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Un anno, un giorno
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Un anno, un giorno

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About this ebook

Roberta, ex attrice, vive in piccolo borgo medioevale. E'serena e tranquilla, fino a quando non ricomparve Giovanni Astardi, il più grande amore della sua vita. Astardi era un attore di successo ma ultimamente non lavorava quasi più e s’era ridotto a fare piccole pubblicità per delle televisioni locali. Parlarono del loro presente e del passato. Astardi tornò a Roma alla ricerca di un successo perduto mentre Roberta cercò di riprendersi da quella visita che l’aveva molto destabilizzata e provata.Questo romanzo analizza gli aspetti contrastanti dell’ambiente cinematografico della Roma degli anni ‘90..I suoi personaggi ne sono condizionati in modo determinante e spesso drammatico, reagendo ognuno con la forza interiore di cui è capace.
Un romanzo avvincente per passioni,amori,tradimenti da gustare fino all’ultima pagina

LanguageItaliano
Release dateJan 17, 2013
ISBN9781301352661
Un anno, un giorno
Author

Raffaele Crispino

Raffaele Crispino was born in Frattaminore , lives in Formia ( a beautiful seaside town surrounded by mountains ) . He began writing a twenty years ago. He began with a story : The unemployed doc . For this story has won the 1st prize of the Italian Literary Club for fiction . His books range from humor to yellow up to thrillers and horror . Amateur painter , paints , mostly nudes and flowers. He loves to fish though never fails to fill the network. He worked for the railway company Trenitalia. Now retired just in time. The sun is there, the sea also and now there is also the health. Viva la vida.He published :1 " The unemployed doc ( or the art of doing nothing )A semi-serious discourse on unemployment..2 " A pizza with the Queen " ( A chat with Anita Resort Garibaldi in Caprera . A hot chocolate with Cavour to Piazza Castello in Turin . Humorous )3 " The elevator . Boston- ( a thriller you do not expect . After reading this book you will have a fear of taking any lift. )4 “Before the day starts”Crispino Raffaele è nato a Frattaminore,vive a Formia (una bella città di mare circondata dalle montagne). Ha cominciato a scrivere un venti anni fa. Iniziò con un racconto: Il disoccupato doc. Per questo racconto ha vinto il 1° premio del Club Letterario Italiano per la narrativa. I suoi libri spaziano dal umorismo al giallo fino ai thriller e horror . Pittore per passione, dipinge, per lo più nudi e fiori. Ama pescare anche se non riesce mai a riempire la rete. Ha lavorato per la compagnia ferroviaria Trenitalia. Ora è andato in pensione appena in tempo. Il sole c’è, il mare pure e per adesso c’è anche la salute. Viva la vida.Ha pubblicato :1 " Il disoccupato doc (ovvero l'arte di non fare niente)Un discorso semiserio sulla disoccupazione..2 “ Una pizza con la regina” (Quattro chiacchiere con Garibaldi nel Resort Anita a Caprera. Una cioccolata calda con Cavour a piazza Castello a Torino. Umoristico)3 " L’ascensore. Boston-( un thriller che non ti aspetti. Dopo aver letto questo libro avrete paura di prendere un qualsiasi ascensore.)4 Prima che comici il giornoCrispino Raffaele è nato a Frattaminore,vive a Frattamaggiore in provincia di Napoli . Vive a Formia. Quindi è italiano. In inglese per attraversare l’oceano. Dipinge, per lo più nudi e fiori. Ama pescare anche se non riesce mai a riempire la rete. Sfortunato? Ha lavorato per la compagnia ferroviaria Trenitalia. Ora è andato in pensione appena in tempo. Il sole c’è, il mare pure e per adesso c’è anche la salute. Viva la vida.Ha pubblicato :1 " Il disoccupato doc (ovvero l'arte di non fare niente)"Un discorso semiserio sulla disoccupazione.Per questo racconto ha vintoIl 1° premio del Club Letterario Italiano per la narrativa.2 “ Un anno,un giorno”( romanzo che analizza gli aspetti contraddittori dell’ambiente cinematografico della Roma degli anni 90.)3 “ Le interviste alla storia” (Quattro chiacchiere con Garibaldi nel Resort Anita a Caprera. Una cioccolata calda con Cavour a piazza Castello a Torino. Umoristico)4 - L’ascensore. Boston- ( un thriller che non ti aspetti. Dopo aver letto questo libro avrete paura di prendere un qualsiasi ascensore.) In attesa di traduzione in inglese5 - Prima che comici il giorno- (Quando l’assassino bussa alla tua porta)6 -Artemio il monaco- thriller una vicenda oscura7 - L'oro di Cleopatra- Un giallo? Un thriller o piuttosto una grande storia d'amore8 - Frequenza di contatto- Thriller

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    Un anno, un giorno - Raffaele Crispino

    UN ANNO, UN GIORNO

    di

    Raffaele Crispino

    PUBLISHED BY:

    Raffaele Crispino on Smashwords

    Un anno, un giorno

    Copyright © 2013 by Raffaele Crispino

    *****

    This book is a work of fiction and any resemblance to persons, living or dead, or places, events or locales is purely coincidental. The characters are productions of the author’s imagination and used fictitiously

    *****

    CAPITOLO 1

    Faceva caldo. Roberta si avvicinò alla finestra e l’aprì. Dopo aver osservato il panorama, ritornò a sedersi sullo sgabello con l’intenzione di continuare a dipingere. La radio era accesa e la voce del presentatore invitava i radioascoltatori a telefonare. Sentiva di non poter continuare a dipingere. Così si pulì le mani con uno straccio imbevuto di acqua ragia. Restò in posizione di riposo con lo straccio fra le mani a guardare quello che aveva dipinto. Il presentatore della radio locale non le dava tregua e insistentemente invitava gli ascoltatori a chiamare.

    Telefonò.

    Chiese di ascoltare Sexy Sadie dei Beatles.

    Aspettò ,ma della sua canzone non sentì neanche una nota. Allora provò di nuovo a telefonare.

    Il presentatore King fu evasivo, mentre Edwige si scusò di non poter esaudire quella sua richiesta perché non avevano nei loro archivi questo disco dei Beatles. Per Roberta era un desiderio mancato.

    Imprecò, insultò, umiliò Edwige e la sua radio.

    Lei aveva il bianco, l’album che conteneva il brano sexy sadie , e non sopportava che una radio non avesse alcuna copia. Edwige fu paziente, anzi chiese a Roberta di registrare su una cassetta alcuni brani dell’album bianco, e di portarla in radio. Così anche gli altri ascoltatori avrebbero potuto gustare le musiche dei Beatles.

    Roberta non rispose. Era troppo. Abbassò la cornetta con violenza. Si tolse il camice bianco, e lo buttò lontano.

    Bisognava aspettare

    Pazientare.

    Pensava alla proposta che quella stupida di Edwige aveva osato fare. Proprio ora con tutti i casini che gli giravano intorno, si metteva docile e buona a registrare le canzoni del bianco: trenta brani, un’ora abbondante d’impegno.

    Troppo.

    Lei ascoltava radio Mnemosin solo perché aveva poche interruzioni pubblicitarie, o anche perché il segnale giungeva forte e chiaro.

    Roberta non era riuscita a calmarsi. Non era proprio il caso di dipingere, anche per via del caldo.

    Si passò il fazzoletto sul collo sudato.

    Avrebbe fatto bene a farsi una doccia, ma pensò che era meglio rimandare di un’ora.

    Si versò del caffè freddo nella tazzina, poi andò a rilassarsi in giardino.

    La sua casa era una villetta a due piani, situata sulle pendici della collina, poco distante dal borgo medioevale.

    Sentì suonare alla porta, ma stava così bene che pensò fosse il campanello di qualcun altro.

    Tentò di appisolarsi, ma il suono diventò così forte da non poterlo più ignorare.

    Quando aprì la porta, rimase senza parole. Tutto si sarebbe aspettata che non quella visita così imprevista.

    Giovanni Astardi sembrava stanco. Quando si mise a sedere sulla soffice poltrona del salone, si sentì completamente rilassato.

    Roberta non aveva detto una parola. Erano passati un paio d’anni dal loro ultimo incontro.

    Vuoi bere? Ti porto della coca cola? chiese.

    Sì, grazie. Una coca cola può andare bene , rispose a voce bassa Giovanni.

    Roberta gli versò la coca cola nel bicchiere e allungò la mano. Lo guardò negli occhi. Si sentì attraversare da un fremito, e ricordò quella prima volta che incrociò il suo sguardo.

    Roberta aveva allora trentadue anni quando si presentò da lui per le prove; non era certo una ragazzina, né una che si trovasse a fare quel mestiere per caso. Non aveva avuto fortuna, o non aveva incontrato le persone giuste. Ma era un’attrice, una brava attrice.

    Aveva avuto un periodo in cui lavorava molto, ed aveva partecipato anche a film importanti. Poteva ritenersi soddisfatta per quello che aveva fatto e se non era diventata una star di prima grandezza, era riuscita però a costruirsi una buona posizione economica.

    Era seguito poi un lungo periodo di stasi, di non lavoro e di attese; sembrava che tutti si fossero dimenticato di lei.

    Lavorare con Astardi era il massimo in quei tempi e la fortuna che aveva avuto nell’essere stata scelta , le faceva ipotizzare che non era proprio detto che dovesse per forza di cose continuare ad avere ruoli secondari.

    La commedia era di ottima fattura e Astardi era una garanzia di successo; avrebbe girato l’Italia e forse sarebbe arrivato anche il cinema.

    Ed invece... ci fu qualcos’altro: l’amore, la passione.

    Stai bene?

    Sì. Sto bene. Volevo vederti.

    Lo guardò negli occhi e ricordò del loro amore. E pensare che era stata una leggerezza a porre fine al loro rapporto.

    Un solo errore aveva commesso e fu la fine di tutto.

    Roberta stava in casa a Roma.

    Giovanni era via, fuori città; sarebbe ritornato il giorno dopo. Era un pomeriggio afoso e caldo d’agosto del 1984. La città si era svuotata e lei non ricordava neppure per quale accidenti era rimasta a Roma.

    Stava lì nella vasca da bagno a lasciarsi refrigerare le ossa e la carne, quando sentì il telefono squillare. Non avrebbe voluto alzarsi, non avrebbe voluto rispondere, ma poteva essere Giovanni, poteva essere il suo amore; allora, a malavoglia si alzò dall’acqua. Non si asciugò.

    Invece era Francesco, il suo ex fidanzato, il ballerino con cui era stata legata per più di due anni.

    Che voleva?

    Che chiedeva?

    E per quale motivo se lo ritrovò a casa, lì, vicino a lei nel bagno, non se l’era mai spiegato, neanche ora.

    Il lungo asciugamano le scivolò all’improvviso di dosso, Francesco si accostò. Incominciò a toccarla. Roberta sentì la libidine sciogliersi in bocca.

    Gli disse di smettere. Lo disse piano, lo disse come per dire di continuare, ma lui non l’ascoltò. La tirò a sé e le mise le mani sui seni . Lei ebbe un ultimo gesto di ribellione, ma Francesco la baciò forte.

    Le piaceva, ci provava gusto . Allora scivolò piano.

    Lentamente.

    Dolcemente.

    Gli baciò prima il collo e poi giù, ancora più giù. Francesco, che stava appoggiato al muro, infilò le sue dita tra i suoi lunghi capelli neri. Li abbrancò e la tirò su fino a portare di nuovo le sue labbra a contatto con le sue.

    Ora era pronta, ora la poteva prendere.

    Riuscì a godere.

    Roberta indossò l’accappatoio, si guardò allo specchio: era soddisfatta, era contenta, era felice per aver fatto l’amore.

    Era stato quel caldo afoso.

    Era stato il silenzio della città, e poi lei era sola, ed era il mese d’agosto.

    Era stato solo un attimo di follia, un’esigenza della carne, nulla più. Lei non lo amava, lei amava Giovanni.

    Avrebbe dimenticato.

    Giovanni venne a conoscenza del fatto. Non ricordava se fosse stato Francesco a dirglielo o glielo avesse confessato lei.

    Non la perdonò, ma non la odiò.

    Roberta, quando capì che non avrebbe più lavorato con lui, decise di smettere.

    Giovanni tentò di farla desistere, ma non ci riuscì

    Oh, non darti pena. Non è tua la colpa. Sappi però che se un anno, un giorno non hai un porto tranquillo dove attraccare la barca della tua vita, io sarò lì ad aspettarti. gli aveva detto.

    Si meravigliò dell’amore che Roberta gli portava. Non le chiese cosa avrebbe fatto e che progetti avesse, né il posto dove si sarebbe rifugiata. La pregò di chiamarlo, di telefonarlo e di scrivergli, se voleva. Non lo avrebbe disturbato, anzi gli avrebbe fatto piacere. Ora la sentiva come un’amica. La confortò e le diede coraggio: in cuor suo temeva che, lasciata sola, potesse commettere qualche sciocchezza.

    Roberta si dimostrò forte, decisa, risoluta; scoprì delle doti che prima non pensava di possedere. Si trovò padrona della sua vita. Nei primi tempi passava le giornate a girare per la città, a guardare le vetrine dei negozi e a visitare musei e gallerie d’arte. Incominciava a darsi qualche interesse. Comprò delle tele e dei pennelli. Si mise a dipingere, a buttare colori all’impazzata sulla tela bianca.

    Andò a S. Pietro in Vincoli a vedere il genio di Michelangelo, a gustarsi il Mosè, a vedere le forme e la mano con le venature e l’imponenza di quella statua che aveva fatto gridare al suo creatore: parla!

    Poi decise che doveva andar via da Roma. Scelse il luogo, comprò il terreno: lì sarebbe sorta la sua villa, lì sarebbe stato il luogo giusto per trascorrere il resto della sua vita. Era felice ed entusiasta, perché vedeva che giorno dopo giorno qualcosa di suo nasceva e prendeva forma; seguì passo dopo passo il proseguimento dei lavori per la costruzione della sua villa. Aveva fatto bene a scegliere quel luogo; lì a due passi dal borgo medievale.

    Scoprì il piacere di alzarsi presto la mattina per andare in chiesa, nell’antica cattedrale. Il piacere di sentire il rumore dei suoi passi mentre camminava tra le strette e silenziose vie del borgo. Il piacere di sentire la pace quando stava seduta in preghiera in quella cattedrale. Immaginava di vedere con i suoi occhi le donne del 1400 con i loro vestiti medioevali: chissà quanta gente era venuta in quel luogo?

    Chi per pregare, chi per chiedere una grazia al Signore, chi per celebrare il suo matrimonio, chi per battezzare il figlio. La gente del luogo in un primo tempo aveva diffidato di quella donna, così bella, così giovane che s’era intrufolata nella loro comunità.

    Pensavano che dovesse avere un bel po’ di peccati sulla coscienza da scontare per aver scelto un luogo così fuori mano; poi con il passare del tempo era riuscita a conquistarli: ora li conosceva tutti. Uno ad uno. E se qualcuno era chiamato dal Signore, tutti ne sentivano la perdita.

    Quella persona faceva parte della loro vita; non come nelle grandi città, dove neanche conosci le persone che stanno sul tuo stesso pianerottolo, dove, magari, il tuo cadavere resta in parcheggio nella sala mortuaria per giorni, in attesa di un posto libero per la sepoltura.

    Chiamava spesso Giovanni, per sentire la sua voce, per sapere come se la passava; poi con il tempo la cosa si era affievolita. Nel periodo di Natale e Pasqua, gli spediva una cartolina sulla quale, per gioco, scriveva: Un anno, un giorno

    E lui le rispondeva: Un anno, un giorno. Non ora, non adesso.

    Roberta non aveva avuto alcun uomo, ma i corteggiatori non le mancavano; poi, dopo tre anni da quando aveva preso la decisione di mollare tutto, ebbe un flirt con un maestro di pittura creativa; infine, verso i trentasette

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