Il Disturbo Bipolare
By Julia Braun
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Il disturbo bipolare, più comunemente noto disturbo come maniaco depressivo, è un disturbo dell’umore che dà luogo a periodiche oscillazioni, più o meno repentine, nel senso della depressione o dell’euforia. Queste oscillazioni possono raggiungere livelli di criticità estrema in episodi a carattere acuto estremamente pericolosi.
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Il Disturbo Bipolare - Julia Braun
Il disturbo bipolare, più comunemente noto disturbo come maniaco depressivo, è un disturbo dell’umore che dà luogo a periodiche oscillazioni, più o meno repentine, nel senso della depressione o dell’euforia. Queste oscillazioni possono raggiungere livelli di criticità estrema in episodi a carattere acuto estremamente pericolosi soprattutto per l’incolumità dei pazienti durante le fasi depressive, mentre, nelle fasi di euforia, il pericolo, indotto da comportamenti sconsiderati, incombe principalmente sul lavoro e sul patrimonio. A differenza dei semplici sbalzi d’umore, ogni episodio del disturbo bipolare, può durare per diverse settimane, le fasi acute della malattia sono spesso così estreme da interferire fortemente nella vita quotidiana. Spesso la prima fase è quella depressiva, quasi sempre diagnosticata in un primo momento, come depressione clinica, in seguito ( a volte anche anni più tardi) la diagnosi può cambiare in episodio maniacale. Nella fase acuta di depressione, si possono avere sentimenti totali di inutilità, che spesso portano a pensieri di suicidio, completamente opposti ai sentimenti di estrema felicità in cui si creano progetti ambiziosi e si è ricchi di idee, estremi che possono portare es. a spendere ingenti somme di denaro per cose che non servono oppure parlare in modo rapido, essere facilmente irascibile, non avere cognizione del cibo e del sonno, questi sono elementi comuni della fasi maniacali del disturbo bipolare, a volte la fase ipomaniaca può diventare un esperienza positiva per l’estrema creatività che la caratterizza, tuttavia durante la fase maniacale del disturbo bipolare, si può anche avere sintomi di psicosi ( vedere o sentire cose che non esistono). Il disturbo bipolare è una condizione relativamente comune che investe circa una persona su 100, può verificarsi a qualsiasi età, anche se spesso si sviluppa in persone di età tra i 18-24 anni, nessuna differenza di sesso o nazionalità, il modello varia notevolmente tra gli individui, esempio, alcune persone hanno solo un paio di episodi bipolari nella loro vita, mentre in altri casi potrebbero verificarsi molti episodi. Ciò che si può sottolineare in questa introduzione è però cosa è cambiato nella cultura medica e specialistica più aggiornata negli ultimi anni e cosa dovrebbe ancora cambiare per raggiungere realistici standard di qualità. Innanzitutto è diversa l’attenzione che si dà a questo disturbo: ancora pochi anni fa la diagnosi di disturbo bipolare arrivava con almeno 10 anni di ritardo rispetto al primo episodio. Le diagnosi si confondevano e venivano troppo spesso sostituite da altre, più tradizionali e forse apparentemente più facili, come depressione
o mania
considerate separatamente e non come manifestazioni di un unico disturbo, ma anche con diagnosi di schizofrenia
o abuso di sostanze
. Ora l’attenzione è decisamente maggiore. In secondo luogo, gli episodi venivano considerati separatamente dal percorso di vita della persona e dalla sua storia come fatti a sé, indipendenti da ogni altro fattore (personalità, temperamento, stress, condizioni ambientali). Ne conseguiva una sorta di cultura della crisi
come se l’unico obiettivo sensato da raggiungere non fosse altro che la risoluzione urgente e la più rapida possibile, del periodo di acuzie senza alcuna attenzione a ciò che accadeva tra una crisi e l’altra, sospendendo ogni forma di terapia psicologica o farmacologica alla conclusione di ogni episodio. Sappiamo ora che non è proprio così, che anzi questi comportamenti sono del tutto erronei così come i loro presupposti e che interventi tanto parziali possono provocare più danno della crisi stessa. Ora si guarda con molta più attenzione alla storia della persona e si cerca di individuare il prima possibile l’esordio del disturbo per meglio chiarirsi i dubbi diagnostici, si tiene poi in gran valore il decorso del disturbo e si interviene sulle possibilità di prevenire altri episodi essendo sostanzialmente questo l’obiettivo principale della cura. Contemporaneamente, non ci si limita più a considerare il lato esclusivamente biologico della questione ma si insiste come mai prima sull’educazione dei 'pazienti', sulla loro capacità di ottenere anche per via psicologica un ulteriore controllo del disturbo e si estende tale opportunità anche ai familiari. La scoperta dei vantaggi che derivano da una corretta informazione ed eventualmente da un approccio psicoterapico dipende da una constatazione in fin dei conti molto semplice. La stragrande maggioranza delle persone con disturbo bipolare sono, al di fuori delle crisi e quindi nella massima parte della loro vita, persone intelligenti – o anche brillanti – affettive, capaci, disponibili. Insomma, persone piene di qualità che se non fossero così severamente stigmatizzate potrebbero non soltanto ambire a una qualità di vita di molto superiore ma anche essere in grado di realizzarla.
Le malattie mentali sono ancora le uniche che piuttosto che suscitare comprensione, partecipazione e solidarietà creano diffidenza e timore. Un episodio depressivo di lunga durata e maggiormente un episodio maniacale, comportano per la persona la perdita della stima dei colleghi, un'interruzione della carriera lavorativa e la formulazione di un giudizio di inaffidabilità da parte dei familiari. Cessato l'episodio, la maggiore difficoltà a rientrare nella quotidianità, è la reazione della società nei confronti dell'individuo. Si tratta di pregiudizi basati sull'esperienza di secoli e difficilmente modificabili, in quanto ormai radicati nel modo di pensare della popolazione. Un obiettivo basilare è il superamento dello Stigma che la nostra società continua ad imprimere indelebilmente ai pazienti psichiatrici. E' fondamentale l'informazione sui sintomi, sul decorso e sul trattamento della malattia ( persone adeguatamente informate, possono gestire al meglio una patologia cronica con un decorso così singolare) e sull'insegnamento di strategie di comunicazione per il miglioramento delle competenze