I Sette a Tebe
By Nicola Fiore
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Una storia sul rapporto fra il potere e le donne di Michele Saponaro, “penna di successo” della prima metà del 900.
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Book preview
I Sette a Tebe - Nicola Fiore
I Sette a Tebe
Michele Saponaro
PERCORSI MERIDIANI EDITION
* * * * *
PUBLISHED BY:
Nicola Fiore on Smashwords
I Sette a Tebe
Copyright © 2011 by Percorsi Meridiani sfl
Percorsi Meridiani Edition License Notes
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* * * * *
I Sette a Tebe
- E poi? E poi?
- Che importa?
- La tua mamma, il babbo…
- Che importa?
- Sapranno tutto. Mi scacceranno…
- No.
- Ti manderan via, in collegio…
- No.
- Non ci vedremo più.
- Sempre sempre staremo uniti. Nessuno ci separerà. Dammi la bocca.
- Ho paura…
- Dammi la bocca. Così…
Sul lettuccio, nello stambugio povero e ingombro di cenci, i due adolescenti si tengono stretti, il petto sul petto, la bocca su la bocca, allacciati nel nodo della prima passione. Lei: la fanciulla raccolta bambina in una casa vuotata dalla sventura, per pietà; allevata per pietà e per interesse, senza amore. Lui: il giovinetto signore, che sino a ieri è stato nel seminario vescovile, che correrà domani l’avventura del mondo.
E la luna vigila su la soglia, come una sentinella.
- Dammi la bocca. Così.
- Sì.
Si premono la bocca su la bocca, si cercano le gengive, avidamente.
- Dammi le mani. Così.
- Sì.
Si prendono le mani, se le intrecciano quasi in un desiderio di romperle.
- Abbracciami. Stringimi forte. Così.
- Sì.
Si avviticchiano in uno spasimo. Si mormorano nella bocca:
- Sì?
- Sì
- Mi vuoi?
- Ti voglio.
- Tutta?
- Tutta.
- Come sei bella?
Guaiti lontani di cani? Nenie di grilli? Melodie di usignoli? Orchestre infinite di stelle? La notte d’amore intona nei cieli e su la terra la sua musica infinita. Bagliori immensi nell’universo. Poi nuovamente l’ombra, lo smarrimento, lo sbigottimento.
- Piangi? Perché piangi?
- No.
- Hai paura? Di che hai paura?
- No.
- Ma sì, tu piangi. Che hai dunque?
- Nulla.
- Dimmi, amore.
- Io muoio se tu mi lasci.
- Non ti lascerò.
- Io muoio se tu non mi ami più.
- Sempre ti amerò.
- Se tu te ne vai, se tu mi lasci, che avverrà della tua povera piccola?
- Quello che tu vuoi.
- Mio?
- Tuo, tuo.
Ora il sonno, l’oblio.
Domani la tempesta. Lui lontano, per un viaggio. Lei su la strada.
* * * * *
Io vi riferirò un’umilissima storia d’amore e di morte che mi è stata narrata la scorsa estate nel villaggio dove mi ero rifugiato a trascorrere il mio riposo. La dirò a voi come a me gli altri l’han detta, senza nulla togliere e nulla aggiungere, seguendo gli avvenimenti nel loro corso naturale giorno per giorno, descrivendo i luoghi come li ho veduti, disegnando le persone se non propriamente come le ho vedute - perché alcune a me sono del tutto ignote
- nel modo che mi sono apparse attraverso il linguaggio colorito dei narratori borghigiani, solo limitandomi com’è dover mio di scrittore a collocarli in una evidente disposizione scenica, che può essere nei particolari anche arbitraria ma che certo risponde a verosimiglianza.
Niente dunque fantasia.
Protagonista della mia umilissima storia d’amore e di morte è una cameriera.
Antagonisti i notabili del villaggio: il medico condotto, il segretario comunale, Astolfo brigadiere delle guardie doganali in ritiro, Gesualdo di professione cacciatore di cardelli e nei giorni festivi capobanda del fiorente corpo musicale, il parroco, don Folco cappellano della marchesa, l’avvocatino fratello della marchesa. La marchesa era, come si vedrà, la padrona della cameriera di cui in queste pagine si narra.
La quale si chiamava Adele.
Questi personaggi facevan parte – e ancora, credo, fan parte – del circolo serale della signora marchesa.
Ne erano irrevocabilmente esclusi il farmacista e il maestro elementare: non esiste in questo villaggio, frazione di un altro comune, il sindaco. Il farmacista n’ era escluso appunto perché nell’esercizio delle funzioni temporanee di suprema autorità municipale, aveva una volta malcautamente dichiarato in contravvenzione la signora marchesa per mancanza di museruola al Fido. Il maestro comunale perché anarchico libertario.
Dunque sette. E il maestro libertario, il più libero spregiudicato narratore della storia che io vi riferirò, è anche