metri dal livello della strada, e buona parte di questa superficie è adibita a obitorio.
Dovremmo illuminare questa zona
, osservò Melvis quando le porte dell’ascensore si aprirono.
Il lungo corridoio era poco illuminato.
L’avevo avvisato ma …
, borbottò l’infermiere.
Capaldo sentì sotto la suola del piede destro qualcosa di molle. Pensava di aver calpestato uno scarafaggio, invece aveva messo il piede su un piccolo topo.
Non mostrò alcun disgusto per questo episodio; senza pensarci su, con semplicità lo calciò lontano da lui: ce ne doveva essere un buon numero in quell’edificio.
Melvis sembrò non curarsi della cosa e continuò a camminare sicuro di sé lungo il corridoio, pieno di polvere e completamente immerso da ogni tipo di rifiuto, illuminato a intermittenza da piccole lampade di scarsa luminosità.
Arrivarono al punto dove, da una parte si va verso i due locali, adibiti a laboratori scientifici, per tutti abbandonati e non funzionanti da tempo. In realtà, pochi sapevano che questi locali erano perfettamente funzionanti e destinati a esperimenti d’ogni genere su corpi di persone, ignote e senza famiglia, per lo più barboni, tanto che in quei locali c’era un numero indefinito di cadaveri, e dall’altra parte verso i locali del pronto soccorso.
Naturalmente, oltrepassato i locali del laboratorio scientifico, il corridoio arrivava anche al pronto soccorso ma la strada era molto più lunga.
Melvis scelse la strada più breve.
Appare chiaro che l’ascensore utilizzato non era usato perché nessuno aveva interesse ad attraversare quella zona dell’ospedale abbandonata; c’erano invece altri ascensori che arrivavano fino ai sotterranei, dove c’erano i servizi.
Quando Capaldo aprì con forza la porta, arrugginita dal tempo e impastata di sangue coagulato e di piccoli lembi di pelle e tessuto umano, fu colpito dal calore e dalla luce.
Prima di presentarsi, Melvis tirò dal taschino il fazzoletto e se lo passò sulle scarpe di pelle, coperte dalla polvere.
Incidente! E’ stato un incidente? Questo sta conciato davvero male
, informò Boschi, risollevato nel morale, appena John si avvicinò.
Melvis osservò con il suo sguardo clinico e di grande scienziato l’uomo disteso sul lettino del pronto soccorso e si rese conto che la situazione era grave e disperata.
Il professore incrociò lo sguardo pietoso e umile dell’uomo.
Sorrise come per rassicurarlo. L’uomo cercava di dirgli qualcosa. Melvis si avvicinò per sentire meglio; poco dopo si allontanò.
"Presto! Non perdiamo altro tempo. Trasportiamolo nella camera operatoria Fire life; penso che abbia anche delle lesioni agli organi interni ", ordinò Melvis.
Non credo che ci sia tempo di arrivare fin lì
, rispose Boschi, sconsolato.
Sì, forse ha ragione. Va bene. O.K. va bene. Vuol dire che lo opereremo qui, anche se dovremmo fare a meno di parte dei macchinari del life
Sì, va bene
Quale camera è libera?
La tre. La camera operatoria numero tre è libera
, riferì, prontamente, Capaldo.
O.K. Va bene. Opereremo alla tre
, confermò Melvis.
Il professore sentì il fuoco scorrere nelle sue vene per il piacere sottile che aveva di dover vincere un’altra battaglia.
Una sfida contro la morte che già aleggiava nell’aria e che a momenti si sarebbe posata sul corpo di quell’uomo.
Guanti!
, ordinò Melvis, dopo essersi lavato per bene le mani.
La giovane infermiera si avvicinò. Infilò i guanti; poi prese dall’armadietto il camice sterilizzato e aspettò che il professore lo indossasse.
Dopo, l’infermiere andò via: sapeva che il professore doveva essere lasciato solo in quel momento per il rito bene augurante che faceva prima di ogni intervento chirurgico di una certa importanza.
Ora era solo. Stava davanti allo specchio. Guardò per bene il suo volto e incominciò a concentrarsi: guardare un punto fisso del proprio cervello.
Melvis! Melvis!
, gridò varie volte. Devi riuscirci. A te non è permesso alcun errore
Alzò le mani al cielo e le tenne ferme per un po’ di tempo davanti ai suoi occhi.
E mentre diceva queste parole la sua faccia si faceva di fuoco, come se tutto il sangue del corpo affluisse in un solo istante verso la sua faccia.
Gli occhi avevano un non so che di sinistro.
All’improvviso il suo volto si rabbuiò.
Il colore di fuoco e sangue scomparve dal suo viso, lasciando il posto a una patina bianca e olivastra.
Era triste e … disperato.
Cosa diavolo gli stava accadendo?
Oh, Dio! Oh, Dio mio! Perché? Perché … mi tremano le mani? In queste condizioni non potrò mai eseguire l’intervento
, gridò.
Era dunque finita la missione del professor Melvis?
Forse era stanco per aver lavorato molto quel giorno; del resto aveva eseguito molti interventi chirurgici: di sicuro dieci o forse aveva altri pensieri per la testa.
Non era successo nulla di grave; le sue mani erano ancora efficienti. Non era il caso di drammatizzare, doveva solo rimandare la sua